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DEI SISTEMI PERSONALI
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dallo schermo
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La storia insegno che le grandi idee vengono comunicate
più efficacemente se si utiliezano mezzi semplici.
Applicando questa verità al mondo dei personal
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Alla Hewlett-Packard
cerchiamo sempre di
superare noi stessi. E anche
questa volta ci siamo riusciti.
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mercato, HP LaserJet 11 si è
evoluta diventando la più
esclusiva: HP LaserJet III.
Esclusiva è la sua tecnologia
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che migliora la risoluzione e
crea caratteri più definiti
variando la dimensione e la
densità dei punti.
Esclusivo anche il suo
linguaggio di stampa
HP PCL5, il nuovo standard
perfettamente compatibile
con HP LaserJet II, con cui
puoi ottenere caratteri in
negativo, inclinati, speculari e
ombreggiati in una gran
varietà di caratteri scalabili
in più corpi.
PCL5, inoltre ti assicura la
compatibilità con HP GL/2 per
usare la stampante come un
plotter. E siccome non tutti
iianno le stesse necessità, c’è
chi ad esempio ha bisogno di
stampa in fronte retro o
di spendere una piccola cifra.
HP propone altre due
stampanti: HP LaserJet IID e
HP lÀserJet IIP. Stampanti
LaserJet Hewlett-Packard: la
qualità di stampa è un vizio
di famiglia.
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APRILE 1990
Desk Top Publishing di Mauro Gendmi
Non SI vive ai solodlp 153
Data Base di Francesco Peirom e Luigi Sandulli
Realizzazione di una applicazione con DataBase 4 2 15S
Grafica di Francesco Peirom e Aldo Atzan
Autoskeich versione 2 0 ed i torman file di Autocad 164
IntelliGIOCHI
Catene numeriche di Corrado Ciusicaii 170
Storyware: l'angolo lellerarlo di MC
di Blveiio Peirom 176
Playworid: di Francesco Cartà
nwer'imfnro-PanorBma-PevivalMiniSpeciale Aichimedes 178
Megagame $4 di Marco Pesce
Un videogioco lutto rostro 190
PO Software
Due linguaggi AWK di PD con sorgenti
di Massimo Gentilini 195
Archimedes di Bruno Rasali
User PortfMIOI Expansion Card 201
RISC ■ OS Programmer's Reference Menual 203
Macintosh di Raffaello De Masi
DataTavlorTrapeze'” 206
MacCrunch 211
Amiga
Deluxe Video III di Bruno Rosali 212
Amiga PD, frenetica passion . di Enrico Ferrari 218
ADPneiwork Net-Handler & Nei-Senrer
di M.L Ouchinr e A. Suatoni 222
Programmare In C su Amiga (211 di Dario de Judicibus 226
Alari ST di Vincenao Folcarelli
Arabesque grafica in dual-mode 234
ST MailSox 238
Appunti di Informatica di Giuseppe Cardinale Ciccotti
Gli Array Processor 240
C di Corrado Giuslom
FindTexi 244
Turbo Pascal di Sergio Palmi
uStan-up" di un programma residente 248
Turbo Prolog di Raffaello De Masi
Le operazioni di 1(0(31 ^
MSX di Maumio Mauri
Il PSG e la musica 256
Software Amiga a cura di Andrea de Pnsco
SuperLEDv125 262
Software Atari a cura di Vincenzo Falcaielli
Designer 266
Software MS-DOS a cura di Valter Di Dio
Wartxsl Arena 270
Software C-128 a cura di Tommaso Paniuso
Software di MC disponibile su cassetta o miniflopply 279
Guidacomputer 281
Micromarket - micromeeting 296
Microtrade 304
Moduli per abbonamenii - arreiraii - annunci 305
MCmicrocomputer n. 95 (numerazione editoriale)
Indice degli Inserzionisti
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la Lorenro il Magrihco. 65 - 00162 Roma
A.r.i.. - via Uageria. 13t15r- 50123 Firenze
ABB Meuawatl ^ - Via F III Gracchi. 48 • 20032 Onise
ACCAsri Via Michelangelo Cianciulli, 41 - 83048 Montell.
Advanced Tactinologvanc- Via Luca Chini, 107 -00172 Roma
Autodesk SoftTrade A.6. - Gulersirasse. 137 - 4053 CH 4063 Base!
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Borland Italia^- Via G Cavalcann. 5-20127 Milano
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C.D.C. spa - Via Toscoiomagnola 61 - 56012 Fomacelle
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Computai scH Vocabolo Costa, 150 - 05020 Castel dell'Aquila
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Computer Discount srl - Viale Lenm, 12/c- 40133 Bologna
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Digitron srl - Via Lucio Elio Seiano, 15 - 00174 Roma
Oiscom srl - Via Marcello Garosi, 23 - 00128 Roma
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Idee itriKtiillIve.
2
l/^/ Portatili Unibit.
jB/T Il modo migliore di muovere le idee.
u„
nihii ha fatto proprie le vostre idee injdtto di pollatili. Idee direise che nascono da una
sola esigenza: aveiv pmdotti soprattutto utili. Con Unihit infatti potete sceplieivfra il portatile
al cento per cento che finalmente abbatte la soglia dei due milioni e avanzati
sistemi che. all'occorrenza. sono anche potenti PC da tavolo.
Unibit e ie vostre idee hanno ridefìnito
i portatili:
PCbit V30. Non solo portatile.
Le dimensioni sono quelle di un’agenda, ma il PCbit V'30 è molto più
di un ponalile leggent. Infatti è un personal computer completo,
potente come e più di molti sistemi da tavolo. Il suo microprocessore
V30.al6bilea lOMhz.rendequeslo PCdi classe XT velcxre come alcuni
sistemi AT
la sua ampia dilazione di liardwaree s«)ftsvarc (tra cui 2 porte seriali
e una parallela nonché l'MS DOS -i.Ol e il GW Ba.sic), le itaiterie rican-
cabili con autonomia superiore alla due ore di lavoro continuo e lo
schermo di tipo AOC ad allo contrasto e perfetta visibilità, anche In
condizioni di luce non ottimale, fanno del PCbit V50 uno strumento di
lavoro ottimo durante {di spostamenti e notevolmente effìcienle anche
nel caso sia destinalo ad essere II vostro "unico" personal.
In questo caso le opzioni disj>imibili. quali l’u.scìta per un monitor
esterno a colori AGC e la porta per un drive a{5{tiuntivo, lo rendono
ancora più utilizzabile.
Il PCbit V30 in entrambe le sue versioni, tutte con 1 Mb di memoria
KAM, abbatte, poi. le vecchie barriere di prezzo e diventa finalmente
appetibile c, quindi, realmente utile. Nella versione con un drive da i.*!"
da 1,'VIMh, infatti, costa solo 1.890.tX)01irepiùlva, mentre nella versione
con di.sco rigido da 20 Mb. dotata anche di un polente software di
collegamento ad altri PC, costa lire più Iva.
liliimo dato, li PCbit V.30 pesa solo 5.2Kg; alia portata di tutti anche
PCbit 286/VGA e SX/VGA. Anche pollatili.
Potenti .sistemi da tavolo .indie ponalili. o gsonalili in gnulo di
confrontarsi con i desktop più avanzati? Certo che il PCbit 2«tt.'VGAe il
PCbit SXA’GA risultano all’at anguatdia qualuncpie sia il termine di
paragone scelto.
Impiegano, rispettivamenie, i microprocessori 80286 e StiJWi SX alla
frequenza di 16 MI Iz, con la possibilità di moniare il ris|x.'ltivocopn>ces-
sore maiemalico. lai memoria RA.M. di I Mb espandibile a .3 o s Mb, è
utilizzabile con la massima llessibilità grazie al gestore integrato di
memoria EMS LiM 4,0. Lo schemio è a crisulli liquidi, reiniillumintitoe
di tipo "paper white", ha una risoluzione VGA Iti4l>x480>. come volino
anche dai computer da tavolo di classe superiore, e può essere nniosvi
con un -solo gesto, per collegarc un eventuale monitor esterno a colori
Due porte seriali, una porta parallela, uscite per monili n esterno e drive
esterno, uno slot di espansione a 16 bit compatibile Tosliili.i T.4|i)Og.i
ramiscono le più ampie possil>ililà di inierfacciaincnto
Rntrambi isisiemisonoilolall iliilrive da 3-4"ccincapaiitàili I.hi .M li
e di di.sco rigido da 40 Mb o. jxt le esigenze più .ivanzate, .itldiriiuir.i ila
100 Mb, Con il paccodi Ixiiierie lopziomile), infine, l’incredibile pmenza
del PCbiI 286A'GA e del PCbit SX-'VOA può ver.imenle essere sfoiUala
dappertutto.
E i prezzi sono semplicemente paragonabili con quelli di corris|ii in-
denti sistemi da tavolo; con disco ila -10 Ml> il l’Cbil iWiA'GA costa
4.5CM),OO0 lire più IVA. e il PCbit -SX/VGA <1.4110.1X10 lire |siù l\’A
Se aggiungiamo che entrambi 1 modelli sono forniti con .MSDOS -t 01,
GVi' basic c Windows e che II peso è inferiore ai 6 Kg, ecco l’ultimo
perché del dilemma iniziale facile tla nsolvere. a vosiro favore
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a 12 MHz.cdUTiUndOOn 16, potente ed i-spandibilc. con clock j 16
MHz, Rno a K \1lnie di nKmoói MM su inaura madre, conimller
miegniiii di memorij EMS. due porte 'emlu due pulir paraliae e Li
iiinatonalHddiSiudoft Ram Kmiamlil concitassi" dauci ilo, vino n.iiu-
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cxmfine con i mintcompuret II Tiian 3000 23 che latiiri alb fnxjuenza
di2s NQbepuócssentcspjnsofmciaH.MIniesupiiisiramada'; ilTiuin
sOOi) 2s anch'essn con clock a 2s .MHz m.i con prestazioni addinnura
supcTsiiti grazie ai 32 Kb di nehe tncniois-, il 'lìian sonti 3,3 a 33 MHz e
con .32 Khyle di caclie memori .V-siluiameme espandibili grazie al
iwaiile chassis da pavimentai Tilan 3000 raggiungono 16 Mbyiedi
Ram. dispongono di Shadinv RA.SI e possuno utilizzale sà tl cupnx'es-
sore 803(r che li ictiek. per onenere il mavurno delb velocità di
cbborazitwie; molire dispongono di conttoller cache INTEL **i3Hs E,
naturalmc-nle. povuino far (pram lulUi il utllw-.ire escUc-nle, compreso
i[uello di nuos'issima concezione realizzalo appi isiiamenie perii micnt-
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1.860.000
2.060.000
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SK VGA 1024x768
1.960.000
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SKVGA
800x600
2.357.000
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Nonostante da tempo questa noterella si occupi pressoché
monotematicamente dei ritardi, degli errori e degli orrori della telematica
italiana pubblica e privata, il numero di coloro che negli ultimi tre anni
hanno manifestato noia per la scarsa fantasia che il sottoscritto dimostra
nello scegliere l'argomento di questa chiacchierata, é apparso, alla prova
dei fatti, decisamente inferiore a quello di quanti hanno manifestato la loro
delusione per non averla trovata sul numero di marzo.
Ringrazio per tanta, immeritata, stima la pattuglia dei superaffezionati e
posso assicurarli che, fatto salvo imprevedibili cause di forza maggiore,
l'episodio non si ripeterà. Anche perché né il Ministero né la SIP hanno
interrotto la preziosa fornitura di aneddoti.
Che dire, ad esempio, della penale che. secondo l'ultimo rinnovo della
concessione, la SIP deve all'utente per lì ritardato allaccio dell'utenza? Nel
luglio 1988 ho richiesto, per casa, una seconda linea telefonica: è stata
attivata a dicembre 1989. Sulla prima bolletta, a guisa di indennizzo, mi
sono visto accreditare l'astronomica cifra di 23.850 lire. Ma sì. un pizza a
spese SIP vai bene 17 mesi di attesa...
A costo di deludere i superaffezionati di cui sopra, per aprile vorrei, anziché
occuparmi di SIP e telecomunicazioni, lasciare traccia scritta di un
simpatico aneddoto del quale mi sono ritrovato, insieme a Bo Arnklit,
involontario protagonista.
La scena si svolge pochi giorni prima di Natale. Di fronte alta mia scrivania
siede Diana Petech, clavicembalista ed autore di Baroccherie, una delle più
seguite rubriche della sezione musicale di AUDIOreview. Mentre parliamo,
si apre la porta, fa capolino Bo ed esclama: «Scusa Paolo, sono in sleep
(leggi “slip" ...), ti spiace entrare e ammazzarmi?»
La Petech. che nonostante il fisico minuto, da buona sportiva ed
esploratrice di ghiacciai, non é certo tipo facilmente impressionabile,
sgrana gli occhi, si volta con cauta lentezza e quando, invece di un losco
pervertito in mutande, vede alle sue spalle, assolutamente vestito, il
biondo e mite Arnklit. resta del tutto interdetta. Anche perché nel
frattempo, battuto qualche tasto sul mio terminale, annuncio a mia volta
con gran serietà: «Cerco il processo e ti sopprimo».
Il fatto agghiacciante è che dopo essere scoppiata a ridere, la Petech ha
dovuto impiegare diverse decine di secondi per spiegare a noi, che
eravamo rimasti a nostra volta interdetti per la sua sorpresa, la surrealità di
un colloquio che ci appariva del tutto normale: é evidente che se Bo nel
provare un programma sotto Unix che disabilita il suo terminale (funzione
"sleep" ) dimentica l'istruzione necessaria per riprenderne il controllo,
l'unica soluzione é cancellare (funzione "kiir, uccidere) il processo
entrando nel sistema a livello di superutente e da un altro terminale.
La morale é che il computerese é fatto non solo di termini inglesi tipo
"byte" di cui sarebbe meglio non tentare alcuna traduzione in "ottetto" ,
non solo di ineluttabili quanto orribili nelogismi tipo "bustrappare" ,
"formattare" , "killare" . ma anche del rischio di una perdita di contatto
con il resto del mondo tale da mascherare l'esilaranza di alcune espressioni
abituali.
Paolo Nuti
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Aldo Azzan, Francesco Carlà.
Francesco F Caslallano, Paolo
Ciardelli. Ciusrape Cardinale
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Conlodi. Francesco D'Arvgelo.
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Segreterie di redazione:
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-Dysan-
in llalia dalla Dalam
Vìa Agordal Jd. iO/27 Milano.
Posta
/ vecchi tempi, gli errori, la colla
Cara redaziorìe di MC.
in occasione del mio 50' acquisto della l's.
nvista. ad onta della mia pignzia e del tempo
tiranno ho deciso di scnverti.
Fin dalla prima volta che comprai MC (ave-
vo 14 anni) notai una sostanziale differenza
dalle altre riviste del serfore. Tutto mi sem-
brava più semplice, più familiare e. credo, in
virtù di questo fatto dopo un anno circa ho
cominciato ad acquistare regolarmente quel-
le che credevo e credo siano le miglion
pagine di hardware e software mensili.
Notavo giusto in questi giorni che MC ó
cambiata molto in questi anni. Alcune cose
sono stale migliorate e potenziate mentre
altre soppresse o peggiorate (succede anche
nelle miglioh famiglie).
Posseggo il raro (almeno credo) MC n. 19,
regalatomi da un amico, e sfogliando le sue
114 pagine posso accorgermi quanto sia
cambiato il panorama dell'informatica.
L'editoriale parlava di una IBM alle prese
con uno standard imbattibile. TApplell HI
Oggi invece non si parla altro che dei 386,
e giù prove a non finire. Ok é corretto dare
una panoramica di tale mondo, ma forse si
poteva sforzarsi e presentare la prova del
Next (non mi pare impossibile, in America voi
a andate ogni tanto).
Altra cosa importante della vostra rivista é
che non ó solo vostra ma anche nostra. Il
software dei lettori. MC-hnk ecc. sono inizia-
tive e realtà importanti, non c'è che dire. Si
potrebbe anche concludere qui con una mi-
riade di comp/imenfi più che meritati, ma
voglio anche fare una critica costruttiva.
Ogni tanto su MC appaiono delle impreci-
sioni ma solo raramente vedo degli Errata
Cornge. É vero che mi riferisco soprattutto al
nsoftware dei lettori» ma anche altre rubri-
che peccano di mancanze e/o inesattezze.
Alcuni esempi: MC n.83 pag. 232-233 tabella
T, nell'elenco dei comandi si legge. TO-
^RAWREAD 16 legge e scarica in una fine-
stra raw: effettivamente forse era meglio
mettere tre punti di domanda perchè tale
comando legge dei dati in modo grezzo dal
drive senza l'aiuto dei coprocessori e quindi
non SI tscarica» nulla in alcuna finestra; MC
n.92pag. 162-164 in figura 1 si fa rifenmenlo
a ‘A8S-EXEC-BASE. Ma come é stato defi-
nito?
Piccole cose é vero, ma molto importanti,
almeno per me che ho perso parecchio tem-
po per riuscire a capire (se ho capito)
Bene, scusate se vi ho rubato del tempo
preziosa ho finito, ancora complimenti.
Ah dimenticavo, la cosa che in assoluto è
peggiorata dr più in MC é... l'odore di colla.
Una volta era un piacere sentire quelTodore
(MC n.59 p.es ), oggi (MC n.93) é orribile.
Distinti e cordiali saluti
Roberto Larcher. Montebelluna (TV)
Bei tempi, quelli dell’Apple II. Se c’ó una
cosa che ricordo cort piacere, è di avere visto
IL PRIMO Apple II giurato in Italia, in quel di
Reggio Emilia, presso la Irei con l’allora re-
sponsabile del prodotto Giulio Beriellini. In-
credibile, funzionava. Anzi, per la verità a
funzionare fu il terzo, perché ai primi due
Giulio fece saltare l’alimentatore infilando
precipitosamente ia spina nella presa 220 V
(lui. povenno. da buon americano ne voleva
non inviate fitncoboHi!
er ovvi motivi di lampo e spazio sulla
rivista, non possiamo risponderà a tutte la
lettere che riceviamo ne. solvo in casi del
tutto eccazlonoU. fornire risposta privata
per tale motivo, preghiamo 1 Lettori di non
occludere frajiootioUl o buste aCfrancate
Leggiamo tutta la corrispondenza e alle
lettere di interesse piu generale diamo ri-
sposta sulla rivista Teniamo, comunque,
nella massima considerazione suggerimen-
ti e critiche, per cui mviuamo m ogni caso i
Lettori a scriverci segnalandoci Is loro opl-
solo 110). SI. bei tempi, e per me il personal
computer lo ha inventato la Apple, visto che
il II era un personal computer e non un
personal-coso come, vedendoli a distanza di
anni, trovo giusto definire i suoi precursori.
Poi sono arrivati la IBM e l’MS-DOS, il
mondo piano piano é cambiato e siamo arri-
vati alla situazione attuale. Meglio o peggio
difficile dirlo; meglio perché abbiamo uno
standard universale, peggio perchè, almeno
dal punto di vista dell'hobbysta, ...era molto
più bello prima
E cosi oggi siamo in una assurda corsa ad
una velocità che è difficile sfruttare. E non
perchè qualcuno ii fa la foto con lo stramale-
detto radar, ma perché non é stato inventato
l'asfalto, il che è molto peggio
Scordiamoci che Steve Jobs possa npete-
re il successo avuto con l’Apple II con II
Next. senza voler togliere nulla a questa
potente ed affascinante macchina. Appena ci
Sara in Italia ne parleremo, per ora dovremo
accontentarci delle notizie che di tanto in
tanto riportiamo nella rubrica della Stampa
Estera. Provarne uno durante un viaggio in
America non è cosi semplice come il nostro
lettore sembra ipotizzare (tra l'altro é una
macchina alla quale andrebbe dedicato un
certo tempo), nè avrebbe mollo senso im-
portarne una allo scopo.
La realtà attuale è fatta di un 8086 che sta
scomparendo, un 286 affermato, un 386 più
che emergente (anzi in lotta per la suprema-
zia sul 286) e un 486 imminente. Sono
queste le macchine fra le quali più probabil-
mente un utente medio si troverà a dover
operare la scelta, ed è per questo che com-
paiono più spessa nelle prove. I primi ad
essere contenti, quando c’è qualcosa di di-
verso dal solito da provare, siamo proprio
Per quel che riguarda gli errata corrige, ne
pubblichiamo tutte le volte che ci accorgiamo
di qualche enore; per le precisazioni dobbia-
mo limitarci ai casi in cui se ne presenta
l'occasione, oltre ovviamente in quelli parti-
cotarmente significativi.
Veniamo al... problema più grave. Sono
anche io uno con la mania degli odori, è
buonissimo quello di un certo tipo di carta
(diversa dalla nostra), e ieri sera a tavola
sentivo un odore strano che non mi piaceva,
per cui mi sono messo ad annusare per
capire cosa fosse, mio figlio si è messo a
ridere e mia moglie mi ha detto di smettere
di fare il cane., ma la differenza fra MCmi-
crocomputer di qualche anno fa e di adesso
non sono riuscito a sentirla. E dire che faccio
parie di quella schiera di persone (credo
ampia, mentre probabilmente sono uno dei
pochi ad ammetterlo...) che. attirate dal buo-
nissimo odore di amaretto della colla Coccoi-
na. la hanno assaggiata. Sono nmasto delu-
sissimo, il sapore è pessimo
Marco Marinaca
Il prezzo del giornale
Sono un ragazzo di 17 anni e posseggo un
personal computer, e come molti seguo con
piacere la vostra rivista; oltre ai complimenti
che potrei fare ho scritto questa lettera per
chiedervi come mai il vostro mensile ha un
prezzo cosi elevalo. Penso che molti, come
me. si chiedono se 7 000 Ure (salvo eventuali
e prossimi aumenti) non siano eccessive
Gradirei una nsposta.
Distinti saluti e grazie
Marco Maroni, Savignato (FOì
I giornali si possono dividere in due cate-
gorie; quelli venduti a prezzo non remunerati-
vo e quelli, viceversa, nei quali gli incassi
dovuti alle vendite coprono le spese di stam-
pa. Può sembrare assurdo ma è cosi.
Alla prima categoria appartengono, in ge-
nerale. i rotocalchi a grossa tiratura, le riviste
femminili che danno per poche lire molta
carta, e cosi via. L’economia di queste pub-
blicazioni si basa ovviamente sugli introiti
pubblicitari, molto elevati per la concomitan-
za di fattori come la grande diffusione {con-
seguente anche al prezzo basso in edicola),
l'alto costo delle inserzioni pubblicitarie e la
disponibilità di spesa del parco clienti, cioè
dal tipo di inserzionisti.
Paradossalmente, queste pubblicazioni
avrebbero interesse a diminuire la tiratura,
perché questo aumenterebbe il loro margine
di utile. Una minor diffusione si tradurrebbe,
però, in una perdita di forza nei confronti dei
concorrenti e presumibilmente in un minor
gettito pubblicitario. Di conseguenza, i loro
editori devono fare i conti In modo da bilan-
ciare nel modo migliore i due fattori (uscite
dovute a maggior diffusione, introiti pubblici-
tari).
Le pubblicazioni spiecializzate, e ovviamen-
te MCmicrocompuler, appartengono (salvo
rare eccezioni generalmente dovute ad un
totale asservimento alla pubblicità, situazione
quindi negativa per il lettore) alla seconda
categoria. Se le vendite in edicola non copris-
sero le spese di stampa, dovremmo vendere
la pubblicità a prezzi che sarebbero probabil-
mente troppo elevati per essere accettati dai
nostri clienti: esattamente come, se non
avessimo introiti pubblicitari, saremmo co-
stretti a vendere in edicola la rivista ad un
prezzo che difficilmente lascerebbe trovare
acquirenti Anche noi dobbiamo, quindi, tro-
vare una soluzione di compromesso fra due
fattori contrastanti.
Questo discorso serve solo a chiarire co-
me mai possono esistere riviste vendute in
edicola a prezzi tanto diversi. Il prezzo di
MCmicrocompuler, a questo punto, appare
allineato a quello di pubblicazioni della stessa
categona (prescindendo dal fatto che siano o
42
MCmicrocompuler n 95 - aprile 1990
Siamo quello
di cui avete bisogno
POTENTI, VELOCI, E AFFIDABILI.
Nella storia della Unidata il background tecnico dell' azienda è sempre stato I' elemento
distintivo e più importante e sicuramente lo rimarrà per il futuro.
Il know how di progettazione e sviluppo hardware e software di sistema è finalizzato alla
ricerca continuadi soluzioni sempre avanzate ed affidabili, questa attività spazia dalla ricer-
ca e test della componentistica più avanzala, al design dell' hardware, allo sviluppo e test
di firmware e software di base, ai test di compatìbilità con sistemi operativi e con pacchetti
applicativi, al design esteriore dei computer e work station.
Nel proporre i propri prodotti l' UNIDATA si è sempre affidata ad una attenta valutazione
e riflessione sulle reali esigenze degli utenb, nel farlo si è cercato di distinguere quello che
sono “gadgets" e quelle che sono esigenze reali nelle aree applicative più importanti dell'
uso professionale dei computers. come applicazioni gestionali sofisticate multiutente.
CAD, Grafica, Desk-Top Publishing. Image Processing. Comunicazioni.
L' Unidata offre diverse fasce di prodotti con l’ adozione di differenti architetture e !' uso
di diversi sistemi operativi ;
- Sistemi DOS Stand Alone
- Sistemi in rete locale (Lan)
• Sistemi multiuser multitasking UNIX
- Terminali intelligenti Lan e Unix
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Computer professionali
al vertice delle prestazioni e della qualità in
una gamma completa e flessibile.
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PX3000. epu 80286 12MHz, floppy 3.5"/5,25", hard disk
20 o 40 MB.
PX6«)i)'' Cpu 80286 16/20MHz, floppy 3.5"/
5.25", hard disk 40-160 MB.
PX7000. Cpu 80386SX 16/20MHz, floppy 3.5"/
5.25", hard disk 40-160 MB.
. ' \ '1 ' ■ I Cpu 80386 25MHz, floppy 3,5"/5.25".
hard disk 40-160 MB.
✓ ^ V. V.,
AX7(Hiti Cpu80386SX 16/20MHz. floppy 3.5"/
5,25", hard disk 80-300 MB IDE - ESDI • SCSI.
AX8000. Cpu 80386 25/33MHz cache, floppy
3,5"/5.25", hard disk 80 MB • 1.2GB IDE • ESDI -
SCSI.
AX9t >' - ■ ! Cpu 80486 25MHz cache, floppy 3,5"/
5.25". hard disk 80MB-1.2GB IDE - ESDI - SCSI
bus ISA/EISA.
mer>o del settore informatico). Il numero di
pagine (circa 300) è piuttosto elevato, direi
superiore alla media. Ogni fascicolo pesa più
di seicento grammi, la carta costa circa mille-
cinquecento lire al chilo (bianca, poi bisogna
stamparci soprai), la distribuzione in edicola
assorbe circa il 40% del prezzo di copertina,
la percentuale di copie vendute rispetto a
quelle distribuite (per ovvie ragioni tecniche
rìon e possibile vendere tutte le copie) è
deH’ordine del 70%. In sostanza, quando si
stampano cento copie si pagano cento co-
pie; di queste copie se ne vendono solo
settanta e per ciascuna si incassa solo il
sessanta per cento del prezzo di copertina: si
finisce, in pratica, a meno di tremila lire di
rendimento per copia stampata, dopo aver
speso per ciascuna ben oltre duemila lire.
Spero di essere stato chiaro, ma vorrei
aggiungere una cosa. Il costo di stampa della
nvista è praticamente proporzionale al nume-
ro delle pagine: se MCmicrocomputer anzi-
ché di 300 pagine fosse solo di 150, coste-
rebbe solo poco più della metà (per esempio
per il fatto che la copertina rimarrebbe ed allo
stesso costo). Quindi, è vero che i giornali
non si comprano a peso, ma é anche vero
che, a chi li fa. il peso costa...
Marco Marinacci
Computer e handicap
✓ SISTEMI UNIX
X386 ■ X4S(i Linea di sistemi Unix con CPU 80386 o 80486
di alte prestazioni, hard disk con controller intelligente
e cache ram a bordo, interfaccia Ethernet per connes-
sione ad altri sistemi Unix o MS-DOS con protocollo
TCP/IP e NFS. funzionalità di server Unix eMS-DOS,
connessione Lan a terminali intelligenti Unistation in
Terminal mode e MS-DOS mode, controller intelligen-
te per terminali seriali asincroni. Sistema operativo
Xenix o Unix già installato e incluso nel prezzo.
✓ I.,'. SERV I I
s lS»- Linea di file server per reti locali di alte presta-
zioni. hard disk con controller intelligente con cache ram a
bordo, interfaccia di rete Ethernet o Token ring, sistema
operativo di rete Novell NetWare 286 o 386, Lan Manager o
Unidata Network Os.
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^ Terminali intelligenti con funzionalità di terminali Ethernet,
seriali asincroni e Personal Computer MS-DOS utilizzabili in
ambiente Lan e UNIX. Configurazioni senza memoria di massa
locale o opzionalmente floppy disk e Hard disk. CPU 80286 12MHz o
80386SX 16MHz. dimensioni cm. 6.5 x 30 x 30.
UnislQfion e Unidata Network OS sono marchi della Unidata; UNIX, Ethernet. PC Interfacce.
NFS. sono marchi rispettiuamente di AT & T, Xerox-Digital Equipment. Locus e Sun.
UNIDATA s.r.l. - Via San Damaso. 20 - 00165 Roma
Tel. 06/6847318 (r.a.) - Fax 06/6384824
Sorto un vostro fedele lettore lanche se
rton abbonato) e senza dilungarmi troppo
vorrei chiedervi: perché non occuparvi in
qualche modo dell'ausilio del computer per i
minorali fisici? Nel caso che mi sta più a
cuore Iparlo dei non vedenti), il computer
insieme a periferiche adatte (braille, sintesi
vocale) sarebbero di enorme aiuto insieme a
supponi ottici adeguati per l'acquisizione di
nozioni m ceni casi difficilmente abbordabili.
Perché non face un po' di luce, almeno su
questo.
Grazie e complimenti per il vostro lavoro.
Marco Cannavo, Roma.
Sarebbe sicuramente utile, ed abbiamo
cercato di fario le poche volle in cui se ne é
presentata l'opportunità. Piuttosto che limi-
tarci a discorsi teorici, prefenrei comunque
descrivere situazioni concrete. Pertanto, ri-
volgo un invito a chiunque pensi di avere
qualcosa di interessante da dire a questo
proposito; sia chi ha realizzato, sia chi utilizza
applicazioni specifiche nel campo. Credo
che. in questo caso, possa essere molto utile
descrivere delle soluzioni specifiche a proble-
mi concreti: sia perché potrebbero trame
beneficio persone nella medesima condizio-
ne, sia perché potrebbe essere possibile,
almeno in alcuni casi, trame spunti per pro-
blematiche analoghe.
Quello che è sicuro é che un computer
pué essere veramente un’ancora di salvezza
per una persona altrimenti in grossa difficoltà
operativa o di comunicazione.
Rinnovo l'invito: chi ha esperienze specifi-
che da mettere in comune e rendere utili ad
altri è pregato di mettersi in contatto con la
redazione.
Marco Marinacd
(vICmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
Janus e dintorni
Sono un vostro assiduo lettore dal n. 26
della rivista (gennaio 1984). Ho sempre evita-
to di abbonarmi per non ricevere in ritardo,
rispetto all'uscita in edicola, la mia copia di
MC. che leggo puntualmente dalla prima
all'ultima pagina. Dopo tutto questo tempo
mi sono (finalmente) deciso a scrivervi, per-
ché ho un problema che spero vogliate aiu-
tarmi a risolvere.
Possiedo un Amiga 1000 con espansione
esterna da 1 Mb e classico drive esterno.
Purtroppo, circa otto mesi la. ho avuto la
malaugurata idea di acquistare il famigerato
•Sidecar», nolo box di espansione per la
compatibilità MS-DOS (XT) con 512 Kb di
RAM completandolo con un hard-disk da 20
Mb. Pensavo di poter collegare la «scatola»
al bus passante dell'espansione, ma ho sco-
perto a mie spese che il Sidecar non tollera
nessuna espansione sul bus esterno e ad
ogni tentativo di partenza, il computer si
«inchiodava» impietosamente impedendo
non solo l'uso contemporaneo di espansione
e s;decaf, ma anche il loro contemporaneo
collegamento fisico. Pensavo di risolvere il
problema con le (scarse) espansioni interne
per A10OO disponibili, ma ho scoperto che
Queste u/(/me non sono installabili su un
1000 della prima generazione (quelli con
256K sulla piastra ed i restanti 256K nell'e-
spansione frontale). Sfogliando lo scarno ma-
nuale inglese del Sidecar, a pag. 37 appendi-
ce C. viene menzionata una fantomatica
espansione da iMb da inserire in un connet-
tore a 90 poli interno, posto sulla piastra
principale che ospita anche il microprocesso-
re Intel 8088. Ho interpellato diversi Commo-
dore Poinl. ma nessuno ha mai visto questa
espansione (m<^ti nemmeno il Sidecar). Ho
scritto alla Commodore Tedesca che ha pro-
dotto il Sidecar, chiedendo spiegazioni, ma
non ho ricevuto risposta. Insamma, é proprio
impossibile espandere la RAM di un Amiga
1000 con il «sidecar». Spero che Voi possia-
te darmi una risposta sulle pagine di MC. Mi
rendo conto che nella rubrica della Posta non
c'é probabilmente spazio per «consulenze
tecniche», ma credetemi, non so proprio
dove rivolgermi. Nella mia stessa situazione
d sono un buon numero di utenti di A1000.
Forse non ci resta che regalare il computer e
demrjlire il «side», imprecando contro la poli-
tica di assistenza agli utenti da parte della
Commodore? Spero proprio di no.
C'ié che ho in mano la penna, (anzi, la tastie-
ra) colgo l'occasione per suggerire ad Andrea
de Prisco, di scrivere qualche altro articolo,
oltre a quelli pubblicati sui numeri 81 e 82.
sull'utilizzo delle schede BridgeBoard, ormai
abbastanza diffuse sui 2000. Inoltre spero
che vogliate spiegare chiaramente la prassi
normalmente da seguire per acquistare soft-
ware o hardware oltre oceano. Infatti molti
articoli specialmente per Amiga 1000 non
sona reperibili in Italia, o quando lo sono
arrivano a costare anche il triplo rispetto al
prezzo americano. Chiudo velocemente que-
sta mia lettera, facendovi gli ormai soliti ma
sincen complimenti soprattutto per la serietà
e pmfessionalilà che da sempre contraddi-
stingue la vostra, o meglio, la nostra rivista.
In attesa di una Vostra risposta.
Vi saluto cordialmente
Roberto Buffagni. Regnano IRE)
MCmictocomputer n. 95 • aptile 1990
•lanafi LAN & UNIX
Due diverse fltosofìe di multiutenza. Unidata le supporta erttrambe cort due linee di
prodotti basati su CPU 80386 e 80486 ottimizzati come sistemi Unix e Server per reti
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le e I/O. La Unidata fornisce soluzioni complete, con i sistemi operativi installati e ^
compresi nel prezzo. °
Si possono integrare i Lan Server Unix con
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unità intelligenti con funzioni di terminali e
Personal computer operanti in ambiente
✓ LAN SERVER
Inc/uso sistema operatioo di rete Nouel NetWa-
re 286 (S^lOO utenti) a NetWare 386.
S386 25 Cpu 80386 25 MHz cache. 2MB
ram. hard disk S0-I60MB tempo di accesso 15
ms. interleave 1:1, Ethernet alte prestazioni.
S386/33 Cpu 80386 33 MHz cache. 4MB
ram, hard disk 300-1. 2GB SCSi tempo di acces-
so 15 ms. interleave 1;1 (opzione hard disk
controller intelligente con cache ram. trasfer rate
4MB/SCC. tempo di accesso 0,5 ms), Ethernet alte prestazioni.
S486 25 Cpu 80486 25 MHz 8 -e 64K cache. 4MB ram, bus ISA/EISA, hard disk 300-1. 2GB SCSI
tempo di accesso 1 5 ms. hard disk controller inelligente ISA/EISA con cache ram trasfer rate 6MB/
sec. tempo di accesso 0.5 ms. Ethernet alte prestazioni ISA/ElSA.
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Incluso sistema UNIX V 3.2 SCO o Interoctiue. con opzioni di Lan
Ethernet. eXWindow.
Cpu 80386 25 MHz cache. 2MB ram, hard disk 80- 160MB
tempo dì accesso 15 ms, Interleave 1:1,2 porte seriali.
X386'33 Cpu 80386 33 MHz cache. 4MB ram, hard disk 300-
1.2BG SCSI tempo di accessolSms. interleave 1:1 (opzioni hard disk
controller intelligente con cache ram. trasfer rate 4MB/scc. tempo di
accesso 0,5ms). 4 porte seriali, opzioni: controller porte seriali asincro-
ne intelligente e Ethernet con TPC/iP. NFS.PC Interface.
X486 '25 Cpu 80486 25 MHz 8 -e 64K cache. 4MB ram. bus ISA/
EISA, hard disk 300- 1.2GB SCSI tempo di accesso 15 ms, hard disk
controller intelligente ISA/EISA con cache ram trasfer rate 6MB/sec.
tempo di accesso 0.5 ms. 4 porte seriali, opzioni: controller seriale
intelligenlee Ethernet alte prestazioni ISA/EISA conTCP/IP, NFS. PC
Interface.
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Terminali intelligenti a basso costo con funzionalità di terminali Ethernet per reti locali (Novcl, Lan
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connessione in rete locale di computers di diversi costruttori e con sistemi operativi.
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tei. 051*943500
fax 051*943794
P.S. Questo pagina pubbllcitorlo è stata realizzota In
proprio su ns. stompanfe a 400 p.tl, riprodotto dlrettomen-
te in lostro, con estremo rlspormlo di tempo e di denoto.
J
Convenzioni particolari
per Università, Enti Pub-
blici e Large Account.
Perché scagliarsi contro la Commodore
anche quando quesfultima non ha proprio
nessuna colpa?
Se non vado errato la Commodore non ha
mai prodotto espansioni di memoria «latera-
li» per l'Amiga 1000. il che equivale a dire
che a non essere perfettamente compatibile
sarà molto probabilmente il suo «mega» ag-
giuntivo e non l'ottimo Sidecar. Ho appena
finito di parlare al telefono con Dario de
Judicibus che. sapevo, dispone di una confi-
gurazione hw molto simile alla sua (compre-
so il 1000 «prima generazione»), con la diffe-
renza che l'espansione di memoria utilizzata
è rinsider della Michigan che ha acquistato
(ahimè!) in Amenca. Si tratta di una schedina
da montare (come dichiara il suo stesso
nome) alì'intemo del 1000 tra microproces-
sore e piastra madre che non interferisce
minimamente col regolare funzionamento e
interfacciamento col Sidecar. Per quanto n-
guarda l'espansione di memona interna al
Sidecar, in verità, non l’ho mai vista nemme-
no io e sarei tentato a pensare che non sia
mai stata commercializizata nemmeno negli
altri paesi II Sidecar, infatti, ha avuto una vita
piuttosto breve dal momento che poco dopo
la sua nascita fu presentato anche il 2000
che rappresentava sicuramente una soluzio-
ne più valida per chi come tanti, aveva l'esi-
genza «dei due mondi». Stia tranquillo, co-
munque. che problemi molto simili al suo si
ritrovano facilmente anche nel 2000 (quando
si montano troppe espansioni Commodore
non originali) cosi come in tante altre macchi-
ne MS-DOS quando si esce dalle canoniche
configurazioni MotherBoard-t-VGA-i-Seriale-
-i-Parallela+Conlroller.
Comunque il discorso Amiga -i-Janus conti-
nua ad interessarmi «come prima... più di
prima» e non è escluso che ritorneremo
sull'argomento al più presto, magari con
qualche articolo su come sfruttare maggior-
mente la sinergia dei due sistemi nello stes-
so cabinet, caratteristica pressocché unica
nel suo genere del mondo Amiga
Per guanto riguarda invece l'acquisto di
materiale all’estero, credo che il problema
non sia né le spese né i tempi di spedizione,
ma la forma di pagamento. Sicuramente il
modo più semplice è la carta di credito che in
/\merica è sempre ben accetta anche più del
contante medesimo. Poi una telefonata, o
meglio, un fax e il gioco é fatto: in una
ventina di giorni dovrebbe ricevere tutto.
Meglio comunque andare sul sicuro richie-
dendo la spedizione a mezzo corriere interna-
zionale urgente che con pochi giorni di viag-
gio e qualche dollaro in più le risparmierà
sicuramente un bel po' di Inutile agonia.
Buona fortuna...
Andrea de Prisco
MS-DOS per gli smanettoni
Da arca due anni sono un assiduo lettore
della vostra nvista. che nfengo interessantis-
sima per la varietà di argomenti ^informatici»
da voi trattati con compietela e professiona-
lità.
Premetto che sono un felice (strano ma
vero) possessore di IBM XT compatibile per
CUI mi interessano pnnapalmente argomenti
V
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
POSTA
aitinenti al mondo MS-DOS; possessore an-
cor più felice sono diventalo da quando é
apparsa su MC la sezione dedicata al softwa-
re MS-DOS e al «PD Software^. Tuttavia
manca ancora una parte dedicata a quei
irucctìetli software non presenti sui manuali
che si Kscoprono» spinti dalla necessità o
dalla curiosità di far funzionare a tutti i costi
quel tale programma che ad esempio utilizza
un'altra scheda grafica o é troppo veloce o è
troppo lento, ecc...
In pratica manca una sezione in cui si parli
di indinzzi di memoria, di routines in LM da
utilizzare in BASIC per velocizzare determina-
ta procedure, di suggerimenti e soluzioni per
ovviare a qualsivoglia problema lincompatibi-
lità hardware, software...). Qualcosa si é fat-
to m «Software MS-DOS ad esempio con i
suggerimenti di Dario Paganini sull'uso del-
Temulatore della CGA, ed ancora nel modo di
«sprotezione di programmi in BASIC» di An-
drea Patelli, tuttavia, se ci fosse una sezione
dedicata esclusivamente allo scambio di sug-
genmenti affidata alla buona volontà dei let-
tori. penso che la qualità del software prodot-
to dagli stessi lettori-programmatori migliore-
rebbe alquanto.
lo non pensavo a nulla di eccezionale, ad
esempio una colonna dedicata ad ogni com-
puter Un 2 pagine si accontentato tutti: Ami-
ghi. CeSsisti, 64isti. Compatibili...), e, per
meglio rendere l'idea, ecco qui sotto cosa
intendo per — suggerimenti — ;
DOT*
Presenta tutti i file pn\i di estensione, quindi
tutte le Directory del drive corrente.
CD.
Eseguibile esclusivamente in una subdirecto-
ry, permette di risalire alla directory prece-
dente sino alla pnnapale.
CTRUALT-hFI
Ristabilisce la Tastiera di partenza nel caso
sia stata cambiata con programmi Keybit:
ecc. Isinceramente non so se funzioni su
tutte le tastiere).
• Pie IV
Buona pane dei FILES con estensione .PIC
sono videate grafiche richiamabili, oltre che
con I programmi generatori, anche da
GWBASIC tramite il comando BLOAD.
'.Pie 12)
Molte volte tali videate grafiche non vengono
caricale completamente se si utilizza una
emulazione di scheda CGA su scheda Her-
cules:
'.Pie 12)
In tal caso si può ricorrere a cicli FOR... NEXT
(Es. 40-501 in cui é contenuto il comando
BLOAD. Il caricamente continuato migliora le
videate sino a renderle perfette.
GRAPHICS.com
Permette di stampare pagine grafiche da
GWBASIC facendo l’esatta copia del video.
GRAFTABL.com
Carica in memona e permette di stampare i
caratteri con codice ASCII superiore a 127.
altrimenti invisibili alla Stampante-
Metodo per evitare la formattazione acciden-
tale del disco fisso.
Posto che l'Hard Disk sia denominato C:
si nnomina il file FORMAT.COM con il nome
ad esempio MYFORMAT.com. poi si crea il
seguente file Batch chiamandolo FORMAT
BAT Ad ogni richiesta di formattazione di
C., senvendo accidentalmente FORMAT C;,
58MHz
Offerte S.I.O.A.
se 58/40: L. 6.000.000
Cabinet Tower, con maniglia e serratura, pulsanti di Reset e
Turbo, dock-display, 80386 "vero", clock di base 58 MHz LM,
clock separato per il coprocessore e per gli slots, 4 Mbytes di
RAM espandibile a 16 Mbytes, confìgurabile come Shadow,
Espansa EMS, Estesa, 2 Cache Memory di 32 K, 2 seriali installa-
te, 1 parallela, 1 Drive da 1 ,44 Mbytes, 1 Drive da 1 ,2 Mbytes, 1
Hard Disk da 40 Mbytes con transfer-rate di 700 Kbytes/sec.,
Scheda VGA 1024x768 non-interlaced con 512 Kbytes di RAM
ed il Bus a 1 6 bit, MS-Dos 4,01 e GW-Basic originali e licenziati, in
italiano.
se 58/100: L. 7.290.000
come rSC58/40, ma con Hard Disk ESDI da 100 Mb
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Cabinet Desk-Top, 80386SX, 16 MHz 0 Wait State , 2 Mbytes di
RAM espandibile a 4 Mbytes on Board, Cache Memory , 2 se-
riali installate, 1 parallela, 1 Drive da 1,44 Mbytes, , 1 Hard Disk
da 40 Mbytes 19ms (12 ms con Cache), Scheda VGA 800x600
con Bus a 1 6 bit, 1 P.ta Mouse tipo PS/2.
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V. Fermi 4, Cast. S, Pietro T.(BO) - tei. e fax 051-943500
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MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
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via Comelico 3, 20135 Milano
:eL02-540,04.21(51inee) ■ telex 350136, fax 02-59,22.55
precedente l'estrazjonc (il te
il giorno
giovedi di ogni
mese) ne verranno estratte sene a cura del Rapp^^
semame deirimcndcnza di Finanza di Milano.
Il partecipante corrispondente alla cartolina pri-
ma estratta vincerà:
- 2 biglietti per le partite inaugurale o di semifi-
naleodi finale;
- 2 vii^ .W in aereo o treno (I‘ classe) per le
città sedi delle partite;
- 2 sortomi in alberi a 5 steUe dal giorno
precedente la partita al giorno dopo la partita.
1 panecipami corrispondenti alle successive 6 car-
toline estratte vinceranno un biglieno dello stesso
liffl c per le stesse partite della caitolina 1 ' estrat-
ta. Ogni canolina corrisponde ad una probabilità
di vincila.
La comunicazione della vincila avverrà per tele-
fono e con lettera raccomandata.
I nomi da vincitori saranno anche pubblicati sul-
la stampa (compreso i messaggi pubblicitari rela-
tivi al concorso),
D concorso, che dura sette mesi consecutivi, inizia
nel novembre '89 e termina nel maggio
FUJI FILM FLOPPY DISK
OFFICIAL FLOPPY DISK OF WORLD CUP 1990
Collaborano per la
migliore riuscita
deU'operazione i
seguenti rivenditori
di floppy FUJI FILM.
il programma non procede tornando al DOS.
mentre per il floppy disk A:/B:, tutto procede
regolarmente. Se vi fosse una reale necessi-
tà di formattare C:. basta dare il MY-
FORMAT.
File Batch: FORMAT.BAT
echo off
if %1= -C: goto error
if %1= =c: goto error
if %1= -C goto error
if %1==c goto error
if %1= -C.-/S goto errar
if % 1= =C:/s goto errar
if % 1= =c:/S goto error
if % 1= =C:/S goto error
il" %)'*=' "gota errar
mylormat %1
Come vedete niente di particolare lognuno
fa come può. dunque chi può di più faccia di
più, sempre che qualcosa si facciali.
Complimenti per la rivista, porto cordiali
saluti.
Marco Cattaneo, Alessandria.
Le macchine MS-DOS purtroppo non sono
cosi amichevoli con gli smanettoni (ira cui il
sottoscfito) come lo sono i computer a 8 bit
(leggi 64. Apple II, Spectrum ecc.): già con
un Amiga il problema si complica non poco,
e ne sa qualcosa chi sta seguendo le mbri-
che di Andrea de Prisco. Inoltre mentre quel-
le macchine sono tutte uguali (dentro interv
do!) gli MS-DOS sono (anzi devono esserlo
per legge!) tutti diversi. Quindi il programma
che usi speciali interrupt. o strane chiamate
al BIOS o peggio interventi diretti in memoria
finisce per girare unicamente sulla macchina
per cui è stato scritto e. spesso, solo nelle
stesse condizioni: stessa release del BIOS,
stessa versione MS-DOS e addihttura stesso
Config.sys. Ah dimenticavo, stessa scheda
video e stesse espansioni varie. Basta cosi?
No? Allora considera che un programma
compilato in Turbo Pascal 3.xx in un sistema
con scheda CGA non gira su un sistema
Hercules (anche se usa solo il testol), ma
deve essere ricompilato sul postol Tutto
quello che si può fare in una macchina MS-
DOS e che garantisce una minima trasporta-
bilità (diciamo un 90% di compatibilità) è di
scrivere programmi che usano solo e sempre
le chiamate all'MS-DOS. In questo caso ba-
sta avere la stessa versione del DOS e la
stessa configurazione di macchine (soprattu-
to la scheda video) per garantire una buona
probabilità di funzionamento.
Ecco quindi perché non esiste una vera e
propria rubrica di smanettamento; rrHJlte irv-
formazioni si possono trovare sparse nei
programmi pubUicati, altre seguendo la rubri-
ca <1 trucchi delTMS-DOS’ dove si parla
appunto delle chiamate al BIOS e all’MS-
DOS in modo dettagliato e con ampi esempi.
Quanto ai suggerimenti consigliati nella lette-
ra sono informazioni reperibili nei normali
manuali MS-DOS e GW-BASIC, solo che
nessuno di solito legge i manuali (irto in
fondo! (^mur^ue stavo pensando ad una
specie di rubrica del tipo «Porse rron tutti
sanno che...» in cui mettere queste informa-
zioni elementari senza che i lettori più esperti
d rinfaccino che diciamo le stesse cose dei
manuali.
Valter Di Dio
NEWS
Nelle News
di questo
numero
si parla di:
a cura di Massimo Trusceih
Hanno collaboraio:
Giorgio Amone
Franceso F Castellano
Paolo Ciardelli
Stefano Torta
ABL Menrodata srl V.h Beatrice d'Esle 26. 20122 Milano
Acca Software srl Via Michelangelo Cianciulli 41. 33043 Montella lAV)
Algol Spa Fellre 28/6. 20132 Milano
Alpha Team Software sas Via Ciaoni 10. 06100 Perugia
AMDAC Sri Via dei Monti Tiburtini 538. 00100 Poma
Bayer Italia Spa V.le Certosa 130, 20156 Milano
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Datemetic Spa Via Agordat 34. 20127 Milano
Epson Italia Spa Via Fili Casiraghi 427. 20099 Sesto S Giovanni IMII
Fulitau Italia Spa Via Melchiorre Gioa 8. 20124 Milano
IBM Balia Vm Rivoltana 13. San Felice. 20090 Sagrale IMI)
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Liteboat /Msociates Italia Via G. Frua 14. 20146 Milano
Logitech Balia srl Centro Dir Colleoni, Pat Andromeda, Via Paracelso 20. 20041 Agrate Briama IMI)
Memore* Tele* Balia Spa Via Caldera 210. 20153 Milano
Modo srl Via Maseccio 11. 42100 Reggio Emilia
Motorola 5ps Milanoliori Pai. C2, 20090 Assago IMII
Nixdorf Computer Spa Via Piranesi 46. 20137 Milano
OlivenI Spa Via G Jervis 77. 10015 Ivrea
FomaUfflcio "90 llstituto MidesI Via Albenco II 33. 00193 Roma
Siemens Data Spe Vie Marna 347. 20126 Milano
Sotek International srl Via Bologna 220, 10154 Tonno
SPEM Via Ponchialli 26/C. 10154 Tonno
STE srl Via Caseman 29, 00142 Roma
TechnBron Data Spa Centro Commerciale "Il Girasole" Lotto 3.05/B. 20084 Lecchiarella IMII
Tìbur System srl Via del Barca 6/1. 0001 1 Bagni di Tivoli IRMI
UnibB Spa Via di Torre Rigata 6. 00131 Roma
VLSI Technology GmbH Centro Direi. Colleoni Pai. Cassiopea 3, 20041 Agiate Brtaraa IMI)
ZanBh Data Systems Balia Sri Via Conservatorio 22, 20121 Milano
Nixdorf presenta una famiglia
completa di portatili
La Nixdorf completa la famiglia di personal
computer presentando i due nuovi portatili
8810/10 e 8810/16 che si affiancano al porte-
lile 8810/20.
Il modello 8810/10 dal peso limitato, 3,1
kg, é stato progettato mirando a valorizzare
le caratteristiche proprie di un portatile che
sono t'elevata autonomia operativa e la com-
pattezza. L'alimentazione pertanto è sia a
rete che a batterie, con un'autonomia di
quest'ultime di quattro ore, e le dimensioni
sono paragonabili a quelle di un'agenda.
Con una a RAM di 1.6 Mbyte totali e
l'unità da 3,5 pollici da 720 Kbyte si è pensa-
to bene di ottimizzare l'occupazione del si-
stema operativo tramite l'uso di PROM (Pro-
grammable Read
Oniy Memory) che
ospitano il DOS 3.3
in modo residente.
Il prodotto imme-
diatamente se-
guente nella scala é
r6610/16. Basato
su un processore
Intel 80L286 a 12
MHz di clock, di-
spone di una me-
moria di massa di
40 Mbyte e di un
video VGA. A diffe-
renza del preceden-
te modello, le sue
caratteristiche di
autonomia in as-
senza di rete si di-
mezzano a due ore.
Da aggiungere che
l'hard disk è dotato
di auiopark che ga-
rantisce l'integrità
dei dati durante gli
spostamenti dell'o-
peratore.
L'ultimo l'8810/20 adotta I'i386 a 20 MHz
affiancato dal coprocessore i387. Dotato co-
me il precedente di video VGA dispone di
notevoli caratteristiche di espandibilità: slot a
16 bit, piorte di I/O seriale e parallela, inter-
faccia video RGB e TTL, espansione RAM a
6 Mbyte. L'alimentazione anche per questo
modello è sia a rete che a batteria con un
autonomia sempre di due ore.
Bit Movie '90
La Mostra Concorso Nazionale di Compu-
ter Art Bit. Movie, organizzata dal circolo di
cultura informatica ed audiovisiva Ratataplan
e dall'Assessorato alla Cultura del Comune di
Riccione, giunta ormai alla sua terza edizione,
in svolgimento dal 14 al 16 aprile Iprobabil-
mente in contemporanea all'uscita di questo
numero di MC in edicola), ha presentalo
quest'anno un concorso riservato ad anima-
zioni in tempo reale realizzate su personal
computer Commodore Amiga, >^ple Macin-
tosh. Atari sistemi MS-DOS con scheda
grafica VC5A. ecc.
La rassegna é stata organizzata in una
sene di sezioni differenziate per argomenti
ed In una serie di stage su software grafici
per Amiga. Tra le sezioni di maggiore interes-
se quelle rìsen/ate al computer ed alla musi-
ca, ai frattali, tre mostre fotografiche, la
sezione video realizzata anche con materiali
presentati a! festival «Imagina» di Monte-
carlo.
La sezione dedicata alla musica à stata
basata su postazioni composte da hardware
50
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
Se Mate muovendo i primi passi nel mondo
del PC ma non volete rinuneiare alla qualità
di stampa. see}iliete fin dali'iniaio una stam-
pante prtifessionale;
la ,\EC Pinwriier P2 plus,
l'islia della famosa NEC P 2201), la P2 è
ancora più veloce quasi 200 cps in qualità
bozza e y6 cps in letier quality e più silen-
ziosa. Con la sua testina a 2-> aghi garantisce
una qualità di .stampa ormai proverbiale fino
alla risoluzione di .'^60 x 36U punti.
Professionale è anche requipaggiamento di
serie della P2 plus: Trattore per il trascina-
mento del modulo continuo, l'unzione di
caricamento frontale di fogli singoli e natu-
ralmente parcheggio carta.
Offre di serie 8 diversi font di caratteri.
Se poi le vostre esigenze aumenteranno, la
P2 plus crescerà con voi grazie alla sua vasta
gamma di accessori.
I driver della P2 plus la rendono compatibi-
le con qua.si tulli i pacchetti software. E la
garanzia NEC di 12 mesi (testina di stampa
eompresa)vidà una sicurezza Ineguagliabile,
l.e caratteristiche vi sembrano interessanti?
(ilie dire ailora del prezzo a sole
NEC Biuiam Synems lallaoa. Cnuto Dimkxuk MilaiMFiori, Stnda 6 PiL N t. 200S9. Romno (MI), tdeftsio 02189200900. ideEu 02^240280.
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Tel. 045/577988
Fox 566883
NEWS
Atari ST e tastiere Korg gestite da software
Steinberg; a completamente è stato offerto
anche un corso basico sui fondamenti del
protocollo MIDI; al seminario, completamen-
te gratuito, si è acceduto con una richiesta
scritta agli organizzaton della sezione.
Le tre mostre fotografiche sono state rea-
lizzate con una serie d> immagini dedicate al
tema «la bellezza dei frattali», ottenute su
workstation Apollo Domain 590T con una
risoluzione di 1280 per 1024 pixel a 24 bit
per pixel; una serie di immagini generate su
Amiga e trasferite su una workstation munita
di scheda Vista con trasferimento su pellicola
mediante Agfa Matrix; una selezione di im-
magini pen/enute dai più importanti centri di
computer grafica d’Europa e degli Stati Uniti.
La visione di diapositive di computer grafi-
ca in 16 milioni di colon e 4000 linee è stata
realizzata su un sistema di multivisione a
Quattro schermi
Altre interessanti aree sono state nservate
alta visione di immagini create su piattaforme
costituite da hardware con scheda Vista e
software Digital Ans e Lumena: su worksta-
tion SiliconGraphics Personal Iris.
Un incontro nazionale aperto agli insegnan-
ti di Educazione all’Immagine, Educazione
Artistica, Educazione Tecnica della scuola
dell’obbligo. e stato organizzato per fare il
punto delle esperienze svolte nell’introduzio-
ne del desktop video e del desktop publi-
shing all’lniemo della scuola.
Sono stati previsti contributi teorici e
scientifici su: Scienza e Arte, l’espressione
artistica del pensiero matematico; Il Parallel
Processing ed i computer della quinta gene-
razione; infine. Sound and Image processing,
dalla musica alla medicina, dalla voce al vi-
deo, con materiali e contnbuti del MIT Media
Laboratofv
RomaUfficio '90
Si é rinnovato dal 16 al 20 marzo,
nelle aree espositive della Fiera di Poma,
il consueto appuntamento annuale, giun-
to ormai alla dodicesima edizione, che
vede la partecipazione dei più importanti
operatori nei settori dell’informatica, sia
per ciò che riguarda hardware e softwa-
re; telematica: arredamenti; macchine
ed attrezzature per ufficio: cartotecnica.
L’edizione '90 di RomaUfficio, che rap-
presenta la più Importante manifestazio-
ne specializzata del Centro-Sud Italia, é
stata l’occasione per molti distributori di
presentare nuovi prodotti (dei quali par-
liamo diffusamente in queste stesse pa-
gine) e di offrire una panoramica aggior-
nata sulle più avanzate offerte del mer-
cato.
Le soluzioni esposte hanno consentito
una valutazione a confronto da parte de-
gli operatori permettendo in tal modo di
poter fruire di un qualificato luogo di
Incontro per gli «addetti ai lavori» che
hanno potuto cosi condurre trattative in
quella che gli stessi organizzatori hanno
definita «business opportunity area»
L’organizzazione é stata piuttosto cura-
ta anche se ha risentito in parte dei
lavori di ampliamento e ammodernamen-
to delle aree espositive che hanno co-
munque permesso la presenza di ben
221 espositori
Fujitsu: nuovi prodotti
Proprio in occasione di RomaUfficio, la
Fujitsu ha presentato due nuovi prodotti della
fascia bassa consistenti nelle stampanti a
matrice della serie DX modello 2150 e 2250,
rispettivamente a 80 e 136 colonne, che
sostiluiranno i precedenti modelli DX2100 e
DX2200.
Le due stampanti, a 9 aghi, presentano
alcune innovazioni nella gestione della carta.
Sul pannello di comandi è stato aggiunto un
tasto per l'inserimento e l’espulsione auto-
matica dei fogli singoli ed il parking del
modulo continuo nelle operazioni di uso dei
fogli singoli.
La nuova meccanica consente lo strappo
della carta con l'avanzamento fino alla linea
di taglio ed il successivo riallineamento me-
diante il pannello operativo. Inoltre, grazie
alle guide della carta modificate è ora possi-
bile impiegare moduli continui multicopia
senza pericolo di inceppamenti.
I prezzi delle DX2150 e DX2250 sono
rimasti pressoché invariati rispetto ai prece-
denti modelli: rispettivamente 1.150.CHK) lire
e 1.350.000 lire nelle versioni con interfaccia
parallela
“Contemporaneamente all'annuncio dei
nuovi prodotti nella fascia delle stampanti a 9
aghi, sono state presentate anche le versioni
Twinax e Coax delle stampanti DX2400 per il
collegamento ai mainframe ed ai minicompu-
ter IBM della serie AS/400 e System 3X; il
prezzo di vendita sarà di 3.000.000 di lire e la
distribuzione dovrebbe iniziare dal prossimo
mese di maggio.
La gamma di nuove proposte della Fujitsu
prosegue anche con la stampante DL4600
che arricchisce la serie delle stampanti a 24
aghi adatta ad alti volumi di stampa.
La DL4600 offre una velocità di 333 cps in
modo draft e 111 cps in modo LQ con una
densità dei caratteri di 10 cpi.
La DL4600 offre una buona gamma di stili
dei caratteri residenti, tra I quali: Courier 10.
Prestige Elite, Neretto a passo variabile. Pica
10, compresso e numerosi altri disponibili su
cartucce opzionali
La gestione della carta consente l’uso di
moduli continui multicopia fino ad un massi-
mo di 5 copie.
La DL4600 completa la gamma delle stam-
panti ad alte prestazioni comprendente già i
modelli DL5600 e DL4400; quest’ultima di-
sponibile ora nella versione P in grado di
commutare il funzionamento dal modulo con-
tinuo al foglio singolo in maniera del tutto
automatica via software mediante un dispo-
sitivo denominato HCPP (Host Controlied Pa-
per Path), e di vanare m modo automatico la
distanza fra la testina di stampa ed il rullo
(APTC • Automatic Paper Thickness Control)
in funzione dello spessore del supporto di
stampa.
I prezzi della DL4600 sono di 3.100.000 lire
per la versione monocromatica e di
52
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
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di accesso di soli 25 msec., e i nuovi
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volmente i tempi di elaborazione. Sia-
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versione monocromatica e 3.000.000 di lire
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se per la DL4600 e dal prossimo mese di
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Sotek International
Congiuntamente alla Memorex Telex Italia,
in occasione di PomaUfficio la Sotelc Interna-
tional ha presentato un vero e proprio con-
centrato di alte tecnologie nel campo delle
interconnessioni e dei cablaggi costituito da
un esempio di connessione LAN/WAN rea-
lizzato impiegando due reti Ethernet 802.3 In
collegamento locale via bridge ed una terza
rete collegata via bridge remoti della Retix.
distribuiti dalla EuroLan.
Tale esempio di connessione rappresenta-
va la simulazione di una rete locale ospitata
in una sede centrale a Roma con collega-
mento ad una ulteriore rete locale di una
filiale a Napoli ed un ulteriore collegamento
ad una rete comprendente anche i servizi
offerti da un mainframe con sede a Milano.
Quest'ultimo collegamento era implemerv
tato alla velocità di 128 Kbit al secondo e
riproduceva una reale necessità del mercato
dell'utenza medio/grande.
La rete Ethernet era collegata ad una rete
Token Ring tramite un bridge implicito
(802.5) collegata a sua volta, mediante un
Token Ring Attachment ad una unità di con-
trollo remota rappresentata dall'unità Memo-
rex Telex 1174/41R. realizzando in tal modo
un gateway in protocollo 802.2 in grado di
consentire ai personal computer in rete di
emulare un terminale 3270 di un mainframe
IBM alla velocità di 9600 bit/sec.
I personal computer esposti erano della Me-
morex Telex Italia e comprendevano i model-
li MTX 7255 (80386SX MCA). MTX 7045
(80286 AT), MTX 7065 e MTX 7070 (80386
bus ISA): sempre della Memorex Telex Italia
era il soRware utilizzato e la consulenza nel
progetto del collegamento remoto all'IBM e
delle reti che impiegavano repeaier, multire-
peater, repeater ottici e transceiver della
sene LAN-Line della società AMP Italia.
Tra le novità nel campo dell'Interconnes-
sione presentate dalla AMP sono da citare i
sistemi AGO e Thinnet Tap System.
Il primo (Amp Communications Outlet) è
un dispositivo modulare in grado di offrire, in
soluzioni variamente configurate, la connetti-
bilità di connettori per dati, in standard MMJ,
con jack telefonici e del tipo Broadband,
utilizzando all'Interno della scatola di deriva-
zione un solo connettore standard al quale è
collegato un circuito per gli adattamenti di
impedenza richiesti.
Il Thinnet Tap System, del quale è pubbli-
cata la fotografia, non necessita di alcuna
atrezzatura di installazione e garantisce la
continuità e l'efficienza della rete anche in
caso di mancata connessione di un suo ele-
mento.
Intercomp: Master X486
Ancora a RomaUfficio, la Intercomp, me-
diante il proprio agente per il Lazio, rappre-
sentato dalla società Tibur System di Bagni
di Tivoli, ha presentato la linea di personal
computer denominata «High Performance”
comprendente i modelli Target XAT, basato
sul chip-set NEAT 286 16MHz; Target X386,
processore 386SX e chip-set NEAT 16 MHz;
Master X386. con processore 80386 a 33
MHz e cache memory.
A completamento della gamma è stato
presentato con l'occasione anche il nuovo
Master X486 basato su una scheda di siste-
ma equipaggiata con il processore Intel
80486 operante con una frequenza di clock a
25 MHz. ma sostituibile, non appena possibi-
le, grazie alle caratteristiche della scheda con
la versione a 33 MHz del medesimo proces-
sore.
Il sistema utilizza un BIOS di produzione
AMI ed offre un bus di I/O controllalo da un
oscillatore separato in modo da poter modifi-
care a piacimento la frequenza sul bus da un
minimo di 6 fino ad un massimo di 16 MHz
Gli stati di attesa possono essere program-
mati via BIOS Setup senza operare su alcuno
jumper presente sulla scheda
Il sistema offre una memoria cache di 128
Kbyte e può essere usata direttamente nel
«burst mode” del 486. m assenza di stati di
attesa sia m scrittura che in lettura.
Una particolare gestione della memoria ha
reso possibile l'impiego di memone DRAM
da 120 ns per la versione a 25 MHz e fino a
100 ns per quella a 33 MHz anche se è
consigliabile, per un rendimento ottimale,
l'impiego di DRAM a 100 e 80 ns
Tra i prodotti esposti anche i software The
Text Speaker della Audiologic e The Mail
Manager «Entry LeveI» della Computer Edu-
cation.
Il primo permette di ascoltare un file
ASCII, digitato da tastiera, con voce maschile
in lingua italiana con buone doti di intelligibili-
tà e naturalezza del parlato; il secondo per-
mette di utilizzare il servizio PT Postel di
posta elettronica con costi e tempi di conse-
gna piuttosto ridotti
Acca Software PreVus
Già conosciuta per essere la software
house che ha sviluppato i software PnMus e
CanTus. rispettivamente per il computo me-
irico/contabilità lavon s per la contabilità can-
tierl/nlevazione dei costi, la Acca Software ha
annunciato >n occasione di RomaUfficio la
disponibilità di PreVus. un programma dedi-
cato a quanti operano nel settore dei serra-
menti
PreVus si compone di due moduli che si
occupano, rispettivamente, della gestione di
preventivi, ordini, contratti, con riferimento a
listini a pezzo e calcolo automatico del costo
a metro quadrato, luci nette, luci di fatturazio-
ne. Le misurazioni possono essere introdotte
nei modi più comuni (interno controtelaio,
esterno controtelaio, intonaco finito, muratu-
ra grezza, esterno telaio) mentre una potente
funzione di word processing permette di
utilizzare modelli standard per preventivi e
contratti, oppure di personalizzare ogni singo-
la offerta
Il secondo modulo è destinato principal-
mente alle aziende produttrici in quanto, dal-
le misurazioni effettuate in cantiere, fornisce
le schede per i passaggi di lavoro relativi alla
produzione dei serramenti oggetto della
commessa.
Il modulo offre la possibilità di stampa
dell'intera distinta dei componenti o di stam-
pe divise per gruppi omogenei di matenali
come ad esempio: profili metallici, ferramen-
ta, vetri, guarnizioni, legno
I due moduli possono comunicare tra loro
e permettono II passaggio dei dati dalla se-
zione dei preventivi a quella di produzione e
viceversa per qualsiasi tipo di serramenti
(legno, alluminio, acciaio, PVC).
54
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
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all impiego di architetture avanzate e
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L'interfaccia utente del programma pre-
senta le medesime carattensiiche di facilità
d’uso, potenza e versatilità degli altri prodotti
della Acca Software ed offre anche un poten-
te help in linea a due livelli sensìbile al
contesto
Una serie di utilità come un'agenda con
avviso delle scadenze, una rubrica telefonica,
una calcolatrice, completa la dotazione de)
software in grado di gestire un numero di
dati limitato esclusivamente dall'hardware
impiegato e capace di produrre archivi com-
patibili con I più diffusi programmi di data
base ed elaborazione testi.
il manuale operativo del prodotto é in
Italiano ed é garantito un servizio di assisten-
za telefonica
Altre realizzazioni, già disponibili in beta-
version, consistenti nella conversione delle
procedure realizzate sulle piattaforme MS-
DOS in ambienti distnbulti (OS/2. Xenix, Uni-
X). nella realizzazione di una versione per
LAN del programma CanTus e nel completa-
mento delle procedure disponibili sul softwa-
re PriMus con la gestione WP di capitolati
speciali d'appalto e l’analisi dei prezzi con
archivi di base di costi elementari, costi com-
posti; sono state annunciate proprio nel cor-
so di RomaUfficio.
Accordo Epson/Olivetti
La Seiko Epson Corporation e la Olivetti
Penpheral Equipmem (OPEi hanno annuncia-
to il raggiungimento di un accordo che per-
metterà all'azienda facente capo alla Olivetti
Office di produrre stampanti Epson seguen-
do le specifiche tecniche di quest'uliima
Le stampanti, un modello della attuale
linea a 9 aghi, sono già prodotte nello stabili-
mento OPE di San Bernardo d’Ivrea e distri-
buite in Europa tramite la rete commerciale
La Olivetti Penpheral Equipment è il mag-
giore produttore europeo di stampanti per
computer e vanta una posizione di rilievo nel
settore delle stampanti dedicate alle applica-
zioni speciali. La produzione annua totale é di
350.000 stampanti.
La Seiko Epson Corporation opera in 22
nazioni secondo un piano di intervento a
favore delle economie locali II fatturato mon-
diale complessivo della Epson é di 6300
miliardi di lire
Schede Motorola VME
con Dram da 4 Mbit
La Motorola ha introdotto sette nuovi mo-
duli VME, con maggiori capacità di memoria
In particolare quattro di queste impiegano
memorie dinamiche da 4 Mbit
La famiglia si compone dei computer su
scheda singola, con Ram interna da 16 o 32
Mbit, basali su processore MC68030 e co-
processore MC68882 con clock a 25 MHz;
moduli di memoria con capacità di 4. 8, 16 o
32 Mb. per il trasferimento di dati organizzati
su 8, 16, o 32 bit; moduli di memoria CMOS/
EpronVEeprom. con capacità di memoria sta-
tica CMOS di 1 Mb e fino a 16 Mb di Eprom/
Eeprom
Tra le applicazioni potenziali di tali schede
CI sono la realizzazione di stazioni di lavoro a
basso costo; sistemi per animazione compu-
terizzata. desk top publishing e sistemi mul-
tiutente per uso commerciale sempre a bas-
so costo.
Bayer veste il Macintosh Portable
Lo scorso mese di settembre la Apple
Computer Ltd, ha immesso sui mercato, il
nuovo Macintosh portatile, provato sullo
scorso numero di MC. la cui struttura ester-
na è stata realizzata con il policarbonato
Bayer makrolon
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lizzata mediante stampaggio ad iniezione con
un tipo di makrolon resistente alla fiamma.
Questo tecnopolimero è stato scelto in quan-
to. oltre a soddisfare al massimo i requisiti di
resistenza all’urto ed alla rottura, di buona
qualità superficiale e stabilità alla luce, è
particolarmente idoneo allo stampaggio ad
iniezione.
Nello sviluppo del nuovo computer, la
Bayer AG e la sua affiliata statunitense Mo-
bav Corporation hanno partecipato alla pro-
gettazione ed alla produzione della struttura
esterna con una valida assistenza tecnica. La
decisione della Apple di scegliere come forni-
tore la Bayer, produttore europea di materie
plastiche operante a livello mondiale, esprì-
me l'orientamento della Apple e della Bayer
verso il concetto di marketing globale.
Amdac: Comi Voyager
É prodotto dalla francese Comi e distribui-
to dalla Amdac di Roma il Voyager, un mo-
dem con accoppiatore acustico dalle dimen-
sioni molto ridotte e dalle prestazioni di tutto
rispetto.
Conforme agli standard CCITT V21. V22,
V23 e Bell 212/103, il Voyager consente di
effettuare collegamenti a sistemi remoti alle
velocità di 300, 1200 e 1200/75 baud nella
versione base e fino a 4800 bps con il
protocollo Microcom MNP 5 di compressio-
ne dei dati nella versione Enhanced in grado
di assicurare anche il rispetto delle modalità
di funzionamento afferenti allo standard
CCITT V22 bis e Microcom MNP 4/5.
L’interfacciamento con la linea telefonica
avviene mediante un accoppiatore acustico
dalle dimensioni altrettanto ridotte e caratte-
rizzato da un sistema di aggancio molto
pratico; in alternativa è possibile il collega-
mento diretto alla linea mediante un connet-
tore RJ1 1 L’alimentazione avviene mediante
una battona da 9 volt che assicura un’autono-
mia di circa 20 ore
Le dimensioni molto contenute, paragona-
bili per superficie a quelle di una carta di
credito, ne consentono l’uso nelle condizioni
pili) diverse; da una cabina telefonica al radio-
telefono installato in automobile. Grazie alla
compatibilità con lo standard Hayes, il Voya-
ger funziona praticamente con tutti i softwa-
re in grado di gestire tale set di comandi,
capace, tra l'altro, di eseguire automatica-
mente la composizione automatica dei nu-
meri telefonici sia in modalità tone che pulse
Technitron Data: i prodotti OKI
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INTEL
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6 MHz
INTEL
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247.000
80287-8
8 MHz
INTEL
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80287-10
IO MHz
INTEL
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12 MHz
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80387SX16
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80387-16
16 MHz
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660.000
80387-20
20 MHz
INTEL
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25 MHz
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80387-33
33 MHz
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80C387-Ì6
16 MHz
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660.000
80C387-20
20 MHz
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80C387-25
25 MHz
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termiche a colori; stampanti ad impatto a
matrice di punti a 9. 18, 24 aghi; stampanti
laser ed a tecnologia led.
La gamma comprende modelli che si esten-
dono dalla economica Okimate 20 a trasferi-
mento termico in grado di stampare a colori
grafica e testo su 80 colonne ad un prezzo di
750.000 lire, fino alle Okilaser della serie
400/800 capaci, nspettivamente, di 4 o 8
pagine al minuto con una risoluzione di 300
dpi ed una buona dotazione di font residenti
con un prezzo che parte da 2.850.000 della
OL400 in versione base. Le stampanti distri-
buite comprendono anche modelli più tradi-
zionali come la Microline 1B2 Elite del prezzo
di 750.000 lire con testina a 9 aghi e velocità
di 155 cps in modo draft e 40 cps in modo
LQ; le Microline 292 e 293 Elite, rispettiva-
mente del prezzo di 1 .500.000 e di 1 .900.000
lire, con testa di stampa a 18 aghi capace di
300 cps in modo alta velocità, 240 cps in
draft e 100 cps in modo LQ con interfaccia-
mento parallelo Centronics, seriale RS232 e
RS422 con velocità fino a 19200 baud: le
Microline 390 e 391 a 24 aghi capaci di 225
cps in modo draft e 75 cps in modo LQ e con
risoluzioni grafica di 360 dpi e dal prezzo
compreso tra 1.590.000 e 2.150.000 lire.
La gamma delle stampanti a 24 aghi è
completata dairofferta della Microline 393 in
grado di offrire numerose velocita di stampa:
high speed a 15 cpi di 450 cps, data proces-
sing a 12 cpi di 360 cps. NLQ a 12 cpi di 180
cps e LQ a 12 cpi di 120 cps.
La matrice di stampa varia da un minimo di
8 X 24 punti, in modo high speed, ad un
massimo di 30 x 24 punti nella modalità LQ.
Un buffer con capacità massima di 64
Kbyle permette di impegnare in misura mi-
nore il computer nella fase di stampa.
La dotazione di interfaccia parallela Centro-
nics e seriale RS232 in unione alle emulazio-
ni IBM ProPrinter ed Epson LQ, permettono
il supporto di praticamente tutte le applica-
zioni software esistenti, comprese quelle
grafiche che possono contare su una risolu-
zione massima dì 360 dpi.
Il costo della Microline 393 é di 3.100.000
lire nella versione monocolore (nero) e
3.400.000 lire nella versione a colon.
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Alpha Team Software
distribuisce Fora
La Fora é una società sussidiaria del grup-
po Acer con sede a Taiwan, specializzata
nella produzione di personal computer laptop
e periferiche grafiche.
Presentatasi ufficialmente sul n^ercato ita-
liano nel corso dell'ultima edizione dello
SMAU, il pacchetto azionario della Fora è
detenuto per ri 55% dal gruppo Acer e per la
restante quota da alcune banche.
I prodotti Fora sono ora distribuiti dalla
Alpha Team Software di Perugia che rende
disponibile la gamma di portatili LP286L.
LP286B, LP336SX e gli scanner IMG-31 1 e
IMG-321
I portatili LP286L sono basati sull'impiego
della CPU 80286 con clock a 6 o 12 MHz e
sfruttano un chip-set della C&T. il BIOS é di
produzione AMI ed e contenuto in una SOM
da 64 Kbyte mentre la memona RAM é di 1
Mbyhe espandibile fino ad un massimo di 5
Mbyte. Il display video e di tipo LCD ad allo
contrasto antiriflesso supertwist e backlit
con una risoluzione di 640 x 400 pixel ed
emulazione dei modi video HGC, CGA e
MOA
Due slot di i^spansione. uno a 16 bit e
l'altro a 8 bit, permettono l'insenmento di
schede corte, mentre la dotazione di interfac-
ce comprende una porta parallela, due porte
seriali, la porta per la tastiera esterna e per
un monitor esterno, infine, la tastiera offre
82 tasti.
Di livello superiore è il modello LP286Q
che sfrutta il medesimo pro-
cessore del precedente, ma
con frequenza di clock a 8 e
16 MHz a 0 wait state. Il chip-
set è di produzione Neat men-
tre il display è del tipo al pla-
compatibile con i modi
grafici CGA ed EGA La me-
moria RAM è di 1 Mbyte m
configurazione base e
può essere estesa
5 Mbyte
supporto
delle specifi-
che EMS 4.0
Per finire, la
di scan-
IMG in
ato A4
del tipo flat-
bed, offre pre-
stazioni di buona qualità
come la gestione di 15 diversi pattern
per la restituzione dei mezzi toni, 51 livelli di
contrasto ed altrettanti di luminosità: modali-
tà di scansione Ime-art, mezzitoni e modo
misto; la velocità di scansione per un foglio
A4 è di 10 secondi per il modello IMG-31 1 e
18 secondi per l'IMG-321 con nsoluzioni.
nspettivamente. di 300 e 400 dpi
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Algol:
adattatore tascabile per LAN
Si chiama Xircom e viene commercializza-
to dalla Algol Spa, Tadatiatore di dimensioni
molto contenute (12,8 x 6,1 x 2,1 cm) per la
connessione di personal computer portatili
MS-DOS in rete locale.
L'adattatore é disponibile in sette diverse
versioni per il collegamento con le più diffuse
reti locali quali Ethernet, 10 Base-T Ethernet,
Token Ring. Arcnet e le loro differenti tipolo-
gie. Il suo impiego è piuttosto agevole e
comporta il solo impegno della porta paralle-
la. Inoltre, lo Xircom è fornito di un proprio
alimentatore di energia elettrica, che gli per-
mette di operare in piena autonomia senza
sottrarre le risorse energetiche al computer.
L'adattatore viene commercializzato con
una dotazione software contenente i driver
per tutti I tipi di rete, tra i quali quelli per le
reti 3Com, Novell, IBM. Arcnet. oltre ad un
disco di installazione contenente programmi
per la diagnostica.
La dotazione é completata da un manuale
che descrive dettagliatamente le soluzioni da
adottare in caso di eventuali problemi del-
l'hardware o del software di collegamento.
Nuova Lan Station dalla Bargate
Le caratteristiche più apprezzate della linea
Networking Bargate, distribuita in Italia dalla
società A6L. sono le ridotte dimensioni della
nuova Lan Station e le prestazioni, basate su
un potente sistema 286 a 8/12 MHz zero
wait state con 512 Kbyte RAM espandibile a
4 Mbyte. Tra l'altro, integra su scheda l'adat-
tatore video VGA. due porte seriali, una paral-
lela. le interfacce per due floppy disk drive
esterni. All'Interno è presente uno slot di
espansione in cui possono trovare posto
schede di rete Ethernet o Token Ring corre-
date di boot remoto per il collegamento ai
software di rete locale: Novell Advanced
NetWare. 3COM o 3-Fnetwork.
Senza supporti magnetici convenzionali,
offre una soluzione ottimale a tutti coloro che
hanno problemi di spazio: infatti può essere
dislocata sotto la tastiera, sotto il banco
d'appoggio o altro.
La linea Networking Bargate include inoltre
tre differenti tipi dì scheda: Lan Ethernet,
Token Ring 6 bit e Token Ring 1 6 bit, rispetti-
vamente per PC e AT.
La scheda Bargate Ethernet adotta lo stan-
dard IEEE 802.3 Ethernet 10 Base 5 CSMA/
CD standard a 10 Mbit mentre la scheda
Bargate Token Ring AT e PC implementano
Tinterfaccia IEEE 802.5, IEEE 802.2 LLC a 4
Mbit di banda base.
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Datamatic:
Controller Perstor
e Powermouse 100
La Divisione Prodotti per l’Informatica delta
Datamatic ha recentemente acquisito la di-
stribuzione di due perifenche: Controller Per-
stor mod. PS 180 e Powermouse 100.
I Controller PS 180 Perstor consentono
quasi di raddoppiare, in maniera elettronica,
la capacita dichiarata di immagazzinamento
dati degli hard disk di tipo MFM (Modifv
Frequency Modulation) adottando il metodo
di codifica AHLL (Advanced Run Lenght Limi-
ted 2.7). Questo aumento di circa il 90% é
accompagnato da una maggiore velocità di
trasferimento dati: 9 Mbit secondo contro 5
Mbit secondo tradizionali.
II controller suddivide il disco rigido in 31
settori per traccia e con la possibilità di
indirizzare il Bios. pud essere affiancato da
altre schede di gestione di memorie di
La compatibilità di tale carattehstiche é per
memorie di massa con specifiche IEEE o
standard ST 506/412, standard quest'ultimo
diffuso tra gli hard disk e adottato da varie
case costruttnci (CDC. Fuji, LaPine, Maxtor,
Miniscribe, Nec Redime, Newbury Data, Se-
agate, Western Digital ecc.).
I Controller PS 180 Perstor possono esse-
re collegati ad elaboratori di classe PC/XT sia
AT/386 e compatibili, cioè sono disponibili
nelle versioni con bus dati a 8 bit e a 16 bit.
Nella versione a 16 bit svolgono la funzio-
ne di controller floppy da 5.25 pollici e 3,5
pollici, con compatibilità con gli ambienti di
sviluppo Xenix. OS/2 e Novell.
Tra le altre caratteristiche gestiscono di-
schi rigidi dotati fino a 15 testine di lettura/
scrittura e 2.048 cilindri, fruendo di un fattore
di correzione/ricorrezione di errore che usa
un codice di 56 bit (circa il doppio di un
controller standard}.
Parallelamente è stato commercializzalo
un Bios IBM compatibile in grado di suppor-
tare 60 diversi tipi di hard disk.
Passando dai controller alle periferiche di
input, ecco il Powermouse 100. Qusta peri-
ferica è prodotta dalla californiana, ed è at-
tualmente l'unico Mouse con tastiera «on
board».
In pratica non è un seplice mouse, bensì
una periferica di input multifunzionale che
comprende: mouse, tastiera di funzioni, ta-
stierino numerico, controllo remoto, macro
programma e software driver, corredato di
15 gruppi di macro istruzioni, per i più cono-
sciuti pacchetti software.
La produttività è inoltre aumentata dalla
possibilità di memorizzare stringhe di 255
caratteri e disponendo di 40 tasti funzione si
accede a 240 possibili macro comandi.
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COMDEX/Europe at SICOB
di Francesco Fulvio Castellano
Comdex e Sicob uniscono le forze e nasce la nuova mostra pan-europea di informatica
IParigi, 23-28 aprile 1990 e 3-8 ottobre 19901
The InteHace Group, organizzatore di
Comdex, la più importante rassegna di
informatica negli Stati Uniti, ed il Comité
des Expositions de Paris, organizzatore di
SICOB. una delle maggiori mostre europee
di informatica, hanno annunciato a Milano
di avere raggiunto un accordo di collabora-
zione che vedrà la nascita della manifesta-
zione iiCOMDEX/Europe at SIC08».
.COMDEX/Europe at SICOBn verrà or-
ganizzato a Parigi dal 23 al 28 aprile nel-
l'ambito della mostra GRAND SICOB
Adottando la formula vincente utilizzata da
COMDEX negli Stati Uniti, per la prima
volta I maggiori distributon e nvenditori
dagli Stati Uniti e da tutta Europa saranno
riuniti In questa manifestazione che, oltre
ad offrire un'opportunità unica di incontro
con il mondo della microinformatica «made
in USA», presenterà anche prodotti all'a-
vanguardia nel settore delle telecomunica-
zioni e trasmissione dati, macchine ed arre-
damenti per ufficio e sarà arricchita da un
ampio programma di conferenze.
Un'edizione autunnale di «COMDEX/Eu-
rope» verrà anche organizzata dal 3 al 6
ottobre.
Il dipartimento del Commercio di Wa-
shington ha dato il suo patrocinio ufficiale a
questa nuova manifestazione e sponsoriz-
zerà. tramite gli Uffici Commerciali del-
l'Ambasciata a Parigi, un Padiglione Ameri-
cano dove saranno ospitate oltre tOO so-
cietà che tradizionalmente espongono a
Comdex negli Stati Uniti e per le quali è ora
divenuto di vitale importanza stabilire ade-
guati canali distributivi in Europa. Questo
rappresenterà per i visitatori italiani ed eu-
ropei un'opportunità unica per entrare in
contatto con le più avanzate tecnologie
statunitensi e per iniziare nuovi rapporti di
collaborazione commerciale e tecnologica
con le aziende d'oltreoceano.
Da parte sua. Diana La Muraglia. Diretto-
re Marketing Internazionale di Interface
Group, ha affermato che «l'alleanza con
SICOB SI colloca in una strategia globale
degli organizzatori, che ben riconoscono le
implicitazioni che la «Nuova Europa del
1993" porterà nel settore dell'informatica:
un mercato unico con 320 milioni di consu-
matori. un fatturato di oltre 35 miliardi di
dollari nel 1989 ed un tasso di crescita
previsto del 30% annuo».
La crescita e lo sviluppo dell'industria
informatica europea ed i progressi fatti
dalla Comunità Economica Europea verso
l'unificazione nel 1993 sono fatton decisivi
nella scelta di COMDEX di unire le forze a
SICOB ed offnre (a possibilità di mostrare
all'intera Comunità Europea i più avanzati
prodotti di informatica in un'unica sede.
L'articolato programma di conferenze a
«COMDE>ÙEurope at SICOB» vedrà i mag-
giori esperti americani ed europei affronta-
re temi specifici de! mercato pan-europeo
per i prodotti di microinformatica. con parti-
colare rifenmento al marketing ed alle esi-
genze della distnbuzione.
Per I produttori amencani di microinfor-
matica «COMDEX/Europe at SICOB» rap-
presenterà la possibilità di entrare sul mer-
cato europeo e prepararsi a cogliere le
opportunità eccezionali che l'Europa del
1993 offrirà loro. Secondo la società di
ncerche di mercato Dataquest, nei prossi-
mi tre anni l’Europa ha il potenziale per
diventare il più grande mercato al mondo
per i prodotti PC: molte aziende americane
hanno già colto i frutti di questa costante
ascesa. Le previsioni vedono una forte
domanda di macchine ad altre prestazioni
con la supremazia, entro il 1992, di PC
80386 I computer laptop dovrebbero rap-
ZenHh Z-386/20
Zenith Data System completa la propria
offerta di prodotti nel settore dei personal
computer presentando lo Z-386/20, un com-
puter desktop basato sul microprocessore
Intel 80386 con frequenza di clock a 20 MHz
Grazie ad una cache memory da 16 Kbyte
ed alla tecnologia ESDI, il nuovo Zenith Z-
386/20 sfrutta al meglio le capacità del pro-
cessore offrendo le caratteristiche più adatte
alla risoluzione di particolari applicazioni co-
me DTP, CAD, CAM,
Già disponibile presso tutti i punti vendita
della rete di nvenditori e VAR autorizzati
Zenith Italia al prezzo di 7.990.000 lire nella
versione con hard disk da 40 Mbyte e
8.990.000 lire nella versione con hard disk da
70 Mbyte, lo Z-386/20 offre 1 Mbyte di
memoria RAM espandibile a 8 Mbyte diretta-
mente sulla scheda e fino a 64 Mbyte su
schede aggiuntive, Socket per coprocessore
Intel 80387 o Weitek 3167; cache memory
ad archiettura PIPO (First Input First Output)
con 16 livelli di priorità di accesso.
La dotazione è completata dalla disponibili-
tà di schede video VGA. EGA, CGA, MDA,
Hercules: disk dnve da 3.5 pollici della capa-
cità di 1 44 Mbyte: 2 porte seriali ed una
porta parallela; 3 slot di espansione e hard
disk in tecnologia ESDI in grado di assicurare
il trasferimento dei dati ad una velocità di 10
Mbit al secondo.
Lo Z-386/20 viene fornito completo di si-
stema operativo MS-DOS 3.3, MS-Windows/
386 standard e in opzione anche di MS OS/2
VLSI SRAM da 256 Kbyte
e RAM Cache
La VLSI ha reso disponibili SRAM da 256
Kbyte a ridotta dissipazione di potenza, ele-
vata velocità e percentuale molto bassa di
erron transiton. insieme a due nuove RAM
cache di tipo TAG Entrambe le famiglie di
chip sono state costruite con tecnologia
CMOS.
I chip di memoria da 32768 word x 8 bit,
sono disponibili in due versioni, VT62382 e
VT62382L a basso consumo e sono dotati di
package PDiP o 80| da 300 mil, a differenza
di componenti analoghi che sono incapsulati
in contenitori da 600 mil.
La dissipazione varia da 120 mA in stato
attivo a 2 mA in stand-by. Un consumo di tali
proporzioni riduce i problemi relativi alla dissi-
pazione del calore e permette la ntezione dei
dati in memoria, rendendo il dispositivo parti-
colarmente indicato per l'uso in sistemi com-
patti e/o portatili.
Tra le altre caratteristiche salienti c'è l’abili-
tazione d'uscita in 15 sec e tempi di ciclo e di
accesso nspettivamente pari a 35 o 45 ns.
La nuova SRAM è if pomo prodotto proget-
tato e realizzato congiuntamente da VLSI
Technology e Hitachi sulla scorta di un accor-
do di collaborazione siglato nel maggio del
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
NEWS
Un parere...
Chi scrive é stato per artr^i il responsa-
bile deirUfficio Stampa e P.R. dello Smau
di Milano e già nel 1987. dopo una visita
al Comdex di Las Vegas e incontri con i
responsabili della manifestazione, questi
ultimi avevano espresso vivo interesse
verso k) Smau e, in particolare, desidera-
vano fortemente organizzare un'edizione
eunspea del Comdex in Italia in concomi-
tanza. 0 con formula diversa, con il Salo-
ne milanese. Un mio rapporto su tale
possibilità, che tra le altre cose positive
avrebbe attirato' tutti quei visitatori stra-
nieri di cui difetta k> Smau. era stato
sottoposto all'attenzione del Presidente
dello Smau. ma è rirrtasto senza seguito.
Questa è. secondo il mio modesto
parare, una grande occasione perduta da
Smau e. indirettamente, dall'Italia,
nonché un colpo ben assestato dal Sicob
presentare il settore a più veloce crescita.
Si nota una tendenza a preferre prodotti di
alta qualità della fascia alta, a scapito di
prodotti a basso costo provenienti dal Sub
Est asiatico. Nel settore del software inno-
vativo è ancora altissima. Tutte queste
opportunità potranno essere colle solo da
quelle società che sapranno prepararsi ad
affrontare il mercato europeo
La concorrenza diventerà sempre più for-
te via via che le imprese assumeranno un
approccio pan-europeo al mercato. Fusioni
e acquisizioni ridurranno il numero dei con-
correnti e per le società europee sarà stra-
tegico sviluppare nuovi contatti ed alle-
anze
francese attraverso il suo presidente Max
Hermieu. É inevitabile qui porsi di frante
al problema mostre d'informatica alla sca-
denza dell'incombente 1993. quando
l'Europa si ritroverà con tre grandi saloni
del settore e una mezza dozzina di salon-
cini similari sparsi per il continente. Sarà
molto difficile che i tre enti. CeBIT, Sicob
e Smau potranno convivere in un merca-
to sempre più sofisticato e dove i tempi
da dedicare, da parte di visitatori e di
espositori, a tre mostre all'anno che si
assomigliano ormai come tre gocce d'ac-
qua saranno sempre più stretti.
«Una sola manifestazione sopraw'n/e-
rà». mi diceva pochi giorni fa a Bruxelles
un alto funzionario della Cee che si sta
interessando del problema: sarà quella
che possiede la sede più adeguata per
strutture espositive, spazi sufficienti e,
scusate se è poco, prestigio.
f.f.c
La Nuova Europa del 1993 avrà anche un
altro ruolo fondamentale per le aziende
statunitensi: sarà il ponte più diretto verso i
nuovi mercati dell'Est europeo, che stanno
cambiando sotto i nostri occhi e che in
poco più di tre mesi hanno dato un nuovo e
radicale significato all'espressione «merca-
É poi intervenuto alla conferenza stampa
Pierre Le Moine. Direttore Comunicazione
e Responsabile di SICOB. che ha affermato
che "i progressi fatti da SICOB nei passati
40 anni al servizio dell’industria delle mac-
chine per ufficio, computer e telecomuni-
cazioni riceveranno un impulso maggiore
dall'alleanza con COMDEX e renderanno
questa nuova manifestazione la mostra
pan-europea per eccellenza per i prodotti di
microinformatica. Due volte all’anno, in
concomitanza con SICOB. Parigi diverrà
realmente la «capitale europea della tecno-
SICOB. alla sua 41esima edizione, dal
1950 ad oggi è cresciuto fino ad offrire
quattro mostre in una: COMDEX/Europe:
l'T 90 (prodotti di rete e telecomunicazioni);
EFFITEC 90 (macchine per ufficio) e Dl-
MENSION 3 (soluzioni di interni ed arreda-
menti per ufficio). Verrà inoltre organizzata
STUDEO, una speciale esposizione di tec-
nologie applicate al settore della didattica e
training, ed una mostra-incontro con azien-
de che ricercano personale altamente qua-
lificato nel settore high-tech
L'ingresso alle varie rassegne sarà riser-
vato agli operatori specializzati ed à atteso
un pubblico di oltre 150.000 visitatori, che
includerà i maggiori distributori di microin-
formalica europei, rivenditori, software
house, VAR, VAO, integratori di sistemi,
OEM, oltre ai grandi utilizzatori finali. L’in-
gresso alle manifestazioni sarà gratuito per
tutti i visitatori stranieri. Le rassegne avran-
no luogo presso il Pare des Expositions de
Paris-Nord Villepinte, a 5 minuti dall’aero-
porto Roissy-Charles-De Gaulle e a 20 mi-
nuti dal centro della città.
Al termine della conferenza, malgrado le
assicurazioni di M. Le Moine sulla non
invadenza da parte di SICOB nei riguardi
delle altre mostre similari europee, aleggia-
va nella sala la sensazione che «mala tem-
pora curruntu per CeBIT e SMAU.
1988. Di particolare interesse é la tecnologia
impiegata per la progettazione del circuito
delle celle di memoria che riduce la suscettibi-
lità alle particelle alfa causa di errori transitori.
Le due RAM Cache, VT7152 2 VT7154,
danno un tempo di risposta inferiore ai 25 ns
e vengono prodotti sia in contenitore PLCC
che PDIP da 6(K) mil a 28 pin.
Quest'ultimo tipo di memoria può essere
usato al posto di SRAM e comparatori ester-
ni per compiti di confronto e memonzzazio-
ne, in quanto richiedono un numero inferiore
di chip oer l'esecuzione delle medesime fun-
zioni, in tal modo i ritardi di interconnessione
sono notevolmente ridotti
Unibit PCbit 386SX
Proposto ad un costo piuttosto convenien-
te che parte da 3,950.000 lire della configura-
zione minima, il PCbit 386SX rappresenta il
modello entry-level della linea professionale
Unibit basata sull'impiego del processore In-
tel 80386. Il microprocessore 80386SX a 32/
16 bit consente la piena compatibilità con il
software e le applicazioni sviluppate per il
microprocessore 80386. La frequenza di
clock e di 1 6 MHz, ma può essere abbassata
a 8 MIHz per assicurare la compatibilità hard-
ware e software con tutti i prodotti già
esistenti.
La RAM standard è di 1 Mbyte e può
essere espansa fino a 8 Mbyte direttamente
sulla mother board e fino ad un massimo di
16 Mbyte utilizzando delle schede di espan-
I moduli di memona adottabili sulla scheda
sono del tipo SIP (Single In-line Package) e
permettono la gestione della memoria in
modalità Page-Interleaved
Un gestore integrato permette l'impiego di
memorie espanse secondo lo standard
LIMM EMS 4.0 mentre la possibilità di poter
utilizzare una shadow RAM per il BIOS (di
produzione AMI} incrementa significativa-
mente la velocità di esecuzione dei processi.
II PCbit 386SX é disponibile in vane confi-
gurazioni che possono disporre di hard disk
con capacità di 20, 40 e 80 Mbyte con tempi
di accesso dell’ordine dei 28 ms con interlea-
ve 1:1. L’interfaccia utilizzata per gli hard
disk è del tipo ST506 ed il cabinet offre la
possibilità di installare 3 drive da 3.5 o 5.25
pollici del tipo slim con capacità comprese
tra 360 Kbyte e 1.44 Mbyrie. La dotazione di
interfacce e connettori di espansione com-
prende quattro slot di espansione a 16 bit ed
uno slot a 8 bit, due porte seriali ed una porta
parallela Centronics, mentre la dotazione
software comprende il sistema operativo
MS-DOS 4.01, completo di Shell e GW-8asic
e l’ambiente operativo multitasking Windows
386.
Varie configurazioni sono possibili per ciò
che nguarda la dotazione di adattatori video e
monitor comprendenti anche modelli in stan-
dard VGA.
MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990
69
NEWS
Seminario su virus e... «vermi»
di Stefano Tona
Si è tenuto il 15 e 16 marzo, a Milano, un
seminario sui virus e sui problemi di sicurez-
za nei personal computer e nelle reti.
Relatore del seminario é stato il Dr, J.
Douglas Tygar, Assistant Professor nella
Scuola di Informatica della Camegie Mellon
Universitv II Dr. Tygar ha una notevole
esperienza sui temi della sicurezza informa-
tica; tra l'altro ha collaborato con la Micro-
soft per lo sviluppo dei sistemi di sicurezza
deirOS/2.
L'evento si apriva con l’analisi del "ver-
me» che ha colpito la rete Internet nel
novembre 1988, Nella colorita terminologia
che si è diffusa per la descrizione di questo
tipo di problematiche, un verme si distingue
da un virus in quanto quest'ultimo agisce da
parassita, modificando uno o più programmi
eseguibili, e si trasmette da un personal
computer all’altro quando un utente scam-
bia file e programmi con altri utenti: per
contro un verme non modifica alcun pro-
gramma, e si trasmette su una rete di
elaboratori, sfruttando alcuni degli automati-
smi previsti per il dialogo tra sistemi in rete.
Proseguendo, il relatore ha esaminalo
alcuni dei sistemi di autenticazione più affi-
dabili. L'affidabilità di un sistema di autenti-
cazione dipende direttamente dalla robu-
stezza dell'algoritmo utilizzato, e dalla invio-
labilità della chiave di codifica. Al primo
posto vengono i sistemi crittografici, che si
distinguono in tre grandi categorie: a chiave
privata, a chiave pubblica, a conoscenza
zero I sistemi a chiave privata prevedono
una chiave per ciascuna delle possibili cop-
pie di elaboratori nella rete. Quindi, ciascuna
delle n macchine deve conoscere (n-1)
chiavi, una per ognuna delle altre macchine.
Il metodo è poco affidabile e comporta
enormi difficoltà di gestione, dato il volume
del file delle chiavi.
I sistemi a chiave pubblica risolvono in
parte i problemi di gestione, in quanto
l'algoritmo prevede due diverse chiavi, una
per la codifica e una per la decodifica. Le
chiavi di codifica sono pubbliche, e chiun-
que può codificare un messaggio. Le chiavi
di decodifica sono segrete, e ogni sistema
conosce soltanto la propria. Ma anche que-
sto algoritmo si presta a violazioni, soprat-
tutto alla ricerca della chiave per tentativi
casuali ripetuti.
Nei sistemi a conoscenza zero, le infor-
mazioni che I sistemi si scambiano per
riconoscersi e autenticarsi sono tali da pre-
supporre la conoscenza delle chiavi, ma
senza che nemmeno un bit di una chiave
venga mai scambiato, o utilizzato per la
codifica.
Il Dr. Tygar ha dimo-
strato come questi siste-
mi siano semplici da im-
plementare, e pratica-
mente inviolabili
Nella seconda giornata
sono stati esaminati > pro-
blemi che si pongono al-
l’utente di un personal
computer per il rischio di
contrarre un virus. Il me-
todo più sicuro che si può
adottare per minimizzare
il rischio é di certificare
ciascuno dei file critici
(programmi eseguibili,
overlay); esistono degli
algoritmi particolarmente
efficienti, e più affidabili
della semplice checksum
o del CRC (Cyclical Re-
dundancy Check, l’algo-
ritmo adottato nei proto-
colli di scambio file via
interfaccia seriale e mo-
dem). Un sistema che
tenga conto delle "im-
pronte digitali» di ciascun
file, può essere costruito
in modo da attrarre l'at-
tenzione dell'utente su
una modifica inattesa di
un file. Ad esempio, se
un programma eseguibile
aumenta di lunghezza
senza che l'utente lo ab-
bia modificato e ncompi-
lato. SI può sospettare l’a-
La seconda giornata si
è conclusa con l'esame di
alcuni dei dispositivi inter-
ni di sicurezza dei sistemi
operativi più diffusi, e con
uno sguardo alle tenden-
ze prossime in materia di
sicurezza nei sistemi indi-
viduali e distribuiti
70
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
1990
PROCEDURE FISCALI ^
INTEGRATE
KIT SOFTWARE E MODULI ggÌ1
Le noslre procedure integrate consentendo il
Irava-so dei dati comuni, facilitano la compila-
zione delle dichiarazioni ed evitano gli errori.
I programmi, composti dì procedura carica-
mento dati e disco stampa, operano su PC in
ambiente MS-DOS.
Sul video uno .schema riporta i quadri dei mo-
duli predisposti dal Ministero delle Finanze e
facilita l'inserimento dei dati.
E' possibile la conversione delle dichiarazioni
1989. il caricamento dì nuovi dati e di nuove
dichiara/ioni: inoltre sono inserite numerose
funz.ioni di utilità e .stampe di servizio.
Tracciati Record
Tutti i programmi consentono di importare da
qualsiasi procedura gestionale i dati utili alle
dichiara/ioni. Nelle note operative dei pro-
grammi sono inseriti i tracciati record che per-
mettono la possibilità di collegamento tra le
dichiarazioni llscali Buffetti e le diverse pro-
cedure gestionali.
BTl
II programma stampa, sia sul modulo a 96"
che sui moduli a 48". i quadri base (dichiaran-
te e coniuge), allegali, buste, deleghe banca-
rie, calcolo degli acconti d'impo.sia.
La procedura stampa i quadri base A. B, D,
DI. le buste e le certificazioni per le ritenute
d'acconto operaie. Gli archivi anagrafici degli
eroganti e dei percipienii possono essere abbi-
nati contabilmente.
LE APPLICAZIONI
VERTICALI
Questi programmi integrandosi con le proce-
dure per le dichiarazioni permettono la compi-
lazione di moduli ad utilizzo specifico e con-
.sentono di a.ssolvere ad obblighi di carattere
compilativo.
Il programma si collega agli archivi anagrafici
dei programmi IVA. 740, e 750. permettendo
anche di caricare nuove dichiarazioni. Il soft-
ware determina il reddito imponibile previsto
in base al quale l'amministrazione finanziaria
definirà i contribuenti soggetti all'accertamen-
to induttivo.
IMHJ
La procedura utilizza gli archivi dei program-
mi 740. 750 e 760 determina l'imposta e stam-
pa la dichiarazione e II bollettino di versamen-
to.
Ejmssimass
Questa procedura integrandosi al programma
740 determina i contributi al servìzio sanitario
nazionale; stampa il prospetto delie rate dei
versamenti per ogni singolo dichiarante.
Il programma stampa tutti i quadri della di-
chiarazione 760. le buste e le deleghe bancarie
ILOR a saldo e in acconto.
Il programma appositamente definito per le
società di capitali ed enti commerciali, oltre ai
quadri base, stampa i quadri A. E, Et. F. le di-
I KIT
CONTENGONO
PROGRAMMA SU 5“ 1/4
E MODULI
SONO DISPONIBILI
MODULI IN FACSIMILE
PER LE PROVE
DI STAMPA
IL SOFTWARE
E’ DISPONOBILE
ANCHE SU
FLOPPY DA 3 "1/2
SULLE PROCeOUflE □
'suiTSACCiiTiBEcoen □
O ISl
NEWS
TRW Motorola:
il primo SuperChip
Si chiama CPUAX (Centrai Processing
Unii'Aritmetic Extended), il primo SuperChip
del mondo È composto da circa 4 milioni di
dispositivi della grandezza di 0,5 micron e
riesce ad eseguire 200 milioni di operazioni al
secondo (200 Mips),
Il responsabile del settore VHSIC (Verv
High Speed Integrated Circuits) della TRW,
Thomas A: Zimmerman, ha sottolineato che
con una capacità di 200 MIPS, CPUAX rap-
presenta l'equivalente di qualche supercom-
puter tale da riempire una stanza, del peso di
parecchie tonnellate, che richiederebbe ela-
borati sistemi di refrigerazione
Completo di package, il CPUAX misura
poco più di 5 cm di lato e pesa meno di 50
grammi. Utilizzato in coppia con il Processore
Universale (UP) TflW-Motorola, un minusco-
lo chip satellite che collauda, controlla e
configura le risorse disponibili sul CPUAX. é
in grado di autoripararsi.
Questa dose di autodiagnosi e di autoripa-
razione. ovvia agli inconvenienti di fabbrica-
zione e di guasti che intervengono durante il
funzionamento.
Il chip é stato prodotto ad Austin nel
Texas, presso i laboratori Motorola di R&S
mediante una tecnologia brevettata di 0.5
micron. Una sfida notevole quest'ultima. poi-
ché comporta interventi a livello litografico ai
limiti attuali della tecnologia ottica.
Il CPUAX é stato dichiarato funzionale do-
po un collaudo che prevedeva la valutazione
degli elementi funzionali, detti macroceile. la
separazione delle macroceile non funzionanti
da quelle funzionanti, la configurazione di
quest'ultime in un CPUAX operativo ed infi-
ne, l'accantonamento m un banco di riserva
di quelle superflue per un eventuale utilizzo
successivo Questo super chip può funziona-
re da intelligenza centrale in un avanzato
sistema di elaborazione digitale di segnale
(D5P) e può essere utilizzato in un'ampia
gamma di sistemi aerei, terrestri e spaziali
Una volta completato, il CPUAX conterrà
approssimativamente 142 macrocelle, di cui
61 dovranno essere funzionali perché il chip
sia totalmente operativo.
Olivetti rinnova
la gamma dei prodotti
In occasione del CeBIT '90, svoltosi ad
Hannover, la Olivetti ha presentato la nuo-
va gamma di prodotti, che comprende le
soluzioni per l'ufficio ed il mondo professio-
nale. I «consumer products» e l'informatica
distribuita.
Di particolare rilievo l'annuncio
dell'M486, versione desk-top EISA del
Computer Platform CP486, basato sull’o-
monimo microprocessore Intel La mother-
board dell'M486 sfrutta una velocità di
clock di 25 MHz ed è predisposta per
ospitare il coprocessore Weitek 4167, per
operazioni in virgola mobile, o I'i860 ad
architettura RISC, indicato per applicazioni
con calcolo numerico intensivo come quel-
le dei settori tecnico-scientifici ed. in gene-
rale, con funzionalità grafiche
La memoria centrale, alla quale I'i486
accede attraverso un bus a 64 bit. va da 2 a
64 Mbyte mentre la memoria di massa é
disponibile da 100 o 200 Mbyte L'l/0 é
supportato da quattro slot a standard mdu-
stnale EISA (Extended Industry Standard
Architecture)
EISA stato progettato per elaboratori di
grandi prestazioni, fornisce un'estensione
completa a 32 Bit del bus a standard
industriale, permette una capacità di elabo-
razione di 33 MB/s con percorso dei dati a
32 Bit con trasferimento a pacchetto, CPU,
DMA 0 bus master delle unità di I/O e
gestisce una memoria superiore ai 16
Mbyte
Sempre secondo lo standard EISA é sta-
to progettato il controller EVC ad elevata
risoluzione (1024x263 pixel con 256 colorii
compatibile VGA
Contemporaneamente è stato presenta-
to anche il minicomputer l'LSX 4030 siste-
ma fault toterant che inaugura la linea LSX
4000 in ambiente OSA (Open System Ar-
chitecture). Basato su microprocessore
Motorola 68030, ha una memoria centrale
espandibile fino a 32 Mbyte.
Scendendo di fascia troviamo i lap-top
M316 e M211 ed il sistema M290S che
integrano la linea dei personal computer
L'M316 é basato su i386 a 16 MHz di clock
e può essere utilizzato come un vero desk-
top 386SX La memoria centrale é di 1
Mbyte espandibile a 5 Mbyte mentre la
memoria di massa é disponibile sia da 20
che da 40 Mbyte. Lo schermo a cristalli
liquidi è ad alta risoluzione ed offre la
compatibilità VGA oltre a 32 livelli di grigio.
L'M290S invece è un portatile dotato di
processore a tecnologia CMOS 80c286
con velocità di 16 MHz, mentre le altre
caratteristiche di memoria sono le medesi-
me. Si differenzia solo nel video che é
retroilluminato sempre a standard VGA
Un potente personal entry levei basato
su i286 a 16 MHz é l'M290S Sfrutta una
memoria centrale di 1 Mbyte espandibile a
5 Mbyte on board e a 17 Mbyte su siste-
ma, dischi rigidi da 20. 40. o 100 Mbyte e
per aumentare le sue prestazioni può es-
sere installato il coprocessore i287 Com-
pleta la sua dotazione il monitor da 14
pollici VGA compatibile, a schermo piatto,
disponibile sia nella versione a colon che
monocromatica a media ed alta risolu-
zione
72
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
Unibit PCbit, linea
base.
Lo scatto iniziale.
Ottenere ottùni nsultati col
primo personaJ computer da
oggi é alia portata di tutti;
studenti, p/ofessionj'sti,
piccole aziende. Con un
personal della nuova linea
base degli Unibit PCbit è
infatti possibile partire subito
e bene, con risultati sorpren-
denti e a costi sicuramente
vincenti.
Gli Unibit PCbit base appar-
tengono ad una famiglia di
personal con già decine di
migliaia di utilizzatori,
flessibile, affidaliile, espandi-
bile e totalmente compatibile
con gli standard di mercato:
MS DOS 4.01 e GW Basic sono
fomiti di sene e in italiano,
mentre i modelli con 80286
dotati di hard disk sono forniti
anciie con Windows 286, la
potente interfaccia grafica
Microsoft.
Se i modelli da tavolo cxin
microprocessore NEC V20,
compatibile 8088 ma più
veloce, abbattono la soglia di
ingresso ai PC di fascia bassa.
PARTENZA VALIDA
ma con prestazioni di sicuro
interesse, il nuovissimo
portatile (con NEC V30,
compadMe 8086 ma più
veloce) stabilisce un record di
leggerezza nel pesa e nel
prezzo.
Inoltre presso i Ri vendi tori
Autorizzati Unibit, al vostro
servizio in tutta Italia, potrete
scegliere anche il software di'
base Unibit ^di base anche nel
prezzo) più adatto alle vostre
esigenze, per poter essere
subito in pista con il vostro
Unibit PCbit base.
Con gii Unibit PCbit base vi
lascerete tutti alle spalle, fin
dalla partenza.
Idee produttive.
NEWS
Chip IBM da 16 Mbit
Un chip di memoria da 16 milioni di bit é
stalo realiuato nei laboratori della IBM. Si
tratta di un chip di tipo DRAM (Dynamic Ran-
dom Access Memory) in grado di richiamare
un bit di informazione memorizzata in 10
miliardesimi di secondo (10 ns). Per la realiz-
zazione dell'integrato è stata utilizzata una
normale linea di produzione di semiconduttori
dello stabilimento IBM di Essez Junction,
Vermont, Stati Uniti, che ne renderà presto
possibile la fabbricazione ad alti volumi
La volontà della società americana é di
essere presente in modo competitivo nel
mercato dei semicondutton si concretizza in
auesio nuovo traguardo, raggiunto a pochi
mesi di distanza dall'annuncio dei primi chip
da 1 a 4 milioni di bit (maggio e luglio 1989).
(^ elevata capacità di immagazzinamento
dei dati é stala resa possibile dall'impiego di
celle di memoria elementari tre volte più
piccole di quelle utilizzate sui precedenti chip
da 4 Mbit In un millimetro quadrato sono ora
condensate 250 mila celle di memoria ele-
mentari, con conseguente diminuzione delle
dimensioni dei microcircuiti; meno di mezzo
micron di larghezza
LifeBoat distribuisce XTree
Il noto pacchetto XTree della Executive
System, creato per la gestione dei dischi, è
stato rilasciato per il mercato italiano dalla
LifeBoat in tre versioni. XTreePro (MSDOS),
XTreeNei (Novell e NetWare) e XTreeMac
(Apple Mac).
Xtree é un software che permette di visua-
lizzare in un'unica videata, la struttura di un
disco, le subdirectory ed i file con una rap-
presentazione grafica ad albero.
Con questo pacchetto si nducono i tempi
di gestione del file System, rendendo visibili
tutte quelle informazioni utili per l'utente
riguardanti la grandezza, l'estensione. Il no-
me. gli attributi, ecc, di tutti file.
Tra l'altro permette di spostare file, cancel-
larli. 0 rinominare sia directory che subdirec-
tory direttamente dall'albero.
La versione per NetWare aggiunge le pre-
cedenti opzioni all'utenza di reti Novell, dan-
do l'ulteriore possibilità di usare IWord, un
potente text editor
Tutto ciò va ripetuto spostandoci nell'am-
biente Apple Mac. con fa possibilità di recu-
perare file iigettati» nel cestino, anche dopo
io spegnimento dell'elaboratore.
Spem presenta MCP
La società Spam di Torino, specializzata
nella produzione di periferiche e nella com-
mercializzazione di software per l'Archime-
des, ha presentato un sistema per la ge-
stione compuienzzata dell'illuminazione e
di effetti scenografici denominato Master
Program Control (MCP).
Progettato per essere impiegato in sale
di spettacolo e di intrattenimento, sfrutta la
tecnologia informatica al fine di rendere
superfluo l'uso di ulteriori apparecchiature
di controllo, ottimizza l'uso dell'energia
elettrica nducendo notevolmente i costi
Enel, riduce i tempi di installazione e gli
eventuali interventi di manutenzione
Le innovazioni di MCP sono motte rispet-
to ad un sistema tradizionale composto,
nella maggior parte dei casi, da una sene di
centraline, alloggiate sul banco di regia o di
missaggio musicale, che controllano la po-
tenza erogata dalle luci, accompagnate da
qualche altra per (a gestione di particolari
effetti
La disposizione di un tale sistema di
gestione è obbligatoriamente vicina al disc-
lockey. ed il contenitore é in materiale
isolato, plastico O legno, e non metallico.
Ciò comporta sia problemi di ordine tec-
nico che di costi I primi sono i disturbi
emessi dall'elettronica della centralina,
specialmente dai Triac, come onde radio e
iransienti sulle linee elettriche non scher-
mate da paratie
metalliche. i se-
condi sono la lun-
ghezza di cavi di
per l'allaccio delie
luci alla centra-
lirìa
Gli aspetti inno-
dei sistema
MCP consistono
ipalmente
nello spostamen-
delle unita di
potenza Idimmerl
presso il punto di
emissione lumi-
nosa, l'uso di cavi
a bassa tensione
e chiaramente l'u-
di un personal
computer
I primi due
Accordo Logitech/Siemens
La Logitech S.A.. filiale del gruppo svizzero
Logitech International S.A., ha firmato un
accordo OEM con la società tedesca Sie-
mens per la fornitura di almeno 40 000
mouse per personal computer negli anni
1990 e 1991.
Il mouse prodotto dalla Logitech verrà for-
nito in dotazione ai personal computer ed alle
workstation Siemens per le sue doti di quali-
tà. affidabilità e compatibilità pienamente ri-
spondenti alle rigide specifiche della Sie-
Inizialmenie la Logitech fornirà un modello
standard della propria gamma, il mouse «Se-
rie 8» che sarà gradualmente sostituito da un
nuovo mouse personalizzato, con una risolu-
zione maggiore ed un design ergonomico
L'accordo risponde all'esigenza da parte
della Siemens di stabilire alleanze strategiche
con fomiton europei, in vista dell'unificazione
dei mercati prevista per il 1992 e rappresenta
per la Logitech un accordo dal potenziale
molto ampio una serie di nuovi contratti tra
Siemens ed alcuni enti governativi potrebbe
addirittura quadruplicare il quantitativo pianifi-
cato nel medio e lungo penodo.
aspetti sono di ordine tecnico e comporta-
no la riduzione dei costi dei conduttori
elettrici e la riduzione in maniera sensibile
dei disturbi elettrici (fino al 90% senza
dover ricorrere a compiessi filtri L/C); il
terzo invece permette una gestione vera-
mente intelligente di tutti gli effetti sce-
L'uso di un personal computer svincola
l'operatore da tutta una sene di procedure,
permettendo inoltre una memonzzazione di
situazioni sceniche precise.
Oltre a CIÒ un elaboratore permette una
maggiore flessibilità d'uso nel tempo e
modularità di sistema, con la possibilità di
eseguire degli up-grade successivi In parti-
colare MCP. grazie alla trasmissione dei
dall conforme allo standard MCP CAM512
(Composite Analogie Multiplex 512 chan-
nels) e alle norme USIT DMx512 e
AMx192. permette di utilizzare anche dei
dimmer già instàllati Tali dispositivi di rego-
lazione possono essere pilotati anche tra-
mite una interfaccia MIDI con un program-
ma di gestione musicale standard (Alari
Creator ecc).
Infine, dislocando i dimmer, fino a 512
utenze indipendenti, presso la fonte lumi-
nosa, SI riescono ad evitare i problemi
derivanti dal passaggio dei cavi elettrici in
zone alla portata del pubblico, m quanto gli
unici cavi di collegamento con la regia sono
a bassa tensione. La foto dell'applicazione
del sistema MCP pubblicata in queste pagi-
ne SI riferisce alla forma d'onda tridimen-
sionale dell'audio rilevata presso l'installa-
zione effettuata nella discoteca Palladio di
Cascinette di Ivrea, in provincia di Tonno,
sfruttando come computer un Archimedes
310
74
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
Unibit PCbit,
linea professionale.
Battuto ogni record.
Oggi potete migliorale i vostri
risultati come mai avreste
sperato. Con i personal della
linea professionale Unibit,
infatti, potenza e velocità si
incontrano per offrirvi presta-
zioni da record.
Gli Unibit PCbit professionali,
che convalidano il successo di
tutta la famiglia dei PCbit e
della linea dei minicomputer
Unibit TSX, sono basati tutti
sui potente microprocessore
80386. nelle sue varie versioni,
dai ijest seller 386 SX. agli
avanzatissimi 386 a 25 e 33
MHz e all'integrato 466. Sfrut-
tano quindi pienamente i pro-
grammi che necessitano di
alta velocità (grafica creativa e
proiess/onaie, editoria,
gestione ariendaiej e sono
utilizzabili perla multiutenza
0 come primo server di rete
locale.
Come tutti I computer prodotti
da Unibit tutti' i modeJii' della
linea sono garantiti per un
anno presso i fiivenditori
Autorizzati Unibit, pronti a
consigiiarvi' anche ii vostro
POTENZA E VELOCITA'
software professionale, da
affiancare al sistema operativo
MS DOS 4.01 fornito di serie
insieme al GW Basic e alla
potente interfaccia grafica
njuJtitasidng Windows 386.
Della iinea fa parte anche un
porta tiie, tra i pochissimi
basati su 386 SX. dotato di un
eccezionaie display LCD con
grafica VGA. con tutte le
caratteristiche di un sistema
proiessionaie da tavoio e in
aitro record Unibit.
Con gli Unibit PCbit professio-
nali spri0onate tutte le forze
vitali, senza limitazioni.
S.hS
Idee produttive.
NEWS
Radius:
arrivano gli schermi
pivotanti
Pivot nel suo significato italiano vale ad
esprimere il concetto di perno sul quale un
oggetto può essere vanamente ruotato;
proprio su questo concetto si basa il funzio-
namento del nuovo monitor Pivot prodotto
dalla Radius e distribuito in Italia dalla Mo-
do di Reggio Emilia.
La presentazione é avvenuta nello scor-
so mese di marzo in occasione di una
conferenza nel corso della quale sono stati
presentati numerosi altri prodotti sia per la
piattaforma hardware Macintosh che per i
sistemi MS-DOS.
Lo schermo del Pivot può rotare di 90
gradi sul suo asse permettendo la visualiz-
zazione di una pagina intera verticale o
quella di una pagina intera orizzontale.
La disponibilità dei due orientamenti de-
termina la diversa disposizione della scriva-
nia del Macintosh che viene riorganizzata
rapidamente mediante un sistema denomi-
nato Dynamic Desktop.
Il problema della rotazione dei pixel é
stato risolto mediante un sensore di posi-
zione che aziona il meccanismo di rotazio-
ne dei pixel alla frequenza di 51 MHz
mentre i segnali video vengono inviati dalla
scheda al video
Il Dynamic Desktop riorganizza la scriva-
nia dopo ogni rotazione in maniera comple-
tamente trasparente per le applicazioni ed
in modo totalmente compatibile con il
QuickDraw.
Il Pivot é bilanciato mediante alcuni pesi
in ogni posizione ed é dotato di uno specia-
le schermo magnetico che evita i problemi
derivanti dal campo magnetico terrestre sul
gruppo di deflessione Tutti i circuiti sono
stati disegnati per assicurare un efficace
raffreddamento in entrambe le posizioni e
la schermatura contro le emissioni di radio-
frequenze sia con l'orientamento in oriz-
zontale che in verticale.
Pivot è in grado di visualizzare 2 o 4 livelli
di grigio e può essere espanso a 1 6 livelli di
gngio con l'aggiunta del kit di espansione
Radius Cray Shades La nsoluzione é di
640 X 864 pixel con l'onentamento vertica-
le e di 864 X 640 pixel con l'orientamento
orizzontale. L'elevata frequenza di refresh
video (69 Hz) elimina i problemi derivanti
dallo sfarfallamento delTimmagine in tutte
le posizioni
Radius Pivot é disponibile presso tutti i
rivenditori Modo al prezzo di 1.730.000 lire
IVA esclusa, mentre le schede di collega-
mento hanno un costo di 1 220.000 lire ed
il kit di aggiornamento a 16 livelli di gngio
costa 260 000 lire.
Nella stessa occasione è stato presenta-
to anche il Radius PrecisionColor Calibra-
tor, un sistema composto da un sensore
ottico ed un software sviluppato da Radius,
che permette il controllo e la calibrazione
dell’immagine analizzando il video e nalline-
ando I valori del rosso, del verde e del blu.
Il PrecisionColor misura l'emissione lumi-
nosa del video e aggiusta la temperatura
del colore e la regolazione delle tonalità. Il
sensore è dotato di interfaccia Apple Desk-
top Bus e SI integrerà con il metodo di
visualizzazione standard dei colon Pantone
sviluppato congiuntamente da Radius e
Pantone.
Il software Pantone Colour Resource sa-
rà distribuito da Pantone a tutti i licenziatari
della propria tecnologia
di definizione dei colon
nelle arti grafiche e
permetterà la venfica,
in unione a Precision-
Color Calibrator, di una
qualsiasi modifica cro-
matica direttamente
sugli schermi a colon
Radius. Il PrectsionCo-
lor Calibrator sarà ven-
duto al prezzo di
1.380 000 lire IVA
esclusa
Altra novità presen-
tata consiste nel primo
prodotto Radius per la
piattaforma MS-DOS. il
monitor monocromati-
co a doppia pagina
TPD/21, compatibile
pialtafor-
Macin-
tosh.
La risoluzione é di 1 1 52 x 882 pixel a 74
dpi e corrisponde a due pagine intere af-
fiancate.
La risoluzione massima m modalità AT é
di 1280 X 960 pixel, mentre la frequenza di
refresh video è di 71 Hz per il Macintosh e
65 Hz per personal computer MS- DOS.
Il prodotto è disponibile al prezzo di
3.270.000 IVA esclusa e le schede costano
1 250.000 lire nella versione MS-DOS e
1.150.000 lire nella versione Macintosh
76
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
Unibìt TSX.
Ottimizzazione delle
risorse.
DbJ grandi miniconiputer è
lecito, da oggi, attendersi non
soia altissime prestazioni,
sùvttabili da tanti posti di
lavoro, ma anche rabbattimen-
to dei costi di acquisto e
gestione.
Infatti i TSX. utilizzabili sia
come sistemi centrali in grado
di sfruttare a pieno te caratte-
ristiche di multiutenza dei
sistema operativo standard
Unix sia come potenti server
di rete, vengono offerti a
prezzi che stabiliscono il
nuovo riferimento nei settore.
Ciò è ancora più liJevante se
rapportato alle soluzioni tec-
nologiche di avanguardia
adottate da Unibit per
sfruttare al meglt'o i micropro-
cessori 386 e 486, su cui
i'mters linea TSX è basata.
H downsizing (prestazioni da
mini, costo da personal} é ora
la forza ag0untiva di Unibit,
azienda italiana proiettata
FORZA DISTRIBUITA
verso lEuropa e gj'à nota a
decine di migliaia di utilizzato-
ti dei suoi PCbit.
E. non uirima cosa, i Rivendi-
tori Autorizzati Unibit,
presenti in tutta Italia,
garantiscono una totale e
qualificata assistenza e sono
in grado di proporvi soluzioni
complete 'chiavi in mano' per
applicazioni gesti'onair',
scientifìche e professionali,
con uno o più posti di lavoro.
Con i minicomputer Unibit
TSX aggiungere un elemento
in squadra è facile anche per
il costo.
Idee produttive.
NEWS
Emulazione 3270 con OCA
Irma 3 Convertible
La S.T.E. di Roma, specializzata nella distri-
buzione di schede di espansione e periferi-
che ad alto contenuto tecnologico, annuncia
l'acquisizione di una nuova scheda hardware
per l’emulazione 3270: la Irma 3 Convertible
della Digital Communications Associates,
progettata con un bus doppio in modo da
permettere all'utente di utilizzarla sia su per-
sonal computer 3CT e AT che PS/2 con archi-
tettura Micro Channel.
La scheda può essere collegata indifferen-
temente tramite cavo coassiale o doppino
telefonico al controller IBM e funziona sia in
modo DFT IDistfibuted Function Terminali
che in modo CUT (Control Unit Terminal) con
software come E78Plus. Irmax DFT, 3270
APA.
Il collegamento diretto al doppino telefoni-
co putì avvenire secondo le specifiche IBM
Cabling System Type 3 con il pieno supporto
dei software IBM 3270 come PC Workstation
Program, Emulation Program. Emulation Pro-
gram Entry LeveI e PC/VM Bond.
L’emulazione della modalità CUT é garanti-
ta dai software E78 Plus, E78 Lite, Window-
Link ed E78 Plus OS/2; per l'emulazione DFT i
software disponibili comprendono tutti quelli
già sviluppati per Irma 1 e Irma 2, Forte PJ ed i
software Irmax DFT e Irmax Multisession
Memorex Telex:
novità
La Memorex Telex Italia ha introdotto
alcuni nuovi modelli nell’area delle worksta-
tion e delle unità di registrazione a disco e
a nastro, annunciando contemporaneamen-
te il consolidamento della struttura organiz-
zativa ed un positivo bilancio dei modelli di
maggior rilievo strategico introdotti negli
ultimi sei mesi
Le novità riguardano il primo modello di
personal computer ad architettura Micro-
Channel (MCA), una versione deH'unità di
archiviazione a cartucce per grandi sistemi
dotata di un magazzino di caricamento
automatico che consente di semplificare
considerevolmente le operazioni in centri
EDP di piccole e medie dimensioni, oltre a
unità di controllo e terminali per comunica-
zioni dati
Insieme ai nuovi prodotti è stato dato
l'annuncio di una serie di iniziative assunte
a livello internazionale allo scopo di miglio-
rare il posizionamento dell'azienda nel set-
tore del quale la Memorex Telex è leader
mondiale, ovvero quello delle unità periferi-
che compatibili IBM
Nel quadro dei nuovi investimenti socie-
tari, di particolare interesse è l’acquisizione
del gruppo di ricerca e sviluppo nel campo
delle unità di controllo dischi di Santa Clara,
di proprietà della Unisys Corporation, e che
già in precedenza collaborava su base
OEM con Memorex Telex nell’area delle
unità IBM-compatibili.
Il personal computer 7255 è il primo
computer della nuova linea Memorex Telex
Micro Channel Architecture caratterizzata
dall'adozione del bus MCA in grado di
assicurare miglioramenti funzionali e pre-
stazioni superiori allo standard ISA.
Il 7255 é equipaggiato con il micropro-
cessore 80386SX con frequenza di clock a
16 MHz; offre 1 Mbyte di memoria RAM
espandibile fino a 8 Mbyte sulle mother
board ed è equipaggiato con controller vi-
deo VGA, porta per mouse PS/2 e porta
per tastiera direttamente integrate sulla
mother board.
Sei slot sono disponibili per l’inserimento
di schede di espansione del sistema e
quattro alloggiamenti per altrettante
unità di memoria di massa
La dotazione standard del sistema
comprende una porta parallela, una por-
la seriale, un disk drive da 3.5" della
capacità di 1 44 Mbyte
Tra le unità aggiuntive disponibili so-
no comprese espansioni di memoria,
schede Token Ring ed Ethernet, sche-
de Coax e Twinax
I prodotti più innovativi nell'area delle
tecnologie di registrazione sono i dischi
Memorex Telex 3890, che utilizzano un
formato da 8 pollici, il piu piccolo finora
usato per questa classe di dischi, e
la «libreria automatica» ATL 5400
La Memorex Telex e il principale
fornitore mondiale di unità com-
patibili IBM 3270 e rap-
presenta il leader asso-
luto nel settore dei ter-
•; minali e sistemi di pre-
Memorex Telex nelle compagnie aeree
Importanti accordi intemazionali di natu-
ra tecnico commerciale sono stati conclusi
nel mercato delle linee aeree e delle agen-
zie di viaggio da parte della Memorex
Telex che vanta la posizione di leader
mondiale grazie all'estesa base di installa-
to mondiale comprendente anche i venti-
quattro aeroporti nazionali toccati dalla re-
te Alitalia-Ati.
Memorex Telex è stato nominato forni-
tore accreditato dei personal computer
che saranno utilizzati nelle agenzie viaggi
di tutto il mondo per compiti di prenotazio-
ne dei posti e per una serie di altri compiti
informativi e di transazioni commerciali
per conto dell'organizzazione «Galileo»,
composta da dieci grandi compagnie ae-
ree tra le quali i principali vettori europei,
compresa Alitalia.
La scelta compiuta da Galileo riguarda la
linea di «Intelligent Workstation 7000» ca-
ratterizzata da buone prestazioni, affidabili-
tà. dimensioni e costì ridotti
In particolare, parte significativa degli
ordini riguarderà il modello 7025, un per-
sonal computer basato sul processore
80286 ed m grado di consentire la diretta
connessione anche con il sistema di pre-
notazione posti ARCO Alitalia.
Memorex Telex ha definito anche un
accordo con SITA, l’organizzazione che
cura I servizi di informazione e telecomuni-
cazione su scala mondiale per le linee
aeree, la quale ha affidato alla società il
compito di sviluppare un software indinz-
zato alle esigenze degli ambienti aeropor-
tuali. Il contratto del valore di 3 milioni di
dollari, prevede lo sviluppo del software
CUTE 2 (Common User Terminal Equip-
ment) in grado di essere utilizzato in diver-
si contesti dell’ambiente aeroportuale at-
traverso una più stretta integrazione degli
stessi, contribuendo a velocizzare le prati-
che, ridurre le attese ed aumentare gli
standard di sicurezza.
La SITA fornisce i propri sen/izi a 380
utenti membri deH’organizzazione compre-
si i gestori degli scali aeroportuali. La sua
rete raggiunge 184 paesi collegando uffici
presenti in 1.350 località.
I terminali Memorex Telex installati in
Italia e presso gli scali esteri delle compa-
gnie italiane del gruppo Alitalia sono più di
ottomila.
78
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
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RIVENDITORI UNIBIT
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Idee produttive.
NEWS
rLASH
Un visualizzatore di mappe
marine per la navigazione
Chart Viewer é un computer basato su
un 8088 3 8 MHz Che permette di visualiz-
zare su un display LCD le carte di naviga-
zione del National Oceanie and Atmosphe-
nc Administration (NOAAI
Questo computer permette di ricevere
informazioni sia via cavo da un sistema
LORAN (LOng RAnge Navigation) sia trami-
te un collegamento via radio da un sistema
GPS (Global Positioning System),
Do^ aver scelto il punto di partenza ed
il punto di arriva, il computer provvede a
disegnare il percorso tra i due punti scelti e
permette tramite il sistema LORAN di se-
guirne la navigazione, sono tra l’altro dispo-
nibili possibilità di zoom su 10 livelli.
Le mappe sono disponibili su dei floppy
da 3" e 1/2 da 1.44 Megabyte e sono state
digitalizzate per tutti i pnncipali mari statu-
nitensi, mentre per gli altri si è allo stadio di
sviluppo Questo computer utilizza un di-
splay backlil da 10" e 1/2 con una risoluzio-
ne di 640 * 400 pixel.
Il prezzo in USA del computer è di
S2995, quello delle mappe è di S139
ognuna.
Per informazioni rivolgersi a:
In Focus Systems, Ine.. 7649 Southwest
Mohawk St., Tualatin, ÒR 97062
Da Byte USA. Feb. ‘89, pag. 56,
Sony: computer per
scrittura a mano
Si diffonde ulteriormente l’impiego dei
mini-computer-agenda ed è proprio di que-
sti giorni l’annuncio, dato a Tokyo dalla
Sony, del lancio sul mercato di uno di
questi prodotti, ma privo di tastiera e capa-
ce di nconoscere la scrittura a mano. Il
nuovo computer immagazzina dati basan-
dosi su istruzioni non scritte su una tastie-
ra, ma abbozzate a mano con una penna
elettronica su un piccolo schermo. Non si
conoscono al momento particolan riguar-
danti la tecnologia impiegata.
Il rotmt... in gamba
I É stato realizzato in Italia, presso l’Uni-
versità di Pisa, un prototipo sperimentale di
iigamba artificiale» per robot.
Si tratta di un arto automatico che con-
sentirà ai robot di muoversi su superfici
vaste e non omogenee, esigenza finora
non sentita dai progettisti.
L’attuale tendenza alla costruzione di ro-
bot antropomorfi nasce dalla necessità di
destinare i robot a svolgere attività perico-
lose per l’uomo. La gamba messa a punto
a Pisa é una specie di braccio robotico
rovesciato, con il piede piatto al posto della
pinza La gamba è collegata al piede con
una iicavigliaii contenente i circuiti senso-
riali e (a sezione di controllo dell’arto. Nella
«caviglia», infatti, sono installati i micropro-
cessori, i sensori ed il sistema di cavi che
controlla i movimenti del piede e che. in un
secondo prototipo in via di realizzazione,
sarà migliorato ulteriormente con l'adozio-
ne di piccoli motori. Nel piede sono presen-
ti anche sensori tattili che inviano al siste-
ma di controllo computerizzato del robot le
informazioni sul terreno in modo da adatta-
re la pressione del piede aumentandola
sulle superfici solide e diminuendola su
quelle molli e fangose.
Tra le applicazioni previste per l’arto arti-
ficiale ne esistono alcune nel campo delle
missioni spaziali.
Micronics presenta
un portatile EISA
La Micronics Computers ha presentato
una serie di computer portatili che conv
prende un PC basato su 80486 con bus di
tipo EISA e un display opzionale del tipo
LCD VGA a colori.
Questo sistema che utilizza un 80486 a
25 MHz viene fornito con un Hard-Disk da
40 Mega. una tastiera da 91 tasti, 2 mega
di RAM espandibili fino a 16, 2 slot full di
tipo EISA, BIQS Phoenix ed una scheda
video VGA.
Questo sistema che misura 12 cm • 38
cm • 40 cm costa in USA $10 000.
Per informazioni rivolgersi a:
Micronics Computerà, Ine., 935 Benecia
Ave., Sunnyvale, CA 94086
Da Byte USA, Feb. ’89, pag. 49
Dalla Hayes un modem V.42bis
Ultra-Smart Modem 9600 serie V é un
nuovo modem a 9600 bps V.32 con proto-
collo di correzione d'errore V.42 bis prodot-
to dalla Hayes.
Questo modem è compatibile verso il
basso con gli standard CCITT V.21. V.22 e
V.22 bis per ciò che nguarda le velocità di
trasmissione; la compatibilità è inoltre ga-
rantita per la correzione degli errori, sia con
il protocollo V, 42 LAPM (Link Access
Procedure for Modems), sia con lo stam-
dard MNP fino al livello 4.
Il prezzo in USA è di S 1699.
Per informazioni rivolgersi a:
Hayes Microcomputers Products, Ine.,
P.O. Box 105203, Atlanta, (SA 30348
Da Byte USA. Feb ’89. pag. 62.
Doppio modo grafico
in un singolo chip
La Integrated Information Technology
(UT, Santa Clara CA) ha recentemente pre-
sentato un chip denominato IGA (Integra-
ted Graphics Array) che integra in sé tutte
le funzionalità di una comune scheda video
VGA con le possibilità offerte da! costoso
standard 8514/A; é cosi possibile arrivare a
visualizzare in questo modo un'immagine
con risoluzione fino a 1024 * 768 in 256
colori.
Esistono attualmente in commercio delle
schede multistandard. ma esse risultano
essere assai costose principalmente a
causa dei costi delle memorie, normalmen-
te duplicate, di cui un banco almeno di tipo
VRAM, che presenta un costo di circa tre
volte superiore rispetto a quello delle nor-
mali DRAM.
La UT sostiene che con l'adozione di un
particolare processore RISC da 25 MIPS si
è riusciti, adottando particolari soluzioni
tecnologiche, ad evitare l’utilizzazione di un
doppio banco di memorie, utilizzandone
solo uno di tipo DRAM.
La NT ritiene che sarà possibile nuscire a
produrre entro un anno una scheda video
economica basata sulle potenzialità di que-
sto chip per circa $ 400.
Un drive da 200 Mega
per i LapTop
BP-200 è un drive da 3" e 1/2 che
permette di immagazzinare fino a 200 me-
gabyte di dati con un tempo medio di
accesso di 29 ms.
É stato utilizzato per produrre il disco del
vetro piuttosto che II consueto alluminio,
ciò ha permesso di attenere una superficie
ancora più liscia che permette alle testine
di scorrere più vicino alta superficie magne-
tica permettendo, sia una più bassa veloci-
tà di rotazione che in questo caso é di circa
1600 giri al minuto, sia una più alta densità
di memorizzazione che raggiunge il rag-
guardevole valore di 142.5 megabit per
pollice quadrato.
Tra le altre specifiche di questo drive,
possiamo notare un peso di 240 g ed una
formattazione di 2500 tracce per pollice.
Il prezzo in USA é di S 995.
Per informazioni rivolgersi a;
Areal Technology. Ine., 2890 North First
St., San Jose, CA 95134
Da Byte USA, Feb. ’89, pag. 50.
Un modem V. 22bis MNP 10
QX/24001 é un modem MNP classe 10
V.22bis che fornisce le più alte prestazioni
tra I prodotti della sua categoria esistenti
oggi sul mercato; le caratteristiche partico-
lari della classe 10 del Microcom Networ-
king Protocois (MNP) permettono il colle-
gamento nel caso di linee disturbate e di
fading del segnale con un data-rate doppio
se non triplo; inoltre la classe 10 introduce
quello che Microcom chiama ACE (Adverse
C^hannel Enhancement) che permette il
cambiamento automatico della velocità di
trasmissione e della dimensione dei pac-
chetti. in dipendenza della qualità della li-
nea. Òvviamente la Microcom garantisce la
completa compatibilità dei suoi modem
con quelli non MNP.
Il prezzo in USA di questo modem é di
$699.
Per informazioni rivolgersi a;
Microcom, Ine., 500 River Ridge Dr. Nor-
wood. MA 02062-
Da Byte USA, Feb. '39. pag 60. m
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
ANCHE PANASONIC
E' ENTRATA NELU
NOSTRA RETE
E LA VOSTRA RETE
HA BISOGNO
DELU NOSTRA
E' più facile trovare gli aghi nei
pagliai che nelle Panasonic KX*
P4420, 4450 e 4450i. Perchè?
Semplice, perchè non ci sono a-
ghi.
Aguzzando l'ingegno anziché le
stampanti, Panasonic realizza
pezzo per pezzo tutte le sue "la-
ser printer" con le migliori emu-
lazioni HPche si possano imma-
ginare. La KX-P4420 per esem-
pio: con i suoi pratici comandi
tutti da un lato può stampare fo-
gli e buste in gran quantità a 8
pagine al minuto, è puntigliosa a
300 PPl e ha un'espandibilità di
memoria fino a 4,5 megabytes.
Precisa e obbediente accetta fi-
no a 6 fonts card opzionali HP
compatibili nei suoi 2 slots, la-
vora con 22 caratteri diversi e può
anche essere momentaneamente
interrotta per stampare una pa-
gina urgente, senza scomporsi.
Con una velocità sorprendente
vi restituisce i fogli dal verso
giusto e stampati di un nero co-
sì nero da far impallidire anche
le tipografie.
Silenziose, maneggevoli e super-
accessoriate, tutte le stampanti Pa-
nasonic sono Panasonic dentro e
fuori, eleganti nella linea, comple-
te di manualistica in italiano e pia-
Panasonic,
Office Aiflomaton^
cevolmente poco costose.
Tecnodiffusione ve le procura e
ve le garantisce in tutto. Tranne
i miracoli, che sono l'unica cosa
che ancora non sanno fare. Ma se
ci voleste proprio tentare, non è
escluso che con un "Laser, alza-
ti e cammina" ci riescano davvero.
In quel caso.. .fatecelo sapere!
TECNO
DIFFUSIONE
LA RETE NAZIONALE
TECNO
DIFFUSIONE
TOIINO
Oli -30U<I3
TECNO
DIFFUSIONE
PADOVA
0d9.fi07l432
TECNO
DIFFUSIONE
PISA
TDP
NAPOLI
081/5709071
TECNO
DIFFUSIONE
MILANO
02-440I953
TECNO
DIFFUSIONE
lEOelO EMILIA
OSZ2-SUO«)
ncNo
DIFFUSIONE
SOMA
06.69 UBÒ?
Stampa Estera
di Paolo Oardelh
Info PC & Micro-Systemes
L eggere la stampa estera è
sempre interessante. Non
tanto forse per le novità
ma per il modo in cui vengano
presentate. Robin Williams in-
terprete principale del filrn
«L’attimo fuggenteii, insegna ai
SUOI alunni un principio fonda-
mentale. cambiare il punto
d’osservazione serve a migliora-
re la conoscenza di quanto ci
circonda. Lui lo faceva salendo
sulla cattedra o sui banchi; in
piccolo SI putì fare leggendo ri-
viste di altri paesi ma non solo
americane però.
Al tempo stesso attenzione
agli articoli pubblicati su riviste
europee tradotti da quelle ame-
ricane.
Perché anche se sono degli
stupendi trattati non restituisco-
no quella profondità df cognizio-
ni che sono le impressioni ed il
modo di scrivere di un giornali-
sta a contatto con la realtà del
suo paese.
Un esempio di come la realtà
giornalistica informatica sia di-
versa è rappresentata dalle rivi-
ste francesi Micro-Systemes e
Info PC II taglio degli articoli é
sempre un po' polemico, nazio-
nalista ma non troppo. Accanto
al ricorso a neologismi spinti co-
me PAO (Prèsentation Assistè
par Ordinateur) al posto di Desk
Top Publishing, si leggono rubn-
che intitolate Business che si
occupano della mutazione del
PtF (Paysage Informatique Fran-
gais) e ncorsi a parole inglesi
senza tanti problemi.
Sfogliando Info PC di febbraio
n 58 interessante è l'editonaie
che prende spunto dai rivolgi-
menti commerciali che hanno
interessato parecchie ditte fran-
cesi e tedesche, come la GoupiI
che ha acquistato una parte del-
la Normerei All'interno l'articolo
di mezza pagina é titolato;
«Goupil/Normerel, nascita di un
gigante?". Potrebbe anche es-
sere visto il giro d'affan e la
tecnologia delle due industrie.
Notizie interessanti per il cam-
po dei fogli elettronici con il rila-
SCM3 da parte della Teinos di un
integrato in ambiente Unix e
Dos: Profil T Rimanendo in te-
ma sempre su Info PC ecco
l'annuncio dell'accordo di colla-
borazione tra la Lotus e la Word-
Perfect per lo sviluppo di un'in-
terfaccia utente e contempora-
neamente su Micro-Systemes
n. 105 la prova di Impresse 2.0:
«Le miracle frencais sous 1-2-
3n Oggetto dell'accordo mette-
re insieme le applicazioni sono
OS/2 Presentation Manager. In
particolare la Lotus metterà in
comune i codici sviluppati per il
foglio elenromco grafico 1-2-3/G
che saranno utilizzati dalla ver-
sione di WordPerfect PM. Di
diverso avviso l'articolista che
recensisce Impresse 2.0 che è
un Add-in del Lotus 1-2-3 sono
Dos. A pane il tono ad effetto
del titolo, mi miracolo francese
sotto )-2-3i>. in pratica Impresse
2.0 permetteva ai 1-2-3 di diven-
tare un foglio elenromco grafico
a livelli di Excell, come si può
vedere dalla schermata pubbli-
cata su Micro-Systemes 11 tono
deH'articolo è polemico e la Lo-
tus viene imputata di non accor-
gersi del prodono francese. Let-
to l'annuncio sull'accordo e la
recensione su Impresse 2.0, si
ha la sensazione che la Lotus
voglia far migrare i nuovi pac-
chetti verso OS/2.
Tra le recensioni di Info PC
spiccano quelle del Lap Link III e
di AMI Pro. Il primo è l'ormai
noto package della Traveling
Software di trasferimento dati
tra PC commercializzato al costo
di 1.500 franchi. Sempre più
spesso lo si trova a t»rdo di
macchine diskiess. Per dovere
di cronaca questo package è
stato commercializzato dalla
Amstrad in Italia per superare il
gap hardware tra il portatile
PPC51 2/640 e il desk
top PC1512/1640. Co-
sa ha di più rispetto
alle versioni preceden-
ti? Sostanzialmente la
velocità in quanto può
contare sull'intercon-
nessione tramite la
porta seriale (500
Kbaud contro 115
KbaudI ed il modulo
Devive Driver che per-
mette di accedere alle
risorse di memona di
massa del secondo PC.
Unico neo è la lunghez-
za del cavo, solo dieci
metri, sottolineata ma
giustificata in chiusura
di articolo; «... in fondo
la Travelling Software
commercializza una mi-
nr-lan, DeskLink2...», E
di DeskLink se ne parla
in un altro hquadro inti-
tolato: «Due posti di lavoro, una
rete?". DeskLink più di LapLmk
offre la condivisione delle risor-
se di stampa o di altro genere,
una maggiore distanza tra le sta-
zioni. fino a 30 metri, ma la
comunicazione avviene tramite
la porta seriale bidirezionale a
soli 115 Kbaud. con un prezzo
leggermente superiore. 1 .980
franchi. Passando ad Ami Pro-
fessional SI guadagna gli allori di
Info PC e viene definito come il
pacchetto di trattamento testi
più completo, amichevole e che
in effetti possiede la totalità del-
le funzioni da un software di
editona personale. Palma d'allo-
ro anche a Procomm 1 1B ver-
sione nazionalizzata francese (di-
sponibile anche m italiano e
commercializzato dalla Teleo
spa). Un po' in ntardo se pensia-
mo che é un pacchetto che gira
negli ambienti telematici da pa-
recchio tempo in versione ingle-
se di pubblico dominio come
test drive (release 2 4.2) e che
la versione 1 1 1 originale in lin-
gua inglese porta come copy-
right 1988. Che il fatto di parlare
in francese ha fatto spostare
l'ago della bilancia? Forse, in
quanto in Francia c'é il servizio
Teletei/Minitel con più di 5 milio-
ni di abbonati, e Procomm non
supporla né l’emulazione Pre-
stel né Teletel come si legge
anche neH'articolo.
Sfogliando Micro-Systemes
tra le tante pagine pubblicitarie
quella di vari rivenditori consu-
mer con il nuovo Sinclair PC200
precede fa prova del personal
computer compatibile IBM, fir-
mato dal baronetto inglese Clive
Sinclair, dal titolo; «Ancora un
gran pavese sventola sui mare
della microinformatica firmata
Sinclair». «Sempre meno», con-
tinua riferendosi al prezzo di
vendita, circa 1990 franchi com-
prese le tasse. (400.000 lire al
cambio attuale) «tout est com-
pns» tranne il monitor In effetti
ia Sinclair aveva abituato il pub-
blico a prezzi stracciati, e a lun-
ghe attese di nuovi prodotti daF
la tecnologia sofisticata mai
usciti, ma dopo il QL
(Quantum Leap che tra-
dotto significa salto
quantico) questo lancio
commerciale sembra un
salto in basso. A pane le
considerazioni di ordine
personale l'articolo conti-
nua descrivendone il de-
sign che è paragonabile
all'Atari ST. tranne per il
colore nero come tutti i
computer Sinclair, la ta-
stiera a 102 tasti e tutte
le uscite per le periferi-
che di uso comune, com-
presa l'uscita TV che in-
voglia all'acquisto piu
qualche nonno come re-
galo per il nipotino, che
per un uso seno. Nelle
conclusioni l'articolista lo
confronta dati tecnici alla
mano, al PC1512/1640
In particolare lo sportello
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
ANCHE LOGITECH
E' ENTRATA NELLA
NOSTRA RETE
E LA VOSTRA RETE
HA BISOGNO
DELLA NOSTRA
Ogni rete è tirata sù dalla ma-
no deH'uomo.
Non statevene con le mani in
mano.
Afferrate un Logitech Mouse
PS / 2 e fatelo scorrere dolce-
mente sulla scrivania, vi ac-
corgerete che è piccolo, com-
patto. adattabile a qualsiasi
impianto ed estremamente sen-
sibile.
Poi passate ad un TrackMan
Stationary Mouse, lasciatelo
fermo e muovete solo le dita:
vedrete cosa è in grado di fare
se gli fate girare la pallina.
Se però desiderate scansare
[QCinCH
ogni tipo di fatica, ricorrete al-
lo ScanMan, che volta, incolla,
colora, ingrandisce, stampa, ta-
glia, inserisce, inveite, ruota e
ridimensiona per voi.
Ora pensate che tutto questo è
fornito, garantito e assistito dal-
la nostra rete di distribuzione
Tecnodiffusione.
Quand'è che qualcuno potrà
darvi di più?
Mouse e poi mouse!
TECNO
DIFFUSIONE
U RETE NAZIONALE
TECNO
DIfEUtlONE
TORINO
Oli -MVU43
TECNO
DIFFUSIONE
PADOVA
CM9- S07I432
TECNO
DIFFUSIONE
PISA
C687 . 730993
TECNO
DIFFUSIONE
MILANO
02-A«19&3
TECNO
DIFFUSIONE
REOOIO EMILIA
C622-£60O«
TECNO
DIFFUSIONE
ROMA
06.6917867
STAMPA ESTERA
suits pane postenore della scoc-
ca che ricopre le slot a 8 bit
fanno ricordare l Amstrad. Natu-
ralmente I valori di comparazio-
ne sono equivalenti Rimane so-
lo il prezzo tremendamente bas-
so delle pubblicità
Anche dalla lettura delle pub-
blicità SI evince una realtà a cui
dovremo confrontarci prima del-
l'avvento del 1993 Come i reso-
conti delle mostre internazionali
come PC Forum, «le forum des
standards» . visto che i francesi
CI hanno letteralmente soffiato
l'occasione di far decollare lo
SMAU a livello internazionale
con il gemellaggio Grand SICOB
Condex/Europe.
In breve nel lungo articolo si
fa il punto sulle tendenze riguar-
danti in sostanza quattro bran-
che dell'informatica: le reti, i
portatili, la grafica e la guerra tra
EISA e MCA Per rendere il lut-
to meno serioso ci pensano le
vignette di Midam. Il computer
sentili è a carica, le reti sono un
lavoro di maglia ai ferri, le stam-
panti ultra veloci un rotolo di
carta igenica.. Altre vignette
sempre pungenti di Midam sul
mensile Micro-Systemes, intito-
late MICROMEN si riallacciano
al tema dei portatili ed all'IBM
Quella sui portatili fa vedere un
omino che apre una piccola ven-
tiquattrore ed esclama <iToshi-
baU. L'altro lo guarda chiudere
il lap-top, apre a sua volta la sua
valigetta ed esclama estraendo
«Crav...». L'altra. sul'IBM, è più
surrealista. Si vedono gli stessi
omini aggirarsi attorno a delle
opere di scultura moderna. Ac-
canto il testo dice che nL'IBM
spende più di 100 milioni di dol-
lari all'anno per progetti di inte-
resse pubblico concernenti, tra
l’altro, le arti». Il totale dell’im-
magine successiva fa vedere
che l'insieme dei pezzi forma il
layout del marchio IBM
Dalle vignette all’attualità nel
campo delle arti grafiche com-
puterizzate ecco il resoconto
della mostra tenutasi a Monte-
carlo dal 6 all'8 febbraio scorso,
Imagina '90, ed un articolo sugli
effetti speciali della Lucas Film.
Imagina '90 è stata l'occasio-
ne di incontro di artististi ameri-
cani, europei e giapponesi per
fare il punto dello stato dell'arte
degli effetti speciali del cinema.
La gamma ShineNet Ethernet
offre
Alte Preslazionè a Basso Costo
Scheda di inlerfacctamenlo
Ethernet LAN a IC Bit
• compatibile NE-2000
Ripelilore Ethernet
• compatibile IEEE 802.3
• supporto NetWare
PC LAN e POTCP
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• supporlo standard Ethernet
e Cheapnei
• migliore IRQ, DMA e sele-
zione di I/O
eootn NOOOS-OSS
La LONGSHINE Electronics Co,, fonadta nel 1981 e’
un’azienda leader nel campo della progettazione e produzione
specializzata nelle sviluppo di Personal Computer e prodotti per
la Trasmissione dati.
I prodotti LAN ShineNet Ethernet comprendono scnede a 8 bit
e 16 bit. Trasmettitori, Ripetitori di linea, NetWare, PC/TCP e
accessori di coUegamenio.
LONGSHINE Electronic Co.
6F, 245, Sec- 3, Roosevelt Rd.. Teipei, Taiwan, R.O.C.
Tel: 886-2-363-4958 Fax: 886-2-362-6810
rr«demark' PCrrCP FTP. Ine. NaiWarg. NE.ZOOO'Novan. Ine., PC-LAN:iaM Cenci
della ricerca fondamentale. deF
l'evoluzione della realtà virtuale
e l'arrivo deH'immagine di sinte-
si in 70 mm.
L'articolista precisa che que-
st'anno per la prima volta gli atti
della manifestazione verranno
archiviati- Manifestazione a cui
hanno partecipato sia medici
che grandi registi che hanno di-
scusso sullo stato dell'arte. La
prima sessione ha trattato una
applicazione architettonica: City
Project di Matt Mullican del Mu-
seo di Arte Moderna di New
York. La seconda dei nuovi pro-
getti per l’animazione, dove Ste-
ve Goldber ha presentato il film
Locomotion e gli algoritmi di de-
formazione di oggetti in 30. Ap-
plicazioni queste usate nel cam-
po pubblicitario e televisivo.
La terza ha fatto il punto sul-
l'universo virtuale e le possibilità
offerte nel campo professionale
per gli anni '90.
Naturalmente è Stato trattato
il legame tra l’informatica ed il
cinema, con i rappresentanti
della Walt Disney e della Lucas
Film, sforzi grandiosi durati an-
che mesi per girare solo pochi
secondi di immagini fantastiche.
Una parentesi la apriamo per
l'articolo un po' polemico sul
poco apprezzata da parte della
critica intemazionale "Eurhyth-
my». Questo prodotto di com-
puter graphics frutto di ricerche
universilane condotte da Susan
Amkraul e Michael Girad della
Ohio State University, viene de-
finito: «Uno stato di armonia tra
lo spirito ed il corpo. Un ballo
rituale al tempo stesso religioso
che unisce uomini, uccelli ed
ammali. Eurhythmy mescola i
simboli»
Delle novità ludiche parigine e
dell’abilità delle autontà a ricon-
vertire aree e edifici pubblici non
più utilizzati destinate dunque
alla demolizione ce ne parla Info
PC. descrivendo «Planete Magi-
que», locale aperto al centro di
Originariamente lo stabile di
12 mila metri quadrati
era il Theatre de la Gaiié
Lyrique. Ora è stato tra-
sformato grazie all’inven-
tiva di Jean Chalopin in
un centro di attrazione e
di giochi interattivi. In pa-
role semplici un luogo
iifiabesco». Per ottenerlo
sono state assemblate
insieme tutte le tecnolo-
gie di avanguardia, com-
presi ologrammi, sintesi
vocale e d’immagine Co-
me computer sono stati
usati 30 Macintosh, oltre
a vari personal, compresi
2 VAX. L'ingresso è con-
trollato tramite una carta ma-
gnetica che funge anche da car-
ta di credito, studiata apposita-
mente per non essere influenza-
ta dai campi magnetici presenti
all'Interno di Planete Magique
Un'ultima nota riguarda il costo
dell’Investimento privato che si
aggira intorni ai 300 milioni di
franchi pan a 60 miliardi di lire
Tornando a cose più serie neF
la sezione dossier di Micro-Sy-
stemes numero 106 c'è una
buona serie di pagine dedicale
alla storia del CD-ROM, in parte
opera dei redattori francesi e
qualcuna tradotta dalla rivista
americana Byte. Non poteva
mancare "Le Grand Robert en
CD-ROM» . prodotto paragona-
bile allo Scaffale Elettronico Za-
nichelli, recensito m modo mol-
to più approfondito (lo Zanichelli)
sul numero 93 di MC microcom-
puter da Corrado Giustozzi Più
che una prova infatti è una di
quelle recensioni che mostrano i
pregi e la facilità d'uso di un
prodotto per creare interesse
più che per dovere di cronaca.
Piccola divagazione. In Francia
il problema della lingua è molto
sentito, in quanto ormai anche il
francese inizia a far parte di
quelle lingue che si scrivono in
modo «troppo» diverso da co-
me si pronunciano. Tempo ad-
dietro in un articolo si veniva a
conoscenza della difficoltà che
SI incontra quando si cerca l'eti-
mologia di alcune parole. E pen-
sare che le radici sono Ialine
come per la nostra lingua Beh
forse per una nazione che tradu-
ce anche personal computer l’u-
so si prende la nvincita.
Piccolissimo accenno diretto
a chi si interessa di politiche
finanziare pure. Nella rubrica Bu-
siness di Micro-Systemes
un’approfondita inchiesta sul fe-
nomeno del Venture Capital, for-
mula originale che ha dato vita a
società come la DEC. la Com-
paq. la Apple ecc, e le sue pro-
blematiche m Francia
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
ANCHE WYSE
E' ENTR ATA N EI,!, A
NOSTRA RETE
PER POTENZIARE
LA VOSTRA
Quando un sistema è messo in
difficoltà da un mare di infor-
mazioni forza 8, allora dev'es-
sere potenziato.
WYSE
grande flotta di computer che.
in quanto a tecnologia, assorti-
mento ed eleganza, va a vele
spiegate.
E WYSE lo sa.
Solo un sistema WYSE 3225 sa
navigare in acque agitate come
server di rete, rispondere ad esi-
genze diverse come Work-
station 0 affrontare le peggiori
tempeste come piattaforma mul-
tiutenza.
Perfetto e compatto, stiva la
marea di dati che rischia di far
naufragare i vostri programmi,
con la velocità di elaborazione,
la potenza e la versatilità più
sorprendenti della sua categoria.
Non a caso è l'ammiraglia della
WYSE SYSTEM 386, una
Se anche la vostra attività va
sempre più a vele spiegate, non
rischiate la deriva ma potenziate
la flotta, rivolgendovi subito alla
rete di distribuzione Tecnodif-
fusione, il porto sicuro di tutti i
programmi che vogliono andare
in porto.
TECNO
DIFFUSIONE
LA RETE NAZIONALE
TECNO
DirruiioNE
TOHNO
01I-30>14<U
TECNO
DIFFUSIONE
PADOVA
099-807102
TECNO
DIFFUSIONE
PISA
0687 -7JOW3
TECNO
DIFFUSIONE
MILANO
02-440)983
TECNO
TECNO
■EOOIO EMILIA POMA
0522 - 559040 Ob-W 1 7867
SOFTWARE
Ongìnafe. stgritsio, nette più recenti versioni pispombiti m ttabe e
aJTestera. con geismia ulhoale e possibiliia tìi aggioinamenio
Legenda ii = italiano; m • inglese
l’ulh ipniaonsono 0«oonO* m tonnato 3.5" e 5.35".
Spreadsheet
Microsotl E»C9l 2.1
Microsofl EicsI 2 1 con Q«E
KAcrosoft Exctf 2 1 per OS/2 Eh
Word Processor
MlCnKOtl Word 5
Microsott Word per Wirìdows
WordSlar Protess«nal 5 5
Wordstar 2000 Plus 3.0
Bortand ^nl
WorflPertect 5.0
WordPertecl 5 1
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'WP che inSùBliiia amoerre stampa in russo,.
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sempre ad accontentare ogni vostra richiesta.
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nazionali del software sono garanzia di assolu-
ta affidabilità e di facilità di reperimento anche
dei prodotti meno diffusi. Nei nostri cataloghi
trovale anche quello che non c'è in queste pa-
gine e nella seguente: la nostra sede negli Stati
Uniti lavora anche per questo. Telelonaleci.
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der italiano del 'discount software".
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stantemente seguiti e aiutati, anche grazie alla
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250.000
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Microsofl OS.-2 PM Toolkil
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esS^V"
Quotho32
Libri
Introduzione a Quattro
Titolo originale «Quattro, thè
professional spreadsheet made easy»
di Usa Blow
Traduzione di E LucchellieM. Pucci
Copyright 1988 McGraw-Hill Ine.
Copyright 1930 McGraw-Hill Libri Italia s.r.l.,
P.zza Emilia, 50129 Milano - cod. int ISBN
88-38&0I26-7
pagg. 592 L 58.000
Quadro, realizzato e commercializzato dal-
la Borland nel 1987. fin dall'inizio si è presen-
tato prepotentemente come uno dei più po-
tenti spreadsheet disponibili sul mercato. Di
costo relativamente basso, capace di presta-
zioni fino ad allora riservate a fogli elettronici
ben più blasonati e estremamente più costo-
si. comparve tra l'altro in un momento in cui
to standard imperante, il Lotus 123, versione
2, appariva un po' appannato da una età non
certo giovanissima e da certe lacune che
l'uso più spinto aveva evidenziato in diverse
occasioni.
Quattro, sul mercato statunitense, nscos-
se un successo travolgente, grazie alle sue
notevoli e indiscusse qualità e. soprattutto,
alla possibilità, tipica di altri prodotti Borland,
di simulare ambienti già familiari all'utente.
Da allora è cominciata a fiorire una discreta
letteratura su questo pacchetto (fino ad oggi
esistono sul mercato non meno di dieci titoli
dedicati a questo programma).
Per I titoli di McGraw-Hill, che sta sfornan-
do negli ultimi tempi volumi di grande inte-
resse a getto continuo, esce questo ponde-
roso volume di quasi seicento pagine, che
rappresenta un valido tutorial alternativo al
manuale fornito di serie col pacchetto Rea-
lizzato con notevole cura tipografica e con
una traduzione impeccabile, esso consente
un approccio ben graduato con tutte le carat-
tensiiche del package
Il libro affronta l'uso del programma come
se l'utente non avesse addirittura mai aperto
il pacchetto stesso; se questo all’Inizio si
traduce in una ridondanza di notizie anche
piuttosto ovvie, alla fine si rivela come un
vantaggio in quanto consente di tenere sot-
tomano sempre una vera e propria alternati-
va di manuale stesso. Si parte dal primo
approccio per passare alla semplice operazio-
ne di inserimento dei dati; si va. mano a
mano, avanti attraverso fuso di formule, il
maneggio di blocco di celie, la formattazione
dei fogli di lavoro e la successiva stampa Si
passa poi a tecniche più sofisticate, come
maneggio delle principali funzioni, l’uso avan-
zato dei blocchi con riferimenti assoluti e
relativi, la personalizzazione dei fogli di lavoro
anche, come dicevamo in precedenza, tn
base alle preferenze e abitudini dell’utente.
Esaurita la fase bruta dello spreadsheet, si
passa allo studio della grafica, e al progetto e
alla costruzione delle basi di dati, vero tallone
d'Achille di questo tipo di pacchetti; la ge-
stione degli archivi é oggetto di una disamina
attenta e puntuale. Da qui si passa poi al
terzo lato dell'ambienie, la gestione delle
macro e l’uso del linguaggio Transenpt.
L'ultima parte è infine dedicata allo scam-
bio di informazioni e archivi con altri program-
mi, come Paradox. DBase e piu generici
word processing. Le ultime cento pagine
sono infine dedicate alle appendici ivi com-
presa una buona trattazione delle tecniche di
installazione su sistemi dotati di soli floppy, e
di interfacciamento con la concorrenza {leggi
Lotus e Symphony).
Il vero difetto di libri di tal fatta (mi si
perdoni il paradosso) e che sono realizzati in
maniera fin troppo accurata ed asauriente
Questo é onore al mento dell'autore e al
fiuto dell'editore, ma libri cosi esaurienti rap-
presentano la vera alternativa del manuale di
istruzioni per il pirata. Si tratta, comunque, a
parte la boutade, di un'opera davvero
esauriente e accurata, che, grazie alla sua
veste grafica accattivante, si fa leggere con
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Da alcuni anni si assiste alla tendenza
verso lo sviluppo di applicazioni basate su
archivi di dati, che divengono sempre più
sofisticati e capaci di gestire grandi masse di
dati caratteristici di organizzazioni com-
plesse.
La costituzione e i'utilizzazione di archivi da
parte di utenti con esigenze diversificate
viene resa possibile attraverso una larga
gamma di strutture di dati, di memorie di
massa e di sistemi software per la gestione
di archivi
In questo quadro particolare importanza
riveste l’esigenza di una formazione di base
sulle tecniche e sulle modalità di memonzza-
zione, elaborazione, gestione e uso degli
archivi
Questo volume si propone appunto di ri-
spondere a tale esigenza di formazione, m
quanto cerca di offnre al lettore una visione
completa dei requisiti, delle caraitehstiche
funzionati e tecniche, delie prestazioni e delle
modalità di gestione di uso delle strutture di
archivio dei dati. In particolare, dopo una
breve analisi delle tipologie delle applicazioni
gestionali basate su elaboratore, vengono
trattati i supponi e i dispositivi di memorizza-
zione più comunemente usati Viene quindi
affrontalo il problema della valutazione e
della scelta delle strutture dati, con particola-
re nferimento alle caratteristiche e agii effetti
del formato delle registrazioni.
Sono poi esaminate e discusse m dettaglio
l'organizzazione, le problematiche di aggior-
namento e ricerca di una o più registrazioni,
le tipologie di elaborazione e le presentazioni
delle strutture di dati più diffuse; neH'ordine.
le strutture sequenziali, le strutture di acces-
so diretto, le strutture sequenziali con indice,
le strutture ad archivio invertito. Ancora vie-
ne esaminata la struttura generale di un
progetto di archivi per applicazioni in linea.
Partendo dal presupposto che l'ultimo de-
cennio ha visto lo sviluppo di sistemi infor-
mativi utilizzanti la tecnologia delle basi di
dati, cioè di sistemi in base di gestire m
maniera concorrenziale dati necessari a tutte
le applicazioni sono analizzate successiva-
mente le principati caratteristiche dei sistemi
per la gestione delle basi di dati, anche con
riferimento alla creazione, gestione e manu-
tenzione degli archivi di tali sistemi.
Il libro SI articola su quattordici capitoli, che
partendo da una breve analisi, anche stonca
delle applicazioni gestionali dell'elaboratore,
passa all’analisi della componentistica degli
archivi informatici, sia dal punto di vista soft-
ware che hardware, al progetto di archivi
sequenziali e diretti, agli archivi sequenziali
indicizzati, agli archivi invertiti con ricerca
dell'informazione. Non mancano cenni ad ar-
chivi per finalità particolari, e alle piu comuni
tecniche per la protezione e la sicurezza degli
archivi di dati. L’ultimo capitolo teorico racco-
glie un'interessante casistica di casi di pro-
gettazione di archivi (interessante un accen-
no all’uso di punti di controllo — Check Point
— in casi particolari) Segue una ampia ed
esauriente bibliografia commentata, una stra-
nissima appendice di numen pnmi dal 1 al
999983, e una più usuale bibliografia conven-
zionale. ricca di 48 titoli, non pochi vista la
particolarità deirargomenio.
Raffaello De Masi
91
Informatica & Diritto
Il contratto mediante telefax
il telefax è recentemente salito
alla nbalta dell’attenzione pubbli-
ca dopo essere stato eletto co-
me «mezzo di comunicazione”
libero e moderno; utilizzato dalla
«pantera» studentesca, il fax è
stato riscoperto dai media, ma
ormai da diversi anni é protago-
nista attivo di buona parte della
Approfittiamo comunque della
seconda giovinezza di questo
comodo strumento per affronta-
re un aspetto poco dibattuto ma
di grande rilevanza: la conclusio-
ne di un contratto mediante te-
Un po' di storia
Il servizio «telefax» è stato
formalmente istituito in Italia
con decreto del Ministro delle
Poste e Telecomunicazioni del 1
settembre 1983.
In armonia con i principi con-
tenuti nella Convenzione Inter-
nazionale delle telecomunicazio-
ni, adottata dalla UIT (Limone
Intemazionale delle Comunica-
zioni) a Malaga il 25 ottobre
a esecutiva in Italia
9 7 ottobre 1977 n,
1 istitutivo del
vengono
espressamente richiamate e
quindi rese assolutamente vali-
de tutte le norme previste in
materia postale e di telecomuni-
cazioni contenute nel c.d. Codi-
ce Postale, norme approvate
con decreto presidenziale n 156
del 29 marzo 1973.
Il telefax
nella contrattazione
Come detto in apertura, l’uti-
lizzazione sempre più frequente
del telefax, soprattutto In ambi-
to economico e commerciate,
pone dei problemi giuridici che
non posson essere ignorati. Uno
dei più rilevanti è costituito dalla
contrattazione, visto che ormai
risultano innumerevoli gli accor-
di contrattuali che si stipulano
con queste modalità.
La stipulazione di un accordo
contrattuale è normalmente pre-
ceduta dalla fase di contrattazio-
ne. la quale é carattenzzata da
alcuni elementi necessari quali
ia proposta e l'accettazione; il
contratto, infatti, si costituisce
nel momento in cui la proposta
di una parte incontra l'accetta-
zione dell'altra parte»
A questo proposito il comma
dell’an 1326 cod. ctv dispone
che «Il contratto è concluso nel
momento in cui chi ha fatto la
proposta ha conoscenza del-
l'accettazione dell'altra
La proposta
e l'accettazione
La proposta è l’atto pre-nego-
ziale che attribuisce al suo desti-
natario il potere di perfezionare
un'offerta; a tal fine deve risul-
tare «completa» ossia deve con-
tenere in maniera adeguata gli
elementi essenziali del contratto
(oppure dei rinvi! a cnten di indi-
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92
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^ i I*
L'accettazione é invece l'atto
con CUI si esercita il potere di -
dare perfezione alla proposta
delineata dal proponente.
Al requisito della completezza
previsto per la proposta, corri-
sponde per l’accettazione quello
della conformità ed a questo si
riferisce il comma 5 del predetto
articolo di cod. civ. quando dice
che II., un'accettazione non
conforme alla proposta equivale
ad una nuova proposta . .».
Altro elemento caratterizzante
l'accettazione é poi la «tempe-
stivitàii intesa come termine en-
tro il quale essa deve pervenire
al proponente, termine di solito
indicato da chi propone.
Nel nostro discorso va poi n-
badito che il silenzio e cioè la
mancata manifestazione della
volontà di accettazione, salvo al-
cuni casi particolari, non può
avere valore di assenso.
La trasmissione via telefax
Dopo aver delineato i requisiti
essenziali della proposta e del-
l’accettazione. verifichiamo se
tali necessari requisiti siano ri-
scontrabili nelle dichiarazioni
contrattuali scambiate mediante
telefax.
Essendo il documento in fax
la copia esatta di un originale, si
può dire che completezza e con-
formità non dovrebbero venir
meno se tutto quanto contenuto
suiroriginale viene riprodotto sul
fac-simile.
Tuttavia, a causa di un imper-
fetto funzionamento dell'appa-
recchiatura. può accadere che
sul fac-simile venga riprodotta
solamente una parte del conte-
nuto della proposta contrattuale
oppure un testo lievemente di-
verso da essa (ad esempio nelle
cifrel, ingenerando nell’accet-
lante il convincimento che il
contratto abbia un contenuto di-
verso da quello in realtà prepa-
É pur vero che ormai tutte te
apparecchiature telefax dispon-
gono di un particolare sistema
automatico (ECM: Error Control
Model che segnala la mancata
lettura di caratteri, ma nel caso
si verifichi una situazione simile
a quella appena ipotizzata si de-
ve concludere nel senso dell’in-
validità della proposta m quanto
incompleta.
Naturalmente il requisito della
tempestività richiesto all’accet-
tazione appare, m presenza di
uso di telefax, certamente queh
10 maggiormente garantito ri-
spetto agli altri.
11 problema della forma
Problemi più ardui e comples-
si nascono invece riguardo al
requisito della forma: seguendo
le opinioni ormai diffuse della
dottnna e della giurisprudenza,
non solo gli atti o le dichiarazioni
provviste di sottoscrizione auto-
grafa possono acquisire l'effica-
cia probatoria della scrittura pri-
vata. ma anche tutti gli altri do-
cumenti che per la loro stessa
natura vengono riprodotti ma
non sottoscritti.
A questi atti tale efficacia é
stata attribuita o attraverso l’in-
terpretazione analogica deH‘art.
2705 del cod. civ. (<ill telegram-
ma — ed il fax ne é un affine —
ha l’efficacia probatoria della
scrittura privata, se l’originale
consegnato all’ufficio di parten-
za è sottoscritto dal mittente
n) oppure mediante l'interpre-
tazione estensiva dell'an 2712
del medesimo codice (dove l’e-
spressione «. . in genere, ogni
rappresentazione meccanica dei
fatti .» testimonia l’intenzione
del legislatore in modo chiaro)
Con questo si deve prendere
atto del processo ormai in-
stauratosi e destinato ad intensi-
ficarsi, noto con l'espressione
«crisi della sottoscrizione».
Conclusione
Ormai gli operatori economici
si affidano sempre più spesso a
dichiarazioni prodotte da appa-
recchiature informatiche, produ-
cendo un’inarrestabile Circolazio-
ne di testi scritti ma privi di
sottoscrizione autografa, requisi-
to ormai incompatibile con le
moderne tecniche di comunica-
zione. Appare quindi sempre più
urgente trovare nuovi criteri e
legalizzarli onde evitare il ricorso
all'Interpretazione analogica od
estensiva, metodo talvolta ar-
duo ma soprattutto pericoloso
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Milano, 28 febbraio. Philippe Kahn, fondatore e presidente della Borland
International, inizia dall'Italia un giro di incontri esteso a vari Paesi d'Europa
tenendo una breve conferenza a giornalisti e sviluppatori. Tema del
discorso: le strategie Borland porgli anni '90. Naturalmente non potevamo
perdere un appuntamento cosi interessante e la relativa opportunità di
scambiare quattro chiacchiere di persona con Mr. Kahn
di Corrado Giustozzi
P erché dedicare un articolo
di diverse pagine ad un
evento che potrebbe an-
che essere liquidato con una
mezza colonna fra le News?
Non tanto per il fatto in sé dei-
rincontro con Philippe Kahn: in
generale noi non crediamo mol-
to ai »santoniu. e pur essendo
Mr. Kahn un tipo di santone
assai atipico ciò non avrebbe
comunque giustificato un simile
risalto alla cosa. Il motivo é un
altro e ben più profondo. Nel
suo breve discorso, il fondatore
della Borland ha presentato una
personale analisi del mercato
deirinformatica e della sua evo-
luzione net prossimi anni che ci
è sembrata interessante e ricca
di spunti di riflessione. Sappiamo tutti
come Borland sia oramai da tempo uno
dei grandi protagonisti di questo merca-
to. anzi uno dei pochi nomi che in certa
misura fa il mercato. Le valutazioni stra-
tegiche e le previsioni del suo presiden-
te sono dunque qualcosa di più che una
fredda analisi daH'esterno del mondo
della piccola informatica: sono le idee e
le aspettative di chi é estremamente
coinvolto in questo difficile ambiente, e
dunque rappresentano anche i precisi
impegni programmatici di chi ha non
solo la volontà ma anche i mezzi per
poter cambiare il mercato stesso. E con
esso, ricordiamolo, anche il modo di
lavorare degli utenti. Utenti che non
sono entità astratte ma siamo noi. pro-
prio tutti noi che in un modo o nell'altro
facciamo uso tutti i giorni dei nostri PC
e vogliamo tool sempre migliori per il
nostro lavoro. Quale-occasione migliore
per tirare qualche somma se non quella
di sentire le idee e le aspettative
espresse dalla viva voce di uno dei
personaggi chiave del mondo che bene
0 male ci accomuna tutti?
Com'era lecito aspettarsi, dal discor-
so di Kahn sono in effetti emersi alcuni
punti assai degni di nota; magari critica-
bili, ma certo non liquidabili in due paro-
le. Al termine dell'incontro abbiamo
dunque pensato che valesse la pena
approfondire con calma le idee esposte
dedicando loro questo lungo articolo
situato a metà fra la cronaca ed il com-
mento. Come vedremo in conclusione,
da ciò che è stato detto emerge con
contorni piuttosto ben definiti il grandio-
so progetto Borland per il software de-
gli anni '90; progetto che già si leggeva
fra le righe degli annunci passati ma ora
prende finalmente forma e sostanza
concrete. Su questo progetto la Borland
si sta giocando il futuro e dunque non é
cosa da prendere alla leggera.
Ma anche un'altra cosa emerge: la
trasformazione della stessa Borland da
azienda piccola e dinamica a grande
compagnia multinazionale quotata in
borsa, con tutti i vantaggi ed i problemi
del caso: l'abbandono graduale della
primitiva immagine disinvolta e «casa-
reccia» per assumerne un'altra più po-
sata e formale, la modifica di strategie
interne ed esterne, le maggion respon-
sabilità delle proprie scelte, Tutti fattori
che giocheranno ovviamente un ruolo
chiave nello sviluppo della software
house californiana e che in ultima anali-
si, condizioneranno anche il no-
stro futuro di utenti.
Cresciamo come i funghi
Tanto però per non smentire
del tutto l'immagine un po' fre-
ak ed anticonformista della Bor-
land l'invito all'incontro era co-
stituito da un oggetto assoluta-
mente particolare: un barattolo
metallico per conserve alimen-
tari con un'etichetta verde e la
laconica scritta «Il modello che
ha ispirato Philippe Kahn per
fare crescere un'azienda da
cento milioni di dollari». All'in-
terno (da raggiungere per mez-
zo dell'apriscatole} un biglietto
personalizzato e... un fungo in
formato naturale, ovviamente di marza-
pane. Sicuramente un invito che non
può passare inosservato.
L'incontro, che ha avuto luogo in un
salone di un grande albergo milanese, si
è svolto con sobria semplicità. Dopo una
rapida introduzione di Antonio Belvisi
della Borland Italia ha preso la parola
direttamente Philippe Kahn che ha ab-
bozzato un benvenuto in uno stentato
italiano proseguendo poi il resto del
discorso in inglese. Sul podio assieme a
Kahn un portatile Compaq responsabile
dello slide show: le immagini, proiettate
su schermo mediante videobeam colle-
gato al computer, erano generate intera-
mente da Quattro Pro. il recente e
potentissimo loglio elettronico Borland.
Gli ultimi ritocchi allo slide show, come
lo stesso Kahn ha tenuto a dire all'inizio
del suo discorso, erano stati apportati in
aereo durante il volo da Chicago a Mila-
no. Le immagini che vedete in queste
pagine sono appunto una parte di quelle
proiettate durante la conferenza, prese
pari pari (grazie alla Borland Italia) dal file
utilizzato da Kahn e scelte fra quelle a
mio avviso più significative nell’econo-
mia del discorso.
Primo punto trattato dal presidente
96
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
THANK YOU. MR. KAHN!
The Company
■ Founded: 1983
m HQ: Scotta Valley. CA
M PC software
m Worldwide operations
■ 530 employees
della Borland dopo una breve presenta-
zione dell'azienda è stato l'aspetto finan-
ziario ed economico della sua compa-
gnia, illustrato com'era immaginabile
con ampia dovizia di dati numerici e di
begli istogrammi. E qui non mi soffermo
troppo su ciò che si è detto se non per
notare che. sotto tutti i punti di vista, la
Borland sembra godere di ottima salute-
li messaggio sottostante sembrava ap-
punto essere: «stiamo bene e crescia-
mo come I funghi». In effetti la crescita
del fatturato è stata costante dal 1983,
anno della fondazione della società, con
una previsione di raggiungere i cento
milioni di dollari per il corrente anno
fiscale. Tutte le voci e gli indici di bilancio
sono inoltre più che soddisfacenti- Con
oltre 500 persone alle proprie dipenden-
ze (in tutto il mondo) la Borland non può
proprio più dirsi una «piccola» software
house. La prova è che dalla fine dello
scorso anno essa è quotata in borsa
negli Stati Uniti e dagli inizi di questo lo è
anche in Inghilterra.
Piattaforme per il futuro
Il secondo punto toccato da Kahn ha
riguardato l'evoluzione nei prossimi anni
delle piattaforme hardware e software.
Punto realmente cruciale in quanto é su
tali previsioni che ovviamente la compa-
gnia metterà a punto i propri prodotti e
le proprie strategie di mercato.
Secondo Kahn il mondo dell’informa-
tica personale negli anni '90 sarà so-
stanzialmente molto più frammentato
rispetto a quello che ha caratterizzato gli
anni '80. Nel decennio appena trascorso
ci siamo infatti trovati a vivere un mo-
mento tutto sommato magico che ha
visto il mercato unificato sotto una stan-
dardizzazione de facto sia sul piano
hardware (PC IBM) che sul piano soft-
ware (MS-DOS). Ma l'introduzione re-
cente di nuove architetture hardware e
di nuovi software di base porterà, dice
Kahn. ad una realtà assai più differenzia-
ta in cui conviveranno molteplici sistemi
operativi e molteplici tipi di macchine.
La sua schematizzazione, illustrata in
una delle slide pubblicate, identifica
quattro piattaforme hardware e altret-
tante piattaforme software differenti.
L'hardware è diviso secondo la fascia di
potenza delle macchine; handheld. os-
sia gli ultraportatili quali il Poqet o l'Atarì
PC-folio che si prevede avranno un bo-
om nei prossimi anni grazie ail'introdu-
zione di nuove tecnologie per la visualiz-
zazione; laptop e «notebook» in genere,
ossia portatili caratterizzati da buona po-
tenza di calcolo e memorizzazione ma
MCmicfocompuler n, 95 - aprile 1990
THANK YQU, MR KAHNI
Le parole chiave che
secofido Borland
carauemzeranno
l'informalica dei
prossimi dieci anni
ancora non adatti al «number crun-
ching» 0 alle applicazioni grafiche; desk-
top, grosso calderone che comprende
praticamente tutti i computer da stazio-
ne fissa con grandi dischi e monitor di
tipo tradizionale; workstation, ossia
macchine abbastanza specializzate e co-
stose basate sulla tecnologia RISC, do-
tate di grande potenza di calcolo ed
adatte soprattutto a lavori pesanti quali
il CAD tridimensionale. Il mercato del
software di base é invece suddiviso in
quattro grandi aree basate su: MS-
DOS. Windows. OS/2 e Unix, Natural-
mente non tutti gli hardware saranno in
grado di ospitare tutti questi sistemi
operativi, i quali dunque si caratterizze-
ranno soprattutto per la fascia di piatta-
forme hardware che saranno in grado di
servire. L'MS-DOS continuerà, sempre
secondo le previsioni di Kahn, a domina-
re il mercato degli handheld e quello dei
laptop. mentre sarà ancora presente pur
se con minore peso in quello dei desk-
top e del tutto assente in quello delle
workstation. Windows e OS/2 si divide-
ranno, sovrapponendosi in certa misura
l'un l'altro, le fasce dei desktop ed in
parte delle workstation; Unix infine avrà
importanza rilevante nel solo mondo
delie workstation, dove sarà probabil-
mente il sistema operativo dominante,
mentre non troverà sbocchi sulle mac-
chine di fascia inferiore finendo cosi per
costituirsi una nicchia a parte.
L'assenza di Windows nel segmento
dei laptop viene giustificata da Kahn
sulla base della non assoluta necessità
di disporre di un'interfaccia utente di tipo
grafico basata sull'uso del mouse su
macchine portatili, dove potrebbe esse-
re di non comodo uso; mentre la sovrap-
posizione apparente fra Windows ed
OS/2 verrà risolta in termini pratici per
via del maggiore impegno delle risorse
hardware imposto da OS/2 che lo porte-
rà a girare di preferenza su macchine più
potenti di quelle necessarie a Windows,
ed in un primo momento soprattutto su
server e macchine analoghe.
In conseguenza di queste previsioni
sulla suddivisione del mercato le strate-
gie della Borland per i prossimi anni, ha
affermato esplicitamente Kahn, si con-
centreranno esclusivamente e con forza
SUI mondi DOS, Windows ed OS/2, La
grande novità in questo proponimento
consiste a mio avviso nella inaspettata
rivalutazione di Windows come piatta-
forma degna di attenzione commercia-
le. Dò in effetti costituisce un ripensa-
mento rispetto a quanto fino ad oggi era
stato affermato dalla casa californiana.
la quale vedeva Windows come una
piattaforma priva di futuro, e dunque
strategicamente poco interessante, per
effetto congiunto della sovrapposizione
con OS/2 e della difficoltà di sviluppo
del software sotto di essa. Evidente-
mente il recente rilascio da parte di
Microsoft delle versioni di Windows
specifiche per 80286 e per 80386, as-
sieme ai ritardi di OS/2 ed alle differenti
previsioni di diffusione di questo siste-
ma operativo, hanno fatto modificare
alla Borland le proprie valutazioni com-
merciali inducendola a riprendere in
considerazione lo sviluppo di applicazio-
ni specifiche per Windows.
Strategie di sviluppo
Chiariti cosi gli ambiti di movimento
delle strategie Borland, il punto succes-
sivamente illustrato da Kahn è stalo
quello riguardante i prodotti chiave che
realizzeranno queste strategie. Anche
qui, in seguito ad una analisi di mercato,
la Borland si è data una meta ben
precisa decidendo di concentrare i pro-
pri sforzi esclusivamente in tre direzio-
ni: spreadsheet, data base e linguaggi.
Ovviamente i relativi prodotti chiave so-
no rispettivamente Paradox, Quattro
Pro e I linguaggi Turbo C e Turbo Pa-
scal. Va notato che questa suddivisione
non è solo una linea guida a livello
formale ma è un'impostazione sostan-
ziale: solo due giorni prima della confe-
renza, infatti, la Borland aveva annuncia-
to la propria riorganizzazione interna se-
condo «linee di prodotto»: la nuova
struttura aziendale prevede ora tre unità
operative dedicate ciascuna ad uno di
questi tre settori strategici.
Obiettivo aziendale della Borland é far
si che ciascuno dei tre prodotti chiave
Platforms
DOS Windows OS/2
Unix
Handheld
Laptop s/
Desktop s/
W-station
y/
v/
• fi LA MI'
Le piallalorme
hardware e software e
le relative iniersetioni
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
THANK YOU. MH. KAHN'
Sia ai primi tre posti nella graduatoria di
mercato della propria categoria. Ma co-
me intende essa raggiungere tale obiet-
tivo? Mediante i seguenti fattori consi-
derati altamente strategici: l’uso di
quelle che Kahn chiama «core technolo-
gy»; il supporto dell'architettura «Client-
server»; l'applicazione del «Borland In-
teroperability Model». Vediamo ciascun
punto in dettaglio.
Le «core technology» sono strumenti
applicativi intermedi, riutilizzabili e con-
divisibili da più prodotti finali, sviluppati
airinterno della Borland da appositi
gruppi e realizzali utilizzando strumenti
di programmazione object oriented. 1
prodotti principali di questa strategia.
Illustrati nella slide contenente la Ferrari
Testarossa, sono attualmente tre; la
BGI (Borland Graphics Interface), il
VROOMM (Virtual Real-time Object
Oriented Memory Manager) ed il Para-
dox Engine. Ciascuno di questi stru-
menti rappresenta un singolo sforzo di
sviluppo in uno specifico aspetto di un
prodotto finale; ma nessuno dei tre é
legato ad un prodotto specifico, anzi
ciascuno può essere riutilizzato «cosi
com'é» in qualsiasi altro prodotto. Ciò
consente una modularità ad alto livello
nello sviluppo del software che si tradu-
ce direttamente in minori costi di svilup-
po e maggiore flessibilità nella produzio-
ne. Quattro Pro è attualmente l'unico
prodotto ad usare contemporaneamen-
te tutte e tre queste tecnologie: la BGI
per effettuare le presentazioni grafiche,
il Paradox Engine per interfacciarsi in
modo nativo con gli archivi Paradox ed il
VROOMM per gestire in modo ottimale
la memoria fisica superando il limite dei
640 Kbyte imposto dal DOS.
Per quanto riguarda il supporto all'ar-
chitettura «client-server» basata su
Platform Focus
DOS
Windows
OS/2
SQL, la strada scelta dalla Borland è
quella di non dedicarsi ai «back-end»
ma solo ai «front-end»; ossia di occu-
parsi deirSQL dal «lato utente» e non
dal «lato macchina». Borland, ha detto
Kahn. non intende commercializzare dei
data server SQL mettendosi così in
competizione con IBM, Oracle, Novell
eccetera; mentre vuole supportare tutti
questi produttori a livello di interfaccia-
bilità con tutti i propri prodotti. Le pros-
sime versioni di Paradox e Quattro Pro
saranno pertanto in grado di interfac-
ciarsi ad un SQL server e divenire un
«cuscinetto» fra esso e l’utente per
poter filtrare e post-elaborare i dati stes-
si. Gli stessi linguaggi Turbo saranno
dotati di funzioni di libreria, facenti parte
di un apposito pacchetto di sviluppo che
verrà rilasciato entro quest'anno, che
Mission/^riticah^Application
/fnteraction Bulld*K
Paradox
i Quattro Pro\
Database
iSpreadeheet \
/ Engine
Engine
irovsno i dah aztemSak
finali Alceniro
agiscono molleplio
loois m collaboraiione
Corporate Data
Borland Inter-operability
permetteranno al programmatore di rea-
lizzare applicazioni interattive interfac-
ciabili ad un server SQL in modo diretto.
Il «Borland Interoperability Model»,
rappresentato daH'immagine della pira-
mide. schematizza la filosofia Borland
de! software come strumento di sup-
porto alle molteplici necessità di mani-
polazione dei dati aziendali. In quest'ot-
tica il software funge come cuscinetto
a strati multipli fra i dati, posti alla base
della piramide, e il software applicativo
finale posto in cima ad essa e definito
«Mission Criticai Application». Ciascu-
no strato agisce secondo le proprie ca-
ratteristiche a seconda delle particolari
necessità applicative; quelli posti più
verso la base sono ovviamente più di
basso livello mentre quelli situati verso
il vertice della piramide sono maggior-
mente ad aito livello. Alcuni di essi,
quali il Database Engine, sono già real-
tà; gii altri sono in fase di sviluppo e
verranno commercializzati in futuro. Il
primo che sarà presentato sarà proba-
bilmente lo Spreadsheet Engine che
corrisponde al nucleo di Quattro Pro
privato delle funzioni di interfaccia
utente. LTnteraction Builder che com-
pare verso la cima della piramide è un
progetto assai ampio e sofisticato con-
sistente fondamentalmente nella realiz-
zazione di tutto un insieme di tool di
sviluppo, del quale già fanno parte i
linguaggi Turbo come strumenti di più
basso livello e che dovrà comprendere
anche uno o più 4GL basati sul model-
lo «data-flow», i quali permetteranno
alTutente di realizzare con poco sforzo
applicazioni finali in grado di interfac-
darsi direttamente agli Engine per fare
effettuare loro le necessarie elaborazio-
ni dei dati.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
99
THANIC VOU, MR KAHN'
Le «core tecf’natogy'
di Borland sono
aiwalmenle la BGI, il
VROOMM ed il
Paradoit Engine
L 'immagine della
Ferrari rappresenta il
Quattro Pro, il cui
appunto
• Teslarossan
Prodotti nuovi e vecchi
È dunque su questi mattoni, e se-
guendo le idee enunciate poco fa, che
Borland intende affrontare il mercato
degli anni ’90. Lo fa, credo, partendo col
piede giusto, e forte di una posizione
attualmente predominante; non senza
orgoglio, infatti, Kahn ha enunciato a
questo punto del discorso i lusinghieri
nsultati ottenuti dai tre prodotti chiave
della sua azienda. E se Paradox è passa-
to da una quota di mercato del 3% nel
1987 ad una del 25% nel 1989 grazie
alle sue eccellenti e sempre più impor-
tanti capacità di funzionamento in rete.
Quattro Pro, complice una campagna
promozionale particolarmente aggressi-
va nei confronti degli utenti di Lotus 1-
2-3, ha venduto oltre centomila copie
nei primi tre mesi di commercializzazio-
ne vincendo inoltre tutte le prove a
confronto pubblicate dalle riviste ameri-
cane. Per non parlare ovviamente dei
linguaggi Turbo, C e Pascal, del cui
successo tutti siamo a conoscenza.
Cosa resta fuori da questo sfavillante
quadro? Principalmente il settore dei
word processor, affrontato in passalo
da Borland senza troppa convinzione
con il pur valido Sprint. Ad una precisa
domanda rivoltagli al termine della con-
ferenza Kahn ha risposto esplicitamente
che la Borland non intende entrare nel
mercato dei word processor ritenendolo
sovraffollato e poco redditizio. Ciò in
pratica equivale a decretare ufficialmen-
te l’ingloriosa morte di Sprint, comun-
que attesa oramai da tempo. Ciò tutta-
via non significa che la Borland non
PC Software Market
noto raocEssMa flzM»
SPtCAOsrcrraiM
OATJ«ASC <1An»
LMeUWeSAMt
J <7 Jt r .4 .V {>
tenga in debito conto (e esigenze di
elaborazione dei testi intese in senso
più generale: secondo Kahn potremmo
anzi aspettarci per il futuro un prodotto
di tipo multimediale in grado di manipo-
lare contemporaneamente lesti, imma-
ginì-e dati; così come vedremo aumen-
tare le capacità di manipolazione di testi
già insite in altri prodotti quali Quattro
Pro e Paradox.
Anche nel campo dei linguaggi la con-
centrazione dell'attenzione Borland su
pochi prodotti chiave ha fatto le sue
illustri vittime. Il fatto che Kahn abbia
citato come strategici solo il Turbo C ed
il Turbo Pascal, oltre ai relativi tool di
supporto, non è un caso: proprio pochi
giorni prima di questo incontro infatti, in
due comunicati emessi a breve distanza
di tempo l'uno dall'altro. Borland Inter-
national aveva sommessamente annun-
cialo di aver cessato la produzione ed il
supporto di Turbo Prolog e Turbo Basic.
I diritti di entrambi i prodotti sono stati
restituiti agli originali produttori dei due
linguaggi, i quali peraltro hanno afferma-
to di voler continuare a commercializzar-
li sotto il proprio nome.
A proposito di linguaggi, Borland cre-
de molto nella programmazione per og-
getti, come lo stesso Kahn ha avuto
modo di dire sia durante il suo discorso
che rispondendo in seguito ad alcune
domande; e nelle sue previsioni il mer-
cato dei linguaggi in questo decennio
sarà dominato dal C-M- e dal Pascal
con oggetti, mentre il Basic andrà inve-
ce gradualmente scomparendo Nell'oi-
tica Borland i linguaggi non sono prodot-
ti fini a se stessi ma vengono considera-
ti dei tool che vanno ad integrare, com-
pletandoli, gli altri strumenti più o meno
ad alto livello con i quali l'utente può
realizzare le proprie applicazioni finali In
questa filosofia si inseriscono dunque
gli annunci delle nuove versioni del Tur-
bo C e del Turbo Pascal, attese per
quest'anno, che ottemperano in modo
più completo alle istanze della program-
mazione orientata agli oggetti. Ed in
questa ottica va anche valutato il recen-
tissimo annuncio dei nuovi tool di sup-
porto alla programmazione: un pacchet-
to comprendente la versione 2.0 del-
l'eccellente Turbo Debugger che sup-
porta ora la programmazione OOP, la
versione 2.0 del Turbo Assembler che
supporta l'80486 in modo nativo ed il
nuovo Turbo Profilar che permette di
analizzare in dettaglio le prestazioni di
un programma. Alla Borland è sicura-
mente finita l'era dei <ilmguaggi per
studenti» ed è cominciata seriamente
quella dei linguaggi pensati come stru-
menti di lavoro per lo sviluppo di appli-
cazioni professionali.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
Quattro Pro
■ Introduced: 10/89
■l Won ©very major award/comparisor
• 100,000+ copies
by Dee 31
BORI A so
I dall commerciali salienli retativi a Quattro Pro e Paradox
THANK YOU, MR. KAHN!
Il mondo secondo Borland
Questo paragrafo ha lo stesso titolo
del breve «pezzo» cort cui, quattro mesi
fa, scrissi del mio incontro con David
Intersimone di Borland International in
occasiorte della presentazione del Para-
dox Engine {MC 91, pag. 68). E non a
caso ho usato quel titolo: se infatti
quella volta mi ero lascialo andare a
considerazioni sulla filosofia Borland ba-
sandomi su CIÒ che avevo letto tra le
rghe dell’annuncio del Paradox Engine e
sul colloquio con Intersimone, questa
volta sono in grado di aggiustare il tiro
inserendo nel mosaico i frammenti gen-
tilmente forniti da Philippe Kahn.
Il grande affresco che mi ero immagi-
nato parlando con Intersimone si è rive-
lato sostanzialmente corretto. Il mondo
del futuro secondo Borland è roseo e
fatto di database decentrati, di accessi
concorrenti ai dati, di sistemi operativi
multitask, di reti, di applicazioni standard
indipendenti dalia piattaforma hardware
che si interfacciano amabilmente l'un
l'altra per scambiare dati sot-
to qualsiasi forma e da qual-
siasi provenienza. La chiave
di tutto è rappresentata dalla
slide della piramide, dove si
vede un’intera gerarchia di
tool specializzati agire in mo-
do cooperativo sui dati azien-
dali locali o remoti. La parola
d’ordine è «concorrenza», in-
tesa nel senso informatico di
accesso simultaneo alle me-
desime risorse. Già ora Quat-
tro Pro, grazie al Paradox En-
gine, è in grado di leggere
direttamente ed m modo
concorrente archivi di Para-
dox; ciò significa che se qual- Lo siati
cuno, magari da un’altra postazione in
rete, cambia i dati nell’archivio, il mio
spreadsheet cambia automaticamente.
Nessuna necessità di import manuale
dei dati o di ricalcolo esplicito; lo spread-
sheet si modifica nell’istante in cui cam-
biano i dati, e con esso gli eventuali
grafici ad esso collegati. Al limite potrei
vedere un istogramma prodotto da
Quattro Pro modificarsi automaticamen-
te sullo schermo nel momento in cui un
operatore remoto abbia aggiornato i dati
dalla sua workstation. Paradox Engine,
uno dei tasselli sostanziali della Borland
Interoperability, è uno degli strumenti
che rende possìbile questo «miracolo».
A questo proposito devo dire che fra i
vari annunci più o meno accennati e
futuribili fatti da Kahn mi é sembrato
particolarmente interessante quello del
rilascio entro un paio d’anni dello Spre-
adsheet Engine, il quale si affianca con-
cettualmente al Database Engine che
appunto è già disponibile. La possibilità
di realizzare applicazioni personali che
includano, mediante semplici chiamate a
funzioni di libreria, le funzionalità di uno
spreadsheet potente come Quattro Pro
è semplicemente fantastica e spalanca
un orizzonte di potenzialità inimmagina-
biti. E pensare che tutte queste applica-
zioni possono essere fatte in modo da
riflettere in tempo reale le modifiche
apportate in modo concorrente ai dati, i
quali magari sono addirittura prelevati da
chissà quale sito remoto in modo traspa-
rente via SQL server, fa vacillare anche
la fantasia più sfrenata.
Cood luck, Mr. Kahn!
Sicuramente stiamo per vivere una ri-
voluzione nel nostro modo di lavorare; la
disponibilità di hardware sempre più po-
tenti a prezzi sempre minori é una ten-
denza che non accenna a diminuire e che
porterà presto ad avere le potenzialità per
gestire masse di dati enormi m tempi
rapidissimi. Il software di oggi, peraltro, é
largamente insufficiente per permettere
un adeguato sfruttamento deli’hardware
in arrivo, li software di domani ancora non
esiste ma in parte è già stato
pensato, ed è con tutta proba-
bilità un qualcosa che esulerà
da ciò che finora è stata l'e-
sperienza comune. Il lucido
modello immaginato dalla
Borland è senz’altro estrema-
mente accattivante. Forse é
un po’ troppo ottimistico e le
cose non andranno proprio
cosi, però è piacevole pensa-
re che c'è qualcuno che ce la
sta mettendo tutta perché ciò
accada.
Che dire ancora? Solo po-
che parole: grazie, Mr. Kahn.
E buona fortuna.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
101
Corsodi
I IN EDICOLA
in autoistruzione
•C STANDARD ANSI «TURBO C
• QUICKC «INTRODUZIONE AL C++
Il C non è il linguaggio del futuro: è il lin-
guaggio dei professionisti d'oggi.
Compattezza, efficienza e portabilità,
sono le caratteristiche che lo rendono fra
i più potenti linguaggi in circolazione.
Non è difficile da onrontare, ma è neces-
sario apprenderlo bene per poterne
sfruttare appieno le qualità.
Corso di C è anzitutto comprensibile a
tutti: presenta un Corso Base ed un Corso
Esperti, per facilitare l'approccio e ap-
profondire in seguito le proprie cono-
scenze e la propria operatività.
Ogni lezione è composta do una parte
video, da una parte stampata e da pro-
grammi esempio.
La parte video introduce in modo interat-
tivo i concetti della lezione e l'immediata
operatività è possibile modificando i pro-
grammi esempio che vengono presentati
dettagliatamente.
La parte relativa al Corso Esperti termina
con un’introduzione al nuovo stato
dell'arte della programmazione: il C++e
la programmazione ad oggetti.
Corso di C
8 lezioni: 8 testi+8 dischi
in fascicoli quindicinali.
Accendi il tuo computer
con la collana PC Master
GRUPPO EDITORIAU
JACKSON
Dopo rapida conferma lessicale,
gentilmente fornita dal secondo
scaffale della mia libreria ed in
particolare dal mio fido dizionario
della lingua italiana, sono ancor più
convinto che «estendere» ed
«espandere» siano praticamente
sinonimi. A guanto pare. però,
questa sinonimia non rimane tale
una volta trasportato il tutto sul
vostro PC. e non semplicemente
perché il vostro «tesaurus»
contesta, ma solo quando la RAM
non basta più e decidete di
comprare una scheda aggiuntiva.
Cosa fate: espandete o estendete
la memoria del vostro computer?
Eh. sì: é proprio un bel mistero...
Memorìa estesa ed espansa
di Giorgio Amane e Gabriele Romanzi
Memorie, microprocessori
e standard
In questo articolo analizzeremo in
quale modo è possibile incrementare la
memoria nei computer operanti in am-
biente MsOos e basati sui microproces-
sori della famiglia Intel 80x86. alla luce
dei recenti sviluppi sia nel campo dei
microprocessori che del software scrit-
to appositamente per sfruttarne le nuo-
ve capacità.
In generale la memoria di un compu-
ter viene divisa in due distinte catego-
he: memoria ROM (Read Only Memo-
ry) e memoria RAM (Random Access
Memory).
Nella prima, a sola lettura, vengono
memorizzati dal produttore del PC tutte
le informazioni di base necessarie al
funzionamento della macchina (ad
esempio nei computer operanti con il
S.O. MsDos in una memoria ROM è
contenuto il BIOS, ovvero le routine di
base per l'I/O). mentre nella seconda,
accessibile sia in lettura che in scrittura
da parte dell'utente, vengono memoriz-
zati il programma ed i relativi dati.
Mentre non è possibile (almeno per
l'utente medio) andare ad espandere la
memoria ROM. è possìbile invece
aumentare la dimensione della memoria
RAM in maniera abbastanza semplice,
sia aggiungendo dei chip sulla piastra
madre del PC (quando possibile) sia
montando in uno degli slot una apposita
scheda di espansione.
Prima però di addentrarci nei dettagli
tecnici di questa operazione vediamo
quali sono i motivi che hanno portato a
questo fabbisogno di memoria oltre
quella normalmente disponibile in un
PC.
Quando i progettisti IBM decisero di
fissare il limite massimo della memoria
visibile dal DOS a 640K era l'anno 1 981 ,
ed allora un computer basato suH'8088
con questa quantità di memoria RAM
era una cosa da fantascienza: oggi la
realtà del mondo dei personal computer
è notevolmente differente, ed è già
qualche anno che questo limite crea
problemi di utilizzo, almeno per alcune
categorie di programmi; i problemi non
sono solo per I' utente, che ad esem-
plo. vuole consultare un grosso databa-
se, 0 vuole lavorare con uno spreadshe-
et di dimensioni generose, ma lo sono
soprattutto per i programmatori costret-
ti a districarsi in complicati meccanismi
di overlay e di swapping su disco per
cercare di muoversi in quella gabbia che
sono diventati i 640K.
Ne consegue che i programmi sono
diventati troppo lenti a causa dei fre-
quenti accessi al disco che il program-
ma deve compiere, sopratutto in fase di
elaborazione; inoltre i produttori di soft-
ware tendono sempre più verso l'utiliz-
zo di interfacce utente grafiche che se
da un lato semplificano la vita all'opera-
tore dall'altro comportano un pesante
utilizzo delle risorse della macchina.
Nel 1983 quando si è cominciato ad
usare il microprocessore 80286 nei
computer di classe AT, si apriva la gros-
sa possibilità di utilizzare il modo di
funzionamento protetto di questo pro-
cessore che permetteva di poter indiriz-
zare 16 Mbyte conto 1Mbyte indirizzabi-
le in modo reale dal suo predecessore
(per quanto riguarda le modalità di lavo-
ro reale e protetta fare riferimento al
riquadro); peccato che i progettisti IN-
TEL abbiano stilato le specifiche di que-
sto microprocessore prima del vero e
proprio «boomii deH'arcbitettura PC
IBM (e quindi anche del DOS) che non
è in grado di operare in questa modalità.
Inoltre, sempre a causa della sua età
di progetto fu prevista una istruzione
macchina che permetteva il passaggio
dal modo reale (emulazione 8086) al
protetto, ma non il viceversa.
Per cui il solo modo per poter sfrutta-
re la memoria tndirizzabile dal nuovo
microprocessore è quello di utilizzarla
ad esempio come ram-disk o come
printer spooler, e in ogni caso le mac-
chine equipaggiate con il vecchio micro-
processore non potevano essere in al-
cun modo espanse.
Cosi nel 1985 Lotus, Intel e Microsoft
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
103
MEMORIA ESTESA ED ESPANSA
Stilarono congiuntamente una serie di
specifiche per la costruzione di schede
di espansione di memoria adatte a qual-
siasi tipo di microprocessore e che at-
traverso un meccanismo di swapping
permettevano a programmi progettati in
modo tale da utilizzarla, la possibilità di
accedere ad una memoria definita
«espansa».
Secondo le specifiche originali I' EMS
3.0 {Expanded Memory Specifìcation,
nome dato allo standard di espansione)
permetteva alla suddetta categoria di
programmi di operare con un massimo
di 8 MB di memoria; ma le schede di
espansione che arhvarono sul mercato
utilizzarono una versione migliorata del-
le specifiche EMS, la versione 3.2.
Di li a qualche tempo AST, Ouadram
e Ashton-Tate rilasciarono delle specifi-
che per una versione Enhanced del na-
scente standard EMS; si arrivò dunque
a definire un EEMS (Enhanced Expan-
ded Memory Specificalion).
Infine nel 1987 di nuovo Lotus. Intel e
Microsoft misero a punto delle specifi-
che che includessero tutto ciò che fino
ad allora era stato proposto e che con
dei nuovi arricchimenti prese il nome di
standard LIM/EEMS 4.0; tra le possibili-
tà offerte da questo nuovo insieme di
specifiche segnaliamo la possibilità di
accedere ora fino ad un massimo di 32
Mbyte di memoria espansa.
Nel frattempo venivano proposte al-
tre soluzioni hardware al problema della
memoria che non hanno mai comunque
raggiunto la fattibilità industriale; vi è
solo da segnalare che il microprocesso-
re 80386, che nel frattempo la Intel ha
immesso sul mercato, permetterebbe
l'indirizzamento di enormi quantità dì
memoria ma che l'MsDos non consen-
te a tutt’oggi di poter utilizzare.
Memoria convenzionale,
estesa ed espansa
Abbiamo visto che il microprocessore
8086 (e di conseguenza la sua versione
con bus ridotto 8088) è in grado di
indirizzare al massimo l Mbyte di me-
moria: da cosa nasce quindi il limite dei
640 Kbyte (memona convenzionale) e
che fine fa la memoria rimanente instal-
lata sul PC?
I 384 Kbyte di
memoria compresi
tra 640K ed 1 M so-
no riservati dal si-
stema operativo
per la memoria vi-
deo, il BIOS ed al-
tre sue funzionalità
intrinseche e occu-
pano questo setto-
re di indirizzamen-
to anche se la me-
moria effettiva-
mente installata
sulla macchina è
minore.
Dove finisce
questa zona di me-
moria di 384 Kbyte
(cioè al limite del
primo mega) co-
mincia la memoria
estesa; fino a poco
tempo fa questa
memoria non veni-
va sfruttata dalle
applicazioni in
quanto esse erano
scritte per il micro-
processore 8086
che non poteva in-
dirizzare più di un
mega.
Inoltre non esi-
steva uno standard
comune a tutti gli
sviluppatori di soft-
ware applicativo
per accedere a
questo tipo dì memoria: al contrario i
microprocessori 80286 e 80386, quan-
do operano in modo protetto, vi posso-
no accedere.
Il primo passo per l'utilizzo di questa
memoria fu fatto con il Dos 3.0 che
includeva un driver (il Vdisk.sys) che
permetteva di vedere la memoria oltre il
primo mega come un RAM-disk; un
secondo tipo di driver, introdotto dalla
Microsoft con t moduli Ramdrive e
Smartdrive, sfruttava l'interrupt 15H
(funzione 88H) per allocare la memoria
estesa a più programmi in maniera top-
down (ovvero dagli indirizi maggiori a
quelli minori) incompatibile con quello
bottom-up utilizzato dal Vdisk.sys.
Nel luglio del 1988 Lotus, Intel, AST e
Microsoft congiuntamente stilarono la
Extended Memory Specification 2.x
(XMS) che portò alla realizzazione del
driver Himem.sys in grado di allocare,
muovere e rilasciare parti di memona
estesa: questo driver é inoltre compati-
bile con il Vdisk.sys del Dos 4.00.
Alcuni grandi produttori di software,
come la Lotus con il nuovo 1-2-3 vereio-
ne 3, hanno realizzato dei programmi
che possono girare solo su macchine
con 80286 o 80386 e che sfruttano un
«Dos extender» interno, in grado di far
vedere al programma tutta la RAM pre-
sente nella macchina: questi driver non
possono essere comunque utilizzati dal
Dos per accedere alla memoria estesa
ma sono specifici deH'applicativo.
Si tratta comunque di una serie di
«palliativi» per ovviare alle carenze del
Dos; con l'OS/2 e la sua capacità di
sfruttare il modo protetto di funziona-
mento dei microprocessori la barriera
dei 640 Kbyte viene finalmente infranta
e tutta la memoria è liberamente indinz-
zabile.
A causa della mancanza di uno stan-
dard preciso per sfruttare questo tipo di
memoria i produttori di software hanno
spesso scritto programmi che sfruttava-
no la memoria espansa piuttosto che la
estesa; sono stati quindi sviluppati dei
driver che permettono di emulare la
memoria espansa tramite l’estesa.
Vediamo ora come opera la memoria
espansa, l'unica sfruttabile da macchine
dotate di 8086 e quindi in grado di
lavorare nel solo modo reale; abbiamo
visto che da un accordo tra le maggiori
case produttrici è scaturita la specifica
LIM/EEMS 4.0. tramite la quale un pro-
gramma (se scritto per sfruttarne le
caratteristiche di allocazione e dealloca-
zione) può accedere fino a 32 Mbyte di
memoria per la memorizzazione dei
dati.
Per accedere alla memoria oltre il
primo mega viene adottata una tecnica
di paginazione (dall'inglese «paging»)
Schema della memoria espansa
104
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MEMORIA ESTESA EO ESPANSA
che Utilizza 64 Kbyie di memoria map-
pati nel pnmo Mbyte come «finestra»
per indirizzare la restante parte di me-
moria sempre a «pezzi» di 64 Kbyte la
volta. I 64 Kbyte fanno parte dei 384
Kbyte che abbiamo visto prima utilizzati
dal sistema operativo per la gestione
della macchina. Per poter operare, il
sistema di gestione della memoria
espansa necessita di una parte softwa-
re (il device driver vero e proprio) e di
una hardware (i registri di selezione del
banco a cui si deve accedere); il softwa-
re è il cosiddetto Expanded Memory
Manager (EMM) che a sua volta control-
la la parte hardware.
I 64 Kbyte necessari all'indirizzamen-
to della memoria espansa sono uno
spazio contiguo (vedi schema della pagi-
na a fronte) accessibile in 4 (o 12)
pagine di 16 Kbyte ciascuna; un pro-
gramma può comunicare con la EMM
tramite una chiamata di interrupt (67H)
e gli viene ritornato un «handle» (valore
intero) che serve alle successive chia-
mate per identificare il blocco di pagine
logiche su cui operare.
La specifica LIM/EEMS 4,0 definisce
più di 30 funzioni per il controllo della
memona espansa.
/ diversi tipi di chip di memoria
I chip di memoria che vengono usati
attualmente sono di tipo DRAM (Dyna-
mic RAM), la cui stmttura interna è
relativamente semplice; esse ottengo-
no la funzione di memoria basandosi
sulle caratteristiche del transistor; que-
sto porta dei vantaggi strutturali enormi,
per il fatto che ogni singola cella di
memoria è formata da un solo compo-
nente elettronico fattore questo che
permette integrazioni notevoli.
Con le attuali tecnologie si riescono a
produrre in serie chip (dalle dimensioni
di circa 1 cm quadrato) con 1 milione di
componenti, e quindi memorie da 1
Mbit, ma già sono in fase avanzata di
produzione chip da 4 megabit e si pre-
vede nel 1995 di essere in grado di
produrre memorie da 16 megabit.
Attualmente le memorie vengono
prodotte e vendute principalmente in
tre formati, anche se in realtà ne esisto-
no anche altri destinati ad applicazioni
particolari; questi formali sono: SIMM,
SIP, DIP.
Vediamo di descriverli brevemente
iniziando dai DIP (Dual In-line Package)
che sono i classici contenitori che vedia-
mo quasi quotidianamente in ogni di-
spositivo elettronico (uno scatolino pla-
stico con 7 0 8 piedini per lato); essi
sono anche i più economici ed oggi si
riescono a produrre espansioni di un
megabyte con prezzi intorno alle
200.000- 250.000 (i formati più usati
sono quelli da 256 Kbit e da 1 Mbit).
I SIP (Single In-line Package) non so-
no altro che un piccolo circuito stampa-
to su cui sono assemblati 9 chip del tipo
a montaggio superficiale (SMD) e che,
tramite una serie di piedini disposti su
un lato dello stampato, possono essere
inseriti in apposito connettore sulla pia-
stra madre del computer o sulla scheda
di espansione. I SIMM (Single In-line
Memory Modula) sono molto simili ai
SIP. ma ne differiscono per il tipo di
contatti che ne permette il collegamen-
to che in questo caso assomiglia molto
a quelli di una scheda di espansione.
Dei tre tipi che abbiamo considerato
questi ultimi sono i più costosi, ma
sono anche quelli che permettono all'u-
tente inesperto di non commettere er-
rori nell'inserimento della memoria nel
posto dove essa va allocata.
Inoltre i SIMM permettono un facile
passaggio da un tipo ad un altro di
maggiore capacità.
Parametri di scelta delle schede
Come sempre è estremamente diffi-
cile definire qual é la scheda migliore
esistente sul mercato, poiché «miglio-
re» è un concetto soggettivo; possiamo
però soffermarci ad analizzare quali so-
no le caratteristiche che dovrebbero es-
sere prese in considerazione per poter
decidere quale è la categoria di prodotto
su cui indirizzarsi; questo potrà esserci
utile almeno per restringere il campo
delle scelte possibili.
Una prima scelta riguarda il tipo di
memoria che si vuole installare, se
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
105
MEMORIA ESTESA ED ESPANSA
Modo reale e modo protetto
Un microprocessore ha bisogno, per po-
ter operare, di una zona di memoria in cui
tenere il programma ed i suoi dati.
Nel caso in cui un solo utente faccia
girare un solo programma sul PC non a
sono eccessivi problemi di gestione della
memoria, in quanto essa 6 completamen-
te disponibile per il microprocessore (a
meno di zone riservate al sistema opera-
tivo).
La situazione si complica quando l'uten-
te vuole far eseguire più programmi con-
temporaneamente (o più utenti richiedono
l'utilizzo di più programmi): in questo caso
infatti per nessun motivo uno dei program-
mi può invadere una zona di memoria
assegnata ad un altro dal sistema operati-
vo (che in questo caso deve essere stato
progettato per gestire il «multilaskings).
Mentre il microprocessore Intel 8086 (e
8083) fu progettato per operare in ambien-
te tipicamente monoutente e «monota-
skirìg», a partire dal 80286 fu introdotta
una nuova architettura che permetteva, in
hardware, di prote^ere le zone di lavoro
dei vari programmi; fu introdotto così il
«modo protetto» di funzionamento del mi-
croprocessore contrapposto al «modo rea-
le» del 8086.
In ogni caso, per compatibilità verso il
basso, il microprocessore 80286 fu pro-
gettato per lavorare in entrambi i modi,
arrche se il suo modo reale à un'emulazio-
ne di quello del 8086.
Sfortunatamente quest'ultimo micropro-
cessore fu progettato prima dell'afferma-
zione sul mercato del S.O. MsDos, per cui
non fu prevista la possibilità di poter pas-
sare dal modo di funzionamento reale a
quello protetto.
Inoltre nel funzionamento reale del
80286 vengono a cadere tutta una sene di
meccanismi di controllo e di protezione
della memoria tipici del modo di funziona-
mento protetto, cosa che ha poi limitato
anche le possibilità dell'OS/2 realizzato ba-
sandosi su questo microprocessore.
Nel progettare il suo successore, il mi-
croprocessore 80386, si è tenuto conto di
questo problema: è stato quindi previsto
un terzo modo di funzionamento denomi-
nato "8086 virtuale» che permette di ge-
stire più sessioni di emulazione 8086 (in
modo virtuale) ognuna protetta dall'altra e
con un proprio spazio di indirizzamento.
Un programma che giri in una di queste
sessioni, in modalità MsDos, vede la me-
moria esattamente come se stesse giran-
do su un PC dotato di 6086 (addirittura è
possibile installare vari TSR nelle opportu-
ne zone di memoria e se una delle sessio-
ni entra in una situazione di blocco le altre
non ne risentono e non è necessario re-
settare la macchina): è il 80386 che con
propri meccanismi hardware si preoccupa
di gestire questi «PC virtuali» che operano
concorrentemente, preoccupandosi inoltre
di ottimizzare l'uso della memoria, ad
esempio spostando dinamicamente i pro-
grammi da una zona all'altra in maniera a
loro del tutto trasparente.
La protezione assicurata dal micropro-
cessore alle varie sessioni consiste nella
generazione di un opportuno interrupt (e
relativa routine di gestione) nel caso in cui
uno dei programmi tenti di accedere ad
una locazione di memoria oltre i limiti a lui
assegnati dal S.O.
Esistono due categorìe di istruzioni, pro-
tette gerarchicamente, per la gestione del-
le allocazioni di memoria ai vari program-
mi: ad un livello più alto una parte del
S.O. denominata «supervisore» assegna ai
vari task le opportune zone di memoria
entro cui operare.
Il controllo passa quindi al programma
vero e proprio che opera sui dati nell'ambi-
to della zona di memoria assegnatagli.
«estesa» o «espansa»; questa distinzio-
ne segue da due diversi tipi di conside-
razioni, una di carattere software ed una
di carattere hardware.
Per ciò che concerne l'hardware è
OVVIO che avendo a disposizione un PC
equipaggiato con un 8088 o 8086 non si
potrà che scegliere una scheda di me-
moria espansa, mentre se si dispone di
un PC dotato di un microprocessore più
evoluto come i vari 80286, 80386 o
80486, si dovranno ricercare altri para-
metri di scelta.
Uno di questi riguarda il tipo di siste-
ma operativo con cui la macchina deve
operare: se si utilizza un S.O, multita-
sking. operante quindi in modo protetto,
sarà necessaria una scheda di memoria
estesa (esempi di questo tipo sono
UNIX. XENIX, OS/2, etc.) ed in questo
caso sarà dei tutto inutilizzabile la me-
moria espansa.
Rimane quindi il caso, che poi rappre-
senta la fetta più consistente del parco
macchine installato, di PC basati su
processori «evoluti», ma operanti in am-
biente operativo MsDos (caso in cui
entrambi i tipi di memoria potrebbero
essere utilizzati); a questo proposito oc-
corre tener presente due fattori impor-
tanti: in primo luogo i programmi attual-
mente disponibili permettono di utilizza-
re quasi esclusivamente memoria
espansa, in secondo luogo vengono
prodotte delle schede multistandard in
cui è possibile partizionare la memoria
installata in due parti, una estesa ed una
espansa. In questa caso entrano in gio-
co altri parametri di scelta: uno di questi
è senz'altro il tipo di chip che può
essere montato sulla scheda di memo-
ria. di cui occorre valutare la reperibiltà
ed il relativo prezzo.
Come abbiamo accennato in prece-
denza, un modulo SIMM costa abba-
stanza di più dei chip DIR di equivalente
capacità; inoltre non è secondano il
fatto che un modulo SIMM è oggettiva-
mente più facile da inserire sulla scheda
che non un modulo StP.
Alcuni costruttori hanno pensato, vi-
sta anche la relativa semplicità realizza-
tiva, di inserire nelle loro schede di
memona delle porte di comunicazione,
parallele e/o seriali, che permettano all'
utente di realizzare un discreto rispar-
mio nei numero degli slot occupati.
Ultimamente poi sono comparse sul
mercato delle schede che hanno la pos-
sibilità di essere configurate via softwa-
re, evitando quindi aH'utente, specie se
inesperto, di perdersi in dozzine di com-
binazioni differenti dei molteplici switch
e jumper altrimenti presenti su di esse;
un apposito programma si occupa di
sellare il tipo di configurazione deside-
rata nella memoria non volatile del soli-
to «chippone» che governa il tutto.
Una cosa di cui spesso non si tiene
conto nel valutare le prestazioni di un
PC è il fatto che il bus di espansione
lavora ad una frequenza di clock di 8
MHz ed a questa restrizione sono vinco-
late anche le schede di memoria che vi
si inseriscono; un modo per ovviare a
ciò è di adonare deile schede speciali
prodotte dai costruttori delle piastre ma-
dri (più costose e di progetto diverso da
produttore a produttore) che, inserite su
uno slot non standard, permenono di
lavorare alla stessa velocità di quelle
montate sulla piastra madre.
Un'ultima ovvia considerazione riguar-
do i parametri di scelta va fatta sul tipo
di software fornito a corredo della sche-
da: si può facilmente intuire come uno
spooler di stampa o un sistema di me-
mory-caching progettato direttamente
dalla casa produttrice non possa che
dare i risultati migliori.
Conclusioni
I prezzi delle memone stanno scen-
dendo e sono sempre più frequenti le
macchine fornite di serie con più di un
mega di RAM sulla piastra madre, spe-
cie quelle basate sui microprocessori
80386 e 80486.
Per questa categoria di macchine é
consigliato l'utilizzo di sistemi operativi
evoluti (quali l'OS/2 o lo Unix) e quindi
della memoria estesa: se invece si vuo-
le continuare ad utilizzare il Dos si deve
utilizzare la memoria espansa a meno di
non dover lavorare con prodotti dell'ulti-
ma generazione (quali il Lotus 3.0 e il
Quattro Pro) che utilizzano dei propri
metodi di indirizzamento per poter sfrut-
tare l'eventuale memoria presente.
106
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
OrZ COMPUTEB
High Speed
High Performance Laptop
Il primo portatile totalmente compatibile IBM® & Toshiba®
80286 6/12 MHz Clock
1.44 MB S'A" Floppy Drive
RAM 1/5 MB
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Apple Macintosh II ci
di Raffaello De Masi
N ella seconda metà degli anni
'60. ero speranzoso studente
universitario, ho svolto l'unica
vera attività sportiva della mia vita (oggi
pratico il tiro a segno, ma questo, come
il golf e qualche altro, ha di sportivo,
come agonismo, molto, ma come attivi-
tà fisica, davvero poco; serve solo a
illudersi che abbiamo fatto tutto il possi-
bile per mantenere basso il livello di
colesterolo nelle arterie, quando invece
faremo bene ad abbattere ogni mattina,
ad accettate, almeno tre faggi secolari,
col permesso del VWFi; attività che.
come ben sa chi mi legge da un poco di
tempo sulla rivista, cerco di sfoggiare
ogni volta che posso, visto che allora, e
forse anche oggi, faceva molto «inu.
Correvamo in pista e nelle gare in salita
con macchine della serie 2000 (una
Correrà 6, all'inizio, poi una Ferrari 206.
e infine con una Carrara 8. che richiede-
va un «manicoii davvero di quelli buoni,
manico che. per la verità, non credo di
avere mai posseduto).
La cosa più piacevole era che in tutto
questo a si poteva vantare di aver lotta-
to (ma quando mai!), gomito a gomito,
con i più famosi piloti di allora, come
Rindt. Parkes. Rodriguez. Vaccarella.
Surtees; avevo perfino un buon amico,
in queste alte sfere, e stranamente era
un tedesco, con una carica di umanità e
di gioia di vivere da far invidia a un
siciliano. Vie Elford, specialista in gare di
durata.
Grazie alla cortesia di un amico le alla
sua disgrazia, visto che cadde e si frat-
turò il tallone) potei addirittura parteci-
pare con una Ferrari LM a una Targa
Fiorio.
Di allora ricordo soprattutto i prototipi
Ferrari e Ford, per quanto durò questa
meteora nel campo delle competizioni
Sport; c'erano le potentissime GT40.
ma io non avevo occhi che per le Ferra-
ri. le 4400 275P2 ma soprattutto le
bellissime 330P3 e P4. che ingaggiaro-
no. queste ultime, una furibonda lotta
con le Ford in due epiche Le Mans.
Oggi, a quarant'anni, corro con i cal-
colatori. e proprio per essere sempre
stato fedele a una insegna, corro quasi
sempre con i Macintosh. Ma, come
allora mi capitava in pista di guidare la
mia velocissima 206 e di vedermi sor-
passato in tromba da un prototipo con
salute da vendere (con tanto di risuc-
chio, come succede talvolta in autostra-
da quando un antif emano In 164 mi
supera alla guida della mia MiniDiesel).
cosi mi sono sentito quando, accanto al
mio portatile Mac. che pure è un vanto
di tecnologia, ho sistemato la belva, il II
a di questa prova; certo che di salute
non ne basta mai!
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990
PROVA
APPLE MACINTOSH II CI
La macchina
Presentato ufficialmente nell'ottobre
'89 Macintosh ci, il n. 4 in ordine di
apparizione della serie II (lo hanno pre-
ceduto il II, capostipite, il II x e il ex),
non differisce molto nella forma, da
quest'ultimo; si tratta del ben noto pa-
rallelepipedo di color grigio «argento»,
di formato più piccolo rispetto alla ver-
sione originaria II; grazie alla filosofia
«aperta» di questa serie esso viene
fornito senza monitor, anche se. a diffe-
renza dei predecessori, la scheda video
é già incorporata.
La configurazione di base è formata
dall'unità centrale, dal monitor (che, se
Apple, può essere da 12" monocromati-
co, da 13" RGB e il nuovo verticale da
15": i primi due visualizzano fino a 256
livelli di colore-grigio, e hanno risoluzio-
ne di 640 x480 pixel, il terzo ha come
tetto 16 livelli di grigio e 640x870 pixe-
I). dalla tastiera che può essere normale
0 estesa (in quest'ultimo caso incorpora
anche i tasti funzione), dal mouse, dai
cavi di connessione e dalla manualistica
di sistema e da HyperCard, l’applicativo
fornito assieme a tutte le macchine
della serie. L’installazione è piuttosto
semplice, visto che si tratta solo di
inserire una serie di cavi che hanno
Macintosh II cl
Distibutore:
Apple Macintosh II ci
Apple Computer, s.p.a.
Via Rivoltana, 8
20090 Sagrate IMI!
Prezzi UVA esclusal:
Macchina di base:
Processore Motorola MC 68030
clock 2S.0 MHz
S12 K.
Rom
FIppy drive DSHD 1,4 Mb
I Hd 80 Mb nominali schede vi
rata con tastiera normale
monitor colore 13"
monitor veri b/n
espansione mem. 4
eo incorpo-
■ J3.400.000
13.500.000
600.000
posizioni obbligate {l'unica perplessità
può sorgere dalla configurazione del Nu-
Bus. ma non si tratta di difficoltà hard-
ware, si tratta solo di decidere i collega-
menti più comodi e funzionali), Il siste-
ma, piuttosto compatto, anche in rela-
zione alla potenza che sviluppa, é con-
servato nella classica scatola Apple di
cartone bianco ondulato, con tanto di
logo sparsi un po’ dappertutto, che con-
tiene, oltre l’unità centrale, «tenuta» da
una serie di blocchr sagomati di polisti-
rolo espanso, due scatole oblunghe, la
prima contenente la tastiera, la seconda
la manualistica e il software di sistema,
ii mouse, la solita serie di fogli volanti,
gli adesivi Apple (ormai quotati sul mer-
cato delle pulci), i cavi e il pulsante-
interruttore da programmatore-
la macchina
L'unità di base è un parallelepipedo
ben squadrato delle dimensioni di
140x302x365 mm, e pesa solo 6,2 kg
(meno quindi del portatile, ma bisogna
considerare che si tratta della sola unità
centrale, senza video, tastiera e am-
mennicoli vari): l'unita é percorsa dalle
tipiche scanalature della linea Apple,
che solo in parte sul lato sinistro, servo-
no all’aerazione dell’Interno- Sul frontale
ci sono tre spie (alimentazione e funzio-
namento dei drive) e la fessura di inseri-
mento de! drive da 3" 1/2 che, sulla
destra ha il solito forellino per l’espulsio-
ne forzata del dischetto. In basso a
sinistra c'è la sigla marca-modello; in
pratica niente di molto diverso da quello
che abbiamo già visto sul ex.
Il lato sinistro e il destro sono privi di
caratteristiche particolari, tranne che il
MCmicfocomputer n, 95 - aprile 1990
109
PROVA
APPLE MACINTOSH II Cl
Macintosh llfx
pftmo possiede quattro fessure su cui è
possibile spostare i piedini per appog-
giare la macchina di lato. Il lato posterio-
re possiede 1 ^ porte preassemblate e 3
da configurare e attrezzare; nell'ordine,
da sinistra in alto, abbiamo le due prese
di alimentazione (principale e monitor,
in cascata), il pulsante di spegnimento
(di soccorso; come tutta la sene II.
anche questo ci si accende e spegne
via software), una interfaccia per unità
disco esterna, la porta SCSI, la porta
video, due porte seriali RS-232/RS-422
dedicate alla stampante e al modem, la
porta jack audio e le due porte Apple
Desktop Bus. cui collegare, eventual-
mente, direttamente mouse e tastiera.
Sopra queste porte ci sono, coperte da
lamine di plastica inserite a scatto, le tre
aperture per le eventuali schede di con-
nessione interna
All’interno si accede allentando una
piccola vite a croce integrata nel coper-
chio. e sollevando questo parzialmente
inernierato sulla parete anteriore. All'In-
terno ci troviamo di fronte a un miracolo
di perfezione e d'ordine, tutta la compo-
nentistica è raggruppata su una mother-
board dello stesso ingombro della mac-
china, che poi supporta, a mensola,
dietro il blocco di alimentazione e da-
vanti le memorie di massa nell'esem-
plare da noi provato di marca Quantum,
e sistemale a incastro con un sistema
simile a quello visto nel portatile. La
piastra di base, come dicevamo di note-
vole ingombro, presenta dal fronte ver-
Con una sene di notizie prima mormora-
te, poi con un incontro nservato alla stam-
pa tecnica, quindi finalmente con un an-
nuncio ufficiale il 19 marzo, Apple, a di-
stanza di soli S mesi dal lancio di ci. lancia
sul mercato Macintosh llfx.
Si tratta di una macchina ad alta veloci-
tà, altamente ingegnerizzata. concepita per
utenti che richiedono, ancora di più del ci,
il massimo delle prestazioni
A queste prestazioni da superman fx
giunge col «solito» microprocessore
68030. ma con clock a 40 MHz, sebbene
la macchina disponga di un sottosisiema
cache di 32 K di Ram statica e di un
coprocessore matematico m virgola mobi-
le sbaglierebbe chi potrebbe pensare al
modello fx come ad un ci ancora più esa-
sperato
Il miglioramento totale dell'efficienza e
delle prestazioni è stato ottenuto da parte
dei progettisti della Apple intervenendo
suH'architettura stessa del completa siste-
ma; in questa macchina, per la pnma vol-
ta, vengono utilizzali processori dedicali
alle operazioni di I/O: questa componenti-
stica, di tipo ABIC, customizzata e specia-
lizzata per le operazioni cui è dedicata,
aumenta l'efficienza del sistema svincolan-
do Il microprocessore centrale da tutte le
operazioni di Input-Output di basso livello,
come gestione dell'Apple Desktop Bus,
lettura dei floppy disk e delle pone seriali,
e attraverso un controller dedicalo DMA,
le prestazioni del bus SCSI.
Fornito di sene dei «soliti» 4 Mbyte di
memoria centrale, è espandibile fino a 8
Mb (e fino a 128. quando saranno disponi-
bili I SIMM provvisti di chip DRAM ad alta
densità). Sono presenti 6 slot di espansio-
ne (quindi viene utilizzato lo stesso cabinet
dei Macintosh II e llx) del tipo NuBus,
che. per la pnma volta, sono gestite da un
Processor Direct Slot, una interfaccia diret-
ta ad alta velocità
Secondo una filosofia inaugurata nel ci e
qui presente una ROM (su SIMM) di 512
Kb, espandibile, che supera le limitazioni
delle ROM fisse dei precedenti sistemi, in
ROM sono presenti la. gestione di indiriz-
zamento a 32 bit, l'HFS, e il blocco Quick-
Draw a 32 bit per la gestione anche del
colore.
Una particolarità è la ventola, a velocità
variabile, per ndurre la rumorosità operati-
va, già bassa, del sistema.
Circa il NuBus. ancora, vero punto di
forza di questa architettura, si dispone di
un bus di indirizzamento In multiplexer,
con un bus dati su singolo connettore a
96 pin; ricordiamo che NuBus è autoconfi-
gurante, e le schede aggiuntive possono
essere quindi inserite In uno qualsiasi de-
gli slot liberi, senza dover ricorrere a set-
taggio di dip-swilch o lumper su scheda p
Il data transfer rate, su questa architet-
tura, ricordiamo è di 37,5 Mb al secondo
Apple ha realizzato, per questa macchi-
na, una nuova versione del System, qui
definito 6.0.5, in attesa del 7 0. che arrive-
rà non prima dell'estate
Contemporaneamente aH’uscila della
macchina, Apple, secondo una politica
davvero encomiabile, offre per i possesso-
ri di tutti I Macintosh II e llx, la possibilità
so il retro, la serie di slot destinata alle
Ram (nel nostro esemplare in quantità
di 4 M. espandibili a 8|, e. subito dietro,
li coprocessore matematico. A destra
degli slot delle RAM. ci sono i quattro
chip della ROM. e, dietro. Il controller
della memoria. Giusto al centro della
piastra c'è lo zoccolo SIMM per even-
tuali nuove ROM aggiuntive, con a de-
stra il connettore per memorie cache, a
sinistra I tre slot NuBus disponibili. Il
microprocessore Motorola MC68030 é
alloggiato in un piccolo spazio tra me-
morie di massa e gruppo di alimentazio-
ne che, lo ricordiamo, é completamente
chiuso in una scatola di alluminio accu-
ratamente avvitata.
Architettura già vista sul ex; ben col-
laudata e su cui è facile intervenire per
le riparazioni, lascia sufficiente spazio
per schede di espansione, anche per-
ché la scheda video è già integrata nel
sistema. Il resto della componentistica
è già noto, come la tastiera, quella già
presente su tutta la sene fin dalI'SE, il
mouse, anch'esso inaugurato con quel-
110
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
m
di Upgrading delle schede logiche. |
Con una spesa di 4.3 o 4.7 milioni dt lire
è possibile sostituire la vecchia scheda I
con quella del nuovo llfx Inspettivamente |
con 4 MB RAM e 4 MB RAM piu drive da
1.44 MB), scheda che incorpora tutta la I
comporrentistica di questa macchina, ad
esclusione delle schede e delle memorie '
di massa
Ancora, nspettivamente nell'aprile e nel I
giugno ‘90. saranno disponibili tre nuove 1
schede video: la 4/8. la 8/24 e la 8/2400 '
La prima consente di visualiuare fino a |
256 colon o livelli di grigio ed è pratica-
mente equivalente alla attuale scheda a 8
bit.
La seconda supera questa soglia, per-
mettendo di visualizzare sullo schermo
l’intera tavolozza simultaneamente <16 7
milioni di colon)
La terza vanta la presenza di un micro-
processore Am 29000 in tecnologia RISC,
che esegue ad alta velocità le istruzioni
QuickDraw, liberando la CPU centrale da
questo compito e consentendo alle appli-
cazioni di aumentare le loro prestazioni da
5 a 30 voKe rispetto alla velocità normale I
del Macintosh
La vera innovazione di queste schede é |
che sono autoconfiguranti e supportano i
tutti I monitor Apple, con una risoluzione '
fino a 1156x870 punti.
In unione a questa scheda i normali
monitor 12" monocromatico e 13" RGB
visualizzano 640x480 pixel, il 15" mono-
cromatico verticale (A4) visualizza 870x640
pixel e il doppia pagina monocromatico
(A3) 1156x870 punti.
la serie e molto più efficiente e scorre-
vole del precedente.
Mac e il mondo esterno
Le comunicazioni con l'esterno sono
assicurate da una serie di porte e bus
ormai standard nella filosofia di questa
macchina. Il più originale dei collega-
menti con le periferiche é senz'altro
l'Apple Desktop Bus; si tratta di una
serie di porte che possono essere col-
legate in serie e parallelo, che consen-
tono di collegare alia macchina appa-
recchiature secondarie progettate se-
condo le richieste di questa specifica.
Dietro la macchina sono presenti due
porte perfettamente eguali e altre due
sono sistemate sulla tastiera: con que-
sto sistema è possibile interconnettere
fino a 6 periferiche diverse (mouse,
tavolette, penne ottiche, trackball, ta-
stiere aggiuntive, e cosi via) sfruttando
l’alimentazione fornita dalla rete stessa.
Il vantaggio di questo standard è che
non esiste una gerarchia di lettura delle
Ls pano posieriote. con le fenioie tìi aoramone. l'alimentazione a cascala per il vdeo. l’inierrutiore generalo
e le diverse prese.
MCmicrocompuler n, 95 - aprile 1990
PROVA
APPLE MACINTOSH li CI
periferiche ma esse vengono lette cicli-
camente a una velocità tale da essere
pressoché contemporanee per l'utente.
Il ci ha una porta video incorporata,
con componentistica direttamente inte-
grata nella piastra madre. Essa funzio-
na con I seguenti monitor:
• monocromatico HR Apple
• RGB HR Applecolor
• cosiddetto monitor verticale Appfe.
Tutti i monitor riservano sulla Ram
una porzione di memoria destinata alla
gestione del video. Inoltre l'identifica-
zione del tipo di video é del tutto auto-
matica.
Il ci possiede inoltre 3 slot di espan-
sione, ognuno dei quali costituito da un
connettore a 96 pin che comunica con
una interfaccia NuBus della macchina,
questa architettura del tipo uopen» per-
mette l'aggiunta di una vasta gamma di
Grafico comparativo
(ielle prestazioni (iei
Macinio^ della sene II
Si può notare a notevole
incremento tra II 68020
e II 68040
Lintemo della
sezione elimenlalnce. ■
due drrve al di sopra
della motherboard. il
coprocessore
matematico, gh slot per
le RAM e le parti libere
per le sctietfe
accessone.
112
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990
PROVA
componenti, tra cui:
• schede video
• schede coprocessore
• schede di interfaccia per rete
• schede di collegamento e gestione
delle periferiche.
Le schede NuBus sono tutte auto-
configuranti, su ogni scheda è infatti
installata una ROM di configurazione
che fornisce al sistema operativo le
informazioni necessarie per comunicare
con la scheda. Questo determina da
parte del System la gestione automati-
ca delle schede che potrebbero solo
dare, in alcuni casi, problemi di alimen-
tazione insufficiente, problemi trattati
comunque nel manuale di installazione.
Un connettore, separato da quelli
precedenti, è dedicato ad accogliere
una scheda cache; ogni volta che il
microprocessore richiede un'istruzione
0 un dato memorizzato in RAM, prima
che esso sia disponibile trascorre un
certo intervallo di tempo. Si può abbre-
viare questo ritardo adottando appunto
una scheda cache che memorizza i dati
e le istruzioni usate più recentemente
in una memoria ad alta velocità a cui il
processore può accedere molto più ve-
locemente. La eventuale memoria ca-
che montata comunica col sistema at-
traverso un connettore a 120 pin.
La porta SCSI è ben nota agli utenti
Mac; si tratta di una interfaccia stan-
dard nel mondo industriale, con specifi-
che ben note e standardizzate, definita
com'è daH'American National Stan-
dards Institute (ANSI). La porta SCSI,
proprio grazie alla sua standardizzazio-
ne è l'ideale per collegare Macintosh
con molte apparecchiature; come ad
esempio, strumenti di controllo. Infine
AppieTalk é il sistema di rete per colle-
gare i computer Apple con altre stazio-
ni di lavoro e apparecchiature in una
rete locale o in una rete geografica.
L'architettura della rete AppieTalk è re-
sidente nelle macchine Macintosh, e in
particolare in questo ci; il software per
la gestione della rete è incluso nel si-
stema operativo. Possono essere utiliz-
zati cavi e sistemi di collegamento di-
versi; un esempio sono i cavi LocalTalk
(brevetto Apple), che consentono una
circuiteria mollo semplice, facilmente
installabile e a basso costo, che per-
mette di collegare fino a 32 computer
e apparecchiature tra loro. Sono con-
servati tutti i vantaggi di una comunica-
zione multiutente e la condivisione del-
le risorse.
Un altro sistema è la rete EtherTalk;
si tratta di una alternativa ad alta veloci-
tà che sfrutta le notevoli capacità dei
Specifiche caratteristiche e dimensioni
Processore
Coprocessore
Memoria
Memorie di massa
Interiacce
Generatore di suono
Consumo
Orologio
MC66030, architettura interna a 32 bit. con frequenza di clock da
25.0 MHz; gestione paginata della memoria.
MC68882 a 25.0 MHz Floating Point Unii (Standard IEEE)
4 Mb espandibile a 8 Mb e fino a 128 Mb con SIMM DRAM;
ulteriore espansione attraverso gli slot NuBus; prevede il sup-
porto di parità. 512 Kb di ROM 256 byte di memona per
parametri impostabili dall'utente.
drive 1 .4 Mb DSHD hard disk interno SCSI di capacità diverse
(standard 80 Mb) dischi rigidi esterni SCSI,
due connettori Apple Desktop bus
porta video
3 slot d'espansione NuBus 32 bit
2 porte seriali RS-232/RS-422 a 230.4 Kbaud (se con clock
esterno, fino a circa 1 Mbit!
1 interfaccia SCSI; 1 interfaccia unità disco esterna.
Apple Sound Chip a 4 voci, con campionatore per cuffie e
impianti stereo.
Alimentazione 120/240 V-50/60 Hz autoconfigurante.
130 watt.
CMOS custom, con batteria lampone al litio,
su Apple DeskTop Bus.
su ADB, con tracciamento meccanico, albero ottico a codifica di
contatto con 90 punti per pollice.
Unità centrale
Test, normale
Tast. estesa
Peso
AHezza Larghezze ProfondHà
6.2 kg 140 mm
1.0 kg 44,5 mm
1,6 kg 56.4 mm
0.17 kg 27.9 mm
365
142
188
96.5
MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990
APPLE MACINTOSH II CI
cavi coassiali di una rete Ethernet (da
cui il nome): fino a 254 apparecchiatu-
re possono essere presenti contempo-
raneamente sulla rete, e più di un cen-
tinaio possono essere collegate allo
stesso cavo. In questo caso però oc-
corre dell'hardware aggiuntivo e del
software dedicato alla gestione della
rete stessa.
Conclusioni
La prova finisce qui. per due motivi;
sia perché nell'articolo partiamo della
nuova creatura Apple, il top della serie,
l'fx. cui dedicheremo una prova appro-
fondita appena lo avremo a disposizio-
ne per un po' di tempo, sia perché
molto di quello che dovremmo ancora
dire è quanto già descritto abbondante-
mente su queste pagine a proposito
delle prove del ex e deH'SE/30. Inten-
diamo in particolare tutte le note del
sistema operativo e del software con-
nesso, che qui é del tutto analogo 3
quello visto sul portatile (a proposito
consigliamo gli utenti di farsi aggiorna-
re il System al 6.4, visto che quello
precedente ha dato talora qualche pro-
blema con le memorie di massa e in
particolare con la testina deH'HD).
Macintosh ci è la naturale evoluzio-
ne. in termini di prestazioni e velocità,
delle macchine precedenti, che, come
abbiamo già detto, hanno capostipite
nel II tout court, la vera macchina inno-
vatrice dopo l'introduzione del Macin-
tosh di base, nel 1984. Si tratta dell'e-
voluzione della specie, come dicevamo,
e ha dalla sua il vantaggio di memoria
di elevata estensione e rapidità operati-
va entusiasmante (ricordate i primi 512
che, per il bootstrap impiegavano an-
che 30 secondi?). E, come se non ba-
stasse, leggiamo a fianco che l'fx pros-
simo venturo se la ride con i suoi 40
MHz e i 32 Kb di memoria cache.
Allora che fare in questa selva di
possibili decisioni, dal vetusto Plus alle
Formula 1? Certo ognuno sceglierà il
suo. e continueranno le solite vecchie
polemiche tra detrattori e sostenitori
del 68030, del 486 o dei nuovi RISC
che si stanno profilando all'orizzonte.
Dove è il meglio? Da nessuna parte,
come al solito proprio come quando si
parla di ragazze (ve li immaginate tutti
gli uomini del pianeta innamorati della
stessa donna?). Fatto sta che oggi la
famiglia Mac consente di orientarsi in
maniera efficace e completa 'in funzio-
ne delle prestazioni desiderate e della
disponibilità finanziaria. In questa ottica
il prezzo, non certo basso, di ci ci sem-
bra perfettamente adeguato alle carat-
teristiche offerte,
113
Logitech:
TrackMan contro Mouse
di Corrado Giustozzi
V e li ricordate quei filmacci di bas-
sa lega prodotti in massa negli
anni '60 come ricaduta popolare
del genere epico-mitologico allora tanto
di moda? Quelli con quei titoli malde-
stramente altisonanti che annunciavano
avventure e scontri tanto spettacolari
quanto improbabili? «Zona contro Maci-
sfe", "/ sette superman contro il capita-
no Nemou. . Beh. non è senza ironia
che abbiamo scelto il titolo dell'articolo
che state leggendo, il quale propone
appunto la contrapposizione fra i due
noti strumenti di puntamento. Chiaria-
mo subito che esso non é precisamen-
te una prova né tantomeno una prova a
confronto: non ha probabilmente senso
affermare di aver «provato” un mouse
od un trackball. Più modestamente ab-
biamo pensato di cogliere l'occasione
dell'uscita del nuovo TrackMan Logi-
tech per raccontarvi le nostre esperien-
ze. che in quanto tali sono fortemente
soggettive, nell'uso di entrambi i dispo-
sitivi. L'idea é quella di fare il punto
sulla situazione di questi utili strumenti
per chiarire un po' le idee a chi sia
interessato all'acquisto di un mouse o
un trackball ma non sappia cosa sce-
gliere.
All'origine era il joystick...
Facciamo però per prima cosa un
passo indietro e parliamo in generale
dei dispositivi di puntamento partendo
dal loro nonno comune: il joystick. Il
joystick nasce sul finire degli anni '50 in
seguito alla rivoluzionaria introduzione
nel mondo dell'informatica dei primi
nuovi terminali video (prima c'erano le
TTY) ed alla conseguente ricerca di
mezzi capaci di consentire una maggio-
re interazione fra uomo e macchina. Il
primo sistema a fare largo uso del
joystick fu il famosissimo programma
Scratchpad sviluppato da Ivan E Sut-
herland nel 1964 quando era ancora
studente al MIT. Scratchpad. uno dei
primi programmi realmente interattivi
antesignano di tutti i moderni sistemi
grafici e di CAD, permetteva all'operato-
re di tracciare linee e figure geometri-
che sullo schermo (che per la cronaca
era di tipo vettoriale denvato da quello
degli oscilloscopi) usando appunto un
joystick per posizionare a piacere gli
elementi.
Sempre al MIT. neiramfaito di un am-
pio progetto di ricerca sugli aspetti co-
gnitivi dell'informatica basato sui lavori
di Seymour Papert. viene sviluppato un
nuovo dispositivo di interazione con la
macchina basato su un principio ed una
filosofia differenti. Si tratta del mouse,
che nella sua prima ed ancora rozza
versione vede la luce nel 1963 ad opera
di quel Doug Englebart che molti anni
dopo entrerà a far parte della Logitech
114
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
PROVA
LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE
Il mouse, come gli esperimenti dimo-
strano subito, ha un feeling molto più
positivo per l’utente; il suo peculiare
modo di utilizzo, il latto cioè che lo si
debba afferrare con l’intera mano per
spostarlo fisicamente sulla scrivania, re-
stituisce all’operatore un feedback mol-
to elevato e rassicurante che va a tutto
vantaggio della precisione ed immedia-
tezza d’uso. Le dita dell'operatore resta-
no inoltre libere (lo spostamento viene
impresso col palmo) e quindi possono
agevolmente azionare uno o più pulsan-
ti che, posti sul mouse stesso, servono
a svolgere azioni specifiche dipendenti
dal contesto, cosa che col joystick risul-
ta più difficoltoso o richiede l’uso di
entrambe le mani.
Successive ricerche effettuate negli
anni ’70 dalla Xerox nel suo famoso
PARC (Palo Alto Research Center) met-
tono in luce come l’interazione col
mouse ben si presti a trasferire l'azione
di manipolazione dall’oggetto reale (il
mouse) ad oggetti informatici «fittizi»
rappresentati su di uno schermo ad alta
risoluzione. L’utente, agendo col
mouse, ha la sensazione di «prendere»
realmente un oggetto posto sullo scher-
mo e «trasportarlo» da un’altra parie.
Nasce cosi la cosiddetta «metafora del-
la scrivania» e con essa il primo proget-
to di interfaccia utente interattiva ed
user-friendly basata su mouse ed icone.
Questi studi, ironicamente, non sfocia-
rono mai in prodotti commerciali Xerox
m quanto tale industria sembrò non
credere alla loro reale applicabilità; però
alcuni transfughi dal gruppo di ricerca
del PARC finirono alla Apple dove con-
tribuirono con la loro esperienza a pro-
gettare dapprima l'avveniristico quanto
sfortunato Usa ed in seguito il fortuna-
tissimo Macintosh, entrambe macchine
del tutto basate sull'uso estensivo di
mouse ed icone.
Il terzo nato nella famiglia dei disposi-
tivi di puntamento si chiama trackball ed
è di introduzione relativamente recente,
anche se in qualche caso uno strumen-
to analogo già era in uso nel mondo del
controllo industriale ed in certe worksta-
tion specializzate per CAD. La prima
applicazione commerciale ad ampia dif-
fusione del trackball sembra tradizional-
mente essere stata nientemeno che un
videogioco arcade, il famoso «Missile
Command» della Atan che una decina
d’anni fa riscosse molto successo an-
che nelle nostre sale giochi. In esso si
Le dimensK/ni del TrackMan sono ampiamente
soperioti rispetto a quelle del mouse
MCmicfOcomputer n. 95 - aprile 1990
Distributore:
Logitech llalia s.r.l, - Centro Direzionale Col-
leoni Palazzo Andromeda - ing. 3. 20041
Agrate Bilama IMII
Prezzi UVA esclusa!:
Logitech Mouse Lit. 135.000
Logitech TrackMan Lit. 240.000
dovevano difendere alcune città da at-
tacchi aerei avversari indicando di volta
in volta ai propri missili il bersaglio da
colpire: tale azione veniva appunto ef-
fettuata per mezzo di un rudimentale
trackball costituito da una grossa sfera,
pesante e dotata di una certa inerzia,
parzialmente incassata nel piano del
gioco: i diversi movimenti impressi alla
sfera dal giocatore facevano spostare
sullo schermo un reticolo collimatore
che segnava il punto di concentrazione
del proprio fuoco. Nel mondo dell'infor-
matica, da tempo dominato dal mouse,
il trackball fece un timido ingresso nei
primi anni '80: ricordiamo in particolare
alcuni modelli di computer Apricot che.
in linea con (a politica di scelte coraggio-
se e originali che ha sempre contraddi-
stinto questo costruttore inglese, ave-
vano un trackball di serie al posto del
più tradizionale e «scontato» mouse. Si
trattò tuttavia di episodi sporadici e qua-
si marginali, ed il trackball sparì som-
messamente dalle (poche) scrivanie su
cui si trovava per lasciare il posto alla
proliferazione di mouse.
Ma ecco infine qualcuno che pensa a
risollevare le grigie sorti del trackball:
un sostanziale lifting aH’oggetto, un no-
me accattivante ed ecco arrivare, pro-
prio sul finire del decennio, il TrackMan
0 «mouse statico» della Logitech, che
per la cronaca è la più grande produttri-
ce di mouse del mondo. Una lieta «ri-
scoperta» di un oggetto poco conosciu-
to ma molto pratico ma anche un segno
che mouse e trackball non sono nemici
ma alleati.
Track... Man?
Un po' forse per non evocare nel
pubblico il «triste» nome del trackball
che come abbiamo visto non ha finora
riscosso di ampia fortuna commerciale,
un po’ ovviamente per richiamare il suo-
no di tutti gli altri propri prodotti con
desinenza in «Man», la Logitech ha
deciso di chiamare II suo nuovo disposi-
tivo «TrackMan» definendolo per giunta
«stationary mouse» ovvero «mouse
statico». La parola incriminata «track-
ball» non compare in nessun comunica-
to della ditta, perfetto esempio di coor-
dinamento della comunicazione azien-
dale.
Cos'è dunque il TrackMan? La prima
e più ovvia definizione, già usata da
molti, è quella di «mouse a pancia in
su». Entrambi i dispositivi infatti utilizza-
no una pallina con due gradi di libertà
come sensore di spostamento, ma
PROVA
LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE
mentre nel mouse esse è posta in bas-
so a contatto co! piano di lavoro e ruota
per effetto dell’attrito conseguente allo
spostamento del mouse stesso, nel
irackbail si trova in alto e viene azionata
direttamente dalle dita dell'operatore.
Ciò é alla base del primo grande vantag-
gio che il trackball ha nei confronti del
mouse: la sua staticità, che si riflette
nella possibilità di essere azionato an-
che in spazi ristretti e su scrivanie in-
gombre. Ma di questo aspetto parlere-
mo in maggiore dettaglio più tardi.
I primi trackball, non si sa bene per-
ché, seguivano più o meno tutti un
medesimo stereotipo costruttivo basato
su di un corpo centrale stretto ed allun-
gato a mo‘ di telecomando con la pallina
posta in cima e due pulsanti situati sulle
fiancatine verso l’esterno, In questo
modo l’operatore doveva azionare la
pallina con indice e medio ed i pulsanti
con pollice e mignolo, operazione que-
st’ultima piuttosto difficoltosa e tale da
costringere alle volte a mantenere la
mano in una posizione innaturale. La
Logitech invece, sempre molto attenta
ai problemi di ergonomia degli oggetti
che crea, ha rifiutato con forza que-
st’impostazione ritenendola a ragione
errata ed ha provveduto a riprogettare
da capo un trackball che fosse piu fun-
zionale e più piacevole da usare. Unen-
do sinergicamente esperti di fisiologia e
di ergonomia è dunque arrivata alla sor-
prendente conclusione che la pallina
può essere utilmente azionata dal polli-
ce anziché dall’indice o dal medio; esso
è infatti un dito assai agile e capace di
movimenti molto precisi in quanto viene
controllato da un numero di fasci mu-
scolari maggiore rispetto alle altre dita.
In tal modo è possibile disporre i pul-
santi in corrispondenza deile altre dita
della mano che ora non sono più impe-
gnate in un compito particolare Ecco
dunque il perché della peculiare struttu-
ra del TrackMan Logitech che sembra
«ricalcata" sull'impronta di un palmo
umano: il corpo centrale è ampio per
permettere di poggiare ii polso in modo
da non affaticare il braccio; la pallina,
piccola e priva di inerzia, si trova in
corrispondenza del pollice; i tre pulsan-
ti, dall’azionamento morbido, sono si-
tuati sono all’indice, ai medio ed all’anu-
lare. Il pulsante centrale, cosi come
avviene sul mouse Logitech, é dotato di
un incavo piuttosto marcato in modo da
poter essere identificato col solo ausilio
del tatto. La posizione dalla mano sul
TrackMan è dunque molto naturale e
comoda, il che ne permette l’aziona-
mento in modo assolutamente sponta-
neo ed immediato.
Funzionamento
Naturalmente per quanto riguarda il
funzionamento il trackball si comporta
come il mouse, nel senso che per il
computer non vi é alcuna differenza fra i
due dispositivi. Il software di gestione
che accompagna il TrackMan é infatti il
medesimo che viene usato per i) mouse
e comprende, oltre ai device driver veri
e propri, i consueti tool Logitech per la
generazione e l’utilizzo di menu pop-up.
Cosi come ii mouse anche il Track-
Man esiste in tre versioni diverse: seria-
le, bus e PS/2. La prima, adatta al
collegamento verso ii computer me-
diante una comune porta seriale RS-
232. ha il vantaggio di non richiedere
hardware specializzato ma lo svantaggio
di occupare in permanenza una porta
seriale. La seconda comprende una ap-
posita scheda controller che va inserita
in uno degli slot di espansione del PC; il
vantaggio in questo caso consiste nella
«specializzazione" del dispositivo che
non occupa porte seriali, mentre l'ovvio
svantaggio é l'occupazione di uno slot.
La terza è invece dedicata a tutti quei
computer che, come i PS/2 IBM, di-
spongono di sene di una porta mouse
apposita.
Se l’installazione hardware del Track-
Man (o del mouse) è semplicissima,
quella del software può essere legger-
mente più articolata. Il mimmo indispen-
sabile per lavorare è ovviamente il dri-
ver, ossia quei programma specializzato
che costituisce l'interfaccia fra il dispo-
sitivo fisico ed il sistema operativo. Nel
caso particolare la Logitech fornisce
due versioni del software, una di tipo
device driver IMOUSE.SYS) ed una di
tipo TSR (MOUSE.COM), La prima vie-
ne installata in permanenza al momento
del bootstrap richiamandola dal CON-
116
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
PROVA
LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE
FIG.SYS. la seconda agisce come un
normale programma residente e può
essere installata secondo necessità. Ca-
ratteristica interessante di entrambi i
driver è quella di poter essere «regola-
ti» via software: mediante un apposito
pannello di controllo di tipo pop-up è
infatti possibile aggiustare la sensibilità
del dispositivo e la quantità di «effetto
balistico» (lo vedremo fra un attimo)
nonché scambiare le funzioni dei due
pulsanti esterni.
Una volta installato il driver, il mouse
0 il trackball possono essere utilizzati in
unione a tutti quei programmi che rico-
noscano attivamente la loro presenza. I
rimanenti programmi di gestione fomiti
dalla Logitech (LOGIMENU, CLICK) ser-
vono invece per poter in qualche modo
usare il dispositivo di puntamento an-
che con quegli applicativi che non lo
prevedano attivamente. Il loro funziona-
mento è molto semplice: essi non sono
altro che dei TSR (Terminale and Stay
Resident, ossia programmi sempre resi-
denti) i quali provvedono ad intercettare
l'azionamento del mouse/trackbal! e dei
rispettivi pulsanti e generano in conse-
guenza delle sequenze di tasti equiva-
lenti che vengono passate ai program-
ma applicativo. In pratica viene emulato
l'uso da tastiera del programma stesso
mediante apposite conversioni da speci-
ficarsi caso per caso. L'utente può co-
struirsi «conversioni» su misura sotto
forma di appositi «programmi» scritti in
uno speciale linguaggio orientato al
mouse; tali programmi, che associano a
ciascun movimento del mouse ed a
ciascun pulsante o combinazione di pul-
santi una determinata sequenza di tasti,
debbono essere «compilati» mediante
una apposita, utility prima di poter esse-
re utilizzati. É anche possibile far apnre
dei menu pop-up personalizzali nei bel
mezzo di un'applicazione per effettuare
compiti particolari
Citavamo prima l'effetto balistico e
forse conviene spiegare di cosa si tratta
a chi non ha mai preso in mano un
mouse. Con questo nome altisonante si
indica una particolare correzione appor-
tata dal software di gestione del dispo-
sitivo per cui l'entità dello spostamento
misurato viene amplificata in modo pro-
porzionale alla velocità dello spostamen-
to stesso. In pratica è una «demoltipli-
ca» che varia secondo la forza impressa
al mouse, un po' come succede per
l'indurimento dei servosterzo delle mac-
chine (al contrario: qui l'effetto aumenta
con la velocità). Tale correzione serve
ad evitare alcuni problemi che si verifi-
cherebbero qualora vi fosse invece pro-
porzionalità diretta fra spostamento fisi-
co del mouse e spostamento virtuale
del cursore sullo schermo. In particolare
mediante l'effetto balistico si riesce a
ridurre l'area dedicata agli spostamenti
fisici del mouse: se ad esempio per
spostare il cursore sullo schemno di 1
cm occorre, mettiamo, uno spostamen-
to reale di 2 cm, per spostarlo di 20 cm
ne servirebbero 40 senza effetto balisti-
co; con tale effetto invece questo spo-
stamento può ridursi magari a solo cin-
que 0 sei centimetri, a patto di spostare
il mouse con maggiore velocità. Deside-
rando invece una precisione più accura-
ta basta spostare il mouse più lenta-
mente. Naturalmente il medesimo con-
cetto è applicato al trackball dove è
ancora più utile in quanto evita di dover
alzare il pollice dalla pallina per «ripren-
derla» quando si debbono effettuare
lunghi spostamenti: anche in questo
caso maggiore è la velocità impressa
alla pallina maggiore sarà il percorso del
cursore sullo schermo.
Impressioni d'uso
Passiamo dunque ad esporre alcune
considerazioni in merito all'uso del
TrackMan ed alle differenze rispetto a
quello del mouse. Cominciamo ovvia-
mente dal punto forse più banale ma
certamente più sacrosanto di tutti: lo
spazio. Il TrackMan naturalmente non
va a spasso per la scrivania e dunque ha
bisogno di molto meno posto per poter
funzionare: basta trovargli un angolino
comodo, vicino o lontano dalla tastiera a
seconda dei propri gusti, e lui sta li zitto
e buono. Questo aspetto è impagabile
per due motivi: primo perché permette
di usare il TrackMan anche su una scri-
vania ignobilmente ingombra come
quella del sottoscritto, secondo perché
una volta fatta l'abitudine alla posizione
assegnata al TrackMan è possibile «im-
pugnarlo» alla cieca ossia senza disto-
MCmiCfOCOmputer n. 95 - aprile 1990
117
PROVA
LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE
gliere lo sguardo da ciò che si sta
facendo. Ciò non è ovviamente possibi-
le col mouse che cambia posizione in
modo iiimprevedibileii e dunque va cer-
cato attivamente al momento di doverlo
afferrare.
Un altro punto di vantaggio del Track-
Man sul mouse é la sua indifferenza alla
natura della superficie di appoggio, li
mouse, per funzionare bene, deve scor-
rere su una superficie liscia e senza
asperità ma dotata di un attrito elevato
e costante, come sanno tutti coloro i
quali hanno dovuto infine comprare al
proprio mouse l'apposito tappetino. Con
buona pace dei produttori di questi pre-
ziosi accessori il trackball può funziona-
re dovunque senza problema: su un
tavolaccio, su un prato, perfino appog-
giato sulle ginocchia dell’operatore. Anzi
a questo proposito segnaliamo che nep-
pure l'angolo di appoggio rispetto al
piano orizzontale ha influenza sul Track-
Man. il quale lavora perfettamente an-
che in posizione verticale (ad esempio
attaccato al muro) Diciamo dunque che
in generale il trackball funziona là dove il
mouse invece si arrende. E non è poco.
Per quanto riguarda la praticità d'uso
occorre onestamente dire che chi non
ha mai usato un mouse si abitua subito
e senza problemi mentre chi è abituato
al topolino ha bisogno di un certo perio-
do di ricondizionamento mentale e mo-
tono, finendo però per trovarsi altrettan-
to bene. Le considerazioni viste poc'an-
zi in merito alla progettazione del Track-
Man sono senza dubbio fondate e l'uso
dell'oggetto risulta quanto mai naturale
e spontaneo- L’azionamento dei pulsan-
ti é addirittura più comodo rispetto a
quanto avviene nel mouse dove essi
sono più piccoli e ravvicinati La preci-
sione delle manovre è sicuramente suf-
ficiente in tutti I casi pratici' è anzi
incredibile l'accuratezza con cui il nostro
pollice possa azionare la piccola sfera
anche per farle compiere piccolissimi
spostamenti delicatamente calibrati,
specie dopo un certo periodo di assue-
fazione al nuovo strumento.
I vantaggi del mouse sul trackball
sono sostanzialmente riconducibili alla
maggiore portabilità, intesa proprio co-
me ingombro e peso da portarsi appres-
so negli spostamenti, ed alla maggiore
naturalezza di uso in certe situazioni.
Per quanto riguarda il primo di questi
punti, se SI dispone di un computer
portatile e si desidera portare con sé un
dispositivo di puntamento bisogna con-
siderare che il TrackMan è nettamente
più voluminoso e pesante del mouse il
quale invece può quasi stare nella tasca
dei pantaloni. Naturalmente occorre an-
che valutare la disponibilità una volta
giunti a destinazione di un tipo di super-
ficie idoneo all'uso del mouse, da que-
sto punto di vista il mouse, come detto
poc'anzi, è certamente più critico del
trackball. Per quanto riguarda invece
l'uso in sé crediamo di non ravvisare
motivi di superiorità del mouse se non
nel particotarissimo caso del disegno a
mano libera, che sul TrackMan col solo
pollice è obiettivamente più complicato
Passando ad un altro ordine di consi-
derazioni, menta un cenno particolare la
questione dei mancini. Col mouse, che
è un oggetto achirale (ossia privo di
asimmetria fra destra e sinistra) il pro-
blema virtualmente non si pone: al
massimo basta scambiare via software
la funzione dei tasti esterni per avere
uno strumento perfettamente adatto a
coloro che usano la mano sinistra anzi-
ché la destra. Ciò ovviamente non può
farsi col TrackMan che. per come è
costruito, é dotato di una ben precisa
chiralità. In casa Logitech si sono dun-
que posti i! problema se fosse necessa-
rio costruire un TrackMan speculare per
I mancini. Per ottenere la risposta la
casa svizzero-americana ha commissio-
nato un ampio studio ad una università
statunitense al termine del quale é sor-
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE
tito un risultato sorprendente: si è sco-
perto che la stragrande maggioranza
degli utenti di mouse mancini usa il
mouse con la destra! Ciò ha evidente-
mente ridimensionato la portata del pro-
blema ed ha convinto la Logitech a non
mettere in produzione il TrackMan spe-
ciale per mancini. Sul manuale del
TrackMan vi è comunque un'apposita
sezione dedicata a coloro che preferi-
scono usarlo con la sinistra, ad essi si
suggerisce di usarlo ruotato di 90 gradi
in modo che la pallina sia sotto il pollice
ed I tre tasti risultino allineati vertical-
mente sotto l'indice od il medio; a noi
tale posizione sembra un tantino com-
plicata ed innaturale ma c'è da dire che
forse per la mano di un mancino essa
risulta ancora accettabile. Da notare co-
munque che il software di gestione del
TrackMan, proprio per affrontare casi
del genere, è in grado di adattarsi all'u-
so dell'oggetto anche quando esso ven-
ga ruotato di uno o più multipli di 90
gradi: chi vuole può insomma usare il
TrackMan anche da dietro senza tema
di scambiare la destra con la sinistra (i).
a patto di avvertire di ciò il device driver.
Ultima annotazione Fra quelle di ordi-
ne pratico. Chi possiede il Flight Simula-
tor Microsoft e lo usa col mouse è
caldamente invitato a provarlo col Track-
Man. La qualità dell'Interazione migliora
così nettamente da far venire voglia di
comprarlo solo per svolazzarci un po’...
Tastiera o non tastiera?
Lasciateci infine fare qualche consi-
derazione più generale sull'uso in sé dei
vari dispositivi di puntamento, Sono utili
0 no? Sono consigliabili o no? Come per
tante altre questioni della vita anche in
gusto caso la risposta è vaga ed artico-
lata, dipendendo in definitiva soprattut-
to da questioni di sensibilità personale.
Ad esempio il sottoscritto, che non ama
molto le interfacce grafiche sul tipo di
Windows e simili, non ritiene il mouse
uno strumento essenziale per la propria
vita: e fra mouse e trackbail preferisce
comunque di gran lunga quest’ultimo.
C'è però da fare anche una riflessione
sulla natura dei sistemi che si usano.
Tanto per fare un esempio concreto
possiamo dire che un utente MS-DOS
può anche permettersi il lusso di usare
Windows con la sola tastiera: si compli-
cherà un po' la vita ma riuscirò ugual-
mente a fare ciò che vuole fare. Non
altrettanto libero di scegliere è invece
un utente Macintosh, il quale senza
mouse é pressoché spaccialo. Per cui
la maggiore o minore necessità del
mouse 0 del trackbail dipendono forte-
mente da quanto >imouse-oriented» è la
mente di coloro che hanno sviluppato le
applicazioni in mano all’utente. E certo
che le tendenze attuali portano i produt-
tori di software a ricorrere sempre più a
interfacce complesse basate su menu
pop-up nelle quali il mouse o il trackbail
sono utili; ma non crediamo che. alme-
no per quanto riguarda l'MS-DOS, esse
soppianteranno del tutto l’uso della ta-
stiera.
In ogni caso uno strumento di punta-
mento al giorno d'oggi è comunque
utile e dunque vale la pena di averlo. A
questo proposito riteniamo il trackbail in
genere, ed il TrackMan in particolare,
piuttosto superiori rispetto al mouse
nella maggior parte delle applicazioni.
Notiamo che gli insoddisfatti cronici
possono anche dotare il proprio compu-
ter di entrambi i dispositivi adoperando
l'uno o l'altro a seconda dei casi; volen-
do essi possono anche essere installati
contemporaneamente a patto siano di
due tipi differenti (ossia non entrambi
seriali o entrambi bus).
E già che siamo in tema di versioni
non possiamo non notare che purtroppo
al momento in Europa é disponibile solo
il TrackMan seriale, mentre la distribu-
zione di quello bus e di quello PS/2
sono attese per dopo l'estate. Il motivo
di questa commercializzazione differen-
ziata va ricercato nell'enorme successo
di mercato immediatamente ottenuto
dal TrackMan, successo che ha colto
impreparata la stessa Logitech la quale
si è trovata a dover far fronte ad un
numero di ordini eccedenti le capacità
produttive iniziali. Cosi il management
della società ha dovuto operare alcune
scelte nella politica di distribuzione e nel
fare ciò ha cercato ovviamente di favori-
re soprattutto il mercato americano sul
quale il prodotto é stato originariamente
lanciato Chi avesse intenzione di com-
prare un TrackMan versione bus può
dunque farsi i conti e decidere se ripie-
gare sul modello seriale o rimandare
l’acquisto a settembre.
Conclusione
Non sarebbe giusto attendersi una
conclusione in parità, anche se dato il
carattere peculiare di questo articolo
non è neanche il caso di parlare di vinti
0 vincitori. Crediamo tuttavia che dal
testo precedente emerga chiaramente
la nostra maggiore simpatia per il Track-
Man il quale a nostro avviso, anche
prescindendo dalle considerazioni più
soggettive, offre alcuni notevoli vantag-
gi obiettivi rispetto al mouse. Natural-
mente ciò non significa che chi possie-
de un mouse debba gettarlo alle orti-
che: però chi sta per decidersi all'acqui-
sto di un dispositivo di puntamento do-
vrebbe, a parer nostro, farsi mostrare
anche il TrackMan prima di operare la
sua scelta. Per un computer da stazione
fissa sì tratta di un'alternativa assai effi-
cace al tradizionale topolino. ^
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
119
PROVA
Telexando
dì Paolo Ciardelli
T elexando PX1000F é un prodotto
telematico al quale non è facile
dare una connotazione tecnica
specifica in quanto unico nel suo ge-
nere.
Sicuramente possiamo dire che è un
moderno terminale portatile, destinato
a professionisti che si spostano con
facilità e devono accedere ad un siste-
ma di posta elettronica semplice come
uso. ma sicuro ed efficiente.
Potrebbe venire spontaneo associare
Telexando alla schiera dei micro-laptop.
commettendo tuttavia un grosso errore
di valutazione sia nello sviare l'utenza a
cui è indirizzato, sia svalutandolo del
suo contenuto di servizi.
Telexando non è un computer, né
tantomeno un data bank. La sua «intet-
Ugenza» si limita alla sezione memoriz-
zazione e comunicazione dati. Altresi
però questo compito lo svolge molto
bene.
Telexando è un terminale portatile
legato ai servizi omonimi, gestiti dalla
Seat che. in questo preciso frangente,
svolge un vero e proprio servizio a va-
lore aggiunto /V4S, Value Added Ser-
vice).
Con Telexando si può accedere a tre
ben distinti servìzi telematici: inviare e
ricevere messaggi di posta elettronica
e telex, ed inviare messaggi in facsi-
mile.
Niente male se consideriamo che la
rete telex e la rete fax camminano su
due strade differenti. Non per nulla, su
un lato della confezione c'é scritto: We
bridge thè communication gap. colmia-
mo la lacuna delle comunicazioni.
Il servizio Telexando
Prima di occuparci della parte de-
scrittiva della prova, per non perdere di
vista la caratteristica saliente di Tele-
xando, si deve prendere in considera-
zione il servizio di posta elettronica di
cui si usufruisce.
Il servizio Telexando è articolato in
tre sezioni: posta elettronica, servizio
120
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
TELEXANDO
telex e servizio facsimile. In pratica un
utente del servizio Telexando può usu-
fruire di uno di questi tre servizi usan-
do come terminale il PX1000F.
Con l'apparecchio PXIOOOF dunque
SI può dopo aver preparato un testo, in
maniera molto semplice come si vedrà,
spedirlo ad una centrale {Roma o Mila-
no) che prowederà a smistarlo verso i
destinatari come posta elettronica, co-
me telex. 0 come messaggio facsimile.
L'abbonamento a Telexando com-
prende quindi un hardware, il PXIOOOF
con la printer PXP40 del costo di
1.800.000 Lire, più la sottoscrizione di
un contratto.
Le modalità di abbonamento sono tre.
La prima, quella base, con un canone an-
nuo di 150.000 Lire permette l'uso di
una casella di posta elettronica; la se-
conda e la terza (altre 250.000 lire cia-
scuna) consentono rispettivamente l'abi-
litazione ad una casella telex (invio e rice-
zione di messaggi a tutti gli utenti mon-
diali della rete telex) o l'abilitazione di un
gateway a trasmissione fascimile. per
inviare messaggi a utenti comuni pos-
sessori di un'apparecchiatura facsimile.
Da sottolineare che il solo contratto
base non è restrittivo più di tanto. In-
fatti gli utenti del contratto base posso-
no ricevere dei messaggi telex ma non
inviarne; una possibilità notevole per
prendere visione di un servizio prima di
comprarlo.
I_a parte importante dell'acquisto ri-
mane pertanto il contenuto, il servizio
reso all'utenza, e non l'hardware, come
in altre operazioni.
Descrizione hardware
L'apparecchiatura Telexando si com-
pone massivamente di tre parti: il ter-
minale PXIOOOF. la stampantina termi-
ca PXP40 e l'alimentatore per ricaricare
le batterie interne.
Il PXIOOOF é di forma allungala e si
presenta con un design accattivante di
colore nero. Il coperchio, che protegge
la tastiera e racchiude il display, lascia
scoperto nella parte superiore sinistra
una spia led di colore rosso ed un
tastino. Questi due particolari rispetti-
vamente segnalano la connessione al-
l'alimentazione esterna, il funzionamen-
to in trasmissione ricezione, e attivano
fa precedente funzione.
Talexsndo PXIOOOF ^ PXP40
Seat divisione Srer spa
Viale del Policlinico 747
00161 Roma
fteni UVA esclasal:
Telexando PXIOOOF * PXP40 L 7.900.000
Posta Elettronice L. 150.000
Telex L. 250.000
Facsimile L Z50.000
Su entrambi i lati più corti ci sono la
presa jack da 3,6 mm per la connessio-
ne all'alimentazione e/o stampante e la
presa, sempre a jack ma da 2,5 mm,
per l'eventuale registratore 3 cassette.
L'uso di Quest'ultimo si rende necessa-
rio se si tratta parecchio traffico di
messaggi, per evitare di esaurire la me-
moria. Capovolgendo l'apparecchio os-
serviamo la base fissata da sei viti, di
cui quattro celate da dei piedini di gom-
ma, il «tastino» microscopico del reset
e la capsula trasmittente/ricevente del
modem interno.
Quest'ultima è circondata da una
cuffia di gomma per migliorare l’ade-
renza alla cornetta telefonica, durante
le operazioni descritte in seguito.
Alzato il coperchio possiamo accede-
re alla tastiera e al display LCD di una
riga di 40 caratteri. La tastiera é di 62
tasti di grandezza sufficiente ad una
digitazione non critica.
I costruttori, per mantenerla entro re-
gimi di sufficiente ergonometria. sono
ricorsi all’assegnazione di funzioni mul-
tiple per un buon 45% dei tasti, com-
preso lo shift. Nel dettaglio la fila supe-
riore che contiene i tasti numerici per-
mette la digitazione, in contemporanea
con il tasto shift sinistro o destro, di
Telexando anche aperto ornane di dimensioni eontenure. si noli come ponto di nferimenlo le tessere
magnetiche SIP
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
121
PROVA
TELEXANDO
Lb PXP^O stampa in 80 colonne su caria termica. Il rotolo é protetto àa un coperchia eh plastica e
lateralmente sporge il lack por la connessione al PX1000F
caratteri grafici del set mternazior^ale.
Per caratteri internazionali non si inten-
de solo la KchiocDola» o la «lira sterli-
na», ma anche le varie vocali danesi e
svedesi.
I tasti sono «raggruppati» idealmente
da cinque colori. I caratlen sono neri; i
tasti di comunicazione, sia telefonica,
di stampa o di registrazione, sono di
colore grigio; quelli di spostamento,
editing e di ricerca sul testo sono di
colore marrone, mentre il tasto di ac-
censione/stop e password/crittografia
sono rispettivamente di colore giallo
ocra e rosso mattone-
li display come detto prima è un
LCD di una riga per 40 caratteri più una
linea superiore che visualizza varie in-
formazioni sullo stato dell'apparecchio-
I caratteri vengono definiti da una
cella di 6x5 pixel, mentre nella linea di
stato sono presenti simboli che richia-
mano le operazioni in corso.
Prima di passare all'esame della cir-
cuiteria interna prendiamo in considera-
zione la stampante PXP40.
La printer PXP40, dello stesso colore
e layout del PX1000F, è una classica
stampante termica interamente pilota-
bile dal terminale ed autoaiimentata.
L'interconnessione con il terminale av-
viene tramite un jack inserito in una
specie di incastro a «coda di rondine»
che unisce i due apparecchi.
Tramite questa connessione viene
assicurata la trasmissione dei dati da
stampare e l'alimentazione esterna.
Quest'ultima viene allacciata alla parte
posteriore, dove è presente un interrut-
tore per lo spegnimento della printe-
rina.
A stampante spenta pero, l’alimenta-
tore continua a tenere in carica, ed m
funzione, il PX1000F. Ultimo particolare
da segnalare è una rolellina per l'avan-
zamento manuale della carta termica.
La capsula uasmutenio/ricevente del modem interno é circondata da una cuHia Soslannosa l'ahmenlaaions lampone, assicurala da cinque Pallerie a bottone
di gomma per migliorare l'aderenia alla rxmetta lelelonica ncancabili. al centro delle quali si non la capsula del modem
122
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
TELEXANDO
Uno sguardo all'interno
L'elettronica airintemo del PX1000F
è abbastanza contenuta senza partico-
lari di rilievo se si eccettua il grosso
modulo a componenti discreti. Questo
tipo di soluzione circuitale è insolito in
un apparecchio del genere, mentre è
facile incontrarlo nei gruppi ad alta fre-
quenza, come amplificatore di segnale
TV ecc.
Sostanziosa invece l'alimentazione
tampone, assicurata da cinque batterie
a bottone ricaricabili Varta.
Esattamente al centro del vano bat-
terie SI trova la capsula che gestisce
l'emissione dei toni di comunicazione
provenienti dal modem
Di concerto l'elettronica della stam-
pante é contenuta come quella del ter-
minale. Unica grossa differenza macro-
scopica le quattro batterie di formato
stilo ricaricabili che devono far fronte
aH'assorbimento della testina di scrittu-
ra ed al motorino di avanzamento della
carta.
L'uso del PX1000F
L'impiego del terminale PXIOOOF è
abbastanza semplice ed intuitivo. In
pratica anche l'utente che lo usa per la
prima volta non dovrebbe incontrare
grosse difficoltà d'uso.
Comunque a grandi linee il PXIOOOF
SI presenta come una semplice mac-
china da scrivere con tutti gli attributi
tipici di un elaboratore testi.
Sono implementate le varie funzioni
di ricerca di stringhe, cancellazione ed
inserimento sia di testi che di righe 0
caratteri. Inoltre possono essere fusi
più messaggi tra loro. Il limite fisico
dell’inserimento é di 7 mila caratteri.
Per usare il PXIOOOF basta prendere
in considerazione il lavoro come una
serie di pagine di testo.
Si inizia dalla numero 01 e si va
avanti, tenendo presente che teori-
camente si possono inserire 99 testi di
99 righe di 80 caratteri.
Nella prima riga del messaggio andrà
indicata la sua destinazione, un utente
od un gruppo al massimo di cinque
indirizzi, o vari comandi di sistema ab-
breviati. Per esempio si può inviare una
circolare a cinque colleghi. che posseg-
gono nell'ordine un ricevitore fax, due
caselle postali e due postazioni telex. É
supportato anche un servizio di infor-
mazioni per l'utente, inviando semplice-
mente un messaggio a «Supervisor».
Prima accennavamo ai comandi di si-
123
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
TELEXANDO
Sterna in forma abbreviata; questi per-
mettono di ricevere dal centro tutte le
informazioni relative alla propria posizio-
ne, come la posta giacente non letta o
informazioni più dettagliate sulla propria
mailbox. i consumi ed il credito re-
siduo.
Attenzione: la numerazione dei testi
parte dal numero 01 e finisce con il 99;
però c'è la possibilità di inserire un
testo numero 00,
Questo testo ha la funzione particola-
re di definire una maschera di input.
Tramite questa maschera sia l’operato-
re sul PXIOOOF che chi interroga il cen-
tro che funge da concentratore dei dati
SI troverà organizzate le varie pagine di
testo come dei record formati da dei
campi contenenti te varie righe.
Tutti i testi possono essere criptati,
in parte o in maniera totale, in base ad
una parola chiave, per cui oltre alla
senetà di sicurezza del centro si può
aggiungere questa ulteriore accortezza.
Passando alla printer PXP40. si può
dire che serve sia per ottenere una
copia su carta di quanto scritto che
quanto ricevuto. Volendo a corredo c'è
uno spezzone di cavo terminato con un
fack da 3.5 mm da un lato e con tre fili
a saldare dall’altro, che può essere uti-
lizzato per collegarsi ad una ulterìore
stampante con entrata seriale di pre-
stazioni più elevate.
Un ultimo particolare della stampante
é che se le batterie stanno per esaurir-
si. al contrario del PXIOOOF che avver-
te l'utente sui display, la PXP40 termi-
na la stampa in corso con una riga
contenente il messaggio di awiso.
Operazioni di comunicazione
L'uso manuale del PXIOOOF non è
complesso. Basta comporre uno dei
due numeri di telefono del centro, Mi-
lano 0 Roma al momento, attendere il
<rfischio>i di risposta e, dopo aver ap-
poggiato la cornetta sulla capsula del
PXIOOOF, premere il tastino nero in
alto due volte. Trasmessi i dati si inver-
te la cornetta e si ricevono i messaggi.
L'unica accortezza è di poggiare la par-
te giusta del telefono, in quanto il
PXIOOOF non trasmette e riceve allo
stesso tempo, ma fa una cosa alla
volta.
Un bip avverte che l'operazione è
terminata ed il display mostrerà il re-
sponso dei messaggi ricevuti od inviati
oltre alla qualità di comunicazione.
Per quanto riguarda la configurazione
del terminale, l'utente un po' smaliziato
può accedere al menu dove sono com-
prese tutte le opzioni per personalizza-
re il terminale o la velocità di trasmis-
sione.
Quest'ultima può essere abbassata
da 1200 Bps, a 600 o 300. La velocità
più bassa è consigliata per linee molto
disturbate o ambienti rumorosissimi.
Considerazioni finali
Listino alla mano Telexando può
sembrare un po' caro, si parte dall'op-
zione base da 1.950.000 a quella finale
da 2.450.000, Però se analizziamo il
tutto dal punto di vista del servizio non
lo è più di tanto. Per questo settore
Telexando rimane un prodotto atipico,
in quanto presenta caratteristiche d’uso
tipiche di un terminate fascimile o telex
da tasca, e perciò unico. Due tipi di
trasmissione dati differenti ed incompa-
tibili se vogliamo, in quanto la situazio-
ne contingente telematica italiana al
momento non consente una intercon-
nesione biunivoca.
Possiamo poi individuare come tar-
get d’utenza il professionista che viag-
gia molto, agli inizi della attività e che
non é propenso a comprarsi un perso-
nal computer.
La disponibilità di un appareccchio
facsimile è abbastanza immediata sia
come reperibilità che come installazio-
ne, mentre quella di un terminale telex
è abbastanza problematica. I tempi di
consegna, a cui si aggiungono i vari
permessi, sono quelli che sono. Con
Telexando, in breve tempo, ci si ritrova
con un apparecchio funzionante, sem-
plice e con una mailbox telex vera e
propria. Inoltre c'è da non sottovalutare
la possibilità di monitorare in tempo
reaie i costi di trasmissione sostenuti
per un invio di messaggi.
Attenzione, questo non vuol dire che
Telexando è un prodotto rivoluzionano,
ma solo che è un terminale tascabile
che consente operazioni che abbraccia-
no due campi operativi diversi, che in-
teressano uno specifico target d’utenza
affari.
Nel mondo della telematica e dei
servizi a valore aggiunto con caratteri-
stiche di massa, troppe sono te catte-
drali nei deserto spacciate appunto per
servizi telematici di massa. L’operazio-
ne Telexando al contrario sembra non
essere tra queste, e forse perché nes-
suno nasconde che l'oggetto venduto
non è il PXIOOOF ma il servizio che c'è
dietro.
Insomma Telexando è un prodotto
tecnologico per pochi impieghi, ma
quei pochi li fa molto bene. E ad un
prezzo che, se i suoi servizi vi sen/ono,
vate la pena di pagare.
124
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
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ART STUDIO Citta di castello
Polaroid C/-4400
di Massimo Truscelh
P olaroid è un marchio con una
lunghissima tradizione nel campo
della comunicazione visiva, an-
che se purtroppo la sua immagine è
legata in modo limitativo a solo una
parte della produzione, cioè Quella rap-
presentata dalle apparecchiature foto-
grafiche a sviluppo immediato.
In realtà. Polaroid produce una svaria-
ta gamma di apparecchiature per uso
professionale destinate alla comunica-
zione visiva. Tale gamma comprende
prodotti molto diversi tra loro' da! Pre-
sentation Copier. una specie di fotoco-
piatrice in grado di produrre diapositive
35mm. o lucidi B/N e Bianco/Blu delle
dimensioni di 70,6 per 6.5 cm, a partire
da un qualsiasi documento formato 44;
al FreezeFrame PAL che consente di
eseguire la «fotografia» direttamente da
sistemi video in standard PAL (videore-
gistratori. videodischi o schede grafica
ad alta risoluzione come le AT&T Targa
e simili) elaborando direttamente il se-
gnale video ed eliminando i problemi
derivanti dalla presenza di retinature e
dell'interlineatura nera.
Nel settore informatico. Polaroid é
apprezzata per il Palette già provato sul
numero 42 (giugno 1985) di MCmicro-
computer; nelle note che seguono pre-
sentiamo la naturale evoluzione del Pa-
lette e del Palette Plus, ovvero il Cl-
4400. un sistema adatto ad essere im-
piegato sia in ambiente MS-DOS che
sotto QuickDraw Apple Macintosh per
la riproduzione su pellicola 35mm di
immagini a 2000 o 4000 linee semplice-
mente mediante il collegamento alla
porta parallela o ad una eventuale inter-
faccia SCSI presente sul computer ado-
perato.
Descrizione
Il CI-4400 sfrutta una tecnologia
esclusivamente digitale che rende di-
sponibile la nprodu 2 ione di fino a 16
milioni di colori da utilizzare per la gene-
razione di immagini su diapositiva 35
mm con sensibilità di 100 ISO.
Il Polaroid Bravo Computer Slide Ma-
ker (è questa la denominazione che
appare su tutta la documentazione e
manualistica in inglese che accompagna
il prodotto) si presenta come un paralle-
lepipedo di colore chiaro, dalle dimen-
sioni approssimative di 48 cm di lar-
ghezza per 21 cm di profondità e 14 cm
di altezza, sormontato da un coperchio
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MCmiCfOComputer n. 95 - aprile 1990
PRUVA
POLAROID Cl-4400
superiore in plexiglass fumé ribaltabile
alJ'indietro che permette l'accesso al
colorato pannello di controllo (peraltro
molto semplice) ed a) gruppo fotografi-
co motorizzato costituito da un co^o
macchina fisso.
Il pannello di controllo si compone di
tre tasti, contrassegnati da serigrafie
molto vistose, che corrispondono alle
funzioni di avanzamento della pellicola
di un fotogramma per volta, al riawolgi-
mento del rullo ed alla selezione dell'in-
terfaccia di collegamento (SCSI per Ap-
ple Macintosh e parallela per i sistemi
MS-DOS): selezione, quest’ultima, pos-
sibile solo dopo almeno tre minuti dal-
l'accensione della periferica.
Sul frontale due spie luminose, inseri-
te in una feritoia che corre in tutta la
parte inferiore del Cl-4400, una di colore
verde e l'altra di colore rosso, fornisco-
no indicazioni sullo stato di funziona-
mento dell’apparecchiatura II verde fis-
so 0 lampeggiante indica lo stato di
attesa o di funzionamento del CI- 4400,
mentre fa luce rossa indica il verificarsi
di una condizione di errore.
Sul retro sono presenti una serie di
connettori per il collegamento alle vane
interfacce disponibili, in particolare un
connettore femmina DB25 per il colle-
gamento all'interfaccia parallela stan-
dard, due connettori femmina SCSI a 50
pin per il collegamento a Macintosh, In
particolare il connettore superiore per-
mette il collegamento di una ulteriore
unita SCSI, mentre se tale unità non è
presente ed il Polaroid Cl-4400 dovesse
rappresentare l'ultima unità SCSI dispo-
nibile sul sistema, é bene chiudere i
contatti del connettore con un termina-
tore SCSI.
Il pannello posteriore è poi completa-
to dalla vaschetta a norme lEC per
Polaroid Cl-4400
Produttore:
Polaroid Corporation, Cambridge, MA, USA
Distributore:
Polaroid Italia Spa
Via Piave 11, 21051 Arcisale IVAI
Preazi (IVA esclusa):
FilmPrirtter Polaroid Cl-4400 L. JT.900.000
Software Miruslmage-DOS L 620.000
Software Miruslmage-MAC L 620.000
l'alimentazione, dall'interruttore di ali-
mentazione. dal portafusibili (costruito
in maniera tale che per avere accesso al
fusibile sia assolutamente necessario
nmuovere il cordone di alimentazione),
dal selettore che permette di assegnare
al Cl-4400 il numero di device SCSI.
Il Cl-4400 provvede a generare al suo
interno delle immagini con una risoluzio-
ne di circa 4000 X 2666 pixel e sfruttan-
do una camera fotografica che. al con-
trario dei Polaroid Palette, non è sosti-
tuibile. permette di esporre la normale
pellicola fotografica per la produzione di
slide di ottima qualità.
Chi ha avuto modo di impiegare il
Polaroid Palette o il Palette Plus ricorde-
rà come fosse possibile impiegare due
fotocamere distinte: una rappresentata
dalla fotocamera a sviluppo immediato
di produzione Polaroid ed una fotoca-
mera tradizionale 35mm (Minolta), nel
Cl-4400 la macchina fotografica é fissa
e svolge automaticamente numerose
operazioni tra le quali il riawolgimento
della pellicola una volta che essa è stata
completamente esposta, l'aggancio ed
il posizionamento per il primo scatto
all'atto della sua introduzione.
Come si sarà ben capito i comandi
per far funzionare il Cl-4400 vengono in
massima parte comunicati dal software
di gestione che rappresenta il vero pun-
to di forza deH'apparecchjatura e del
quale più avanti parleremo in maniera
più completa.
Oltre ai due software disponibili per il
funzionamento del Cl-4400 in unione a
personal computer MS-DOS e Apple
Macintosh, rispettivamente i! Miruslma-
ge-DOS ed il Miruslmage-MAC, )a Pola-
roid offre anche una serie completa di
software per la produzione di presenta-
zioni in ambiente MS-DOS tra i quali il
Polaroid Presentation Express (versioni
OGS e OWS, quest'ultimo completato
da uno speciale adattatore denominato
Polaroid Graphics Creator Card da inse-
rire nel proprio computer) ed il program-
ma 35mm Express. Per questi software
viene fornito nella confezione del Cl-
4400 il driver software per permetterne
il funzionamento in quanto tali pacchetti
prevedono originariamente l'output solo
SUI Polaroid Palette e Palette Plus
Oltre a quanto fin qui descritto, il
Polaroid Cl-4400 é completato anche da
ben tre cavi di collegamento costituiti
da due esemplari provvisti di connettori
DB25 alle estremità e di uno fornito
invece di connettori D825 e SCSI a 50
poh per il collegamento ad Apple Macin-
tosh.
Hardware
Accedere all’interno del Cl-4400 sa-
rebbe cosa piuttosto agevole se il co-
perchio superiore comprendente il sem-
plice pannello operativo e la fotocamera
non fosse fissato con una sene di quel-
le viti che diffondono il terrore nel pove-
ro redattore e nel fotografo in attesa
della rimozione di pannelli vari. Scherzi a
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
127
PROVA
POLAROID CI-4400
parie le viti serio del tipo con la testa
intagliata a forma di stella (Torx); un
normale cacciavite a croce non può
essere utilizzato; in qualche occasione
SI mostrano efficaci le chiavi a brugola.
ma se dovete. .. combattere con simili
aggeggi vi consigliamo di procurarvi le
chiavi adeguate come abbiamo fatto
noi-
In ogni caso, rimosso il pannello su-
periore SI ha accesso all'elettronica rap-
presentata da una sezione sulla destra
riservata all'alimentazione del sistema
ed alla vera e propria elettronica di
controllo della generazione delle imma-
gini e di controllo della fotocamera al-
loggiata su una grossa scheda che oc-
cupa I due terzi deH'apparecchiatura.
La fotocamera è collegata all'elettro-
nica da un connettore a pettine che
rappresenta l'ultimo ostacolo alla rimo-
zione del corpo per continuare l'ispezio-
ne nel CI-4400.
Al di sotto della scheda di controllo è
posizionata l'unità di visualizzazione del-
ie immagini monocromatiche: purtrop-
po non è stato possibile fotografare tale
unità in quanto le viti che trattenevano
la scheda erano già irrimediabilmente
rovinate ed anche con l'apposito caccia-
vite del quale già si diceva, non é stato
L 'msenmenio àella pellicola aliene m modo sc-
miaulomatico, la posizione verticale deli’apparec-
chiaiuia é dettala esclusivamente da esigenze di
ripresa lotograhca
possibile rimuoverle. Il principio di fun-
zionamento é comunque il medesimo
dei Polaroid Palette.
La pellicola viene esposta tre volte
sulla stessa immagine nprodotta in B/N
in ognuno dei colon primari e per ogni
esposizione l'elettronica di controllo
provvede ad inserire il filtro corrispon-
dente (rosso, verde e blu) in modo da
ricostruire l'originale immagine a colori
codificata con io standard RGB.
In effetti se si guarda aH'interno del
foro visibile dopo aver rimosso la foto-
camera è possibile vedere i filtri colorati
che un servomeccanismo sposta di vol-
ta in volta davanti alla pellicola.
Software
Il software di gestione del CI-4400 è
prodotto dalla californiana Mirus Corpo-
ration con sede a Santa Clara e si
compone di due distinti pacchetti desti-
nati alle due piattaforme hardware piu
diffuse sul mercato; MS-DOS e Apple
Macintosh.
(I loro funzionamento si basa su due
diverse filosofie che trovano riscontro
anche nel diverso tipo di interfaccia
utilizzato per il collegamento ai due si-
stemi.
Mirusìmage-DOS
Iniziamo dal software di gestione in
ambiente MS-DOS.
Una delle principali difficoltà nel ripro-
durre un'immagine per una eventuale
presentazione consiste nel dare' un
aspetto gradevole ai caratteri impiegati
in scritte presenti nell'immagine stessa,
I caratteri a schermo, per il modo
stesso nel quale sono generati (cioè in
bit-map) non si prestano ad essere im-
piegati in applicazioni dove si richieda
appena un mimmo di eleganza.
Per tale ragione II Miruslmage-DOS
comprende anche una libreria di font
vettoriali composto da 13 distinti set,
tutti scalabili; Courier, Courier corsivo,
Courier neretto. Courier neretto corsivo,
Swiss e Dutch nei medesimi modi del
precedente e per finire il set Symbol.
I font appena descritti sono contem-
plati dalla maggior parte dei programmi
commerciali di grafie? e ciò permette di
sostituirli facilmente quando se ne pre-
senti la necessità: inoltre il software
provvede automaticamente a generare
le sostituzioni più adatte quando nell'im-
magine da riprodurre sia contemplato
un set di caratteri non compreso nella
libreria del Miruslmage.
Tale sostituzione avviene in maniera
diversa in base al tipo di file trattato ed
al programma di origine del file in esa-
me, ma sul manuale sono presenti delle
tabelle di conversione per i programmi
di presentazione più diffusi. Con la so-
stituzione dei caratteri viene appianata
la prima difficoltà per la buona genera-
zione di un'immagine in formato 35mm.
La seconda difficoltà è rappresentata
dal diverso formato dei file grafici gene-
rati da ogni applicazione.
II Miruslmage-DOS contiene al pro-
prio interno un traslatore di formati m
grado di accettarne svariati: m realtà il
programma principale richiama all'oc-
correnza quello più adatto dalla propria
L'interno del CI-4400 si nota la seiione di alimentazione s la scheda di controllo, m basso a sinistra la
lotocamera rimossa dalla propria sede
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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
POLAROID Cl-4400
collezione di programmi di traslazione,
consentendo l’input di file in formato
CGM (Computer Graphics Metafile),
Harvard Graphics CGM, HPGL, Lotus
Pie e Videoshow PlC, Targa (TGAl.
ZenoGraphics Metafile (ovvero ZGM, un
sottoinsieme dei formato CGM).
L'ouiput del programma può essere
diretto oltre che al Cl-4400 anche allo
schermo, oppure a file su disco in for-
mato CGM o Mirage IMA.
Il software provvede alla gestione ed
alla stampa di immagini generate da
Harvard Graphics, Lotus Freelance Plus,
Ashton-Tate Master Graphics e Draw
Appiause; logicamente il discorso vale
anche per tutte le immagini generate in
uno dei formati già descritti.
Una volta lanciato, il software offre
un menu ad albero composto da un
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
129
PROVA
POLAROID CI-4400
certo numero di finestre che consento-
no di selezionare il formato di input ed
eventuali opzioni ad esso associate: se-
lezionare l'output e le relative opzioni;
scegliere i file in input e processarli;
creare un file di batch con l'insieme
delle Immagini prescelte; richiamare gli
aiuti; uscire dal programma o aprire una
finestra sul DOS: conoscere, infine, lo
stato della fotocamera. Il processo di
esposizione della pellicola dura circa
una ventina di minuti e sullo schermo
appaiono una serie dì indicazioni riguar-
danti l'immagine trattala: il tipo di file, il
numero di elementi da esaminare, il
colore esaminato di volta in volta con i
relativi valori riferiti al numero di vettori
esaminati e da esaminare con l'indica-
zione in percentuale della quantità di
informazioni trattate in ogni momento.
Il software provvede anche alla gene-
razione dei segnali di controllo per l'a-
vanzamento automatico della pellicola
ed il suo riawolgimento.
Miruslmage-MA C
Per il Macintosh la conformazione del
software é piuttosto diversa: in parte
perché la gestione dei font di carattere
da parte del Macintosh è un po' più
raffinata rispetto all'ambiente MS-DOS,
un po' perché il collegamento avviene
in modo diverso ed il CI-4400 è visto dal
sistema come una ulteriore periferica di
stampa, gestibile esattamente come
quelle già disponibili.
In effetti sul Macintosh l'installazione
avviene inserendo nella cartella di siste-
ma il driver dei Polaroid 0-4400 in mo-
do che dal submenu «scelta risorse»,
disponibile sotto il menu «mela», sia
possibile selezionare oltre alle normali
stampanti ImageWriter e LaserWriter
anche la nuova icona FilmPrinter II soft-
ware provvede anche a creare un file
accessorio richiamabile dal «pannello di
controllo» con il quale è possibile defini-
re l'indirizzo SCSI, assegnare il timeout
della periferica in minuti, controllare lo
stato della fotocamera, riavvolgere la
pellicola oppure, come al solito, farla
avanzare di un fotogramma.
Il software di installazione é comple-
tato da un certo numero di font da
sostituire a quelli originali di sistema,
perfettamente compatibili con quelli già
presenti nella configurazione base della
LaserWriter. Per ciò che ci riguarda non
abbiamo provveduto ad eseguire tale
sostituzione in quanto nel sistema Ma-
cintosh usato in redazione era già stato
installato l'Adobe Type Manager, che a
partire da un font per la stampante di
tipo vettoriale, provvede a creare lutti i
formati grafici per i caratteri di schermo
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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
POLAROID CI-4400
migliorando sostanzialmente la visualiz-
zazione a schermo dei font e, particola-
re non trascurabile, è completato dai
font di sistema in versione vettoriale
invece che bit-mapped.
Selezionando come risorsa di stampa
l’icona del FilmPrinter, nel momento nel
quale da una qualsiasi applicazione si
procede alla stampa oppure a seleziona-
re le opzioni del formato pagina, le
tradizionali finestre di dialogo risulteran-
no sostituite da alcuni nuovi menu intro-
dotti per l'occasiofìe.
Il menu del formato pagina presenta
una serie di opzioni piuttosto diverse da
quelle normalmente utilizzate: si comin-
cia dal formato compreso tra una di-
mensione minima di 8.9 X 5.6 pollici
fino ad un massimo di 28 X 18.5 pollici;
SI continua con l’orientamento dell'im-
magine sulla pellicola (orizzontale o ver-
ticale!: con la qualità di stampa (alta,
normale o solo il profilo); il colore di
fondo (selezionabile con il solito siste-
ma di scelta dalla palette Macintosh);
per finire con l'unita di misura delle
dimensioni (pollici, centimetri, pixel o
punti Pica)
Analogo discorso vale per la finestra
di dialogo del menu di stampa che oltre
alle normali selezioni riguardanti il nu-
mero di copie e le pagine da stampare,
presenta ora opzioni riguardanti il tipo di
pellicola utilizzata (Ektachrome Pro Plus
100, Ektachrome HC 100, Ektachrome
100, Ektachrome Pro 200, Ektachrome
200. Ektachrome 400, Polachrome In-
stani HC40 e Polaroid Presentation
Chrome 100, quest’ultima è stata im-
piegata per eseguire tutte le prove); la
scelta del processo di esposizione colo-
re a solo 8 colori (rosso, verde, blu.
giallo, cyan, magenta, bianco e nero)
oppure con 16.7 milioni di sfumature
sfruttando completamente la gestione a
24 bit del CI4400.
Una ulteriore finestra contrassegnata
dalla dicitura FilmTuning permette di
accedere ad un ulteriore menu con il
quale è possibile modificare la tavola
dei colori ed i valori del contrasto e
luminosità per adattarli a specifiche esi-
genze dell'utilizzatore oppure a partico-
lari caraneristiche della pellicola impie-
gata.
Anche dalla finestra del menu di
stampa è possibile riavvolgere la pellico-
la ed operare alcune scelte riguardanti il
salvataggio di un file di spool e l'inver-
sione dell'ordine di stampa delle imma-
gini prescelte. Una volta avviata la stam-
pa per ogni processo di esposizione dei
singoli colori, un diagramma fornisce
alcune indicazioni relative alla quantità
di informazioni trattate.
Il funzionamento del CI-4400 è assi-
curato con la maggior parte dei softwa-
re esistenti, sia in modo diretto che
mediante alcuni piccoli trucchi tipici del
particolare ambiente operativo messo a
disposizione dal Macintosh.
L'elenco di software compatibile con
il Polaroid CI-4400 e con il software di
gestione Miruslmage-MAC comprende:
Canvas (vers. 1 .02 e 2.0); Cricket Draw,
Graph e Presents; Digitai Darkroom del-
ia Silicon Beach Software; il software
CAD Dreams della Innovative Data De-
sign; il programma di grafica — Draw It
Again. Sam — ; GraphicWorks, Graphist-
Paint II Color; Aldus Freehand 2.0; Ado-
be lllustrator lanche se per ottenere
immagini a colori è necessario importa-
re le immagini in Aldus Freehand); Ima-
go Studio; MacDraw e MacPaint 2.0;
SuperPaint; PhotonPaint; More; Word
3 0 e logicamente tutti i programmi
espressamente concepiti per offrire del-
le presentazioni come Microsoft Power-
Point e Aldus Persuasion. Nelle prove
svolte in redazione abbiamo usato con
ottimi risultati anche Showcase FX sen-
za riscontrare alcun problema.
Una precauzione per evitare che il
sistema si «pianti» nelle fasi di esposi-
zione della pellicola consiste nel rimuo-
vere dal sistema il MacroMaker a causa
della sua incompatibilità con il software
in questione in unione a determinati
applicativi come ad esempio Image Stu-
dio della Letraset.
Conclusioni
Il Polaroid CI-4400 funziona subito e
bene, sembrerebbe lo slogan di una
pubblicità televisiva, ma è la verità.
Grazie alla sua versatilità può essere
usato indifferentemente sulle due piat-
taforme hardware descritte in maniera
efficiente e con risultati che le foto
pubblicate in queste pagine commenta-
no da sole.
Il prezzo del CI-4400 è in assoluto
elevato, ma risulta particolarmente con-
veniente se SI pensa al fatto che un
unico dispositivo unità offre la possibili-
tà di eseguire slide in formato 35mm
sia da personal computer MS-DOS che
da Apple Macintosh; inoltre, i! prezzo è
sicuramente molto conveniente rispetto
a prodotti analoghi dal costo a volte
veramente proibitivo, quasi il triplo dei
CI-4400.
La dotazione e le caratteristiche offer-
te sono buone e possono essere para-
gonate a quelle di sistemi molto più
costosi. Lo svolgimento delle procedure
è forse un pochino lento, ma i risultati
valgono certamente la pena di aspettare
qualche minuto.
Una nota di mento deve essere evol-
ta anche ai due software di gestione
Mirusimage. forse la versione per Ma-
cintosh è più agevole da utilizzare, ma
ciò è in massima parte mento delle
caratteristiche intrinseche della piatta-
forma hardware Apple, in ogni caso sul
manuale del software è chiaramente
precisato che il programma in questione
non funzionerà più con il rilascio del
System 7.0 a causa delle sostanziali
differenze nella gestione dei font intro-
dotte con l'occasione.
Il prezzo dei due software, infine, è
allineato alle caratteristiche offerte
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
131
SAM Coupé
di Paolo Ciardelli
S barca m Italia il primo compatibile
ZX Spectrum: il SAM Coupé del-
la Miles Gordor^ Technology pie.
Il perché di tale lancio commerciale
trova risposte sia nella storia recente
dei computer Sinclair, sia perché la
MGT produceva sincra periferiche per la
linea Spectrum.
Nel 1980 il fondatore della Sinclair
Research Ltd, dive Sinclair, inizia ad
affermarsi nel mondo degli home com-
puter con lo ZX 80. L'anno successivo
immette sul mercato lo ZX 81. anch'es-
so basato sul processore Z80 e venduto
per corrispondenza. Lo ZX81 è il proge-
nitore dello ZX Spectrum che nel 1983
invade il mercato europeo dando prima
filo da torcere a! Commodore Vie 20 e
poi al Commodore 64.
Anche se per quell'epoca non era una
macchina innovativa (essendo basata
sul processore Z80) per la prima volta si
faceva sentire l'importanza delTinge-
gnerizzazione del circuito: TULA (Unit
Logic Array).
Uno dei risultati tangibili della miniatu-
rizzazione a livello di chip per il mondo
consumer fu il prezzo di vendita, molto
appetibile, per quei tempi, per non dire
stracciato.
Di seguito si assistette ad una gran-
de diffusione di software per lo Spec-
trum facilitata inoltre dal supporto ma-
gnetico. in guanto la stragrande mag-
gioranza dei programmi era registrata
su cassetta. Altri tipi di supporto furono
messi a disposizione, come i Kmicro-
drive» o le Rom per l'Interface 2, ma il
tempo ha dato ragione alla vecchia cas-
setta.
Un successo quindi commerciale ed
affettivo, che la Miles Gordon Techno-
logy pie tenta di continuare a sfruttare
presentando questo home computer
Spectrum compatibile: il SAM Coupé
132
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
SAM COUPÉ
Descrizione
L'home computer SAM Coupé appar-
tiene alla seconda generazione di elabo-
raton basati su microprocessore Z80B.
La velocità di clock di questo processo-
re é stata aumentata a 6 MHz, e sfrutta
or board una memoria RAM di 256
Kbyte espandibile a 51 2 Kbyte. L'espan-
sione in particolare è costituita da due
chip Texas TMS44C256.
L'ingegnerizzazione della piastra è ab-
bastanza spinta grazie all'adozione di un
chip custom VLSI (Very Large Surface
Integrated) VGT-200. progettato allo
scopo di supportare tutti i processi sia
di elaborazione che di interfaccia video.
Il linguaggio è contenuto in una ROM
da 32 Kbyte mentre la parte riguardante
l'emulazione Spectrum si carica da
disco-
Alla gestione sonora è preposto l’inte-
grato Philips SAA1099, che è un chip
sintetizzatore pseudostereo a 6 canali di
otto ottave. L’integrato copre la gamma
sonora con 256 toni per ottava, e trami-
te la possibilità di miscelare i sei gene-
ratori di suono con due di rumore, si
ottiene la simulazione di strumenti mu-
sicali.
Questo processo si avvale anche di
due controllori di inviluppo sonoro.
L’interfacciamento verso il mondo
musicale è gestito da un fotoaccoppia-
tore. per evitare collegamenti in con-
tinua.
il trasferimento dei dati tramite la
MIDI viaggia ad una velocità di 31.25
Kbaud e lo stesso connettore può esse-
re usato per collegare un Network di
stazioni SAM Coupé.
Nella parte posteriore troviamo le va-
rie prese per i collegamenti delle perife-
riche.
Oltre a quella di espansione a 32 poli,
da CUI é possibile prelevare tutti i segna-
li in entrata ed in uscita dal computer,
c’é la porta mouse a 8 piedini standard
DIN, una joystick Atari compatibile ed
una per la Ughi Pen o Light Gun. Attra-
verso la presa per la penna ottica, è
possibile, tra l'altro, prelevare i segnali
audio, sinistro e destro, da inviare ad un
amplificatore hi-fi.
Compatibilità Software
Spectrum
La compatibilità software con il pre-
decessore è assicurata da un program-
ma di emulazione fornito sia su disco
che su cassetta.
SAM Coupé
Produttore:
Miles Gordon Technology pie LakesI
enix Way Swansea. SA79EH UK.
Distributare;
Micro Spoi
Via Acilia. Z44 - 00126 Acilia Roma
Prexzo (IVA inclusa):
SAM Coupé 266 Kbyte
SAM Coupé * 1 disk drive
SAM Coupé * 2 disk drive
Cavo collegamento MIDI
Cavo collegamento Scart
Cavo Network 2 metri
Cavo Network 5 metri
Disk drive interno
Espansione di memoria
256 Kbyte
Irìterfaccia per drive esterne
Interfaccia seriale/parallela
Manuale tecnico avanzato
.390.000
26.000
40.000
25.000
30.000
390.000
176.000
Il programma pone 5 opzioni, che
rispettivamente coprono vari periodi di
produzione software.
L'avvertenza molto importante è che
il programma in sintesi «sprotegge»
quanto si sta caricando da cassetta e
perciò si raccomanda di non farne copie
illegali.
In ogni caso per chi vuol tenersi ag-
giornato é stata istituita una Hot Line
per i vari aggiornamenti dalla stessa
MGT.
A corredo del SAM Coupé, viene for-
nito il vario software di base di utilità
per il disco ed un programmino di grafi-
ca pittorica. Flash! (sia su disco che su
cassetta).
Per l'uso di quest’ultimo è obbligato-
rio il mouse o il joystick.
Memorie di massa e Network
L’archiviazione dei dati, é affidata sia
al registratore a cassette (più per legge-
re le varie librerie Spectrum già esisten-
ti) e a due opzionali unità a floppy disk
drive da 3,5 pollici interne o esterne con
capacità di 780 Kbyte formattati.
A differenza dello Spectrum, la pre-
sa per il caricamento-salvataggio dei
dati da cassetta è unica e bidireziona-
le, e la velocità di trasferimento è va-
riabile.
La peculiarità del trasferimento dati a
varie velocità è usato soprattutto sulla
presa Network di cui facevamo cenno
prima, con il comando Device.
La possibilità di interconnettere più
macchine non è nuova e ricalca la Net-
work dello ZX Spectrum in combinazio-
ne con l’Interface 1 e la rete Archime-
des A 3000.
Le unità opzionali di memoria di mas-
sa da 3,5 pollici, si inseriscono nel fron-
tale. rispettando il layout della macchina
ed il colore dei piedini, o volendo si può
usufruire di un disco esterno tramite
apposita interfaccia.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
133
PROVA
SAM COUPÉ
zione può avvenire sul televisore o su Pi
un monitor. Il primo si collega attraver-
so il modulatore Astek contenuto nell'a-
limentatore, sintonizzandosi sul canale
36, il monitor invece, può essere colle-
gato sia in RGB che composito tramite
la presa SCART (oltre la presa d’espan-
sione multifunzionale).
La porta di espansione
In prova insieme al SAM Coupé ci
sono state fornite due interfacce: una
comunicazioni (seriale/parallela) e l'altra
sdì (parallela ed interfaccia floppy disk
drive esterno).
Queste si collegano alla più volte cita-
ta porta di espansione dalla quale si
possono prelevare tutti i segnati di in-
put/output del SAM Coupé.
Entrambe possono pilotare una stam-
pante parallela.
In particolare l’interfaccia SDÌ può es-
sere settata internamente, per definire
il numero logico di periferica collegata:
Floppy disk 1 o 2 e Printer 1 o 2.
Per testare l'interfaccia SDl, abbiamo
collegato al SAM Coupé un floppy disk
drive di casa Sinclair (per il QL| e ha
funzionato senza problemi.
Per terminare entrambe le interfacce
vengono fomite di software di utilità.
Conclusioni
Tiriamo un po' di somme. Sono pas-
sati 5 anni dall’ultimo elaboratore britan-
nico a 8 bit, per cui il SAM Coupé
dovrebbe aver sfruttato tutta la tecnolo-
gia accumulata in questo periodo. Tra
gli elaboratori di pari classe (8 bit) ha
caratteristiche superiori e appetibili per
vari settori di mercato, che vanno dal
ragazzo con una vasta biblioteca Spec-
trum che vuol maneggiare una vera
tastiera a musicisti che non vogliono
spendere troppo.
Tornando aH'argomento Spectrum è il
suo degno successore dando due note-
voli vantaggi: ha una memoria maggio-
re. è più veloce e per chi inizia sfrutta la
gamma preesistente di software; lin-
guaggi ed utility.
Giudice finale rimane il mercato e di
seguito la legge dei grandi numeri
Personalmente ci piacerebbe che il
SAM Coupé decollasse commercial-
mente, almeno potremmo iniziare un
articolo scrivendo: «...uno Spectrum si
aggira per l'Europa...» .
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
L 'interno delle due
interlacce.
nspellivamenie SDl
Ifioppy^perelleial e
senale/perellels, e
memonB di 256 Kbyte
La digitazione e l'estetica
L'estetica del SAM Coupé é un po’ fuo-
ri del normale. Il corpo dell'elaboratore, di
colore chiaro, poggia su quattro piedini di
gomma azzuna. e forma con la tastiera
un tutt'uno, lasciando una fascia libera
sulla parte anteriore della macchina.
La digitazione risulta facilitata, in
quanto i palmi delle mani si trovano a
poggiare sopra questa parte e alla lunga
si apprezza questa insolita tastiera.
A differenza dello ZX Spectrum. il
SAM Coupé accetta i comandi digitati
per esteso e non come Token.
Il video
Il processore Video è il Motorola
MC1377P, che rende possibile quattro
modalità video visualizzando 16 colori
da una palette di 128.
Nel Mode 1 si sfruttano 32x24 carat-
teri di due colori, e gli attributi video
sono compatibili Spectrum, mentre nel
Modo 2 i caratteri passano da 32x24 a
32x192.
Il Mode 3 visualizza uno schermo
testo di 80 colonne, pari a 512x192
pixel, mentre nel Mode 4 lo schermo è
grafico con 256x192 pixel. La visualizza-
FLASHBANK
• HARD CISC CARD PER A 2000 E
ZORRO BIG BLUE
• AUTOBOOT CON EPfiOM
• FULL AUTOCONFIG
• CAPACITA: 20-32-40^ Mb
MULTI BRAIN
• HARD DISC E CONTROLLER PER
ASOO/A 1000
• AUTOBOOT CON EPROM
• AUTOCONFIG
• ESPANSIONE OPZIONALE DA
2 A 8 Mb
• 1 POSTO PER DRIVE DA 3,5
• MODULO OPZIONALE CON DISPLAY
DELLA CAPACITA DI MEMORIA,
CAPACITA HARD DISC E TRACCE
DISC DRIVE
« CAPACITA: 20-32-40-60 Mb
ZORRO BIG BLUE
• 3 SLOT A 100 PIN A 2000 COMPATIBILI
• 3 SLOT IBM XT COMPATIBILI
• 3 SLOT IBM AT COMPATIBILI
• 1 SLOT A 66 PIN PER 68020168881
• 2 POSTI PER 2 DRIVE DA 3,5"
• 1 POSTO PER 1 DRIVE DA 5,1/4
• 1 POSTO PER HARD CISC
• AUMENTATORE SWITCHING
SUPER 8
• ESPANSIONE DI MEMORIA
PER A 2000 E ZORRO BIG BLUE
• ALfTO CONFIGURANTE
• ZERO WAIT STATE
• DISPLAY CON INDICAZIONE
DELLA CAPACITA INSTALLATA
• CAPACITA: 0-2-4-e Mb
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20144 MILANO
Tel. 02 - 8376887
Microsoft Word
per Windows
A /cjni mesi fa arrivò /n redazione
una pre-release di Word per Win-
dows e noi ci affrettammo a
pubblicare una breve anteprima che an-
nunciava il prodotto e ne anticipava le
pnncipali caratteristiche.
Ora il prodotto è usato ufficialmente
nella versione inglese che è quella de-
scritta nella presente prova. Perii merca-
to Italiano, in attesa della versione nazio-
nale. prevista per giugno, e della quale vi
terremo informati: é già disponibile un
di Francesco Petrom
Dizionario Ortografico aggiuntivo che
rende possibile un utilizzo della versione
inglese non troppa penalizzante per chi
produce documenti in italiano.
La frase Word per Windows fa capire
che si tratta di un prodotto importante in
quanto in esso si sommano il Microsoft
Word, che con l'ultima versione, la 5. ha
raggiunto un elevatissimo livello di sofi-
sticazione. e l'aitibiente Windows, sem-
pre della Microsoft, che continua ad
essere il punto di riferimento per chi
sviluppa applicazioni con interfaccia o
con finalità grafiche.
Il Microsoft Word 5 è un prodotto
«character-oriented» anche se, nella cita-
ta versione 5. dispone di una funzione di
Preview che lo avvicina ad un prodotto
DTP. WinWord lé il suo nomignolo)
Invece, come tipico esponente del mon-
do Windows, é totalmente Graphic
Oriented. Si potrebbe azzardare un paral-
lelismo con Excel, che é uno spreadsheet
evoluto in ambiente Windows, come
136
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
MICROSOFT WORD WINDOWS
Microsoft Word Windows
WinWord é un WP evoluto in ambiente
Windows.
Excel ha però avuto dalla sua il vantag-
gio di avere occupato un 'area totalmente
sgombra, sia perché non esistevano
spreadsheet in ambiente grafico Iparlia-
mo del mondo DOSI, si perché la Micro-
soft disponeva per tale categoria di pro-
dotti solo del Multiplan. ormai giunto, ci
perdonino gli amici della Microsoft, all’e-
tà della pensione.
Per età della pensione intendiamo... la
mancanza di funzioni di stringa e di
funzioni di grafica commerciale, che no-
toriamente il Multiplan delegava al Chart.
WinWord invece occupa un'area più
ristretta. Sia perché esistono già i Desk-
top Publisher, che servono per produrre
documenti di qualità editoriale, sia per-
ché esistono Word Processor evoluti che
oltre ad avere tutte le funzionalità del
buon WP /che mancano in un DTP) ne
hanno alcune proprie del DTP. sufficienti
per produzioni non eccessivamente
strutturate.
Inoltre é proprio la Microsoft che pro-
duce il Word 5. che rappresenta oggi il
prodotto «stato deH'arte» dei WP e sta
rosicchiando mercato al Word Perfect.
che negli Usa é ancora il WP più diffuso.
Sono ambedue i più diretti concorrenti
del WinWord, e nel caso di Word 5 si
tratta di una lotta «fratricida!'.
Allora VOI vi domanderete (cfr. Massi-
mo Catalano. Speciale Sanremo, sabato
24 febbraio W90I dove si può collocare il
WinWord, stretto tra prodotti cosi impor-
tanti e quindi cosi ingombranti. Ed é
questo che cercheremo di scoprire in
questa prova
Come scegliere un
Word Processor
Il Word Processor è, assieme allo
spreadsheet, il prodotto percentualmen-
te più utilizzato da varie categorie di
utenti
Ma mentre lo spreadsheet è un prodot-
to basato su una struttura tabellare che
rende tutti i componenti di tale categoria
abbastanza uguali tra di loro, nel Word
Processor non esistono elementi di base
così vincolanti, per cui i vari prodotti
possono essere, ed effettivamente lo
sono, molto differenti tra di loro.
Ovviamente m tutti i Word Processor
esistono più o meno gli stessi comandi,
ricadenti in alcune categorie facilmente
individuabili (comandi per la gestione del
testo, comandi strutturali, comandi per
l’estetica, comandi per rimpaginazione,
ecc.). ma questi sono organizzati in varie
maniere, e a ciascuno di essi viene dato
un minore o maggior peso oppure una
minore o maggiore facilità operativa. Ne!
ProduHore e distributore:
Microsoft Spe. Centro Direi. Milano Oltre.
Pei Tiepolo. Via Cassanese 224. 20090 Se-
grete IMI!
Prezzo UVA escluseli
Microsoft Word Windows L. 995,000
giudicare i prodotti di Word Processor
inoltre occorre vederli attraverso le otti-
che differenti poste dalle varie tipologie
di utilizzatori. Non per niente PC Magazi-
ne, la nota rivista americana, che ha
scelto di «dare i voti» ai prodotti come
sintesi della prova, per quanto riguarda i
Word Processor esprime ben cinque
giudizi differenti secondo cinque diffe-
renti categorie di utilizzatori.
Le cinque categorie sono:
Personal, l'utilizzatore saltuario che
quindi ha bisogno di uno strumento
molto facile e non eccessivamente evo-
luto, ben supportato da help in linea e da
documentazione comprensibile. Adatto
ad esempio agli studenti (non pensate
solo alla Tesi di Laurea), ai professional
che scrivono saltuariamente documenti
0 relazioni in cui non sia nchiesta una
estetica particolarmente sofisticata.
Professional, l'utilizzatore é un profes-
sionista, che bada sia alla produttività sia
alla completezza strutturale, ad esempio
In termini di gestione delle Note, degli
Indici, sia un po’ all'estetica. Pensate allo
scrittore, allo studioso che scrive saggi, al
professionista che redige sistematica-
mente relazioni.
Corporate, l’utilizzatore viene visto nel
contesto di una azienda dove la scrittura
di un documento diventa un fatto azien-
dale. Serve un prodotto che permetta
revisioni a più mani, permetta di associa-
re dei sommari per una efficace archivia-
zione, ecc. Altra caratteristica importante
è quella di poter far circolare documenti
sulle infrastrutture informatiche presenti
in azienda, cosa che avviene sia utilizzan-
meteriBle e presente
un suggestivo dimo-
sirelivo che espone le
vane funiionahtà del
prodono e ne fé capee
mente te modalità
far vedere il cursore
muove sul video alle
ncertta del comando
da dimostrare
What you get are
perfectly printed documents
Figura
WinWord - InsiallaiK,
hmirone Per lavorare
elficecemenie su do-
cumenti complessi oc
corrono macchine d
elevate prcsiaiioni ve
locistiche Per lavorare
anche comodamente
ad esempio quando
aprono due documen
ad altissima risoluiio-
ne, che permettono di
non ndurre troppo le
dimensioni di aascuna
137
MCmicfOcomputer n 95 - aprile 1990
figura 3 Miaosofi
WinWord Tutorial
Anche Tutonal
WinWord assorrngha
ad Excel In fase di
installazione si canea
Ise SI vuote) il Tuionai
permettono all'uienie
di eseguire, direna
mente neH'ambienlc
mandi in maniera total
mente guidata II me-
todo e molto ellicao!
sopratlulto perche il
Tutonal può essere ri
chiamalo in qualsiasi
L 'Help i
cedere anche tramite
un comodo indice. Che
presenta vane modali-
tà d'approccio Utile é
quella destinala a chi
già conosce un altro
Word Processor, in
guanto WinWord la
apparite delle videale
con le vane cornspon-
Anche tra i manuali ne
è presente uno desti-
nato ai conosdion di
un altro WP
che ornane un predai
lo evoluto di Word
Processor oneniaio al
careffere lanche se
nella recenle nersione
50 e stato aggiunto
un tocco di Publishingi
e l'ambiente Wm-
PROVA
MICROSOFT WORD WINDOWS
do un prodotto disponibile in più versioni
per più piattaforme hard e soft. sia
utilizzando un formato standard adatto
alla trasmissione.
Legai, I prodotti con finalità Legai sono
particolarmente utili in quegli ambienti
dove vengono realizzati documenti strut-
turalmente e contenutisticamente simili.
Pensate agli Atti del Notaio, alle Compar-
se degli Avvocati, alle Sentenze dei
Giudici
Desktop Publishing, esistono, come
detto, prodotti di Word Processing evolu-
ti anche sotto questo aspetto. Per DTP si
intende la possibilità di produrre docu-
menti con caratteristiche estetiche di
tipo editoriale. E quindi stampa su più
colonne, inserimento nella pagina, senza
vincolo di posizionamento e di dimensio-
namento, di disegni, grafici, figure, tabel-
le. Efficace sfruttamento della stapante
Laser.
Insomma sembrerebbe difficile trova-
re un prodotto che vada altrettanto bene
alla segretaria efficiente e al magistrato,
allo scrittore di libri gialli e al notaio, ai
responsabili delTufficio contratti di una
grossa azienda e all'utente normale che
ogni tanto deve scrivere una lettera.
Una caratteristica dichiarata WinWord
è proprio quella di potersi adattare alle
vane e specifiche necessità mediante lo
strumento Template, che corrisponde in
pratica non solo ad una personalizzazione
dello stile nei documenti prodotti (cosa
che già con Word 5 si ottiene con lo
strumento STILE), ma anche ad una
personalizzazione dell'ambiente operati-
vo, con tanto di specifiche e nuove
opzioni di menu.
La confezione e la procedura
di installazione
Scatolone di cartone in perfetto stile
Microsoft con dentro un bel po' di ma-
nualetti e un manualone.
Basic Skill for Windows Application (di
70 pagine circa, manuale che insegna le
funzionalità di Windows messe a «fattor
comune» da tutti gli applicativi che lavo-
rano in tale ambiente.
Getting Righi io Word. 170 pagine
destinate a facilitare l'apprendimento a
chi conosce uno dei seguenti prodotti:
Word (quello normale), Display Writer,
MultiMate. WordPerfect o Wordstar
Printer Guide, che dà le informazioni
necessarie al miglior sfruttamento della
propria stampante. 80 pagine.
Sampler. una guida, di 90 pagine,
all'utilizzo dei Templates Standard, fomiti
con il materiale.
Il «pezzo forte» della manualistica è
costituito dal voluminoso User's Refe-
rence la cui prima caratteristica è quella di
discostarsi dagli standard Microsoft. Non
più I fogli mobili dei manuali dei prodotti
più costosi, né le rilegature di cartoncino
leggero lucido dei manuali dei prodotti
economici, ma una elegante rilegatura di
cartone rigidissimo e lucidissimo, che
rende il manuale stesso molto elegante e
degno di ben figurare in una bella bibliote-
ca. Raggiunge le 480 pagine. Essendo di
dimensioni più larghe del normale, è
stampato su due colonne, il che, in un
certo senso, ne fa aumentare se non
raddoppiare il peso.
È un Reference classico, organizzato m
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
hguia 6 ■ Microsoft
Excel e WinWord - Sh
nergiB Sona i duo prò-
cnjsolt. il prima é un
integralo con lumioni
di Foglio Elellronico,
di Grafica e con un po '
di DataBase, il secon-
sor evoluto verso il
DeskTop PutXishing e
verso Tautomaaione
Excel e WinWord pos-
sono -eo»sùorarp«, il
cfie significa m pratica
che possono scam-
biarsi dati, secando
vane modalità
Figura 7 - Microsoft
WinWord ■ Ambiente
Chi conosce il Word
può nirovare nelle due
strisce superiori con le
comandi di Formato
Carattere e Formato
Paragralo presenti nel
menu Characler
Orienied del Word
normale Le affinità
sono comunque mo/-
viene conservala, anr
potenziata, la possibili-
tà di confezionare Stili,
il che giustifica rado
zione del classico no-
me Word anche per il
nuovo prodotto
Figura 8 ■ MKrosoU
WinWord - Due docu-
menti Ane/ostemome
ha. all'interno del-
Tambienie Windows.
menu dei comandi, al-
l'mlemo della guaio si
possono piazzare una
o più Windows, cia-
scuna delle quali con-
tiene un documento
attive Si può lavorare
su ambedue i docu-
menti. quello attivo e
quello su cui si posi-
ziona Il mouse, od
eseguire le normali
operazioni di copia e
voci disposte in ordine alfabetico, con
Address come primo argomento e Zoom
come ultimo. Tra questi due estremi,
citati per curiosità, centinaia di voci,
ciascuna delle quali è descritta dettaglia-
tamente anche ricorrendo a figure e a
riproduzioni di videate operative. Ad
esempio il termine Field (di cui parleremo
poi) richiede ben 35 pagine. Glossary,
due pagine, Picture, quattro pagine.
In Fondo al Reference Manual alcune
appendici con l'elenco dei comandi da
tastiera, la messaggistica descritta in
dettaglio, ecc. Nella documentazione è
PROVA
MICROSOFT WORD WINDOWS
spesso citato un altro manuale, non in
dotazione, cheéilTechnical Reference di
Windows. Questo manuale, di cui abbia-
mo recentemente parlato in un articolo
su Excel, approfondisce gli aspetti legati
ai rapporti tra i vari prodotti operanti sotto
Windows, ed in particolare tratta i proble-
mi di Link, che avviene attraverso le
specifiche DDE, di cui parleremo poi.
Oltre a numerose mascherine e ad
opuscoli per il primo orientamento ci
sono un bel po' di dischetti. Sono 8 nel
formato da 5 e 1/4 formattati a 1,2
megabyte e 14 nella versione da 3 e 1/2,
formattali a 720 kiiobyte.
Oltre a questi sono presenti altri due
dischetti (uno per versione) con il Corret-
tore Ortografico italiano e con un sugge-
stivo Rolling Demo (fig. 1).
Gli otto dischetti originali sono quello di
Setup, quello con il Program, due di
Utilities, uno con i Convertitori, uno con i
Proofing Tools. uno con il Tulorial e infine
quello con il Runtime di Windows.
L'installazione va eseguita nel classico
stile Microsoft, partendo dal primo disco
dal quale si lancia il Setup e seguendo le
istruzioni. È presente il Runtime per
Windows, per cui si può installare il
prodotto indipendentemente dalla pre-
senza del Windows.
Interessanti sono le fasi dell'installazio-
ne in cui vengono richiesti i convertitori
da caricare. Occorre indicare da quali
prodotti di WP SI vogliono leggere file, e
quali formati grafici si vogliono poter
importare. In pratica poi, operando dalCin-
terno del prodotto, si indica il nome del
file che si vuole leggere ed è WinWord
che. tramite un'apposita finestra di dialo-
go, chiede da quale formato, tra quelli
indicati in fase di installazione, deve
eseguire la conversione.
I formati testuali realizzati con altri
prodotti e letti in tale modo sono MS
Word, Works e Windows Wnte. ASCII,
nei vari sottotipi, RTF. OCA e RFT.
Display Writer. WordStar, in vari sottoli-
pi, Multimate. WordPerfect e Word per
Mac. I formati grafici sono sia il tipo Bit-
Map'ped, come TIF e PCX. che di tipo
Vector, come Autocad, in vari sottofor-
mati, Metafile CGM, Lotus PIC, Win-
dows Draw e Metafile. ed altri realizzati
con prodotti grafici evoluti come Vi-
deoShow e Mirage.
In ogni caso è sempre possibile ricorre-
re alle funzioni di Taglia e Cuci del
Windows, per cui dovrebbe essere pos-
sibile qualsiasi forma di trasferimento.
Vanno inoltre citati i formati tabellari,
che WinWord legge e traduce diretta-
mente in una sua particolare struttura
che è la tabella, di cui parleremo. I formati
tabellari sono Microsoft Excel e Multi-
plan, Lotus 123 e Biff.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
139
PROVA
MICROSOFT WORD WINDOWS
figure 9, W - Microso/l WinWord - Dra/r. Page e Prevew II WinWord non si pud delinua loialmenie WYSIWYG. Permeile eh lavorare nella modahtì DraK rn ew
appare un so« Upo di carallere non propomonale, nella modalità Page, in cui si possono vedere /dipende anche dalle -Preferences" imposiaiel i caratleri scelii. le
figure, le colonne, eco, nella modalità OutUne. se owiamenie il lesto 6 stalo mollo sirutluran inline. pnma di stampare, si pud eseguire una Preview della pagina
o delle due pagine intere
Tornando all'installazione, ne abbiamo
esegutte vane, sia su macchine 386 che
286, che 8088 (non dovevamo ??). sia
con Windows, sia senza Windows, e su
macchine con un minimo di 640 kbyte
fino a un massimo di 6 mega e con
svariate tipologie di monitor (fig, 2),
I rapporti tra WinWord e la memoria
sono analoghi a quelli che ha Excel. In
pratica si può utilizzare, se si lavora con
macchine 386 e Windows 386. tutta la
memoria estesa (quella oltre il mega)
presente sul PC.
Non abbiamo avuto tempo di eseguire
delle prove di carico sulle varie macchine,
ma abbiamo constatato che si riesce a
lavorare bene, se il documento non è
troppo complicato, anche con un comu-
ne 286 con soli 640 kbyte.
/ vari modi per imparare
Word per Windows
Viene seguita la strada Excel. Non
esiste un vero e proprio manuale carta-
ceo con il Tutorial, ma si può installare
un Corso Autodidattico direttamente ri-
chiamabile dal WinWord (fig, 3)
Durante ITnstallazione vengono co-
munque caricati dei Documenti Tipo,
che fanno riferimento a Templates, an-
che questi installati, e che sono docu-
mentati nel manuale chiamato Sampler,
e che costituiscono un Tutorial di se-
condo livello. Per chi già conosce un
Word Processor è disponibile sia un
Help specifico, che mette a confronto i
comandi del WP noto e del WinWord
(fig. 4), sia un manualetto specifico. É
comodo inizialmente ma diventa inutile
quando occorre imparare le funzionalità
evolute che il WP noto probabilmente
non ha e WinWord invece si.
Abbiamo detto che durante l’installa-
zione il programma di SETUP chiede se
SI vuole caricare o meno il Tutorial.
I più spavaldi possono pensare di non
caricarlo in quanto pensano di potersela
cavare da soli e non vogliono occupare
troppo spazio sul disco rigido.
Beh consigliamo anche a questi un
po’ di «umiltà» e di cancare comunque
il Tutorial in quanto rappresenta un me-
todo molto efficace per imparare il pro-
dotto. non solo le funzionalità «banali»
e intuibili da parte di chi ha già usato
un WP, quanto le funzionalità più avan-
zate che probabilmente non sono pre-
senti nei prodotti che l’utente già co-
nosce.
II programma d’addestramento é rac-
chiuso in un menu molto articolato, che
permette di accedere alle varie lezioni,
di interrompere il corso, di ncominciare
da capo la lezione, ecc.
La lezione si volge in un ambiente
WinWord «ricostruito» in cui però sono
presenti finestre di spiegazioni, finestre
che indicano cosa fare ed eventuali fine-
stre con I messaggi di errore.
L’allievo, se cosi si può dire, seguen-
do le indicazioni scritte nelle finestrine,
opera direttamente sui comandi (o sui
facsimili dei comandi) di WinWord.
Ci è sembrato un metodo efficace, un
po’ prolisso e lento per le operazioni
elementari, che comunque possono es-
sere saltate dai più esperti. Un altro
vantaggio è che si tratta in pratica di un
«Super Help» in linea in quanto la lezio-
ne può essere lanciata direttamente dal-
l'ambiente operativo.
WinWord e Word
WinWord ed Excel
Chi usa WinWord non può ignorare
l'esistenza di Excel, non tanto perché
WinWord utilizza buona parte delle solu-
zioni organizzative presenti nello
Spreadsheet della Microsoft e condivi-
de con questo l’ambiente Windows,
quanto perché tra i due c’é una comple-
ta sinergia che, m numerose situazioni
operative, può farli considerare integra-
zione l’uno dell’altro (fig. 6).
Il discorso si potrebbe allargare al
concetto di prodotto integrato, prodotto
che «fa tutto», ipotizzato qualche anno
fa, ma che si è dimostrato in fondo
un’utopia, in quanto i vari prodotti usciti
all’epoca non riuscivano a raggiungere,
nei vari moduli in cui sono stati neces-
sariamente suddivisi, il livello qualitativo
del prodotto stand-alone e quindi spe-
cializzato.
Con Windows é l’ambiente che crea
integrazione e quindi i vari prodotti in-
stallati, che potrebbero vivere autono-
mamente, possono godere delle nume-
rose possibilità di interscambio dati,
permesse «per definizione» dall’am-
biente. Per scendere nel concreto elen-
chiamo le possibilità di integrazione tra
Excel e WinWord, legate sia allo stru-
mento Clipboard (in italiano Appunti)
con il quale si fa un taglia e cuci, sia allo
strumento DDE, che invece crea un
collegamento «caldo» tra un documen-
to WinWord e un lavoro, tabellare o
140
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
MICROSOFT WORD WINDOWS
grafico, di Excel. Il Clipboard è la funzio-
nalità che permette operazioni di «ta-
glia» e «cuci» tra tutti gli applicativi che
lavorano sotto Windows. In pratica ogni
applicativo dispone di una specifica vo-
ce di menu (nelle versioni inglesi EDIT e
in quelle italiane MODIFICA), in cui so-
no presenti le voci TAGLIA, COPIA e
INCOLLA (0 AGGIUNGI).
Operativamente dapprima si selezio-
na con il mouse il testo, o la zona di una
tabella, o la porzione di un disegno, ecc.
Poi si dicca su TAGLIA o su COPIA. Ci
si posiziona nella zona di destinazione
sul punto in cui spostare o duplicare il
ritaglio e si dicca su INCOLLA.
Sono consentiti tutti i passaggi da
qualsiasi prodotto a qualsiasi altro pro-
dotto, con le limitazioni imposte dalla
specifica tipologia della applicazione. Ad
esempio si può spostare (è un esempio
limite) il risultato de! calcolo dalla calco-
latrice al Paint, che lo riceve come ele-
mento testuale, ma non si può portare
ovviamente un ritaglio di disegno da un
prodotto grafico alla calcolatrice.
Queste sono caratteristiche già note
a chi conosce Windows ma che risulta-
no particolarmente utili in un prodotto
tipo WinWord che «filosoficamente» é
proprio un contenitore di elementi, an-
che realizzati con altri prodotti.
Oltre al Clipboard, che serve per ese-
guire dei passaggi «una tantum», esiste
il ODE, che serve per creare dei collega-
menti caldi. Anche il Dynamic Data Ex-
change è una proprietà di Windows che
trova in WinWord il suo ambiente
ideale.
In pratica con il DDE vengono stabili-
te delle regole per il collegamento tra
due prodotti. Il travaso dei dati avviene
solo quando occorre. Si potrebbe quindi
(è un altro esempio limite), realizzare un
documento vuoto di testo, ma pieno di
collegamenti che importano testi, dise-
gni, tabelle, o porzioni di questi, da altre
parti sul PC 0 su altri PC collegati in
rete.
L'ambiente
Anche l'aspetto esteriore del prodot-
to ricalca gli schemi, ormai arcinoti, dal-
l'ambiente Windows, ed in più risultano
adottate anche un buon numero di solu-
zioni operative presenti in Excel (figg. 7
e 8),
Ad esempio WinWord dispone di una
sua finestra. aH’interno della quale pos-
sono essere aperti più documenti ognu-
no dei quali dispone di una sua sottofi-
nestra.
Il menu delle opzioni appartiene alla
finestra esterna e fa riferimento al docu-
mento attivo al momento, mentre le
barre di scorrimento appartengono alte
singole finestre.
Nel caso più semplice, e fortunata-
mente più frequente, in cui si lavora con
un solo documento, le due finestre
(quella esterna e quella interna) posso-
no essere unificate e per lavorare più
comodi l'unica finestra rimasta può es-
sere ingrandita in modo da occupare
tutto il video.
I vari comandi di settaggio delle Con-
figurazioni e delle Preferences di Win-
dows hanno, ovviamente, effetto anche
sul WinWord. Il quale a sua volta dispo-
ne di propri comandi che permettono il
settaggio di ulteriori Preferences, relati-
ve sia all'ambiente WinWord nel suo
complesso, sia al singolo documento su
cui si sta lavorando.
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
ow«»»
Vy In quesis sene di •megln' di ideale possiamo
/andò le vane voci presenti nella tendina sollosianle il
roverà molte analogie con i comspondenii conìandi
Oltre al menu, alle barre di scorrimen-
to e agli altri elementi della cornice
Windows, WinWord permette di inseri-
re ulteriori elementi grafici in cui sono
ridotti ad icone una buona parte dei
comandi di uso più frequente.
Si tratta della «striscia» FONTS, che
permette di definire font e attributi, e
della striscia STYLES, cui è associato un
righello, che permette di definire le va-
rie caratteristiche del paragrafo. Quindi
clickando le varie icone, o spostando i
vari simboli sul righello, si possono defi-
nire margini, rientr, tabulazioni, allinea-
menti, interlinea, tipo e attributi del
font.
Per quanto riguarda la parte interna
della videata. quella in cui appare il
testo, si possono decidere tre modalità
141
PROVA
MICROSOFT WORD WINDOWS
Figura !2 - Microsoft
WinWord - Fields. Al-
l'inlerno dal testo si
può inserire un Cam-
po. Questo può conte-
nere una formula di
calcolo, una istruitone
di programmaiione.
un nienmenio ad una
funzione di sistema,
una isiruKone che ge-
nera un coltegamenio.
ecc II Field di Win-
le funzioni nChioccio-
lan di uno spreadsheet
(in Excel é contraddi-
stinta dal carallere
ruguBlB“l se ne può
vedere l'espressione o
il risullalo. e si può
attribuire un aspetto
estetico al risultato.
dt lavoro (figg. 9, 10). La DRAFT è quella
che utilizza il carattere standard Win-
dows. che non é proporzionale, e che
non riporta attributi e dimensioni reali e
non riporta le specifiche di impaginazio-
ne. È la modalità da usare quando oc-
corre solo lavorare sul testo, e quindi si
rimanda al dopo non solo qualsiasi deci-
sione di tipo estetico, ma anche qualsia-
si «interferenza» delle specifiche gra-
fiche.
La PAGE, che permette di lavorare in
WYSIWYG, anche se si può comunque
intervenire su tante altre specifiche di
visualizzazione (figure sl/no, caratteri na-
scosti, ecc).
Non permette di eseguire Zoom,
per CUI in pratica si opera, in caso di
lavoro su foglio A4, su una «mezza
pagina»
E una modalità più lenta, specie se il
layout della pagina è complesso, rispet-
to alla Draft, ma permette di controllare
se le varie cose stanno al loro posto.
La modalità OUTLINE, serve quando
si lavora su un documento molto strut-
turato con paragrafazione a più livelli.
Permette di sprofondare e riemergere
dai vari livelli e di promuovere o degra-
dare paragrafi da un livello all'altro.
Il controllo finale del lavoro va fatto
sia sulla videata Page che sulla PRE-
VIEW della stampa, che permette alcu-
ne operazioni, ma non dispone, purtrop-
po, di funzioni di Zoom e quindi non
consente il controllo del dettaglio, che
in certi casi invece, servirebbe.
Oltre a queste modalità ne esistono,
come detto, altre intermedie derivanti
dalla impostazione di una serie di
Switch. che permette di vedere o non
vedere le tracce dei margini, i caratteri
speciali, le figure, ecc.
Passiamo ora a descrivere le funzioni
fondamentali limitandoci, per evidenti
motivi di spazio, alle più innovative, ri-
mandando comunque al prossimo nu-
mero, dopo il test operativo finalizzato
alla produzione di un documento com-
plesso, le conclusioni
Stili e modelli
Lo strumento Stile, già presente in
Word... da qualche versione fa. è il
primo passo verso l'automazione nella
produzione di documenti ripetitivi
Si tratta, come noto, della possibilità
di memorizzazione, in un file specifico,
una serie dì attributi e di specifiche
estetiche nel documento, indipendente-
mente dal testo sul quale vengono usa-
te. Lo Stile permette quindi di realizzare
documenti esteticamente analoghi,
semplicemente abbinando un Testo
nuovo ad uno Stile già memorizzato.
Lo strumento Stile, dunque già pre-
sente in Word, viene nel WinWord inte-
grato nel concetto più vasto di TEM-
PLATE (in italiano Modello), Lo Stile,
come parte integrante del Modello, si
applica principalmente ai paragrafi, dei
quali vengono memorizzati allineamenti,
interlinea, rientri, effetti speciali, bordini,
caratteri e attributi degli stessi.
Comprende anche le caratteristiche
generali della pagina, come margini,
eventuali suddivisioni in colonne, ecc.
Il singolo Stile si può battezzare (I
nomi standard sono Titolo, Sottotitolo,
Normale, ecc.) e l'elenco dei vari Stili,
attribuibili ai vari Paragrafi, viene eviden-
ziato direttamente nella apposita striscia
con le Icone.
Ovviamente la modifica di una carat-
teristica di uno Stile si ripercuote su
tutti i paragrafi assegnatigli.
Tornando al Modello o Tempiate pos-
siamo dire che risiede in un file autono-
mo (con desinenza DOT, DOcument
Tempiate), e che può essere salvato e
caricato indipendentemente dal Testo
cui si applica. Oltre a raccogliere l'insie-
me degli Stili individuali, può contenere
altri elementi, come Testi e/o Figure
fisse, elementi di personalizzazione am-
bientate, come Glossari, Macro, Rami e
Opzioni di Menu, Fields (di cui stiamo
per parlare), ecc.
È con lo sfruttamento delle vane po-
tenzialità del Tempiate che WinWord
mostra tutta la sua adattabilità alle vane
necessità operative. In pratica permet-
tendo di costruire un Word Processor
su misura, in cui alcune funzioni, ripetiti-
ve in quell'ambito operativo, possono
essere del tutto automatizzate.
Fields
Si tratta di istruzioni speciali che ser-
vono per generare ed inserire nel docu-
mento Testi. Disegni, File, Numeri. Fun-
zioni. ecc. Si possono suddividere in più
142
MCmìcrocomputer n. 95 - aprile 1990
PROVA
MICROSOFT WORD WINDOWS
categorie ad esempio a seconda che
eseguano calcoli mostrando il risultato,
0 che eseguano azioni.
Chi conoscesse bene l'uso di uno
spreadsheet potrà notare una certa so-
miglianza tra i Fletds e le funzioni dette
«Chiocciolali. Ambedue hanno due livel-
li, uno con una espressione e uno con il
suo risultato, che deriva dal «calcoto»
(inteso in senso lato) della espressione
sottostante. Tra le opzioni sottostanti il
comando View c'è uno Switch che per-
mette di passare dalla vista dei Fieids
alla vista dei risultati.
In pratica per inserire nel testo un
Field occorre premere CntrF9, ed ap-
paiono due parentesi graffe in cui vanno
scritte le istruzioni speciali. Oppure si
può agire via menu scegliendo in una
apposita finestra di dialogo un Field, tra
quelli predefiniti, ed una eventuale istru-
zione complementare.
Il tasto F9 permette un «ricalcolo» di
tutti i Fieids. Se non avete capito bene
di che si tratta passiamo a qualche
esempio illuminante:
A) Mi devi pagare 5 cravatte a 20000
lire. Mi devi quindi la somma di lire
(FIELD).
Occorre battezzare, con la funzione
Bookmark. che sarebbe segnalibro ma
che serve a nominare porzioni di testo, il
5 e il 20000, ad esempio con i nomi NUM
e PRZ. Poi si crea un Field di tipo
espressione la cui formula è ovviamente
NUM’PRZ e il cui aspetto estetico si può
scegliere in una gamma di scelte analo-
ghe a quelle di EXCEL.
B) Oggi è (FIELD).
Occorre utilizzare un Field predefinito
che fornisce la data di sistema al quale si
può attribuire un formato, scelto, al soli-
to, in un vasto assortimento.
C) Il saldo (FIELD1) è di lire (FIELD2).
In questo caso il FIELD1 potrebbe
contenere una espressione di tipo IF, che
a seconda del segno del FIELD2 visualizzi
la frase «a nostro debito» o «a nostro
credito».
D) Della TV ad alta risoluzione abbiamo
già parlato a pag. (FIELD).
In questo caso si utilizza una istruzione
che riconosce la pagina in cui è posiziona-
to al momento il Bookmark indicato
nell'istruzione.
E) FILLIN «Immetti un convenevole».
Si tratta di una istruzione speciale che
permette di aggiungere al volo (in fase di
ricalcolo) «un pezzo» di testo. Si può
pensare come esempio ad una lettera
circolare cui si voglia aggiungere una
frase personale riferita al singolo destina-
taho ad esempio «salutami anche Maria
e I bambini».
F) INCLUDE docOI, INCLUDE doc02,
ecc.
Figura 14 - Microsoft
WmVi/ord ■ Table da
Excel. La funzione Ta-
ble é mollo so/isricara
e uersalile. Permette
di costruire una tabella
semplicemente indi-
cando numero di righe
e numero di colonne.
In agni elemento della
tabella pud essere in-
serito un testo, anche
su più righe, una ligu-
re. un valore numeri-
co. una lormula inol-
tre la struttura della ta-
bella pud essere trac-
ciala m vane maniere,
con linee, comici, om-
breggiature. ecc. Se SI
importano zone rertsn-
gòlari ritagliate da Ex-
cel, o Multiplan o 123.
la TaUe viene prodotta
aulomalicamenw
Si può... non scrivere niente. Utilizzan-
do le varie istruzioni di Import (di docu-
menti. tabelle, grafici di tutti i tipi, ecc.) si
possono costruire documenti con altri
documenti o con brani di altri documenti
identificando la zona che interessa con
un Bookmark.
G) Quale grafico vuoi inserire nel testo?
ASK «risposta» «quale grafico...». ASK
é un tipo speciale di FIELD che svolge la
funzione di una istruzione di Input e che
quindi dà la possibilità all'operatore di
digitare una risposta che può semplice-
mente entrare nel documento, oppure
può provocare una serie di istruzioni
successive.
La «risposta» è in pratica la variabile
(Bookmark) in cui va a finire la frase
digitata dall'utente.
Sono inoltre presenti una serie di
Istruzioni/Field confacenti ad un Word
Processor, come quelle che fanno riferi-
mento alle caratteristiche del documento
(es. autore, numero delle pagine, data
dell'ultima revisione, ecc.) o quelle che
gestiscono aspetti strutturali dello stesso
(numerazioni varie, indici vari, ecc.).
Come risulta chiaro a chi ha letto
attentamente questi esempi «volgarizza-
ti», il Field e il Bookmark, possono
diventare Istruzioni e Variabili di un lin-
guaggio di programmazione vero e pro-
prio, che amplificano di un bel po' le già
sofisticate potenzialità dei Word Proces-
sor. Oltre a Fieids e Template esistono
svariate altre funzioni di personalizzazio-
ne delle modalità operative. Ad esempio
è possibile, direttamente tramite specifi-
che opzioni di menu, assegnare comandi
a combinazione di tasti funzione e oppure
modificare voce e descrizione delle varie
opzioni di menu. Con funzionalità un po'
più avanzate si possono inserire nuove
voci e guidi nuove funzioni (fig. 13).
Table
Si tratta di una funzionalità molto po-
tente che può servire a varie cose. Ad
esempio per organizzare un testo su più
colonne collegate in orizzontale (paragrafi
affiancati), oppure per intabellare dati
numerici, su cui è possibile anche segui-
re un po' di calcoli, oppure per impaginare
delle Etichette, ecc.
Operativamente occorre opzionare IN-
SERT TABLE. Appare una finestra di
dialogo in cui va digitato il numero di righe
e il numero di colonne.
Questa struttura può essere modifica-
ta con la funzione di EDIT TABLE, che
permette di dimensionare le vane celle,
individualmente, per gruppi, per linee o
per colonne, e permette di definire filetti,
cornici, ombreggiature, ecc.
La singola cella può contenere quisiasi
cosa, una parola, un testo lungo, un
riferimento DDE. una figura, ecc.
Anche questa funzionalità, descritta in
poche righe, é in realtà un mondo da
esplorare. Ad esempio, tanto per citarne
una, la tabella viene generata automatica-
mente quando si importa una porzione di
spreadsheet (fig. 14).
Altre funzionalità
Citiamo alla rinfusa, ormai messi alle
strette dai soliti problemi di spazio, altre
funzionalità più proprie del Word Proces-
sor «tradizionale».
Note da tutte le parti. A pié pagina, a
piò di documento, testatine e piedini.
Dizionari di correzione ortografica, dizio-
nari personali, glossari; per chi non li
conoscesse sono degli elenchi di abbre-
viazioni da utilizzare per richiamare por-
zioni di testo di uso frequente, o altri
elementi, anche di tipo grafico, (ad esem-
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
143
PROVA
MICROSOR WORD WINDOWS
Ftgure tS. 16 - Microsoft WinWord - Sommano e sielislica Ad ogni documento possono essere legate una sene di informazioni necessarie ad una corretta
archmazione, utile quindi soprattutto in fase di ncerca. WinWord propone anche una ustalisticai del documento, in cui indica una uenlina di informazioni Queste,
ed altre caratteristiche, in parte già presenti in Word, rendono i due Word particolarmente adatti ad un uso nAziendale-
pio «situ invece di «in attesa di un gradito
riscontro porgiamo i nostri più cordiali
saluti»)
Il glossano può essere di tipo generale
(vale per tutti i documenti) o legato al
singolo Modello.
Attraverso i font di tipo Symbols si
possono scrivere formule scientifiche,
esteticamente corrette (e se la formula
non è troppo complessa può anche venir
ricalcolata).
Per un utilizzo di tipo «corporate» sono
disponibili le Annotations, che sono dei
brani (estuali agganciati, ma non compre-
si. nel testo principale, che permettono
revisioni a più mani del documento.
L’Annotation dispone di una serie di
comandi specifici per inserire, ricercare,
salvare, bloccare, ecc.
Potenti sono le funzioni di Retrieval
(figg. 1 5, 1 6), che permettono di organiz-
zare l'archiviazione del documento ben
oltre i limiti permessi dal suo nome
assegnatogli dal DOS.
Al documento possono essere asso-
ciati il nome dell'autore, vane date di
stesura, revisione, stampa, parola chiave
per il rapido reperimento, ecc. Il Win-
Word esegue anche una «statistica» sul
documento anch’essa utile in fase di
gestione di un vasto archivio di docu-
menti.
La funzionalità di ricerca del documen-
to permette di delimitare la ricerca stessa
a soli determinati file e di utilizzare delle
parole chiave.
Se non si dispone di alcun elemento si
può arrivare a cercare il testo... perduto
attraverso una parola qualsiasi presente
m un documento qualsiasi.
Non si tratta di Information Retrieval,
che parte da ben altri presupposti, ma di
utility che risultano realmente... preziose
in un utilizzo aziendale e in rete, dove
l’organizzazione dell'archivio è un aspet-
to fondamentale.
Conclusioni
Le filosofia del WinWord è dichiarata
ed emerge chiaramente ed inequivoca-
bilmente durante l'utilizzo.
Vuole essere innanzitutto un Word
Processor in grado di adattarsi a qualsiasi
tipo di utilizzazione, dalla più estempora-
nea alla più specialistica.
Vuole poi «occupare», con le sue
funzioni VVYSIWYG, lo spazio riservato ai
prodotti DTP. che difettano notoriamente
nell'aspetto Word Processing.
Inoltre, e questo ci sembra l'aspetto
più importante, o perlomeno quello che ci
ha più impressionati, vuole occupare un
settore nuovo (quindi ancora vuoto), che
si può chiamare Document Processing,
che significa Automazione nella produ-
zione di documenti, attività che comporta
la necessità di numerose funzionalità
molto evolute concorrenti tra di loro.
Indubbiamente siamo di fronte ad un
prodotto complesso su cui è però abba-
stanza facile ed intuitivo operare, specie
per chi già conosce Windows ed Excel,
ma che presenta un numero impressio-
nante di funzionalità evolute, che proba-
bilmente potranno essere padroneggiate
del tutto solo dopo un bel po’.
In altre parole è facile da usare, sin dal
primo momento, per fare cose facili. Ma
se si vuole organizzare, ad esempio, la
produzione automatizzata di un docu-
mento aziendale, in cui confluiscano bra-
ni scritti da più utenti, tabelle preparate
da più uffici, immagini disegnate da altri
uffici, li suo utilizzo non è. né può essere,
altrettanto facile.
Non è altrettanto facile, ma è possibile.
Quindi se esiste una reale necessità di
automazione è possibile realizzarla pro-
ceduralizzando le varie attività
Le principali perplessità sono legate al
fatto che WinWord risente dei noti pro-
blemi dell'ambiente Windows. Sostan-
zialmente una certa lentezza nelle opera-
zioni complesse, e un non reale rispetto
del WYSIWYG, dovuto al fatto che i Font
sul Video e Font sulla Printer non corri-
spondono del tutto.
Altro interrogativo che ci si può porre é
quanto un prodotto cosi ricco sia adatto
ad un utilizzatore di basso livello, il quale
in fondo non ha bisogno di... tanto ben di
Dio.
Per rimanere neH’ambiente Windows,
c'è anche il Write che è un WP di limitate
caratteristiche ma che permette già un
primo livello di WYStWYG.
A parte queste perplessità, che peral-
tro sono inevitabilmente legate alle scel-
te ambiziose delta Microsoft, che ha
voluto fare un Word Processor che rap-
presenti lo stato dell’arte in materia di
produzione di Documenti con un Perso-
nal Computer, il Word per Windows è
molto divertente e stimolante da usare,
se se ne vuol fare un utilizzo estempo-
raneo.
Se invece se ne vuol fare un utilizzo
produttivo e programmato, sia a livello
personale che a livello aziendale, può
diventare un prodotto addirittura rigo-
roso.
144
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990
80286 dMÌtob
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4
MC^wnictoCAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ'
cura di Francesco D'Angelo e Gaetano Di Siasio
Breve introduzione alle banche dati con
particolare riferimento alle possibilità di
applicazione presso i musei
È stupefacente come una studentessa di Lettere possa avere
le idee cosi chiare ed una base culturale nel settore
informatico cosi variegata da poter affrontare, nei termini che
vedremo, un argomento tanto vasto come può essere quello
delle banche dati e del loro utilizzo in campo umanistico:
lavoro che si svolge scorrendo veloce, chiaro, linearmente
insomma, senza sussulti, senza incertezze e in maniera
completa e precisa sin nei dettagli
Lo scopo di questo saggio è di corri'
piere un’analisi della situazione dell'in-
formatica nel campo delle scienze uma-
ne e, più specificamente, nelle discipli-
ne etno-antropologiche.
Per attuare questa ricerca l'Autrice
(A.) SI è messa in contatto con Universi-
tà, Istituti e Musei di Scienze Umane
sia Italiani che esteri. Purtroppo il depri-
mente riscontro da parte di questi enti,
VUOI per mancanza di informazioni, vuoi
per pigrizia, non ha permesso di rende-
re una vera panoramica della situazione.
Le poche risposte ricevute hanno pre-
sentato una situazione molto infelice. Il
mezzo informatico è scarsamente im-
piegato e, laddove utilizzato, lo è in
piccola misura. I pochi computer usati
impiegano sterili e rigidi sistemi di archi-
viazione difficilmente utilizzabili dal ri-
cercatore umanista, rappresentante per
eccellenza delle metodologie scientifi-
che più tradizionali. I sistemi di immis-
sione, interrogazione e uscita delle in-
formazioni utilizzati si evidenziano infatti
talmente complessi da richiedere l'e-
sperienza di un informatico. La soluzio-
ne? Offrire un piccolo esempio di possi-
bile utilizzazione del computer, compati-
bile con le esigenze e la capacità degli
umanisti. Non più sistemi rigidi ma una
piccola banca dati che sia costituita da
vari livelli di ricerca, implementata su
sistemi amichevoli quali sono i moderni
personal computer. Questo lavoro ha
voluto rappresentare appunto un tenta-
tivo di offrire un'alternativa informatica
nelle discipline umane.
Noi dal canto nostro siamo rimasti
stremamente colpiti dalla lucidità di
esposizione, dote davvero rara; da alcu-
ne intelligenti riflessioni, considerazioni
originali e spunti presenti nel saggio;
dalla padronanza nel settore, evidenzia-
ta dalla scelta fatta dall'A. di fare a
meno spesso e volentieri dei vocaboli
tecnici di estrazione anglosassone, di
cui noi solitamente ci riempiamo la boc-
ca (input, backup, restore), sostituiti da
parole e frasi in lingua italiana che ripro-
ducono il significato originale senza sba-
vature 0 rimpianti.
Nell'unico supporto magnetico da 5 e
1/4 non sono presenti programmi ma
solo file di testo, schede e grafici, per
cui abbiamo pensato di riportare le parti
più interessanti del saggio integral-
mente.
Vi lasciamo dunque nelle mani dell'A.
intervenendo solo sporadicamente per
fare puntualizzazioni o considerazioni
varie.
Le banche dati
Cosa sono le banche dati?
Le definizioni ufficiali
Il vecchio «banco» dei custodi medio-
evali dell'altrui denaro assume oggi, ac-
canto all’originale, nuovi significati e va-
lori senz'altro umanitariamente più ele-
vati. Da luogo di contrattazioni moneta-
rie esso assurge, per mezzo delle mo-
Brave introduzione alle banche dati con
particolare riferimento alle possibilità di ap-
plicazione presso I musei
Realizzatrice: Sarah F. Maclaren
Sviluppato Ih un anno di lavoro come parte
integrante del corso di Civilià Indigene det-
VAmenca (enuio presso il c.d.l m Antropologìa
durante l'anno accademico '8S/'86 presso la
Facoltà di Lettere di Roma.
Docente del corso: ProI.ssa Carta Rocchi
Sistema utilizzato; PC IBM
Pacchetti sw usati: IBM Filing Assistani. IBM
Graphing Assislant.
Chi vuole entrare m possesso di «Breve in-
troduzione alle banche dati", può trovare il
tutto su MC-Link o acquistare il dischetto
presso la redazione al prezzo di L 30 000
L 'importo pud essere inviato tramite assegno
0 c/c postale: si prega di specificare il tipo di
supporto 15' 1/a o 3' 1/21 desiderato.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
147
BANCHE DATI
dati dati
Figura I - Da: Enciclopedia di Elellronica e Intormalica IvoI 7: Ì982.87Ì
MCmicro CAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ
deme tecnologie informatiche e telema-
tiche, al ruolo di contenitore e diffusore
di informazioni. L'originale scopo inter-
mediatore viene conservato, ma stavol-
ta SI tratta di intermediazione del bene
più prezioso posseduto dall'essere
umano: il sapere.
Banche nuove quindi: banche di infor-
mazioni, di sapere, di dati.
Il concetto di banca dati è destinato a
farsi sempre più largo nella vita di tutti
noi ed é bene quindi definirlo con mag-
gior precisione. Ciò inoltre é necessario
al fine di distinguerlo da un altro concet-
to, quello di base di dati: in effetti i
confini tra queste due nomenclature
sono piuttosto nebulosi e questo inge-
nera spesso confusione.
Per un chiarimento si può utilmente
ricorrere alle definizioni ufficiali francesi
pubblicate sul Journal Officiel de la Re-
publique Frangaise il 17 gennaio 1982.
Le banche dati furono allora definite
come «complessi di dati relativi a un
settore definito di conoscenze e orga-
nizzati in modo da essere consultabili
dagli utenti» (Danzin: 1984:493); men-
tre le basi di dati sono «un complesso
di dati organizzati in vista dell'utilizzazio-
ne mediante programmi corrispondenti
a singole applicazioni e in modo da
facilitare l'evoluzione indipendente di
dati e programmi» {Danzin: 1984:493).
Facciamo un esempio. Consideriamo
un pacchetto di programmi che consen-
ta la gestione del magazzino di un'azien-
da, con la possibilità di emettere fattu-
re. Gli archivi principali che userà tale
pacchetto saranno:
— l'archivio «magazzino» contenente i
dati relativi ad ogni prodotto ivi contenu-
to: nome, unità di misura, prezzo, co-
sto, etc.;
— l'archivio «clienti» contenente i dati
relativi ad ogni cliente dell’azienda in
oggetto: ragione sociale, indirizzo, dati
fiscali, fatturato, etc.
Questi archivi costituiscono due basi
di dati che vengono utilizzate da «pro-
grammi corrispondenti a singole appli-
cazioni»: fatturazione, stampa dell'm-
ventano, statistiche del venduto, etc.
Nel caso della banca dati avremo
sempre a che fare con un complesso di
dati: CIÒ che cambia é il modo di acce-
dere a questi dati. L'utente non é co-
stretto a scrivere (o a farsi scrivere) un
programma apposito per avere, per
esempio, una lista di tutti i drenti di una
certa zona aventi un fatturato inferiore a
«X» milioni. Egli deve semplicemente
interrogare la banca dati mediante un
linguaggio di interrogazione, usualmen-
te abbastanza semplice e padroneggia-
bile in poco tempo. In altre parole, nel
momento in cui una base di dati viene
fornita di un software gestionale piutto-
sto flessibile e che consenta all'utente
meno esperto di accedere facilmente ai
dati anche in base a ricerche multiple su
più «chiavi» (zona-i-fatturato inferiore
«X» milioni); in quel momento la base di
dati diviene banca dati.
Quali sono i possibili sfrunamenti di
questa immensa potenza di distribuzio-
ne del sapere?
Le banche dati:
esordi, applicazioni e sviluppi
Le banche dati costituiscono, come
abbiam detto, un supporto fondamenta-
le per l'incremento della distribuzione
deH'informazione, 1...].
«Sul principio, e per molti anni la
tipica banca dati fu di tipo bibliografico,
mirante a facilitare l'ubicazione di pub-
blicazioni tecnico-scientifiche su un de-
terminato argomento» (Espansione:
1983:16). Una delle prime banche dati
fu infatti quella della NASA, che forniva
(e fornisce tuttora) notizie di aeronauti-
ca, astronautica, chimica, bioscienze,
matematica, fisica e informatica. In se-
guito, verso gli anni '70, con la grande
espansione dei computer e la loro intro-
duzione in svariati campi dell'attività
economica, sociale e giuridica, oltre che
scientifica, vennero offerte al pubblico
anche altre banche dati di tipo numerico
e fattuale, che permettevano il reperi-
mento di informazioni direttamente uti-
lizzabili. Lo schema in figura 1 permette
un'immediata visualizzazione della tipo-
logia delle banche dati.
Le banche dati di informazioni prima-
rie contengono dati direttamente utiliz-
zabili. Quelle di riferimento forniscono
invece riferimenti che permettono all'u-
tente di ottenere la «completa fonte
informativa» atta a soddisfare le sue
esigenze. Ciò può richiedere anche la
consultazione di documenti od opere
per ulteriori dettagli. Ecco l'uso quindi di
fonti «generiche» o «bibliografiche».
Negli ultimi anni le banche dati si
sono ulteriormente sviluppate. Dappri-
ma erano soltanto le grandi «enterpri-
ses» industriali ed universitarie, gli isti-
tuti di ricerca che potevano disporre di
banche dati: questo a causa degli alti
costi della loro installazione «e manu-
tenzione».
Tuttavia, grazie all'introduzione degli
home e personal computer non solo le
piccole aziende, ma addirittura ogni sin-
golo cittadino può accedere alle banche
dati esistenti. l...| Per collegarsi ad una
banca dati occorre un terminale compa-
tibile con i sistemi che si vogliono utiliz-
zare. una linea telefonica abilitata alla
trasmissione dei dati e un modulatore-
demodulatore (modem) che consente al
nostro terminale e alla banca dati remo-
ta di «dialogare» attraverso il cavo tele-
fonico.
Per questo è sufficiente rivolgersi, m
Italia, al competente settore SIP
I grafici che potete vedere nella pagi-
na a fronte illustrano lo stato delle ban-
che dati al momento attuale, nonché le
attese per i prossimi sviluppi. Nei grafici
a torta si trova la ripartizione per tipo di
applicazione in percentuale per alcuni
paesi europei e per gli Stati Uniti. Da
notare la grossa importanza general-
mente attribuita alle banche di dati eco-
nomici. indicatore del massiccio uso da
parte delle grosse aziende commerciali
e industriali. É inoltre interessante nota-
re come le percentuali di ripartizione
siano simili nei vari paesi, segno proba-
bilmente di una omogeneità mondiale di
tendenze.
L'ultimo grafico illustra invece le di-
mensioni dei mercato delle banche dati
nel 1983, in forma di previsione per il
1985 e in proiezione per il 1990. Da
rilevare qui il divario esistente tra I sin-
goli paesi europei e gli Stati Uniti, il
trend decisamente crescente e l'attesa
di raddoppio (almeno) delle dimensioni
di tale mercato nel giro di soli cinque
anni.
MCmicrocomputer rr. 95 - aprile 1 990
Perché utilizzare una banca dati?
Quali vantaggi offre?
Quali differenze esistono effettiva-
mente tra le banche dati e le vecchie
forme di organizzazione del sapere? In-
somma una banca dati è veramente
utile?
Tali domande sorgono spontanee a
chiunque voglia comprendere i reali
vantaggi offerti dal nuovo mezzo di in-
formazione. In effetti negli ultimi decen-
ni. bombardati continuamente dalle in-
novazioni tecnologiche, spesso solo con
difficolta riusciamo a riflettere sulla vera
importanza dei mezzi automatici offerti-
ci. Ed a confinarci ancora più nella sfera
dell'Ignoranza gioca un ruolo fondamen-
tale la nostra vita frenetica: incalzati dal
tempo, dal lavoro non disponiamo pur-
troppo del distacco necessario per valu-
tare appieno sia i vantaggi delle nuove
tecnologie che i loro limiti.
Questo paragrafo cercherà di chiarire
questi punti.
Il nuovo metodo di organizzazione dei
dati è sorto, come già detto, in seguito
alle insufficienze dei metodi tradizionali.
Questi, a causa della loro scarsa flessi-
bilità. non potevano essere utilizzati con
molta facilità e rapidità, né erano acces-
sibili a chiunque. Può essere interessan-
te a questo proposito l'analisi di un
esempio pratico di vecchio metodo. Ve-
diamo allora come poteva organizzare i
SUOI dati una casa editrice. Esistevano
in genere due contenitori di schede.
Lo schedario A conteneva tre tipi di
schede;
— I - generalità dell’autore;
— Il - SUOI titoli di studio;
— Ili - argomento e titolo dell'opera.
Questo schedario anagrafico, per ave-
re efficienza, doveva essere tenuto in
ordine alfabetico secondo il cognome
degli autori. Per ciascuno di essi vi
erano; una scheda di tipo I, una di tipo II
e una o più di tipo III dato che un autore
può aver scritto più opere. In questo
schedario esisteva quindi un'organizza-
zione logica delle schede che, in gene-
re, coincideva con l’organizzazione fisica
delle stesse (ordinamento alfabetico).
Nell'altro schedario, che chiameremo
B. ritroviamo una scheda per argomen-
to nella quale occorreva indicare il nome
dell’autore e il titolo dell'opera, ovvero
quanto già contenuto nelle schede I e III
dello schedano A, Lo scopo dello sche-
dario B era quello di rendere il sistema
un po' più flessibile, permettendo la
ncerca per argomento oltre a quella per
autore. A parte il problema della ridon-
danza dei dati, è abbastanza chiaro che
tali dati, una volta schedati, difficilmente
potevano essere utilizzati in altri conte-
sti (come ottenere, per esempio, una
lista di tutti I testi editi in un determina-
to anno?).
Inoltre per ottenere un'informazione
occorreva una buona dose di pazienza!
In che modo può una banca dati
trasformare l’organizzazione dei dati
stessi? Come afferma Date «there are
many answers to this question. One
generai answer is that il provides thè
enterprises with a centralized control of
operational data» (Date; 1977:6). La
banca dati, tramite (a sua struttura cen-
tralizzata, permette una consultazione
immediata. Inoltre viene drasticamente
ridotta la ridondanza dei dati: alla casa
editrice non serviranno più due schedari
perché essi verranno integrati in un
unico archivio memorizzato, per esem-
pio, su un disco magnetico grande me-
no di un 45 giri «!!!». Una buona banca
dati offre poi una struttura elastica in
maniera tale che la consultazione possa
essere quanto più «eccentrica» possibi-
le, oltre che rapido ed agevole l'aggior-
namento o la modifica dei dati: l'unicità
degli aggiornamenti infatti è un altro
grande vantaggio offerto. Man mano
che giungono nuove informazioni, que-
ste vengono classificate ed inserite. [...]
Le banche dati
e le scienze sociali
Un esempio
In questo capitolo vedremo come una
banca dati possa venire in aiuto del
ricercatore di scienze sociali.
Il problema che tratteremo a titolo di
esempio sarà quello della ricerca di testi
MCmicro CAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ
su un certo argomento: supponiamo
che il nostro studioso, un etnologo,
debba scrivere un articolo o sostenere
una conversazione su un argomento
ben preciso, per esempio i riti iniziatici
in relazione alle classi d'età presso la
tribù dei Masai. Ciò che egli vorrebbe
sapere è quali sono le pubblicazioni che
trattano questo tema ed è evidente
che, data la specificità, sarà ben difficile
che possa trovare un libro dal titolo «Riti
iniziatici e classi d’età presso i Masai»!
Gli sarebbe molto utile invece poter
consultare una banca dati, magari la
sua, e conoscere in pochi istanti tutto il
materiale interessante disponibile.
Dunensioni nercato info, su b.d. on-lin»
.(Thousands)
D EXP. 90
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
149
MCmicro CAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ
Il sistema
Quello che segue è uno studio svilup-
pato dagli autori originariamente per un
home computer del costo decisamente
inleriore al mezzo milione. Sia ben chia-
ro che non si vuole sostenere la risolvi-
bilità dei problemi di un museo o della
Biblioteca Nazionale con tale somma!
Un sistema di questo genere non è
però da sottovalutare per risolvere in
maniera piuttosto elegante ed efficiente
I problemi di un pnvato. di uno studioso
desideroso di indipendenza.
L'applicazione qui esposta è comun-
que il risultato del trasferimento di detto
studio su un elaboratore molto più po-
tente, anche se di categoria personal,
dotato di un disco fisso da venti milioni
di caratteri e una unità di backup a
floppy disk da 1,2 milioni di caratteri.
Il software usato, di produzione IBM,
probabilmente è uno tra i più limitati nel
campo della gestione dei file per questa
classe di elaboratori. |...| Tuttavia le sue
capacità, il suo prezzo irrisorio (arca
250.000 lire), la sua documentazione
esauriente e l'estrema semplicità d'uso
dovrebbero essere indicatori delle pos-
sibilità oggi offerte dai personal compu-
ter e della enorme differenza in cui essi
collocano il nostro studiare, il nostro
lavorare, rispetto a quello dei nostri coT
leghi di pochi anni fa.
L 'applicazione
Per risolvere i suoi problemi il nostro
ricercatore potrebbe «costruirsi» due
banche dati:
— una bibliografia: una sequenza di
schede contenenti i dati «anagrafici»
del libro 0 dell'articolo, più una breve
descrizione del suo contenuto;
— una di citazioni contiene tre chiavi
d'accesso, due riferimenti al libro (auto-
re e data di edizione) e l'elenco delle
pagine alle quali si trovano passi inte-
ressanti.
Le tre chiavi d'accesso sono il cuore
della banca dati: loro infatti consentono,
specificando su più livelli l'argomento
che CI interessa, di reperire i dati dispo-
nibili. Il loro significato è ben preciso:
— la prima indica il livello più generale
delCargomento;
— la seconda tl livello più particolare:
-- la terza il riferimento storico, geogra-
fico. antropologico, tecnico, etc
Nel caso sopra accennato il ricercato-
re non avrebbe che da chiedere un
elenco dei record aventi.
— chiave uno: classi d'età (argomento
più generale).
— chiave due; riti iniziatici (argomento
specifico);
— chiave tre: Masai (nferimento antro-
pologico).
Bibliografia:
Pai|mans, J J. e Verrijn-Stuart. A.A. - A New Approach to Automated Museum Documenta-
tion - 1982 • in Computer and thè Humenities, voi. 16, pgg 145-155 - Nonh-Holland Publishing
Company
AA.W - Guida alle Banche Dati • Supplemento a Espansione Zerouno - 1983 ■ Arnoldo
Mondadori Editore - Milano - 2 voli
Anderson, R G, - Dataprocessing And Management Information Systems - 1974 - Macdo-
naid & Evans Ltd. - London 1976 Third Edition
Date. C.J. - An Introduction to Database Systems - IBM (UK) Laboratories Ltd. - Addison
Wesley Publishing Company - London 1977 Second Édition.
AA.W - Enciclopedia di Elettronica e Informatica - 1983 - Gruppo Ediionale Jackson - Milano
- voli. VI - VII,
AA.W - The man made worid - Technology Foundation Course 1972 • The Oper^ University
Bletchley • Prima trad rt: 1979 - L'elaborazione eleiironica. Pnncipi del calcolo automatico. -
Arnoldo Mondadori Editore - Milano
Boisgontier, J - li Basic e la gestione dei files. Metodi pratici. - 1982 - Gruppo Ediionale
Jackson • Milano
Danzin, A. - Telematica - in Enciclopedia del '900 • voi VII - 1984 - Istituto della Enciclopedia
Italiana foridaia da G Treccani - pgg 480. 492-494
Morelli, M - Dizionario di Informatica e degli elaboratori elettronici • 1980 - Franco Angeli -
Milano IV edizione.
1.. .1 Se l’interesse dello studioso fosse
limitato all’opera di Mair, sarebbe basta-
to specificare «Mair» nel campo dell'au-
tore. Se invece si fossero voluti tutti i
riferimenti a testi non scritti da Bernardi
SI sarebbe utilizzato l'operatore logico di
negazione NOT' «NOTBernardi», sem-
pre nel campo autore.
Riferendoci alla nomenclatura prece-
dentemente specificata, quella delle bi-
bliografie risulta classificarsi come ban-
ca dati di informazioni primarie, mentre
quella delie citazioni é di riferimento.
1.. .1.
Applicazione deile banche
dati ai musei
Quali sono le necessità di
documentazione di un museo?
Quali possono essere le esigenze di
chi gestisce un museo e/o la banca dati
ad esso relativa? Proviamo ad elencare
le principali:
a) enorme flessibilità nella creazione
della «scheda» che andrà ad essere
riempita con i dati di ogni pezzo catalo-
gato;
b) notevole efficienza nel programma
relativo all'immissione (input) e all'even-
tuale aggiornamento (uptodate) dei dati
al fine di semplificare e sveltire al mas-
simo queste fasi;
c) ancor più notevole efficienza nelle
procedure di salvataggio dati (backup) e
ripristino degli stessi (restore) qualora
vadano distrutti;
d) possibilità di creare liste di vario
genere, inventari, cataloghi, ad uso in-
terno 0 per il pubblico:
e) paragonabilità di schede e, preferibil-
mente compatibilità di archivi al fine di
poter scambiare dati con quelli di altri
musei con la massima facilità.
Cosa potrebbe volere invece da una
banca dati un ricercatore seduto di fron-
te ad un computer? Probabilmente:
f) poter interrogare la macchina nella
maniera più semplice possibile;
g) poter avere la massima flessibilità nei
fare le proprie ricerche;
h) ottenere le risposte ai propri quesiti
in tempo reale, cioè ragionevolmente e
utilmente breve;
i) ottenere risposte nel suo linguaggio e
non in un insieme di strane codtfiche.
Lasciando il punto e) ad un successi-
vo approfondimento, cosa si può estrar-
re da questa lista, probabilmente incom-
pleta, ma almeno fornente una prima
approssimazione dei requisiti richiesti al
«data base System» di un museo?
In primo luogo viene posto l'accento
sulla flessibilità. Cosa differenzia un
museo da una biblioteca dal punto di
vista della catalogazione? Il fatto che in
una biblioteca sono presenti libri, og-
getti con differente contenuto, diversa
grandezza e numero di pagine, ma pur
sempre con una notevole uniformità di
fondo. Uniformità decisamente non
presente nella collezione di un museo,
dove ogni singolo pezzo è un mondo a
sé stante, con la sua stona, la sua
«personalità». Ben diverso catalogare
un libro sui vasi greci e uno sulla pittu-
ra rinascimentale dal dover catalogare
un vaso di Fidia e un quadro del Ti-
ziano!
Ne deriva la necessità di disporre di
un programma che non ci costringa
entro rigidi schemi prefissati, ma ci
permetta di creare delle schede con
campi di lunghezza variabile, definibili,
in altre parole, su misura dai responsa-
bili deH'ofganizzazione caso per caso
(punto a).
Questa flessibilità deve inoltre con-
sentire di poter mantenere le codifiche
alle quali gli studiosi sono da tempo
«affezionati» e che senz'altro non sa-
rebbero disposti a cambiare per far pia-
cere ad una macchina (punti g/t).
Bisogna inoltre ricordare che anche il
tipo di richiesta formulata dal mondo
esterno non segue schemi rigidi: ognu-
no avrà la sua particolare domanda e,
per quanto sia possibile prevedere, è
150
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MCmicro CAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ
quasi certo che a qualcuno verrà m
mente l'imprevedibile; è proprio in que-
sti casi che si potrà constatare:
— la validità del programma, ma ancor
più...
— la validità delle scelte operate dai
responsabili della banca dati.
A questo proposito è bene precisare
che qualsiasi programma, per quanto
potente e adatto allo scopo sia, diviene
totalmente inutile qualora venga usato
male. Ciò sta a significare che, una volta
presa confidenza col programma stes-
so. con le sue capacità e, soprattutto,
con I suoi limiti, gli esperti del settore
nel museo dovranno passare molte ore
a tavolino cercando di pianificare nella
maniera più minuziosa possibile la strut-
turazione degli archivi; e a questo sco-
po non serve a molto essere esperti di
tecniche di elaborazioni dei dati. Occor-
re invece avere grande esperienza di
museo, avere passato molti anni della
propria vita a contatto con esso e con i
suoi problemi. E riteniamo utile sottoli-
neare questo punto proprio al fine di
suggerire che la soluzione di un proble-
ma. in ogni caso, è raggiungibile più
dall’esperto di quel problema che dal-
l'informatico 0, almeno, solo tramite la
stretta collaborazione tra questi due
soggetti. Occorre cancellare la creden-
za, particolarmente radicata nello stu-
dioso umanista, che il computer sia una
macchina a lui ostica e adatta solo al
matematico o all’ingegnere: questa è
una affermazione di mancanza di razio-
nalità: e supponiamo che ben pochi
studiosi sarebbero disposti ad afferma-
re questo di se stessi.
Cambiando discorso passiamo all’al-
tro punto estremamente importante
ovunque si lavori con archivi di dati: la
sicurezza di questi (punto c). Il program-
ma deve fornire la massima affidabilità:
richiesta di conferma all'utente qualora
questi stia per compiere operazioni di-
struttive, procedure dì copia e ripristino
degli archivi in caso vadano totalmente
0 in parte distrutti per cause esterne
quali malfunzionamento delle unità di
memoria di massa, cadute di tensione
sulla rete elettrica, blackout, etc.
Per finire possiamo tentare di compi-
lare una lista di aggettivi che devono
essere propri della nostra banca dati:
flessibilità, semplicità, sicurezza, velo-
cità.
Problemi e sviluppi futuri
Naturalmente, come ogni medaglia
ha il suo rovescio, anche l’introduzione
incontrollata e non accuratamente pen-
sata della banca dati in un museo può
portare a conseguenze poco piacevoli;
le quali, purtroppo, hanno spesso il vizio
di emergere quando ormai è troppo
tardi, per porvi efficientemente rimedio,
sia in senso economico che di fatica
umana.
Forse la più importante di queste
conseguenze poco felici é l'impossibilità
di colloquiare tra banche dati di vari
musei. La causa di ciò va individuata
proprio nell’autonomia consentita ai diri-
genti del museo, dal basso costo dei
macchinari e dei programmi.
Le maggiori attenzioni dovrebbero
quindi essere rivolte verso:
— la possibilità di confrontare, di rende-
re paragonabili i dati di diversi musei,
tramite la costruzione di banche dati
sufficientemente specialistiche ma allo
stesso tempo seguenti una sorta di
standard di codifica;
— la possibilità di scambiare archivi tra
musei in vista dello sviluppo di un «net-
work museografico».
Quesfultimo allargherebbe, con la
massima semplicità e la minima spesa
per l’utente, l’accesso non solo alla/alle
banche dati de) museo in cui si trova,
ma ai dati disponibili nei musei di tutto il
mondo.
Risulta chiara l'importanza enorme
che questi due problemi rivestono e i
benefici che uno studio preliminare ben
informato e mirante al futuro di lungo
termine, può apportare nei confronti
deH’umanità tutta. |...| «c
MCmicroCAMPUS: elenca software disponibile
Codice
Titolo
MC n.
Prezzo
DMO01
Net Solver System
88
30.000
DMC/02
PRECOMP' precompitatore Fortran
83
30,000
DMD04
Un tentativo di stima del consumo di energia
elettrica in Italia
90
30.000
DMC/05
Meiod.; elaboratore di semplici composizioni
melodiche
91
30.000
DMC/03
YANKEE Yei ANaiher Knowledge Engineering
Environment
92
30,000
DMD06
INT FL: interprete di un linguaggio funzionale
93
30 000
DMO07
MTA: Mathematica! Three Algohthm
94
30.000
DMC/08
Breve introduzione alle banche dati
95
30.000
Norme per la partecipazione
— Possono partecipare tutti i lavon/studi scientiflco-economici non
tesi di laurea (a fondo intormatico) realizzati in ambiente universitario
ed ultimali a partire dal settembre 1985.
— Ognuno di essi dovrà essere accompagnato dalle generalità del-
l'autore. recapito telefonico, università di af^rtenenza. matricola,
corso in cui il lavoro è stato sviluppato e norme del docente di corso.
— La documentazione relativa dovrà essere inviala su supporto sia
cartaceo sia magnetico, accompagnata da un commento scritto dal-
l'autore come presentazione dell'opera, costituito da circa cinquemila
caratten. Nel commento dovrà essere sintetizzato l'argomento trat-
tato, indicab i sistemi hardware e i pacchetti software utilizzati, le
eventuali difficoltà incontrate, il modo in cui sono state superate, il
tempo di sviluppo, la bibliografia (se non presente nella documenta-
zione allegata al lavoro) ed ogni altra eventuale notizia o commento
degni di nota.
— Essendo la partecipazione limitata ai lavori non tesi di laurea
realizzali in ambiente universiiano. è gradua una breve dichiarazione
del docente con il quale la tesina 6 stata sviluppata.
— Fra tutti I lavon pervenuti via via. ne saranno scelti dieci da una
prima commissione interna alta redazione di MCmicrocomputer. Que-
sti saranno argomento di altrettanti articoli che ne descnveranno
caratteristiche e potenzialità. I lavori non saranno pubblicati in quanto
tali sulla nvista, ma i lettori interessati potranno entrarne in possesso
con le modalità che saranno rese note.
— Ai dieci autori o gruppi di lavoro sarà corrisposto un compenso di
300.0(X) lire, perche comunque appartenenti alia fascia dei lavori più
qualificati.
— Fra questi dieci lavori una commissione di esperti ne sceglierà uno
che sarà ricompensato con ulteriori 700.000 lire.
— É d'obbligo l'invio dei sorgenti e della documentazione tecnica e di
utilizzazione, sia su supporto magnetico che cartaceo.
— Non è prevista la restituzione del materiale inwato.
— Con l'invio del lavoro, l'autore ne autonzza la pubblicazione e la
diffusione gratuita come n^teriale didattico.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
151
I rOB<|l|S IttHultK
A guide lo complicaied walches
rnWisfin/ ^y Animv Simi'iini, NruitóW, 19(15, L. 6S,0()I(
1 Aulorcdi 'Lesmnnlmi:imipliquws'’èslatiUll(i]arf
di'lb ca(l«lra di oniloKitù compìirata presso U Scuola
diOrologena di Ginevra dal 1^1 1 al I93S.
Abbandonalo rinwgnatrrenlo si dedicò alla stesura del
suo libro, ancora oggi illesludi rilrrimonln per tulli gli
appassionali di orologeria complicala Icronograll.
calendari perperui, ripcli/ioni, ecc.l.
Formalo I■lll!il2il9 mm, 2I(ì pagine, S4 figuro
rDispoiiibilc m fraiirrsc, ledrscci c ingW)
La ripararione degli antichi oroliigi a pendolo
richiede moilo spesso la ricosiru/ionedi pea/i
particolari, a volte completamente mancanti
La descri/innc dei diversi meccanismi e del loro
funziona mento, i preziosi cimsigli dell'isperlo
consentono dì avvicinarsi alle problematiche di ijuesla
affascnanle attivila Formalo 2n5x2ò5vl I mm,
Wi pagine, 175 ligure
Un mgititì
Technimedia / y"^
Via Carlo Perrier, 9 /' /
00175 Roma . " /'
Tel, 06/4180300 / ,/ -•
(12 linee rie. auU ' ^
CmltaiTK Cardinal
L'Orologerìa nella storia,
nelle arti e nelle scienze
Capiilawin del Museci Tnlcrn,i/ionate
di Orologeria di La Oiausde-Fonds.
La guida alla scoperta dei preriosi
esemplari esposi! nel Musée
Interna linnal d'Hotlogerie di
La Chauinle-Fund-s
Slampato su carta vergala azzurrina,
con stampe fntogralirhe a colon
applicale a mano.
Formato 300v!WI'»2K mm,
128 pagine.
1.55 illusirazionj di cui
55 a colori,
(III lUlmoI
DESK TOP PUBLISHING
di Mauro Gandini
Non st vìve di solo dtp
Abbiamo imparato in questi
anni che il desktop
pubtishing è una disciplina
uniforme. Si parte dalla
preparazione di un
volantino e si arriva alla
gestione di un quotidiano.
Questa volta vi daremo
qualche esempio di facili
integrazioni grafiche
all'interno di materiali
realizzati in dtp
Distributore:
Modo, Via Masaccio, 11
42100 Seggio Emilia,
Tel. 0S22/S1S199-S128Z8.
Disponibilità versione inglese:
Aprile '90
Disponibilità versione rtsfiens;
'90 gg dopo il rilascio della
versiorte inglese
Prezzi (IVA esclusa);
versione inglese L 1.529.000
versione italiana L. 1.765.000
3,5 italiana a 4,0 italiana L 379.000
L'aspetto delle cose
Come abbiamo visto in molte puntate
della nostra rubrica, mettere le proprie
idee su carta non è cosi semplice come
sembra. Ormai la massa di informazioni
che ci raggiungono è tale che la nostra
mente può prendere in considerazione
ed esaminare solo una piccola parte di
esse. Ovviamente entra in gioco l'a-
spetto di queste informazioni che a sua
volta si ramifica in tre ben distinte parti:
l'headline o il titolo o lo slogan che
identifica la tipologia delle nostre infor-
mazioni, la grafica comprese le illustra-
zioni e la leggibilità dei testi.
Ognuno di questi tre elementi ha una
Figura 2 ■ Ecco una delle immagini proposte dei
ubookii di Creative l'immagine pud essere acauisi-
la con uno scanner sema aicun problema
sua importanza ben specifica aH'interno
della comunicazione delle idee. Infatti
l'headline o titolo o slogan consente di
focalizzare l'attenzione del lettore sul-
l'argomento trattato, la grafica rende
appetibile la lettura e la buona leggibilità
del testo consente al lettore dt arrivare
fino in fondo senza stancare la mente
che deve essere maggiormente con-
centrata sui contenuti. Questi ultimi
esulano purtroppo dal nostro controllo:
al massimo potremo in un prossimo
numero darvi utili consigli per la stesura
di un buon testo in italiano, ma oltre
non possiamo andare.
Nel numero 89 di MC (novembre '89)
abbiamo già visto alcuni utili indicazioni
di grafica e di gestione del testo per
rendere migliori i nostri documenti e
pubblicazioni: ora vedremo come pos-
siamo integrare questi consigli con altre
possibilità messe a disposizione dalle
classiche tecniche di tipografia e fotoli-
to- Ovviamente parleremo quindi di do-
cumenti elaborati basilarmente in dtp e
poi stampati in quantità attraverso i
classici sistemi di stampa offset.
Infatti la stampa tradizionale ha tutta
una serie di possibilità che possono
integrarsi magnificamente e con poca
spesa ai sistemi di dtp: perché non
sfruttarle?
Immagini
Come abbiamo ripetuto più volte la
differenza tra un testo su un'unica co-
lonna senza figure o illustrazioni di sorta
e un testo su due colonne con grafici,
illustrazioni e disegni sta nella percen-
tuale di probabilità che i due testi siano
letti: nel primo caso le probabilità sono
basse: nel secondo le probabilità
aumentano man mano che si inserisco-
no elementi grafici fino al punto in cui
questi occupano circa un terzo dello
spazio disponibile, poi le figure prendo-
no il sopravvento e decresce l'attenzio-
ne sul testo e sui suoi contenuti.
Vediamo quindi che le immagini han-
no una notevole importanza. Esistono
differenti possibilità legate all'utilizzo
delle immagini nei propri documenti:
— immagini elettroniche:
— immagini esterne riprese con lo
scanner;
— immagini esterne e non trasportabili.
Nel caso di documenti generati con
sistemi di dtp e stampati con stampan-
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
153
DESK TOP PU6LISHING
te laser per una piccola distribuziorte
(fino a 50 pezzi), gli unici due sistemi
validi sono il primo e il secondo. Nel
momento in cui il nostro documento
deve essere riprodotto in un numero
consistente di copie, dovremo ovvia-
mente affidarci ad una tipografia che
quindi potrà integrare del nostro lavoro
di dtp con i sistemi classici di impagina-
zione e quindi inserire eventuali immagi-
ni non trasportabili in formato elettro-
nico.
Ovviamente nella preparazione del
nostro documento dovremo prevedere
lo spazio appropriato per l'inserimento
successivo deH'immagine. Questo nor-
malmente sarà un rettangolo che reste-
rà bianco. Inutile ricordare che questo
spazio dovrà essere proporzionale alla
figura che intendiamo inserire per non
rischiare di avere poi troppo spazio bian-
co sui lati 0 sopra e sotto la figura
stessa. Il sistema più veloce per deter-
minare l'ingombro in maniera proporzio-
nale è quello della diagonale, si traccia
un'ipotetica diagonale sulla figura da
nprodurre e, basandosi sullo spazio di-
sponibile come base o altezza, si va a
leggere sulla diagonale stessa il dato
mancante (fig. 1).
Ricordiamoci che inserendo in manie-
ra tradizionale una immagine potremo
chiedere al tipografo di tagliare le parti
superflue per far concentrare l'attenzio-
ne sui particolari che contano. Un pro-
blema può nascere nel momento in cui
dobbiamo inserire immagini dal profilo
irregolare: un aggiramento deH’immagi-
ne da parte del testo nel senso classico
della parola non sarà possibile: si dovrà,
quindi, cercare di lasciare uno spazio
sufficiente per l'inserimento creando
una nicchia che segua il più armonica-
mente possibile lo svolgimento dell’im-
magine (per esempio se dobbiamo inse-
rire una piramide cercheremo di lasciare
uno spazio triangolare, ecc.).
A caccia di immagini
Come abbiamo visto le immagini so-
no di tre tipi: elettroniche, acquisibili da
Fate il vostro giocoli!
La nuova forza delle carte
rrìtna convention
Nazionale
rnUuUon varie da Gioa>
Saint ''inccni. 2J Ciugno ''W
Figura à - fece cosa é possibile lare con Omnicrom
e due passaggi di colore
Figura 5 - fece alcuni esempi traili dalle tabelle di ►
accostamento dei colon proposte da Creative ven-
gono ancne indicale le percentuali di ratino per la
stampa in quadricromia.
scanner e immagini esterne non trasfe-
ribili in formato elettronico. Sappiamo
che esistono biblioteche di immagini
elettroniche direttamente su disco: pur-
troppo in Italia non sono molto reperibi-
li, se non ordinandole direttamente ne-
gli Stati Uniti (al contrario del normale
software, che necessita di assistenza
ed è quindi preferibile acquistarlo da un
regolare importatore, le librene di dise-
gni sono normalmente dei dischetti di
facilissimo uso con immagini che si
utilizzano come si utilizza qualsiasi file
contenente immagini anche da noi ge-
nerato).
Tuttavia già prima dell'awento delle
librerie elettroniche esistevano ed esi-
stono tuttora sconfinate librerie di dise-
gni già fatti e stampati su cana che i
grafici professionisti utilizzano per le lo-
ro pubblicazioni con un classico taglia e
incolla. Normalmente sono delle pubbli-
cazioni che costano circa 30.000 lire e
che si possono acquistare presso i ne-
gozi di grafica o nei colorifici. La scelta
si può effettuare per argomenti: ormai
dopo molti anni dall'entrata in commer-
cio di questi materiali esistono disegni
per I più svariati argomenti (ne abbiamo
trovato anche uno sui panettieril).
Nel caso abbiate uno scannerà dispo-
sizione, questi disegni possono essere
anche utilizzati in forma elettronica ri-
prendendoli e salvandoli poi su disco.
Normalmente la stampa di questi ubo-
ok» è particolarmente curata e i disegni
ripresi con lo scanner sono riprodotti
elettronicamente in maniera molto fe-
dele.
Normalmente in un «book» ci sono più
disegni di quelli che uno trova in un
dischetto di libreria elettronica: avendo
uno scanner a portata di mano si può
quindi risparmiare un bel po' di soldi.
Ricordiamo tuttavia che questi disegni
sono comunque coperti da Copyright e
quindi se ve ne fate una copia su dischet-
to, questa deve essere solo ed esclusiva-
mente per vostro uso personale.
Esistono poi dei casi di librerie dispo-
nibili sia su carta che su disco: m Italia è
il caso delle librerie prodotte dalla socie-
tà Creative di Oggiono (Como) (figg. 2 e
3). Tra i loro prodotti esistono proprio le
librerie di disegni sia su carta che su
disco (sia Macintosh che MS-DOS): po-
tete quindi scegliere l'uno o l'altro a
seconda che abbiate o meno lo
scanner.
Questo genere di disegni, se in forma
elettronica o acquisibili da scanner, pos-
sono essere eventualmente modificati
e/o colorati con i vari programmi di
illustrazione prima di essere passati al
programma di dtp. Infatti il toro formalo
di base è quasi sempre il bianco e nero
154
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
DESK TOP PUBLISHING
Figura 6
Due esempi ài fondini
pie-prsparali da
E' un prodotto "CREATIVE".
F/M 004
F/M 006
Colore stupore
Anche la trattazione del colore ha la
sua importanza nella preparazione di un
documento. Se le copie sono poche e si
decide di produrle in casa con la stam-
pante laser, possiamo consigliarvi di uti-
lizzare delie carte colorate ai posto della
solita carta bianca.
Esistono in differenti colori pastello
chiaro, già in risme da 500 fogli pronte
per l'uso con le fotocopiatrici (e quindi
adattissime per le stampanti laser). Sen-
za arrivare a pensare di cambiare colore
per ogni capitolo potremmo pensare di
stampare i testi su carta azzurrina o
verdina (stancano meno l'occhio duran-
te la lettura) inserendo delle pagine gial-
le 0 rosa all'inizio di un nuovo capitolo.
Esistono addirittura delle fotocopiatri-
ci che utilizzano dei toner o degli inchio-
stn colorati: ciò può consentire di pre-
parare le copertine stampandole con
testi e illustrazioni in rosso per esem-
pio. Si pensava che prima o poi sareb-
bero usciti i caricatori di toner colorato
anche per le stampanti laser: purtroppo
fino ad ora non ne abbiamo ancora visti,
tuttavia la speranza è l’ultima a morire.
Un altro sistema per inserire colore
nelle nostre copie stampate con la laser
è quello proposto dalla Omnicrom. Si
tratta di una piccola macchina dove si
inserisce il foglio uscito dalla stampante
laser (o delle comunissime fotocopie)
con uno speciale supporto colorato e si
ottiene in uscita lo stesso foglio ma con
la stampa in colore. Praticamente avvie-
ne un trasferimento di colore nelle sole
zone dove è presente del toner (fig. 4).
Con questo sistema e con più pas-
saggi possiamo inserire su un'unica pa-
gina più colori 0 preparare lucidi per
presentazioni a colori, sempre partendo
dalia sola stampante laser.
Chi invece, alla fine del suo lavoro di
desktop publishing, deve far stampare
le sue «pubblicazioni» con i sistemi
tradizionali, ha un notevole numero in
più di possibilità. Come prima cosa pos-
siamo anche qui decidere di effettuare
la stampa su carta colorata, oppure uti-
lizzando un colore di stampa differente
dal solito nero. In questo caso si dovrà
comunque rispettare la regola per cui il
testo dovrà essere decisamente più
scuro del supporto su cui si effettua la
stampa: cosi se per esempio si utilizza
carta azzurra o bianca, si potrà stampare
con inchiostro blu scuro.
La cosa positiva nello stampare il
testo in colore è che con un unico
passaggio (stampando quindi con un
singolo passaggio come se fosse una
pubblicazione monocromatica) si può
dare l'impressione di un prodotto a più
colori. Se per esempio stampiamo con
un rosso scuro, il testo sarà sufficiente-
mente leggibile visto il notevole contra-
sto con la carta (che dovrà essere molto
chiara) ed eventuali inserimenti di ele-
menti grafici potranno essere fatti con
dei retini che consentono di farli sem-
brare colorati rispetto al testo.
Se per esempio dobbiamo pubblicare
una news letter e decidiamo che per
problemi economici debba essere stam-
pata ad un solo colore, possiamo, per
vivacizzarla un po', scegliere di stampar-
la un mese in blu scuro, un altro in
rosso scuro, un altro ancora in verde
scuro, e via di seguito. Box. riquadri,
fondini potranno essere realizzati con
un retino 50% : se il vostro programma
non consente di retinare le righe ma
solo delle aree come per esempio un
rettangolo, potrete utilizzare quest’ulti-
mo strumento per generare dei rettan-
goli dallo spessore di un filetto. Oppure
nel caso di un riquadro basterà disegna-
re un rettangolo con il retino e sovrap-
porre un riquadro coprente bianco (sul
quale potrete poi scrivere il vostro te-
sto).
Un’altra soluzione è quella di stampa-
re il tutto a due colori: in questo caso
interviene il problema non banale degli
accostamenti. Come tutti ben sappiamo
non si mettono le scarpe marroni quan-
do si indossa un abito color carta da
zucchero (blu). Cosi non si potranno
mettere dei filetti marroni in una pubbli-
cazione dove il testo viene stampato in
blu scuro. Siamo sicuri che le nostre
lettrici interessate al dtp sapranno fare
delle scelte accurate: e siamo altrettan-
to sicuri che alcuni lettori invece si
stanno passando il dito nel colletto della
camicia ricordando l’ultima sfuriata della
moglie mentre stavano uscendo di casa
con i calzini grigi e l’abito marrone.
Sempre Creative ha preparato una
serie di tabelle di accostamento dei
colori che consentono di evitare brutte
sorprese: senza dubbio un aiuto per chi
ha poco senso del colore (fig. 5). Un'al-
tra invenzione di Creative sono i fondi in
colori e disegni neutri da utilizzare per
copertine o per ravvivare le pagine della
pubblicazione: esistono sia già stampati
su cartoncino lucido che in formato pel-
licola per quadricromia (ftg. 6).
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
155
DESK TOP PU8LISHING
Ri-finir» in bellezza
Sono finiti i tempi in cui una relazione
veniva battuta a macchina, fotocopiata
e tenuta insieme con un punto della
pinzatrce. In molte società, un ammini-
stratore delegato che si vedesse arriva-
re sulla scrivania un siffatto «report» lo
cestinerebbe insieme alle eventuali ri-
chieste di promozione di chi lo presen-
tasse.
I sistemi di rilegatura per ufficio sono
ormai abbastanza diffusi a partire dalla
vecchia ma sempre utile spirate in pla-
stica. In uno dei prossimi numeri vi
parleremo in dettaglio di questi utili
strumenti che consentono di aggiunge-
re al nostro lavoro di dtp quel giusto
tocco di classe finale.
Per ora ci limitiamo a consigliarvi di
rifinire sempre al meglio i vostri mate-
riali anche se prodotti in casa con una
stampante laser. Anche una semplice
relazione rilegata con la spirale di plasti-
ca assume tutto un altro aspetto se la
prima pagina con il titolo é su carta
colorata e se questa è preceduta da un
foglio trasparente di quelli banalissimi
che si usano per i lucidi. Sul fondo per
dare una maggior rigidità consigliamo
un cartoncino da 200 gr (potete chiede-
La quarta volta di Aldus
G ià sullo scorso numero di MCmicrocomputer. nelle pagine
dedicate alle news, abbiamo dato notizia della presentazione
di PageMaker in versione 4.0, una release rinnovata ed ampliata
sulla quale torniamo questo mese per offrirvi qualche informa-
zioni aggiuntiva, in attesa di ricevere il prodotto finale per una
valutazione esaustiva sulle sue caratteristiche.
PageMaker si rinnova: Aldus ha infatti annunciato a sorpresa
la versione 4 del più famoso e più venduto programma di
impaginazione per Macintosh. Durante lo scorso ICO Graphics,
MODO, l'importatore italiano di PageMaker, ha presentato in
contemporanea mondiale questa nuova e r'ivoluzionaha versione.
Dobbiamo proprio dire che Aldus è riuscita senza stravolgere
il prodotto ad effettuare miglioramenti tali da renderlo veramente
superlativo. In totale sono state introdotte ben 75 nuove fun-
zioni; e scusate si è pocolll
Purtroppo per una vera e propria prova su strada dovremo
attendere ancora qualche tempo almeno fino a quando verrà
rilasciata la versione definitiva del prodotto (quella utilizzata per la
dimostrazione era una cosidetta beta, cioè un programma con
non ancora tutte le rotelle a postoli.
Gestione del testo
Innanzi tutto è stata introdotta una nuova funzione di tratta-
mento dei testi: l’idea di Introdurre questa tipologia di funzionalità
nasce dal fatto che le modifiche ad un testo già Impaginato
risultavano lente e pericolose. Lente poiché mentre si modificava o
aggiungeva del testo, lo stesso doveva scorrere su tutte le pagine
fino alla fine del testo stesso. Pericolose poiché non era più
possibile effettuare la correzione ortografica del testo aggiunto.
PageMaker 4 consente di aprire una finestra contenente in
maniera continua non impaginata tutto il testo del brano selezio-
nato: questa finestra consente di manipolare, modificare, aggiun-
gere 0 tagliare un testo come se si utilizzasse un vero e proprio
programma di scrittura. Sarà cosi possibile effettuare aggiunte
senza rallentamenti dovuti airimpeginazione, la correzione ortogra-
fica del testo, la ncerca e sostituzione di parole, frasi, caratteri,
dimensioni del testo o stile dei paragrafi.
Per quanto riguarda la sillabazione e la correzione ortografica
del testo possiamo dire che PageMaker 4 é veramente eccezio-
nale: consente infatti l'utilizzo di ben 10 correttori ortografici
contemporaneamente. Si può persino dare come indicazione di
stile per un paragrafo, la lingua relativa per la correzione ortografica.
L'ambiente di scrittura per accelerare la gestione del testo,
non visualizza la forma del testo, ma a fianco in un apposita
colonna, viene indicato lo stile applicato al paragrafo; questo può
essere cambiato semplicemente richiamandone un altro dalla
classica finestra degli stili già presente In PageMaker 3. É
addirittura possibile passare da tastiera ad un altro stile mentre si
sta scrivendo il proprio testo.
Una speciale utility, separata dal programma principale, per-
mette di generare delle tabelle che poi potranno essere impor-
tate in formato Pict. Avremmo gradito che questa funzione fosse
inserita direttamente nel programma.
Controlli tipografici
Chi da sempre ha criticato PageMaker per la sua scarsa
flessibilità in campo tipografico probabilmente dovrà ora ricre-
dersi. Intanto é stata finalmente infranta la barriera dei 127 punti
tipografici e ora si può arrivare addirittura a 650 con incrementi di
0,1 punti. Anche l'interlinea si conforma a questa regola suppor-
tando incrementi di 0,1 punti. La crenatura é ora più facilmente
regolabile fino a 0,01 spazi em.
PageMaker 4 consente di restringere o allargare I caratteri dal
5 al 250%. A questa funzione, molto utile nei casi in cui un testo
debba assumere un ben determinato ingombro, si affianca anche
la possibilità della giustificazione forzata che in presenza di
colonne mollo strette con righe occupate da singole parole,
allarga gli spazi presenti tra una lettera ed un'altra della parola
1 ■"»»» I
156
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
DESK TOP PUBLISHING
re al vostro stampatore di tagliarvi 100
fogli di cartoncino con la stessa gran-
dezza di una pagina di carta per stampa-
re — formato UNI A4 — per poche
migliaia di lire).
Sempre a caccia di idee
Non abbiate paura di copiare. State
sempre con gli occhi aperti: quando
vedere un giornale o una qualsiasi pub-
blicazione che attira particolarmente la
vostra attenzione memorizzatene l'a-
spetto e quando vi serve cercate di
riprodurlo con il vostro sistema di dtp.
Le prima volte sarà un po' difficile riu-
scire ad ottenere lo stesso effetto, ma
avrete comunque fatto un passo avanti
nel rendere sempre migliori i vostri do-
cumenti e le vostre pubblicazioni.
Il premio finale è sempre quello: la
vostra voce sarà ascoltata con più atten-
zione delle altre. ^
Indirizzi utili:
Creativa ■ Vìa ì‘ maggio 25 • 22048 Oggiono
ICOI - Tel. 0341/577794-578447
Omnìerom Italia - Via della Guernna. 108
20052 Motaa IMO - Tel. 039/840064^34058.
Carini AD Service - Via tulli. 32 - 20131
Milano - Tel. 02/2613786-2619076.
Latraaet Italia ■ Via M Pagano 37/39
20I4S Milano - Tel 02/4390685.
stessa fino a farle raggiungere la fine della riga.
Un'altra grandissima novità introdotta in PageMaker 4 è la
possibilità di ruotare I testi di 90° in 90°: sarà cosi possibile
scrìvere testi In verticale e persino capovolti. Una volta effettuata
la rotazione, sarà possibile eseguire delle modifiche sul testo
passando nella modalità di modifica del testo senza dover
riportare i testi in posizione normale.
Le lunghe pubblicazioni e quelle strutturate
Come pnma cosa diremo che ora è i^ssibile legare la
pubblicazione attraverso un cosiddetto «hot-lìnk» a documento
originaie, sia esso un'immagine o un testo, che in caso di
modifiche le riporta automaticamente nella nostra pubblicazione.
Altre due funzioni interessanti introdotte sono il generatore
automatico di sommari e quello, sempre automatico, degli indici.
Una singola pubblicazione può arrivare fino a 999 pagine, tuttavia
adesso ^eMaker consente di lavorare suddividendo la pubbli-
cazione in più capitoli che possono essere poi consolidati otte-
nendo automaticamente la generazione di sommari e indici
generali.
Nel caso si debbano apportare tagli o aggiunte consistenti al
testo si possono ancorare le figure a determinate posizioni
stesse del testo in modo che il suo scorrere lungo la pubblica-
zione non comporti il disallineamento tra testo e figure.
Conclusione
Chi contestava a PageMaker di non essere ancora un pro-
dotto maturo per sopperire alle esigenze di alto livello, davanti
alia versione 4 si dovrà ricredere. E se si pensava che un
programma con queste caranerìstiche dovesse per forza essere
complesso, beh! PageMaker è la riprova del contrario. Chi viene
da precedenti esperienze con questo programma troverà in
PageMaker 4 la stessa semplice impostazione e la maggior parte
dei comandi inalterati
Ma la grossa forza di PageMaker sta nel fano di essere
Indipendente dal sistema operativo utilizzato: intani sono in
preparazione le versioni 4 sia per MS-DOS con Windows che per
OS^ con Presentation Manager. La prima versione sarà rilasciata a
breve, appena Microsoft presenterà la nuova e più potente
versione di Windows. Quella per OS/2 potrebbe slinare di alcuni
mesi ed anendere anch’essa i miglioramenti che sempre Micro-
soft sta apportando a OS/2 nella futura versione 2.0.
Irnpettazlanl del paragrafo R nr 1
aiantr):
Sinlitro
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Opzioni;
□ Non »p
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□ Non lopororo dolio |a | rlgho cuccostluo
□ Nuova 0
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□ Controllo uodoue |0 | ngho
□ Nuoua pagine
□ Controllo orfane |o | rigli»
a includi
ol.omrr
orlo
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
157
DATA BASE
Realizzazione di una applicazione
con DataEase 4*2
di Francesco Petroni e Luigi Sandulli
Nello scorso numero abbiamo
presentato la prova dell'ultima
versione del Data
Base e più esattamente la
versione 4.2. Tate versione su
macchine 286 o 386 diventa
DEI6M (è il nome del
programma da richiamare da
DOSI, ed è in grado di
riconoscere la memoria
estesa (quella oltre il Mega)
presente ormai su tutti i
personal dell'ultima
generazione.
Che tale caratteristica sia
patrimonio comune di tutti I
maggiori produttori software
(Lotus, Microsoft. Autodesk
ecc. dispongono già di
versioni dei loro pacchetti più
diffusi con tale capacità) è
cosa risaputa. Nel caso di
DataEase, che è un DBMS,
tale caratteristica comporta un
notevole e decisivo
incremento di prestazioni
Il prodotto nasce (nella precedente
versione 2.5) con l'intento di colmare il
vuoto esistente tra prodotti monofile
tipici da utente finale (i «famigerati» filer,
oggi tanto disprezzati, ma che hanno dato
un notevole contributo allo sviluppo del
Personal Computing) e i DBMS pesanti
che diventano, se l'applicazione da af-
frontare è di una qualche complessità,
dei linguaggi veri e propri e sono in
genere difficilmente digeribili da parte di
un utente finale.
Lo standard di riferimento è ovviamen-
te il dBASE III, oggi evoluto in dBASE IV.
che è un prodotto potentissimo nelle
mani dell’esperto, ma è difficilmente
«guidabile» da un utente alle prime armi,
anche con i vari «servocomandi» installa-
ti nella versione IV.
In questa versione del DataEase sono
state incrementate le prestazioni non
solo in termini di velocità di elaborazione
e di quantità di dati effettivamente mani-
polabili. ma anche in termini di funzionali-
tà proprie del programma.
Lo scopo dichiarato dalla casa costrut-
trice, la DataEase International, non è
solo quello di soddisfare le necessità
dell'utente finale, ma anche quello di
offrire un'alternativa allo sviluppatore di
applicazioni, che spesso si trova a dover
affrontare problematiche di complessità
non eccessiva che possono realistica-
mente essere risolte, se si dispone di uno
strumento interattivo idoneo, senza do-
ver ricorrere alla programmazione.
Nel precedente numero abbiamo ese-
guito una prova del prodotto nella quale
non abbiamo potuto approfondire gli
aspetti più spinti, che sono poi in definiti-
va quelli che ne giustificano l’uso in un
contesto che non sia esclusivamente
quello dell’utenza finale.
Riprendiamo il discorso, dando per
note le informazioni pubblicate sulla pro-
va di febbraio, ed affrontando ora il nostro
tipico caso studio.
Il caso studio
L'obiettivo è quello di sviluppare con il
DataEase. e descrivendo i vari passi
operativi da eseguire, una applicazione
completa di gestione ordini. E la solita
procedura che utilizziamo quando provia-
mo dei prodotti, non necessariamente
DBMS, che lavorino su più archivi relazio-
nati tra di loro. Comprende 5 archivi e 5
relazioni (in questa prova ne abbiamo
creata una in più rispetto al solito) e quindi
rientra comodamente nel range di utilizzo
di un prodotto di questo tipo.
Lo schema della Banca Dati in figura 1
rappresenta bene come si intende orga-
nizzare i dati e soprattutto come gli
archivi siano correlati tra di loro. Ed è
bene, utilizzando il DataEase, che ha tra
l'altro, notevoli capacità di «Navigazio-
ne», cominciare col disegnare uno sche-
ma della struttura della Banca Dati.
I simboli utilizzati sono solo due. il
rettangolo, che rappresenta l’archivio, e
la linea, che finisce con una freccia,
tracciata tra due campi presenti in due
rettangoli, che indica la corrispondenza
tra le registrazioni contenute nei due
archivi. La comprensione di uno schema
di tale genere è alla portata di tutti.
Altro motivo che dovrebbe spingere
l'utilizzatore del DataEase a cominciare
con la schematizzazione del problema, è
158
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
DATA BASE
che tale schema rappresenta in pratica
l'elenco delle «cose da fare» nelle suc-
cessive fasi reaiizzative.
Esistono cinque archivi di cui tre pos-
sono essere considerati «statici» inquan-
to, una volta alimentati, richiedono una
manutenzione periodica abbastanza leg-
gera, e sono I tre archivi anagrafici vendi-
tori. clienti e articoli. I due restanti, che
costituiscono il centro dell’applicazione e
sono l'archivio ordini e il conseguente
archivio delle righe d’ordine, saranno
invece oggetto di continue alimentazioni.
Attenzione: il disegno dello schema
della Banca Dati è l’aspetto finale del-
l'attività di Analisi Dati che è un'attività
abbastanza intuitiva, ma che non può
essere presa sottogamba. Se il disegno
finale è semplice questo non significa
che l'Analisi a monte sia stata semplice.
Esistono degli specialisti della materia
Analisi Dati, e in tale materia esistono sia
svariate tecniche di Analisi, sia svariate
metodologie di rappresentazione. Se il
disegno finale è sbagliato, ad esempio
perché non si è individuata la necessità di
realizzare un certo archivio, l'intera appli-
cazione non funzionerà.
Nel descrivere le nostre relazioni, pe-
raltro assolutamente intuitive, potremo
dire:
1 1 che ogni diente ha un solo venditore
che inizialmente lo ha procacciato, oppu-
re che ad un venditore corrispondono
tutti I clienti da lui procacciati,
2) che un ordine fa sempre riferimento
ad un venditore, oppure che ad un
venditore corrispondono tutti gli ordini da
lui effettuati,
3) che un ordine è sempre commissio-
nato da un cliente e che un cliente ha
commissionato più ordini nel tempo,
4) che ad un ordine possono appartene-
re più righe d’ordine e che una riga
d’ordine appartiene sempre ad un solo
ordine.
5) che una riga d'ordine fa capo ad un
articolo 0 che un articolo é presente in più
righe di ordini diversi.
Descrizione dell'applicazione
L'applicazione, dati i soliti problemi di
spazio, risulta notevolmente semplificata
rispetto ad un caso reale, anche se
cercheremo di implementare alcune fun-
zionalità che possono far comprendere il
livello di complessità affrontabiie con il
prodotto.
Il risultato finale che raggiungeremo
comprenderà tutte le funzionalità di Data
Entry sugli archivi tramite le relative
maschere, una per ogni archivio (non è
proprio cosi, lo vediamo dopo), quelle di
Query per eseguire Viste. Navigazioni.
Ricerche direttamente durante le fasi di
alimentazione dei dati. In più vi saranno
procedure preconfezionate tramite il ma-
crolinguaggio di DataBase, che permet-
teranno l'importazione dati, alcune loro
manipolazioni, ecc. il tutto attraveiso
menu personalizzati che guidano l'utente
tra le varie opzioni. In ogni caso, con il
DataEase. lo sviluppo dell’applicazione si
divide in due fasi ben distinte. La prima
riguarda il disegno e la costruzione degli
archivi e delle relazioni (questa fase
corrisponde alla traduzione dello schema
iniziale), la seconda comprende la scrittu-
ra di tutti i programmi atti a eseguire
manipolazioni batch sui dati.
É nella prima fase che il DataEase
gioca tutte le sue carte, infatti in tale fase
non è mai necessario scrivere una sola
riga di programma per costruire compo-
nenti o attivare funzionalità. Occorre solo
utilizzare, nei modi appropriati, i vari
moduli di sistema con i quali si definisco-
no le caratteristiche e le modalità di
funzionamento di campi, archivi e relazio-
ni. Se la prima fase è stata condotta
correttamente e quindi la Base Dati
«funziona», la seconda non potrà presen-
tare alcun rischio.
Definizione delle strutture
La costruzione di una nuova Banca Dati
comincia con la definizione dei moduli,
che nel DataEase corrispondono alle
maschere di acquisizione e alle strutture
degli archivi.
in una modalità «Full Screen» possia-
mo decidere l’estetica della maschera,
digitando liberamente didascalie e finca-
ture, e poi I campi che costituiscono il
tracciato record, tramite un apposito
modulo di sistema (fig. 2). attivato per
Figura 2 - DefinaiooB
di un campo.
Le costruzione della
Banca Dati nella sua
pressoché oùbhgaio-
passi è cosiiluilo dalla
costruzione dei moduli
e dalla delmizione di
tuiscono la chiave di
idenlilicazione delle
regisirazioni, delti
campi chiave.
Figura 3 - Definizione
delle relazioni. Dopo la
definizione dei campi
chiave si può eseguire
la definizione delle rela-
zioni che permettono il
collegamento tra le re-
gistrazioni dei vari ar-
chivi Queste s< defini-
scono direttamente in
una maschera di siste-
ma che permette di
specificare, oltre agli
archivi e agli eventuali
nomi delle relazioni, fi-
no a tre coppie di cam-
corrispondenza Nel
come soltomodulo neF
l'altro. si può specifica-
re una c/auso» che atti-
va alcuni automatismi
nel rapporto ila archi-
vio padre e archivio fi-
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
159
DATA BASE
Figure 4 e S Dehnizione tfs( soltomodulo e lumionamento
La fase di coslruiione della struttura del Data Base Irrtaschere. archivi, relazioni) si conclude con la definizione di tutti i campi il cui valore viene calcolalo sulla base
di funzioni relazionali flipo Lookup e Sum OD Si possono anche definire dei soltomoduli In pratica consentono di inserire m un modulo principale anche campi di
un altro modulo, correlalo "Uno a Molli", contenente auindi uno O più record figli, che verranno visualizzali come fossero pane integrante del modulo pnnapale.
contenente il record padre
mezzo di un tastò funzione, che permette
di definire tutte le caratteristiche del
campo e del dato che vi sarà contenuto, e
anche tutte le caratteristiche di funziona-
mento della successiva fase operativa.
Alla stregua del modulo di sistema per
la definizione dei campi degli archivi,
esistono altri moduli per la definizione
degli utenti, della configurazione del si-
stema, delle stampanti utilizzabili, degli
stili di schermo, delle relazioni e dei menu
personalizzati.
In definitiva per costruire una Banca
Dati, l'utente deve capire il funzionamen-
to dei vari moduli di sistema, e deve
definire quindi i componenti, tra quelli
sopra elencati, che gii servono.
Ogni singola operazione è totalmente
guidata per cui risulta praticamente im-
possibile fare «passi falsi», frequenti
invece quando si utilizza un linguaggio
classico in cui tali funzionalità sono rea-
lizzate tramite dei programmi.
Entriamo ora più specificatamente nel
nostro esempio e cerchiamo di ripercor-
rere tutti i passi necessari per realizzare il
nostro obiettivo.
Passi operativi obbligati o quasi
Per quanto riguarda fa definizione delle
maschere di acquisizione vi è una se-
quenza di passi operativi che bisogna
rispettare obbligatoriamente, o quasi, in
quanto maschere e relazioni, che inter-
corrono tra gli archivi, sono indispensabili
uno aH'allro. Vediamo quindi come distri-
carsi in questa situazione.
Per prima cosa costruiamo le masche-
re della nostra Banca Dati tralasciando.
qualora ve ne fossero, la definizione di
quei campi che dovranno contenere o
utilizzare dati contenuti in altri archivi. Un
esempio nel caso della maschera dell’or-
dine é il campo «Nome del Cliente» che
esite già nell'archivio clienti.
Definite tutte le maschere, ma soprat-
tutto i campi contenenti le chiavi di
collegamento dei vari archivi (nel caso
dell'ordine sono il numero dell'ordine, il
codice del cliente e il codice del vendito-
re) potremo passare a definire le relazioni
sicuri di possedere tutti gli elementi
necessari.
Le relazioni
È un componente un po' «astratto» in
quanto nasce nel momento in cui in due
registrazioni di archivi diversi esiste uno
stesso codice. Con la definizione delle
relazioni facciamo in modo che la corri-
spondenza venga attivata.
Il modulo di sistema utilizzato, ne
vedete la maschera in figura 3, compren-
de poche informazioni, di cui sono neces-
sarie solo quelle riguardanti i nomi dei
due archivi da correlare ed i campi di
questi su cui si dovrà verificare la corri-
spondenza dei dati.
Opzionali invece sono i nomi aggiuntivi
delle relazioni, ve ne sono due in quanto
la relazione potrà essere utilizzata nei due
sensi.
Per esempio nel caso dell'ordine e del
cliente si può, dato un cliente, visualizza-
re tutti i suoi ordini, o viceversa, dato un
ordine visualizzare i dati del cliente a cui
questo è intestato.
Infine esiste un parametro (opzionale)
da specificare per quel modulo che fosse
definito come sottomodulo di un altro o
più precisamente, i cui campi, o alcuni dei
campi, compaiano nella maschera del-
l'altro archivio oggetto della relazione.
Tali parametri servono per automatiz-
zare alcuni processi di modifica e di
cancellazione, Cerchiamo di chiarire subi-
to questo aspetto molto significativo.
Il sottomodulo
Impostate correttamente le relazioni,
possiamo ora completare le definizioni
dei moduli specificando quei campi il cui
valore è calcolato tramite un operatore
relazionale. Ad esempio il nome del
diente nella maschera deH'ordine o l'im-
porto totale dell’ordine come somma dei
singoli importi delle righe d'ordine.
Oltre a questi campi, che erano rimasti
in sospeso, sarà possibile definire in un
maschera un sottomodulo, o in altre
parole, inserirvi campi di un archivio
correlato in modalità « Ùno a Molti» , il che
renderà possibile la visualizzazione con-
temporanea delle registrazioni presenti
nei due archivi.
In parole più banali si confezionerà una
maschera che visualizza e rende operativi
un record dell'archivio padre (modulo
principale) e più record dell'archivio figlio
(sottomodulo).
Nelle figure 4 e 5 si possono vedere sia
il momento della definizione del sottomo-
dulo sia quello successivo del suo funzio-
namento. Nella maschera dell'archivio
ordini (figura 5) è visualizzato un ordine e,
inferiormente nello stesso schermo, le
righe di dettaglio relative.
160
iVlCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990
DATA BASE
F'Qure 6 B T ■ Cosinjzione dei repon immediau QBE.
Quesìa é la modalità «vetocs» per definire slampe o comunque output su schermo o su disco, in v'ari formali Anche qui il lavoro comporla l'esecuzione di passi
successivi ben speofia Comprendono l'impostazione dei criien di selezione delle registrazioni, la scella dei campi che poi verranno stampati o visualizzati (che si
esegue su un facsimile della maschera), la definizione della forma dell'output lad es tabulato, etichette, prelincalo. ecc.l. quindi per finire, delle caiallensliche
fisiche che l'output dovrà avere Imargini, artnbuti dei caratten, ecc.l.
Durante la definizione del sottomodu-
lo, oltre che specificare il nome della
relazione che attiverà il sottomodulo
stesso, si può scegliere la sua forma
esteriore, che potrà essere una tabella
automatica dì grandezza variabile in fun-
zione dei dati presenti, una tabella di
grandezza definita (nella quale i dati
scorrono). 0 un’area libera disponibile per
qualsiasi disposizione dei campi (un re-
cord anche su più righe).
Chiaramente i vantaggi che si traggono
da questa situazione sono numerosi. Ad
esempio considerando che il sottomodu-
lo può essere utilizzato a tutti gli effetti
per inserire, modificare o cancellare regi-
strazioni in pratica si riduce il numero
delle maschere.
A tal fine sono stati previsti alcuni
automatismi attivabili nel momento in cui
si definisce la relazione su cui si basa il
sottomodulo, che prevedono la modifica
automatica dei valori di correlazione qua-
lora venisse modificato il valore padre.
In pratica sarà possibile modificare con
tutta tranquillità il numero d'ordine senza
correre il rischio di perdere le righe
correlate, in quanto DataEase opererà la
stessa modifica sui valori rispettivi delle
righe.
/ report immediati
Queiy By Example
A questo punto la Sanca Dati è pronta
per essere alimentata. Si comincia con gli
archivi anagrafici, venditori, clienti ed
articoli, che dovrebbero essere già riem-
piti quando si passa ad alimentare gli
archivi più importanti degli ordini e righe.
Va precisato che comunque, grazie alle
grandi capacità di navigazione, potremo
in un qualsiasi momento abbandonare
temporaneamente la maschera ordini
per spostarci su un archivio correlato ed
eseguire una specie di alimentazione
parallela (ad esempio se manca un artico-
lo). per poi tornare all'operazione origina-
le. Vediamo ora cos'altro può fare l'uten-
te non tecnico che cerca di risolvere da
solo i propri problemi.
Parliamo dei report immediati o Query
By Example che costituiscono una moda-
lità interattiva per eseguire interrogazio-
ni, i cui risultati possono essere indirizzati
su video, carta o disco, in vari formati.
Cominciamo col dire che tali procedure
possono essere salvate e quindi riesegui-
te in momenti successivi, e che a tale
funzione si può accedere sia durante la
fase di alimentazione della Banca Dati,
sia attraverso il menu principale, terza
opzione.
In ogni caso l'operazione si svolge in
quattro passi successivi ben identificabili
in altrettante opzioni di un menu che
compare sullo schermo, e che contiene
anche altre opzioni per la gestione dei
report creati.
I passi sono:
— definizione dei criteri di selezione
delle registrazioni che interessano;
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
161
DATA BASE
— scelta dei campi che saranno compre-
si nell'output, operazione che si conduce,
come la precedente, su un fac-simile
della maschera (fig. 6);
— forma estetica che l'output dovrà
avere (nel caso di file si potrà definire un
formato);
— destinazione dell'output (nel caso di
stampa si definiranno stampante, margi-
ni, ecc.).
Tale modalità si dimostra in pratica
molto potente in quanto è possibile
definire criteri o scegliere campi anche da
archivi relazionati, definire più chiavi di
ordinamento, crescenti o decrescenti,
impostare Funzioni statistiche sui campi
numerici e rotture dì codice con totali a
diversi livelli, il tutto con pochissimo
impegno fisico e mentale, in quanto tutto
quel che si può fare in ciascun momento
operativo è sempre suggerito sotto for-
ma di menu dal prodotto-
lo figura 7 vediamo il semplice output
su schermo che corrisponde all'interro-
gazione vista in figura 6,
Procedure avanzate DQL
L'utente finale che sviluppa da solo la
sua procedura, normalmente si ferma
qui. Ed è un punto di arrivo che gli
permette comunque di affrontare e risol-
vere problematiche applicative di com-
plessità media.
Vediamo ora la modalità che permette,
all’utente evoluto e al programmatore, di
definire vere e proprie procedure riguar-
danti non solo operazioni di tipo QBE, sia
pure più complesse, ma anche manipola-
zioni batch sui dati presenti negli archivi.
Nelle procedure DQL si dispone sia di
veri e propri comandi strutturati tipo IF-
THEN, CASE, WHILE-DO, sia di una serie
di comandi che permettono un'alimenta-
zione degli archivi più controllata. In
pratica appare una maschera, del tutto
simile a quella normale del modulo, solo
che viene gestita tramite un programma
ad hoc. sviluppatogli attorno.
Altri comandi utili a tale scopo sono
quelli per definire e impostare variabili,
per visualizzare messaggi, per gestire
parametnzzazioni dall'esterno e anche
una serie di comandi dedicati al controllo
dei dati nel caso di Banca Dati condivisa
su rete.
Tra I comandi DQL troviamo pure una
famiglia di comandi detti Procedurali che
possono essere utili-zzati solo in quelle
interrogazioni che non siano di controllo e
che permettono di organizzare sottopro-
cedure oppure di agganciare menu per-
sonalizzati, o di lanciare l'esecuzione di
una serie di operazioni a cui normalmente
si accede da menu standard, tipo Back-
up. Restore, Riorganizzazione archivi,
ecc.
Tramite questi comandi, il programma-
tore è messo in grado di costruire proce-
dure completamente chiuse.
Abbiamo voluto costruire un «pro-
gramma» che sia qualcosa in più di una
semplice manipolazione dei dati, in cui
abbiamo aggiunto qualche difficoltà per
poter utilizzare anche qualche comando
avanzato.
L'obiettivo è quello di modificare l’im-
porto unitario di un determinato articolo.
Contemporaneamente si vogliono ag-
giornare, col nuovo importo, tutte le righe
interessate a partire da una certa data di
ordine in poi-
in figura 8 potete vedere uno stralcio
della stampa della definizione della pro-
cedura, ottenuta con la funzione 10 del
menu DQL.
In questo si può notare nella prima
parte l'estetica del modulo di inserimen-
to dati con relativo elenco delle caratteri-
stiche dei campi entro contenuti e nella
successiva l'interrogazione vera e pro-
pria, in pratica il «listato» delle varie
istruzioni del programma. La nostra inter-
rogazione inizia con l'istruzione INPUT
che mette l’utente nella modalità di
alimentazione dell'archivio articoli e pro-
segue con un CASE che verifica con
quale tasto l'utente è uscito dalla ma-
schera. quindi invia dei messaggi relativi
ai vari casi di uscita, permessi e non.
Ricordiamo che nel caso in cui all’u-
tente fosse consentito l’accesso alla
maschera normale (quella del modulo e
non quella del programma) questi
avrebbe potuto al limite cancellare tutti i
record senza che il sistema lo avvisasse
di nulla.
Nel caso che l'utente. dall’Interno della
procedura, prema il tasto F8 (Modifica,
l'unico ammesso dal programma), viene
verificato che non sia stato cambiato il
codice dell’anicolo, operazione che fa-
rebbe saltare i collegamenti con l'archivio
righe d’ordine, quindi viene effettuato il
cambiamento dell’importo nel record edi-
tato dall'utente.
La procedura prosegue con la verifica
162
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
DATA BASE
tate dall'utente per entrare nella Sanca
Dati, un livello di accesso alla Banca
stessa, il nome di un menu che dovrà
funzionare al posto di quello standard
DataBase, il nome di uno stile di scher-
mo, e la modalità di aiuto automatico.
Adesso non resta che eseguire una
prova per venficare che tutto gin bene,
quindi dopo essere usciti dal DataBase
rientreremo utilizzando nome e pass-
word deH'utenie appena definito.
Lo schermo a questo punto dovrebbe
comparire come in figura 1 0, con il menu
principale dell’albero che abbiamo co-
struito e con fo stile schermo (un po'
pacchiano) che abbiamo confezionato
per il nostro utente.
dell'esistenza di ordini con data superiore
a quella digitata dall'utente ad inizio
esecuzione, nel modulo di «Data-Entry»
dei parametri, e nel caso non ne esistano
visualizza uno specifico messaggio
Nel caso opposto il programma proce-
de con la modifica di tutte (e righe
referenti l'articolo in questione e apparte-
nenti ad un ordine con data superiore a
quella decisa dall'utente, quindi visualiz-
za un messaggio di operazione conclusa
senza errori
Da notare come non vi sia bisogno di
aggiornare l'importo totale delle righe
modificate, calcolato come prezzo unita-
rio per la quantità, e neppure il titolare
degli ordini coinvolti daH'aggiornamento,
in quanto le strutture degli archivi conti-
nuano a funzionare e quindi a ricalcolare i
campi derivati, come durante l'utiiizzo
manuale.
In figura 9 vediamo un estratto dalla
stampa ottenuta con l'opzione 10 del
menu DQL. È da notare come nel Data-
Base siano presenti numerose funzioni di
stampa che producono in pratica una
«documentazione», in cui sono presenti
in genere più sezioni, ognuna dedicata ad
un aspetto dei componente. Ad esempio
facsimile della maschera, fac-simile del-
l'output, listato del programma, ecc.
/ menu
Come detto prima, può essere un
optional per l’utente che risolve da solo i
SUOI problemi, ma diventa uno strumento
indispensabile a chi sviluppa un'applica-
zione conto terzi.
Anche qui schizzare una bozza di quello
che poi sarà l'albero dei menu dell'appli-
cazione può far perdere meno tempo in
fase di realizzazione, quando diventa più
difficile riorganizzare logicamente le vane
funzionalità.
Qualora si abbiano le idee chiare sulla
disposizione logica delle opzioni, la co-
struzione dei menu è senz'altro tra le
operazioni più semplici e veloci. Fonda-
mentale tra i parametri da impostare è il
nome del menu che verrà poi associato
ad un utilizzatore, o richiedendo altri
menu al fine di costruire ramificazioni.
Vanno poi impostati il livello di accesso
del menu, che disabilita l'utilizzo agli
utenti che hanno un livello più basso, una
descrizione che fa da titolo del menu ed
infine nove righe per nove opzioni, per
ognuna delle quali si deve specificare una
descrizione, un tipo funzionale ed un
nome funzione qualora il tipo lo richie-
desse.
Il menu può avere come descrizione
una parola chiave che lo rende «Auto-
Run». Significa che nel momento in cui
viene chiamato, tutte le opzioni specifica-
te nel menu saranno eseguite automati-
camente. Tale modalità rende possibile il
lancio automatico di una procedura avan-
zata che a sua volta può lanciare gli altri
menu personalizzati.
Personalizzazione dei colori
dello schermo e definizione
degli utenti
Il grosso è fatto, rimane solo da aggiu-
stare un po' l’estetica o meglio, se ci
riuscite, ad indovinare delle combinazioni
di colori che non facciano rivoltare lo
stomaco al povero utente che normal-
mente fa da cavia ai vostri esperimenti.
Esistono già degli stili di schermo per
default, ma come per gli altri componenti
di sistema, possiamo creare nuovi record
che nel caso in particolare sono colorazio-
ni diverse dei vari componenti di Data-
Base.
Manca ora chiaramente l'anello che
chiude la catena fin qui costruita, ossia la
definizione del famoso utente che dovrà
usare l'applicazione.
Tale operazione si esegue tramite l'en-
nesima maschera di sistema che preve-
de la definizione di un nome e di una
password, che dovranno poi essere digi-
Conclusioni
La caratteristica principale del Data
Base, già emersa in sede di prova, è il
puntare decisamente al concetto di Ap-
plicazione Data Base, m cui debbono
essere ben chiare e rigorosamente defi-
nite strutture degli archivi e relazioni tra di
essi. Se SI ha ben chiaro l'obiettivo da
raggiungere, e la cosa migliore, non ci
stancheremo mai di ripeterlo, è tracciare
uno schema grafico della Banca Dati, si
procede velocemente.
Altro aspetto non secondano è la
ricchezza della sezione dichiarativa, che
permette di trasferire alla fase di defini-
zione degli archivi e delle strutture, buona
parte dei controlli e dei calcoli sui campi,
che invece, nella programmazione tradi-
zionale, costituiscono una delle voci più
voluminose.
Una volta costruito l'edificio Banca
Dati, lo SI può aggredire in due maniere
Con il QBB, che permette di confezionare
procedure di calcolo e di stampa abba-
stanza standard, e con II DQL. che invece
supporta istruzioni di programmazione
più tradizionali, e che permette quindi
all'utente evoluto e al programmatore di
risolvere algoritmi elaborativi più com-
plessi di quelli standard
Molto interessante è la struttura del
Multiform. anche perché nelle realta
applicative è una necessità molto sentita
In pratica offre una soluzione standard e
facilmente utilizzabile ad un problema m
definitiva molto complesso.
Il prodotto, grazie soprattutto alla rigo-
rosa univocità dell'ambiente operativo, è
facile da usare anche da parte di un
utente pressoché inesperto.
In mano ad un esperto, con le idee
chiare su cosa vuole, diventa uno stru-
mento molto produttivo, con il quale si
può confezionare una applicazione, che
non nasconda problematiche eccessiva-
mente complesse, in pochissimo tempo
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990
163
GRAFICA
Autosketch yersione 2*0
ed ì formati file di Autocad
di Francesco Patroni e Aido Apiari
È uscita la nuova versione di
Autosketch e noi abbiamo
deciso di parlarne insieme alla
trattazione di un argomento
sempre interessante che é
quello relativo ai formati
grafici di Autocad
L'interesse per tale argomento é re-
centemente cresciuto per due motivi. Il
primo è che le ultime generazioni di
Word Processor cominciamo a poter
importare disegni, e che, tra gli altri
formati, sono sempre presenti formati
producibili con Autocad.
Il secondo è che Autodesk, che un
tempo produceva solo Autocad, ha re-
centemente ampliato la sua gamma, sia
con accessori per Autocad (Shade, Flix
e Solidi, sia con Autosketch, che nella
nuova versione è sensibilmente miglio-
rato. sia infine con Animator che non
c’entra niente con il mondo Autocad, in
quanto é un prodotto che serve per
realizzare «animazioni», e che anche
per questo sta suscitando grande inte-
resse.
Procederemo un po' a ruota libera,
saltando da un argomento all'altro, ma
non trascurando, come al solito, di sup-
portare le nostre affermazioni con un
po' di esempi pratici.
Autosketch 2.0 e Autocad
Abbiamo più volte parlato della prece-
dente versione, suggerendone l'uso in
quelle attività di CAD non eccessiva-
mente spinto, in cui non é necessario
avere prodotti molto evoluti, oppure co-
me modulo propedeutico di Autocad.
Infatti chi vuole accostarsi con gra-
dualità (sia di impegno personale, sia di
impegno di macchine, sia di impegno
economico) ad Autocad lo può fare at-
traverso Autosketch, che dispone di tut-
ti i comandi più importanti di Autocad, e
che, nell'ambito del disegno bidimen-
sionale, permette di realizzare quasi tut-
to quello che si può realizzare con que-
st'ultimo.
Autocad dispone in più ovviamente
della tridimensionalità. Poi di una serie
di funzioni evolute di costruzione, che il
prodotto più elementare non ha.
Ad esempio con Autocad un cerchio
si può costruire in varie maniere, come
con il metodo delle tre tangenze, men-
tre con Autosketch lo si può fare solo
impostando il centro e il raggio.
Ciononostante anche Autosketch è a
buon diritto un prodotto di categoria
CAD. Dispone ad esempio dello stru-
mento «Misura», che in un comune
prodotto di Drawing è in genere assen-
te 0 rudimentale.
Autocad e Autosketch dispongono di
formati propri per i propri file. DWG,
come noto, sono quelli del primo e SKD
quelli del secondo. Queste due tipolo-
gie non sono intercambiabili.
Ma Autosketch interpreta gli altri for-
mati di Autocad. innanzitutto il DXF e
poi anche lo SLD.
Nelle varie immagini a corredo speri-
mentiamo anche alcune problematiche
di passaggio di file tra i due prodotti,
descritte nelle didascalie, mentre un po'
più in là nell'articolo descriveremo que-
sti formati e gli altri previsti dai vari
prodotti Autocad.
Autosketch 2.0 • Le novità
Le novità di Autosketch 2.0 per quan-
to riguarda i comandi non sono moltissi-
me, ma sono sicuramente rilevanti al
punto da allargare di un bel po' il range
di utilizzabilità del prodotto.
Ricordiamo che è un prodotto che
dispone di un semplice ed efficace si-
stema di configurazione, che permette
anche quattro differenti «colorazioni»
dell'ambiente.
Ricordiamo inoltre che il file prodotto
risiede tutto in memoria centrale e quin-
di non si possono realizzare disegni
molto complessi. Per questo motivo
164
MCmicrocofnputern. 95 - aprile 1990
GRAFICA
Figura I - Auloskelch 20 -Albero ber menu. l.’o:gsn«za//one de/ menu di Auloskeich é quella classica, barra in alto e fendine che si Sfototóno. I comandi in più.
nspello alla vecchia versione, sono lA e inoltre alln S sono stali pesantemente nnnovsci. ia distanza da Autocad viene molto ridotta e aumdi Autoskeich si
npropone come prodotto CAD °enliy leveln. introduttivo al mondo Autocad.
comunque risulta essere più «veloce»,
a parità di macchina, di Autocad.
Torniamo alle novità, indicate con un
asterisco nel menu di figura 1 (un segno
più indica invece un comando già esi-
stente e potenziato nella nuova versio-
ne), per descriverle brevemente.
Sotto l'opzione del menu principale
DISEGNO è stata aggiunta la funzione
«REGIONE DA RIEMPIRE». Si tratta di
una funzione molto simile a POLIG di
Autocad.
Permette di disegnare un poligono di
N lati e di campirne l’interno con il
colore corrente. E sufficiente per otte-
nere questo effetto chiudere la spezza-
ta che definisce il poligono clickando
l’ultimo vertice sul primo.
Il colore potrà poi essere cambiato
usando la funzione PROPRIETÀ che si
trova sotto MODIFICA.
Ed é appunto sotto il comando del
menu pnncipale MODIFICA che si tro-
vano le novità più interessanti.
Nel menu sottostante MODIFICA si
trovano tutte quelle funzioni che, ricor-
diamolo ancora, servono per manipolare
il disegno (in Autocad corrisponde ai
comando EDIT).
Al precedente insieme di funzioni di
MODIFICA sono state aggiunte SMUS-
SO. RACCORDO, SERIE RETTANGO-
LARE, SERIE CIRCOLjARE.
La funzione SMUSSO permette di
collegare due linee che si intersecano
«smussando» il punto d'intersezione
con un nuovo segmento.
In pratica avendo due linee che si
intersecano. Autosketch le tronca, ri-
Fgura 2 - Autosketch
2.0 - Ambiente. La
Autoskeich si avvicina
mollo al fratello mag-
giore Autocad Rima-
ne comunque un pro-
dotto di CAD bidimen-
sionale mollo adatto
per un pnmo accosla-
anche in previsone di
un successivo passag-
gio nel tridimensiona-
le. Autocad e Auto-
sketch dispongano di
propn specilla formati
di file, ma riconoscono
entrambi altri tonnati.
scambio tra di loro, sia
per esportazione/im-
portazione da e verso
alln ambienti
Figura 3 - Aulosketch
2.0 - Comando sene
Venlichiamo ed esem-
piifichiamo due dei
nuovi comandi. Sene
Rettangolare e Sene
Circolare, presi rpari
oarin dall'Autocad Ol-
tre ai comandi in più m
Aulosketch 2 0 nsulta-
no migliorale anche le
prestazioni velocisti-
che. specie se si utiliz-
za la versione per co-
processore matemati-
co. accessorio hard or-
mai pressoché indi-
spensabile quando si
fa del CAD.
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
165
GRAFICA
spetto al punto d'intersezione, ad una
distanza X che viene impostata attivan-
do la funzione SMUSSO che si trova nel
menu di MODI, Poi unisce i vertici delle
linee troncate con un segmento.
Operativamente occorre prima impo-
stare I valon per le distanze dello smus-
so, con la funzione MODI/SMUSSO, e
poi usare la funzione SMUSSO attivan-
dola dal comando principale MODIFICA,
che chiede di selezionare le due linee
da smussare.
Nel caso in cui le linee selezionate
non SI intersechino. Autosketch le pro-
lunga fino a farle incontrare.
La funzione RACCORDO è per certi
aspetti simile alla precedente in quanto
unisce due linee con un arco di raggio
dato-
Per fare questo Autosketch adatta la
lunghezza delle linee da unire m manie-
ra che gli estremi dell’arco siano tan-
genti periettamente con esse.
Anche con la funzione RACCORDO
occorre per prima cosa impostare i valo-
ri del raggio di raccordo, e quindi anche
la funzione RACCORDO ha un comando
corrispondente nel menu MODI,
Con I due comandi SERIE RETTAN-
GOL-ARE e SERIE CIRCOLARE si pos-
sono creare copie multiple di uno o più
oggetti disegnati secondo uno schema
di tipo rettangolare o uno schema di
tipo circolare Per ottenere una SERIE
RETTANGOLARE occorre selezionare
questa funzione dal menu di MODIFI-
CA. Il passo successivo è quello di
selezionare uno o più oggetti che do-
vranno poi essere duplicati.
Si tratta poi di indicare la distanza tra
le colonne e tra le righe (perché l'ogget-
to dovrà essere copiato secondo un
numero n_di colonne ed un numero m
di righe) È sufficiente quindi trascinare
la «traccia» dell’oggetto selezionato nel-
la nuova posizione, che sarà ad una
distanza X dall’oggetto onginale, e clic-
kare con lo strumento puntatore. Posi-
zionate le due tracce nelle due direzioni
vengono tracciate le n'm figure e appa-
re una finestra in cui viene chiesta con-
ferma dell’operazione.
Se viene premuto «accetta» Auto-
sketch conferma lo schema e ritorna al
comando. Se invece viene selezionato
«modifica» si apre il box di dialogo
chiamato «Valori sene rettangolare»
che fa parte del menu di MODI
Attraverso questo box di dialogo è
possibile impostare dei nuovi valori del
tipo distanza righe, distanza colonne,
num. righe, num colonne
Generalmente conviene prima attiva-
re la funzione SERIE RETTANGOLARE
dal menu di MODI, impostare i valori, e
quindi attivare SERIE RETTANGOLARE
dal menu di MODIFICA.
La funzione SERIE CIRCOLARE é del
tutto simile a SERIE RETTANGOLARE
con la differenza che l’oggetto viene
copiato secondo un andamento circolare
Quindi occorre specificare un centro di
rotazione, un valore per l’angolo coperto
dalla serie, il numero di elementi da
copiare.
L’angolo tra gli elementi è dato dai
primi due valori Occorre poi specificare
se SI vuole la rotazione degli elementi
mentre avviene la copia e se il disegno
deve essere eseguito in senso orano
Tutte queste voci fanno parte di un box
di dialogo chiamato «Valori sene circola-
re» che viene attivato selezionando la
funzione SERIE CIRCOLARE nel menu di
MODI.
Ricapitolando: nel menu di MODIFICA
sono stati aggiunti quattro nuovi comandi
utili alla manipolazione del disegno.
I parametri di questi comandi possono
essere variati dai valori standard attivan-
do I box di dialogo dal menu di MODI, in
cui si trovano tutti quei comandi che
servono ad impostare le «modalità» di
lavoro (griglia, snap, limiti, piano, ecc l
Sempre nel menu di MODI è stata
aggiunta anche la funzione UNITÀ, che
permette, attraverso il solito box di dialo-
go di impostare il modo con cui visualizza-
re le unità di misura del disegno.
Si può scegliere fra decimale ed ingle-
se, quindi il grado di precisione ed even-
tualmente la possibilità di aggiungere un
suffisso ai valori decimali (cm, mm, m,
ecc-).
Un'altra piccola novità riguarda il co-
mando di menu principale AIUTO, cui e
stata aggiunta la funzione COORDINA-
TE, che permette di attivare o disattivare
il «lettore» delle coordinate correnti
MCmicfocompuler n. 95 - aprile 1990
GRAFlC-a
Uso dei formati di Autocad tra i
prodotti grafici e verso prodotti
di gestione dei documenti
La <icolpa» va attribuita ai prodotti
DeskTop Publishing, che basavano la
propna esistenza proprio sulla possibili-
tà di importare testi scritti con prodotti
di Word Processing e disegni realizzati
con prodotti di Grafica Vettoriale o di
Grafica Raster.
Non parliamo in questa sede di que-
sfultimi formati, noti anche come Bit-
Mapped, come il TIFF, il PCX e il GIF.
Va da sé che mentre per i prodotti dt
Word Processing l'importazione com-
porta la lettura dei caratteri (uguali per
tutti) e la interpretazione dei codici di
controllo che ciascun WP insensce nei
propri file, l’importazione dei disegni
comporta ben altri problemi
In pratica il DTP deve avere «a bor-
do" dei veri e propri programmi di dise-
gno, che leggono i file nei vari formati, li
scodificano e li riproducono
Ma mentre la scodifica è completa,
non é invece possibile che il prodotto
DTP riesca a riprodurre completamente,
e con tutte le caratteristiche che aveva
nel suo ambiente di ongine, il disegno.
Significherebbe che tutti i programmi di
disegno permettono le stesse cose e
quindi sono uguali.
Ad esempio il programma di disegno
del DTP riconosce gli elementi testuali,
ma non è in grado di riprodurre tutti i
tipi e tutti gli attributi presenti nell'ongi-
nale
In alcuni casi poi la lettura non é
diretta, ma necessita di un convertitore.
Il che significa che occorre eseguire un
programma che legge un file in un
formato e lo scrive in un altro, più
"gradito» al prodotto che lo deve npro-
durre.
Anche questi passaggi in genere per-
dono elementi per strada.
In casi estremi si possono organizsa-
re «catene» di convertitori Ho un grafi-
co A, che converto in 8 (perché dispon-
go di un convertitore A-*B), Poi conver-
to il B in C (con il secondo convertitore).
Altra situazione paradossale è quella
causata dal famoso formato HPGL. Ri-
conosciuto sia dai DTP che dai WP più
recenti (parliamo di Microsoft Word 5.0
e Word Perfect 5.0).
È un formato molto evoluto e ricco di
informazioni che permette di scrivere
un file in cui vengono memorizzati co-
mandi di tracciamento di un plotter
Hewlett Packard. In pratica si configura
il prodotto di disegno con uscita su
plotter. poi si lancia il plottaggio, ma su
file. Non occorre quindi avere il plotter.
Il prodotto di destinazione legge il file,
ne interpreta le istruzioni, e traccia il
disegno all'Interno della zona che gli è
stata riservata sul documento.
Citiamo alcuni altri problemi che si
possono incontrare nel portare un dise-
gno da un ambiente ad un altro.
Il problema dell'interpretazione dei
colon. Se il disegno originario è a colon,
il prodotto ricevente può non esserlo.
Oppure se lo è, può non interpretare
correttamente i colon originali
L'impaginazione fa parte del disegno
e quindi questo viene impaginato due
volte La prima nel file e la seconda
nella pagina del prodotto ricevente
Se il risultato finale della conversione
e deH’impaginazione non é accettabile
occorre ricominciare da capo, spesso
modificando proprio il disegno originale.
Insomma si tratta di tanti problemi, in
genere risolubili, ma aggravati dalla co-
stante «laconicità» dei manuali, che non
danno mai tutte le informazioni neces-
sarie per eseguire una buona conver-
sione.
Potremo in conclusione dire che si
tratta di una attività i cui risultati dipen-
dono anche da una buona sperimenta-
zione operativa, eseguita fissando alcu-
ne delle molteplici variabili in gioco. Ad
esempio il prodotto di partenza e quello
di arrivo, il formato di interscambio e la
periferica finale di destinazione della
stampa. Nelle tre figure finali deH'artico-
io tre casi differenti
Il primo (fig. 10) è una foto ottenuta
dalla funzione di Preview (o in italiano
Anteprima) di Word 5.0, che permette
di dare un'occhiata al risultato finale sul
video prima di eseguire la stampa fi-
nale.
La figura superiore é chiaramente Bit-
Mapped e non ci interessa.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
167
GRAFICA
Figure 8e9- Aulocad
IO ■ Caricemanro e
manipolaiione di file
DXF reahaaali con
AulosksKh II passag-
gio normale é Quello
del disegno eseguito
con Autosketch ipro-
mosson in Aulocad.
Qui può essere anche
manipolalo e trasfor-
mato in tridimensiona-
le gr3^le alle funzioni
di editing nello spazio
permesso da Aulocad
Figura IO - Microsoft
Word S O ■ Impagina-
cad II fatto cha ormai
anche i Word Proces-
sor permettano rimpa-
ginazione di disegni,
possibilità un tempo li-
mitala ai Publisher,
giustifica sempre di
più l'adozione di pro-
dotti di CAD leggero in
quei casi in cui occorra
produrre documenti
tecnici, con illustrazio-
ni a corredo. Il CAD
rpesanlBn nmane in-
vece indispensabile
nell'ambito della pro-
gettazione
Quella di sotto è un disegno di una
Mountain Bike, presente come esem-
pio nella dotazione di Autosketch, pas-
sato od Autocad. e da qui stampato su
file HPGL- Il plotter «fantasma», ricono-
sciuto da Word, deve essere un HP
7440 ColorPro, abbastanza raro (lo stan-
dard sarebbe HP 7475). Ma essendo
appunto fantasma la sua diffusione non
ha nessuna importanza.
Il secondo è la funzione Revisione del
disegno di Word Perfect 5.0. Questo
prodotto legge numerosissimi formati
(più del Word 5.0) e inoltre dispone di
un proprio formato WPG e di un conver-
titore generalizzato verso WPG che leg-
ge bene anche i colori (fig. 11).
La classica figura di Autocad del Co-
lumbia. é stata portata in Autosketch,
senza problemi in quanto non si tratta,
come vorrebbe far credere, di un dise-
gno tridimensionale. Da qui è stato tra-
dotto in DXF. Il DXF é stato convertito
di WPG.
Il COLUMBIA.WPG è benissimo in-
terpretato dal Word Perfect, che per-
mette anche di eseguire un bel po' di
funzioni di editing non all'Interno del
disegno ma sul suo aspetto generale
(ruotare, dimensionare, smarginare,
ecc.).
infine il classico Ventura che legge
SLD, legge HPGL e converte m GEM,
che é il «suo» formato, i DXF (fig. 12).
Insomma chi ha dei disegni tecnici e
li deve inserire in un manuale come
illustrazioni legate al testo, si trova di
fronte numerose soluzioni, tutte valide
non tanto come praticità, quanto come
qualità dei risultati.
Di nuovo i formati Autocad
A completamento del discorso ridefi-
niamo i vari formati.
DWG formato proprio di Autocad, letto
solo da Autocad, e da qualche prodotto
accessorio.
SKD formato proprio di Autosketch, let-
to solo da Autosketch.
HPGL una volta individuato il tipo di
plotter, neH'installarto, con Autocad op-
pure con Autosketch, si indica uscita su
file. Dall'interno de! prodotto occorre
definire l'area di stampa, ed è bene che
la si definisca tenendo presente dell'u-
so che si farà del disegno, e poi lanciare
il comando Plot.
DXF formato codificato in chiaro, in
pratica si può salvare o leggere il file
utilizzando una codifica più facilmente
interpretabile dagli altri prodotti. Questi
sono facilitati sia se debbono preparare
disegni per Autocad (ad esempio pro-
grammi di Ingegneria che servono per
progettar qualcosa e quindi eseguono
calcoli e invece di disegnare passano i
dati all'Autocad), sia se debbono «post-
processare» i disegni. La codifica DXF è
dichiarata nei manuali per cui. al limite,
anche l'utente di fronte a necessità
particolari può pensare di elaborare il
formato DXF.
DXB è analogo, come finalità, a quello
168
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
GRAFICA
DXF, solo che in questo caso la codifica
è binaria e quindi il file risultante è più
compresso e più ucriptìco» in fase di
scodifica.
SLD formato diapositiva. É il più «eco-
nomico» in quanto viene memorizzata
solo una «vista» del disegno. Il file SLD
non è più manipolabile, in quanto si
perdono tutte le informazioni sui com-
ponenti del disegno. È utilizzabile da
numerosi DTP e da alcuni programmi di
tipo SLIDE SHOW.
PLT è un formato di stampa nell'Auto-
sketch, analogo all'HPGL. L'HPGLperòè
in formato ASCII e vettoriale, mentre il
DXB è in formato BINARIO e Bit-Map-
ped. L'immagine Bit-Mapped così rea-
lizzata può essere stampata con una
stampante ad aghi dal DOS con il co-
mando
COPY DISEGNO.PLT PRN: /P
IGES formato per file grafici, standard in
sistemi superiori.
ADI Autodesk Oevice Interface. L'Auto-
desk fornisce con i suoi prodotti un
nutrito set di driver per le varie periferi-
che. Permette inoltre, ai produttori di
accessori hardware, di realizzare, in casa
propria, ulteriori driver che debbono sod-
disfare le specifiche ADI. A tale scopo
esiste l’ADI Driver Devclopment Kit.
L'ADI permette di creare driver sia per
strumenti di Input, sia per strumenti di
Output. Permette anche di realizzare
delle interfacce per scrittura/lettura di file
grafici. In questo modo il panorama dei
formati grafici si può allargare all'infinito.
A parità di disegno i vari formati, in
dipendenza delle proprie caratteristiche,
comportano occupazioni, in termini di
kbyte, estremamente variabili.
Per la cronaca il file con la bicicletta
occupa 112 kbyte nel formato di Auto-
sketch, 214 kbyte nel formato Autocad
(che come minimo deve considerare
per ogni punto anche la terza dimensio-
ne). Ben 433 nei formato DXF, che
essendo in chiaro ed essendo scritto
riga per riga, occupa il massimo.
Il formato SLD occupa solo 37 kbyte.
quello DXB ne occupa 62 ed infine
l'HPGL, avendo settato il driver di un
plotter HP 7475, 166.
Come si vede, ovviamente a parità di
disegno, l'occupazione vana da un mini-
mo di 37 kbyte ad un massimo di oltre
dieci volte maggiore.
Conclusioni
L'idea di questo articolo ci è venuta
per due motivi.
Il primo è che ci è capitato spesso, ad
Aldo ed a me, di dover consigliare mo-
derazione a tante persone che si fanno
prendere dall’entusiasmo e vogliono in-
teressarsi di CAD e fare subito del CAD
tridimensionale.
A parte l'aspetto economico, che in
molti casi è vincolante, consigliare mo-
derazione significa suggerire di «farsi le
ossa» con un prodotto semplice, come
Autosketch, ma che costituisce un otti-
mo trampolino di lancio, per i prodotti di
classe superiore.
In particolare la versione 2.0 di Auto-
sketch incorpora una buona dose dei
comandi principali di Autocad e migliora
le possibilità di interscambio di file da e
per l'esterno.
Dispone di un sintetico ma completo
manuale, arricchito da numerosi chiari-
menti tecnici altrimenti di difficile reperi-
mento.
Può essere suggerito anche come
prodotto di disegno, facile da usare, ma
dalle buone caratteristiche, accessorio
occorra realizzare disegni tecnici o se-
mitecnici, non troppo impegnativi, da
utilizzare come «figure» in un testo.
L'altro motivo che ci ha spinto a trat-
tare questo argomento è lo sconcerto
che provano gli utilizzatori dei Word
Processor, poco avvezzi ai prodotti di
disegno, quando scoprono che possono
inserire delle figure nei documenti che
producono.
È chiaro che l'inserimento delle figure
non è una necessità frequente, anzi. Ma
quando serve occorre sapere come otti-
mizzare il lavoro.
Occorre sapere con quali prodotti si
può importare, con quali accorgimenti
nel prodotto originale e con quali possi-
bilità nel prodotto ricevente.
Ottimizzare il lavoro significa quindi
sia riuscire a «leggere» le figure (e
questo è già un buon risultato) sia ripro-
durle al meglio nel documento da rea-
lizzare.
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
intelliGIOCHI
Erano molti e molti mesi che in questa rubrica non si parlava
di ricerche numeriche. Questo mese torniamo dunque su questo
interessante argomento presentando il notevole lavoro compiuto da
un lettore romano sul tema delle catene numeriche
Catene numeriche
S ono passati quasi
quattro anni da quan-
do per l'ultima volta mi sono
occupato su queste pagine
di ricerche numeriche. Per
la precisione si trattava di
una miniserie in due punta-
te. intitolata «Numen strava-
ganim. pubblicata nei nume-
ri 53 e 54 di MC usati ri-
spettivamente a giugno ed a
luglio del 1986. In quella oc-
casione. lo ricordo ai miei
lettori di più recente acquisi-
tone nonché a quelli., trop-
po pigri per andare a ripren-
dersi I citati fascicoli, parlai
in modo canicolare di alcu-
ne interessanti relazioni fra
coppie di numen e della loro
generalizzazione ad insiemi
formati da tre o più numeri
per formare quelle che co-
munemente vengono dette
«cateneu: catene socievoli,
catene amicabih, catene «a
chicco di grandine^ e via di-
cendo
Bene, ad oltre quaranta
puntate di distanza qualcuno
ha pensato bene di farsi vivo
per risollevare l'argomento,
e lo ha fatto in modo piutto-
sto perentorio: infatti questo
qualcuno, che si chiama Da-
ni Ferrari e vive a Roma, mi
ha mandato nientemeno che
un plico di tre etti di peso II)
contenente un dischetto ed
una sessantina di fogli A4
elegantemente stampati con
quella che sembra essere
nientemeno che una Laser
Printer. Da notare che una
buona percentuale dei fogli
non contiene altro che elen-
chi di numeri «speciali>i iso-
lali con santa pazienza e no-
tevole sforzo computaziona-
le dal fido AT dell'autore
{chiamato Attila). Potevo re-
sistere a cotanto invito? Ov-
viamente no: tant'è che ho
immediatamente provveduto
a modificare la peraltro te-
nue scaletta degli argomenti
di prossima pubblicazione
per far passare avanti a tutti
il lavoro di Dani, che dunque
vede la luce su queste co-
lonne con insospettata cele-
rità. In effetti esso compren-
de anche un articolo mono-
grafico sul tema della ricerca
di catene numeriche che mi
é sembrato piuttosto ben
fatto e dunque meritevole di
pubblicazione integrale
nonostante la notevole lun-
ghezza. Ve lo propongo dun-
que per intero in questa pun-
tata perché oltre a risultare
interessante per la parte pu-
ramente numerologica. lo è
a mio avviso ancor di più per
quella tecnico-implementati-
va che descrive i notevoli
trucchi CUI é dovuto ricorrere
l'autore per poter svolgere
ricerche su domini numerici
assai ampi in tempi ragione-
voli anche con un normale
AT.
Date queste premesse
non posso fare altro che la-
sciare direttamente la parola
a Dani ed al suo fido Attila
che assieme a spiegheran-
no come sono riusciti in tale
arduo compito. Prima di sa-
lutarvi vi ricordo solo che.
come di consueto, anche in
questo caso potete trovare
su MC-Link il programma de-
scritto in queste pagine che
non viene pubblicato per
motivi di dimensione del li-
stato. Esso si trova nell'ar-
chivio CATENE.ZIP che con-
tiene i seguenti file: CATE-
NE.BAS é il sorgente in Tur-
bo Basic. CATENE.EXE è la
versione compilata {attenzio-
ne: hchiede la presenza del
coprocessore matematico
80x87). CATENEFLBAS è
una versione modificata per
inviare i risultati delle ricer-
che ad un file anziché alla
stampante.
E a questo punto ho termi-
nato e vi lascio in lieta com-
pagnia del nostro amico Da-
ni. A risentirci il prossimo
mese.
C.G.
Catene numeriche
Le catene numeriche sono
un problema di aritmetica
superiore al quale prima o
poi tutte le maggiori riviste
di informatica dedicano un
articolo: ne ha parlato Corra-
do Giustozzt su MCmicro-
computer, Bob Kurosaka su
Byte. etc.
Il concetto base di queste
catene è semplice, si defini-
sce una regola, basata sull'a-
ritmetica dei numeri inten.
che dato un numero consen-
te di derivarne un altro: la
sua «trasformata». Fatto ciò.
CI SI mette alla ricerca dei
numeri singolari (numeri
uguali alta loro trasformata),
delle coppie (due numeri di
CUI ciascuno è uguale alla
trasformata dell'altro), e del-
le catene (in cui calcolando
la trasformata della trasfor-
mata della trasformata. ..
etc., SI ritorna a un certo
punto al numero di par-
tenza)
Le «regole di trasformazio-
ne» più note sono tre La più
antica e la piu., blasonata e
quella di sommare i divisori
interi, incluso 1 Ad esem-
pio, la trasformata di 12 è
uguale a 16, perché i divisori
di 12 sono 1. 2, 3, 4, 6 e
1 -l-2-^3-^-4-f-6=16. I numeri
singolari calcolati secondo
questa regola sono detti
«numeri perfetti», le coppie
sono chiamate «amicabili» e
le catene «socievoli» Lo
studio dei numeri perfetti e
delle coppie amicabili risale
alla più remota antichità. Fu
addirittura Euclide a enuncia-
re, ne! Libro IX dei suoi «Ele-
menti». la regola fondamen-
tale per calcolare i numeri
perfetti: se NP è un numero
primo, allora (ZNP-1)*7NP-1
è un numero perfetto Due-
mila anni dopo, il maggior
matematico del XVIII secolo,
Eulero, dimostro che questa
formula consente di calcola-
re tutti I numeri perfetti pan,
nessuno è riuscito finora a
trovare un numero perfetto
dispari, né a dimostrare che
non ne esistono.
Nel IX secolo, un matema-
tico arabo, Thabit ibn Qurra,
scopri una formula per calco-
lare delle coppie amicabili:
se X. y. z sono numeri primi
maggiori di 2, e se hanno la
forma x=3*? n-1, y=3*2
(n-1) -1. z = 9*Z
(2n— 1|— 1, allora 7n*x*y e
?n*z sono numen amicabili
Questa formula, tuttavia,
consente di calcolare solo
170
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
INTELLIGIOCHI
pochissime coppie; fu Eule-
ro che. con la sua straordina-
na capacità di calcolo, portò
il numero delle coppie ami-
cabili note ad oltre 60.
Quanto alle catene, le pri-
me — di 5 e di 28 termini —
vennero scoperte solo nel
nostro secolo dal francese
Poulet Come sì vede, que-
sto tipo di ricerca ha una
stona lunga e gloriosa.
Una seconda regola per
calcolare la trasformata di un
numero è quella di sommare
le potenze P-esime delle sue
cifre. Se prendiamo, ad
esempio. P=3, la trasforma-
ta di 247 sarà 73-1-4
3-1-73=41 5- Naturalmente,
possiamo usare altri valori di
P. avremo cosi catene basa-
te sulle somme dei quadrati,
dei cubi, delle 4e, 5e, 6e,
etc. potenze delle singole ci-
fre. I numeri singolari, cop-
pie e catene calcolati con
questa regola vengono detti
«narcisisti».
Una terza regola è di som-
mare 1 fattoriali delle singole
cifre. Cosi, la trasformata di
145é 1!-t-4H-5! = 145; quin-
di. 145 è un «numero fatto-
rialico».
Bene, come ho detto, un
mucchio di riviste hanno
scritto sull'argomento; ma i
programmi presentati sono
tutti del tipo «quick and dir-
ty», terribilmente lenti e con
scarse ambizioni. Possibile
che non sappiamo fare di
meglio?
Le catene socievoli
Come abbiamo detto, nel-
le catene socievoli la trasfor-
mata di un numero è data
dalia somma dei suoi divi-
son.
Per avere un programma
efficiente, dobbiamo trovare
un modo veloce per fare
questo calcolo: provare tutti
I possibili divisori uno per
uno può andar bene per cal-
colare la trasformata di
1000. ma non certo per cal-
colare quella di
1 .000.000.000. Non essendo
un matematico, per risolvere
questo problema ho sudato
le proverbiali sette camicie,
ma provando e riprovando,
con l'aiuto del mio socio Atti-
la (un AT compatibile, 8
MHz e coprocessore mate-
matico), alla fine ho «scoper-
to» una regola. . che magari
gli specialisti di Teoria dei
numeri conoscono da secoli
Per calcolare la trasformata
di un numero N, bisogna an-
zitutto decomporre N in fat-
tori primi. Siano A, B... _dei
numeri primi; se N=A" x
*B' y*-.., la trasformata di N
é:
(1) Trasfo |NI=(À x+A x-t-f.
A-rt)*(B y-i-B y-H-
-i-B-Hr. -N
Possiamo mettere questa
formula in termini più adatti
al calcolatore, considerando
che ad esempio:
(21 A 5-t-A 4-i-A 3-i-A
'2+A-l-1=((((A-l-1)*A-l-1|*A-H)
•A-t-D'A-H
Con queste formule, e do-
po aver sistemato (col famo-
so Crivello di Eratostene) i
numeri primi in un array «Pri-
mi» e i loro quadrati in un
array «Quadrati», arriviamo
al listato (in pseudocodice) di
figura 1
Questa routine è piutto-
sto efficiente: lavorando in
Turbo Basic, Attila si calcola
la trasformata di
10.000.000.000 in 6 millise-
condi. il che costituisce in-
dubbiamente un bel tempo-
Risolto così il problema
principale, possiamo struttu-
rare il programma in 4 parti;
1 - Inizializza:
— chiede all'utente il cam-
po da esplorare (le catene
che iniziano da numeri com-
presi fra un minimo e un
massimo);
— mette in due array i nu-
meri primi e i loro quadrati.
2 - Calcola le catene;
— per ogni numero del
campo da esplorare, calcola
una catena di trasformate,
mettendole in un array. Di
tanto in tanto, cliiama la se-
zione 3, il «Controllo».
3 - Controllo;
— compara l'ultima trasfor-
mata a tutte le precedenti.
per vedere se è entrato in un
loop;
— se è così cerca la «testa»
della catena cioè il suo nu-
mero più basso;
— tutte te «teste» sono
schedate in un array; quan-
do ne trova una. il program-
ma guarda in tale array per
vedere se è già stata trova-
ta; se è nuova, la registra e
stampa la catena.
4 - Conclude: stampa un rap-
portino finale indicando
quanti numeri perfetti, cop-
pie e catene ha trovato, e il
tempo impiegato per l'ana-
lisi.
La codifica non pone pro-
blemi. Ma dobbiamo ancora
risolvere un problemino:
molto spesso, le catene di
trasformate presentano un
andamento rapidamente cre-
scente. e ben presto ci tro-
viamo ad aver a che fare con
numeri di 15 o 16 cifre. É
chiaro che dobbiamo mette-
re un limite, sia perché a un
certo punto non avremo più i
numeri primi necessari al
calcolo, sia perché queste
catene giganti consumano
un mucchio di tempo. Dare-
mo quindi all'operatore la
possibilità di fissare un limite
oltre il quale il programma
abbandona l'analisi di una ca-
tena (più questo limite è bas-
so, più il programma è velo-
ce). Se non si pongono limiti,
il programma riempirà coi
numeri primi tutto un array
di 64 K in doppia precisione:
ce n'è abbastanza per assi-
curare il calcolo della trasfor-
mata di qualsiasi numero fi-
no a 7 miliardi.
Aggiungiamoci un simpati-
co optional, la possibilità di
far stampare ai programma
tutte le sequenze di trasfor-
mate che calcola; e con le
catene socievoli abbiamo fi-
nito.
Le catene narcisiste
Si tratta, ricordiamo, di se-
quenze in CUI la trasformata
di un numero è pan alla som-
ma delle potenze P-esime
delle sue cifre. Questa volta,
ci poniamo un obiettivo... ci-
clopico: trovare tutti i numeri
narcisisti, coppie e catene,
per tutti i valori di P compre-
si fra 2 e 15, Poiché i numeri
sono infiniti, questo obiettivo
sembra impossibile; ma l’ap-
parenza inganna.
Il numero più alto di una
qualsiasi catena narcisista
deve evidentemente essere
la trasformata di un numero
più basso di lui. Ma c'è un
limite oltre cui questo non
può avvenire. Per fissare le
idee, prendiamo P = 3.
Se consideriamo i numeri
di 5 cifre, la massima trasfor-
mata che essi possono ge-
nerare è Trasfo(99.999)
=5*9 3=5*729= 3645, che
è un numero di 4 cifre. É
facile vedere che il maggior
numero che può essere ge-
nerato come trasformate di
un numero più basso è Tra-
sfo(1999)=2188; e quindi
per P=3, 2188 è il valore
massimo («VALMAX») che
può figurare in una catena
narcisista, e che per trovare
tutte le possibili catene nar-
cisiste basta esplorare tutte
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
INTELLIGIOCHI
le sequenze di trasformate
che iniziano dai numeri non
superiori a 1999 («NUM-
MAX«).
Fare una routine per il cal-
colo di VALMAX non é diffe-
cile (vedi l'esempio di figura
2 ).
I risultati di questo calcolo
per I diversi valori di P sono
riepilogati in tabella 1 .
Con questo, il nostro pro-
blema è diventato (quanto
meno) possibile: ma per va-
lori elevati di P dovremmo
calcolare milioni di miliardi di
sequenze. Possiamo sempli-
ficare molto le cose notando
che la trasformata di un nu-
mero dipende dalle cifre che
lo compongono ma non dal
loro ordine. In altre parole,
Trasfo(123.456) = Trasfo
(654.321). Allora, non abbia-
mo bisogno di considerare le
sequenze di trasformate che
partono da 1234. 2341.
3412, 4321. etc. ma solo
quelle che partono da 4321.
In questo modo, il numero
sequenze da analizzare dimi-
nuisce enormemente, e si
porta su livelli ragionevoli
(cfr. tab. 1).
Dobbiamo però risolvere il
problema — non proprio ba-
nale — di generare tutti e
soltanto i numeri di partenza
che ci servono, o meglio le
loro trasformate. A tale sco-
po, cominciamo con notare
che i massimi numeri da
analizzare (NUMMAX) sono
definiti dalla loro prima cifra
(«PrimaCifra») e dalla loro
lunghezza («NumCifre»), da-
to che tutte le cifre che se-
guono la prima sono dei 9.
Calcolare questi parametri
non pone problemi. Struttu-
riamo ora un programma che
per ogni numero di partenza
riempie due array: in cifra(n)
mette l'ennesima cifra del
numero, ordinando tali cifre
in ordine decrescente; in
tprogr(n) mette la trasforma-
ta delle prime n cifre (vedi
figura 3).
Le istruzioni da 10 a 15
incrementano l'ultima cifra.
Tabella I - Catene
narcisisiB.
I I kl>int(N/100O00aO0)! k2>N-kl*lQOOOOOOO
a 1 Xl'int(kl/10000)i *2»kl-*l»10000
3 ì x3-int(k2/l0000)i x4-k2-x3*10000 > Hé cosi sconposto N In
quattro blocchi di 4 cifre ciascuno
4 . Traafo|Ni-tbase(xl1*tbaee(x2\100|*tbaaB(2 ned 100)»tbase
(x3\100)‘thaBe|3 mod lOD | «tbeaet x4\IOO ) •■tbaae( x4 mod 100)
higura A
che corrisponde alla prima
cifra dì NUMMAX. Questa
routine ci confeziona, con
molta efficienza e rapidità,
tutte e soltanto le trasforma-
te di partenza necessarie.
Ora dobbiamo trovare un
metodo estremamente velo-
ce di calcolare le trasfor-
vJon ci preoccupano \ faas-
valori di P (l'elaborazione
à comunque rapidissima),
3 quando arriviamo a
'15 dovremo calcolare mi-
ti di trasformate di numeri
i 16 cifre (per P=15. VAL-
II modo più rapido che so-
no riuscito a trovare per tra-
sformare numeri di questo
calibro è il seguente;
— anzitutto, mettiamo nel-
l'array TbaseO — dove abbia-
mo già messo le trasformate
dei numeri da 0 a 9 — le
trasformate dei numeri fino
a 3086 (sono (e prime 4 cifre
di VALMAX). Ciò viene fatto
in modo estremamente rapi-
do con la seguente istru-
zione:
For i=10 to 3....; tba-
se(i)=tbase(iMO)-i-tbase(i
mod 10: next)
fatto questo, per trovare la
trasformata di un numero N,
figura 4.
Con questa routine. Attila
impiega 0,9 millisecondi
scarsi per calcolare la tra-
sformata di un numero di 16
cifre: niente male.
Possiamo ancora sveltire le
cose (e tantol) con un truc-
chetto semplicissimo. Sup-
poniamo di partire da un certo
numero iniziale N, e di calcola-
ste);
— per ogni valore di P;
— calcola VALMAX e NUM-
MAX:
172
INTELLIGIOCHI
— calcola i parametri NunCi-
fre e Primacifra:
— mette neirarray Tbase le
Trasfo di gruppi di cifre;
2 - Genera tutte le trasfor-
mate iniziali necessarie, e le
passa alle subroutine di ana-
lisi.
I successivi punti 3, 4, 5,
sono i punti 2, 3, 4, già visti
per le catene socievoli.
Bene, sembra che tutto
sia a posto: proviamo a far
girare il programma. Quando
l'ho lanciato, Attila è partito
roteando minacciosamente i
suoi microprocessori, deciso
a conquistare tutte te catene
narcisiste della Terra; in me-
no di un minuto, ha scara-
ventato nella stampante (che
faticava a stargli dietro) tutte
le catene, numeri e coppie
relative a P=2, 3, 4, 5. Si
sentiva un Cray. Ma, al cre-
scere di P. i tempi sono cre-
sciuti a rotta di collo, e ben
presto è stato evidente che,
per arrivare a P=15, ci sa-
rebbe voluto qualche centi-
naio di ore: troppe anche per
un duro come Attila. Come
fare?
Ragioniamo un po’. All'ini-
zio, noi abbiamo una quanti-
tà enorme di numeri da ana-
lizzare. Ma. se per ciascuno
prendessimo la decimillesi-
ma trasformata, ci troverem-
mo sicuramente in una cate-
na narcisista: e le catene
constano di un numero ri-
stretto di termini. La grande
quantità iniziale si è ridotta a
una manciata di numeri.
Allora possiamo fare una
cosa. Per ogni numero di
partenza, calcoliamo una se-
rie di una diecina di trasfor-
mate (abbandonando, come
già detto, se si scende sotto
al numero di partenza); l'ulti-
ma trasformata, se non l'ab-
biamo già trovata, la mettia-
mo in un array. Cosi, potre-
mo ragionare sugli sviluppi di
una massa di numeri un po'
più ragionevole.
Per tenere in ordine il no-
stro array. ricorriamo al co-
siddetto "doppio hashing».
In parole povere, il doppio
hashing funziona cosi:
— anzitutto, decidiamo qual
è la dimensione massima
dell'array. Lavorando in dop-
pia precisione, possiamo
usare array di 8192 termini;
— cerchiamo ora una coppia
di primi contigui (la cui diffe-
renza sia cioè uguale a 2)
appena inferiori a 8192; tro-
viamo 8089-8087;
— quando dobbiamo colloca-
re un numero N nell'array, lo
dividiamo per 8089 e pren-
diamo il resto (N mod 8089).
Avremo un numero fra 0 e
8088 che d darà la posizione
in cui metterlo;
— può capitare (soprattutto
se l'array è piuttosto pieno)
che l'indirizzo sopra indicato
sia già occupato da un altro
numero. Avremo allora una
«collisione». Per risolverla,
dovremo cercare un'altra ca-
sella in cui mettere il nostro
numero. Per varie e complica-
te ragioni, la cosa più efficien-
te è di spostarsi di (N mod
8087) caselle, considerando
l'array come circolare, cioè:
Posizione = (posizione + (N
mod 8087) mod 8089)
Questo sistema ci consen-
te di riempire ben bene il
nostro array; se tuttavia, a
un certo punto, si riempie
troppo, usiamo una procedu-
ra per semplificarlo: prendia-
mo ogni termine in esso
contenuto, calcoliamo una
sequenza di trasformate, e
mettiamo l'ultima in un array
parallelo. Ripetiamo il proce-
dimento. prendendo i nume-
ri dell'array parallelo, calco-
lando per ciascuno una se-
quenza di trasformate, e ri-
mettendo l'ultima nel primo
array. Con un buon numero
di trasformate in più, il nu-
mero dei termini, per il ragio-
namento già fatto, si riduce.
Alla fine, i milioni di nume-
ri di partenza si sono ridotti a
qualche migliaio, contenuti
nel nostro array; usiamo di
nuovo, ripetutamente, la pro-
cedura di semplificazione
per ridurli ulteriormente, e
infine li analizziamo nel mo-
do consueto per trovare le
catene.
Risparmiamo ancora un
po' di tempo con un ennesi-
mo trucchetto. Quando arri-
viamo alla fase finale, nell'ar-
ray sono rimaste poche cen-
tinaia (o migliaia) di numeri
da analizzare uno per uno.
Prendiamo il primo, e comin-
ciamo a calcolar trasformate.
Ogni volta che ne calcoliamo
una, vediamo (col doppio ha-
shing) se corrisponde a uno
dei numeri rimasti neH'array;
se è cosi, cancelliamo tale
numero — inutile analizzarlo
daccapo.
Questo complicato mar-
chingegno funziona piuttosto
bene per i valori elevati di P
(mentre per i valori bassi
conviene attenersi al meto-
do più semplice descritto in
precedenza). Attila ha dovu-
to stringere i denti e ha finito
grondando elettroni di sudo-
re. ma è riuscito a calcolare
anche le gigantesche catene
di P=15, impiegandoci 3h
42’ — un tempo più che
ragionevole per un problema
di queste dimensioni.
Le somme di fattoriali
Ricordiamo che in queste
catene la trasformata di un
numero é data dalla somma
dei fattoriali delle singole ci-
fre. In pratica, la soluzione di
questo problema ce la trovia-
mo già pronta; basta applica-
re il primo metodo descritto
per le catene narcisiste. I
vari parametri (VALMAX.
NUMMAX etc.) glieli fornia-
mo già pronti. C’è una picco-
la complicazione dovuta al
fatto che il fattoriale di zero,
per strane ragioni note ai
matematici, non è 0. ma 1 .
Rimediamo costruendo un
secondo array di trasformate
base in cui mettiamo le tra-
sformate di 001. 002. 003.
etc. Cosi, quando il program-
ma calcolerà la trasformata,
ad esempio, di 1.000.001.
farà:
Trasfo(I.OOO.OOI) = Tbase
(1.000) - 1 - Tbase (001) =
4-i-3=7, Nulla di complicato.
Il programma gira come il
vento; Attila ha individuato
tutte le possibili catene fatto-
riali che in 10 secondi netti.
Risultati e conclusioni
Per quanto veloci, questi
programmi sono costati al
povero Attila i proverbiali
sangue, sudore e lacrime. In
particolare, il poveretto ha
sgobbato indefessamente
per 4 giorni e 4 notti sulle
catene socievoli, analizzando
tutte le catene che non han-
no termini superiori a 10 mi-
lioni; ne sono risultati 5 nu-
meri perfetti, 100 coppie e 7
catene.
Lo studio delle catene nar-
cisiste non è stato così pe-
sante. ma ha rappresentato
pur esso un bell'impegno; in
Tab. 2 riportiamo una sintesi
dei risultati (non possiamo
evidentemente presentare
tutte le catene trovate, che
occupano una trentina di pa-
gine).
Da questo sommano si
può anche capire perché ho
voluto spingere l'analisi fino
a questi livelli. Fino a P=12,
che era il limite che avevo
raggiunto con una versione
precedente, i risultati pre-
sentavano una bizzarra rego-
larità; il numero totale dei
casi (catene-i-coppie-l-nume-
ri) risultava più alto e cre-
scente per gli esponenti di-
spari. più basso e stazionario
per gii esponenti pari. Co-
minciavo a pensare di aver
scoperto qualcosa di nuovo,
e cosi ho spinto l'analisi fin
dove me lo consentiva la
doppia precisione, e già pen-
savo di passare alla precisio-
ne multipla: invece... era so-
lo un caso.
Direi che la lezione piu in-
teressante che si trae da
questo programma è che
quando si affronta un proble-
ma complesso non bisogna
buttarsi a programmare, cer-
cando di risolverlo a forza
bruta: un'impostazione accu-
ratamente studiata può ridur-
re i tempi in modo incredibi-
le. In questo caso, la tratta-
zione di un problema che
appariva particolarmente non
affrontabile è stata contenu-
ta in tempi certo non folgo-
ranti, ma accettabili. Certo,
studiandoci ancora sarebbe
possibile fare ancor meglio,
ma anche così, basterebbe
avere la pazienza di tradurre
le routine cruciali in assem-
bler, e... chi ha paura dei
Cray?
Dani Ferrari
MCmicrocomputer n. 95 - aprite 1990
173
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STORYWARE
Da questo numero MC apre un nuovo discorso para-informatico per dare sfogo alle
pulsioni letterarie dei suoi lettori. In attesa di scoprire il nuovo Asimov italiano,
cominciamo con un articolo d’apertura che traccia
un quadro storico e letterario del fenomeno
Storyware
rangolo letterario di MC
di Elvezio Petrozz!
L 'immagine che vi proponiamo ó traila ealla copanma Oel romamo di lanta-
scienia all Fiume dell'Elemiiàn di Michael Moorcock (Edizioni Scotpio srl.
Milano - Galams n 41
E era da tempo che ci pen-
savamo e finalmente, in
prossimità degli ozi estivi, ab-
biamo deciso di avanzare la
proposta: aprire una finestra
di taglio letterario sul mondo
sempre un po' troppo razio-
nale dell'informatica.
Si tratta di un'altra iniziati-
va (ricordate il gioco da tavo-
lo proposto il mese scorso?
A proposito; ci state pensan-
do?) tesa a mettere in luce il
volto più umano delle nostre
passioni informatiche.
Una delle più ricorrenti eti-
chette che gli analfabeti del
computer ci appiccicano è
proprio quella che ci dipinge
come dei fissati, gente che
non fa altro che pensare in
termine di istruzioni, flow-
chart. hardwàre e software.
Ebbene, a questi perso-
naggi sempre più fuori dal
mondo noi rispondiamo con
questa Storyware, con la
quale intendiamo dimostrare
che la nostra fantasia è tut-
t'altro che mortificata dall'u-
so quotidiano del nostro fido
strumento e che anzi ne ri-
sulta da esso arricchita in
vinù della conoscenza che
ce ne deriva di altre e più
attuali dimensioni.
Per il resto, i contorni di
questo nuovo spazio riman-
gono ancora indefiniti; po-
trebbe diventare una sempli-
ce rubrica di alleggerimento
oppure tradursi In una sorta
di Premio Console (in con-
correnza con il più noto, ma
ancora per poco. Premio
Bancarella) con tanto di giu-
ria e di voti o ancora sfociare
nella pubblicazione di una o
più raccolte di brevi racconti
di ambientazione informa-
tica.
Tutto dipenderà dalla
quantità e soprattutto dalla
qualità del materiale che ci
invierete.
E già. perché se non l'ave-
te ancora capito, vi stiamo
chiedendo di farci pervenire t
vostri elaborati, frutto lette-
rario di fantasie che magari
state cullando da tempo,
Una cosa sulla quale vo-
gliamo subito tranquillizzarvi
è che qualunque tipo di pub-
blicazione verrà adeguata-
mente compensato (vedo
che già vi brillano gli occhi e
vi prude la penna). Prima di
lasciarvi alla lettura dell'inte-
ressante articolo di Pizzo sul-
la Computer Fiction e di uno
dei più gemali esempi di
«racconti brevi» di ispirazio-
ne informatica La risposta di
Frederic Brown, da «I! se-
condo libro della Fantascien-
za». Einaudi Editore, 1961).
ancora poche righe per det-
tare qualche norma che re-
golamenti la produzione ed
MCmicrocompuier n. 95 - aprile 1990
175
STORYWARE
Sempre della Mondadon/Urenig il ro-
manzo nProgramma. uomo» di Ro-
ger Zelazny e Fred Saberhagen da
CUI abbiamo tratto /'immagine di CO-
eviti la spedizione selvaggia
di manoscritti:
a) i racconti potranno essere
ambientati in qualunque epo-
ca ed in qualsiasi scenario,
ma dovranno obbligatoria-
mente rappresentare l'aspet-
to «informatico» della vi-
cenda;
b) non dovranno contenere
riferimenti a persone viventi
né fare ricorso ad un linguag-
gio sconveniente;
c) la loro ampiezza minima
dovrà risultare non inferiore
a 2 cartelle e non superiore a
10, tenendo presente che
per cartella si intende uno
scritto di 30 righe con 60
caratteri per riga;
d) l’invio dovrà comprendere
le vostre generalità, una di-
chiarazione di originalità del-
lo scritto ed il racconto tra-
scritto (non a mano) su
carta;
e) sarà gradita l'acclusione di
una copia su dischetto del
file-racconto in formato
ASCII.
Detto questo non mi resta
che augurarvi buon lavoro e
rimanere in attesa di quanto
saprete offrire alla letteratura
italiana del ventesimo secolo
(e so che non mi delude-
rete!).
La risposta
Con gesti lenti e solenni Dwar Ev procedette alla saldatura, in oro, degli ultimi due Rii. Gli occhi
di venti telecamere erano fissi su di lui e le onde subeteriche portarono da un angolo all'altro
dell'universo venti diverse immagini della cerimonia.
Si rialzò, con un cenno del capo a Dwar Reyn, e s'accostò alla leva dell'interruttore generale: la
leva che avrebbe collegato, in un colpo solo, tutte le gigantesche calcolatrici elettroniche di tutti i
pianeti abitati dell'universo — novantasei
miliardi dì pianeti — formando il super-
circuito da cui sarebbe uscita la supercal-
racchiudente tutto il sapere di tutte le
Dwar Reyn rivolse un breve discorso
agli innumerevoli miliardi di spettatori.
Poi, dopo un attimo di silenzio, disse:
-Tutto è pronto Dwar Ev».
Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un
formidabile ronzio che concentrava tutta
la potenza, tutta l'energia dì novantasei
miliardi dì pianeti. Grappoli di lud multi-
colori iampegnarono sull'Immenso qua-
dro, poi, una oopo l'altra, si attenuarono.
Dwar Ev fece un passo indietro e
trasse un profondo respiro. -L'onore di
porre la prima domanda spetta a te,
Dwar Reyn».
«Grazie», disse Dwar Reyn. «Sarà una
domanda cui nessuna macchina dbemetì-
ca ha potuto, da sola, ris(>ondere».
Tornò a voltarsi verso la matchirià.
«C'è, Dio?».
L'immensa voce rispose senza esitazio-
ne, senza il mìnimo crepitio dì valvole o
condensatori.
«Sì: adesso, Dio c'è».
II terrore sconvolse la facda di Dwar
Ev, che sì slandò verscy il quadro dì
comando.
Un fulmine sceso dal deio senza nubi
lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola
per sempre al suo posto.
176
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
STORYWARE
«Finito di scrivere, infilò il
formulario nell'apposita fes-
sura. e rimase in attesa
mentre l'analizzatore lo esa-
minava con sommesso ron-
zio. Dopo migliaia di chilo-
metri, le sue domande si
unirono alle migliaia e mi-
gliaia di altre provenienti da-
gli uffici del gruppo di tutto il
mondo. (...) Entro tre giorni,
il calcolatore meccanico se-
polto nei pressi della sede
centrale di Ginevra gli avreb-
be fatto pervenire la rispo-
sta». «Da anni ormai ci servi-
vamo dei calcolatori, gigan-
tesche macchine realizzate
dalla fatica e dall'ingegno di
centinaia e centinaia di uomi-
ni esperti». «Cosa c'era lag-
giù? Cosa provoca quelle vi-
brazioni? Non certo terra o
roccia inerte. Ma cavi, tubi,
condotti, trasformatori, mac-
chinari autosufficienti... Gli
parve di vedere tutta quel-
l'incessante attività: carrelli
che trasportavano materiale
e sgombravano i rifiuti, spie
che si accendevano e spe-
gnevano, relè che si chiude-
vano, interruttoh che si raf-
freddavano e poi tornavano a
scaldarsi, materiale logoro
sostituito, nuove parti inven-
tate. progetti che ne rimpiaz-
zavano altri ormai superati.
Quanto spazio occupava VuF
cano 3? Quanti chilometri
cubi?».
Sono brani tratti da un no-
to romanzo di lantascienza,
Vulcarto 3 di Philip K. Dick,
non certo un capolavoro del
genere ma un'opera minore
di uno scrittore peraltro con-
siderato tra i più grandi. Tra i
vari romanzi di Science fic-
tion (o Sfi che hanno per
argomento i calcolatori lo ab-
biamo scelto soprattutto per-
ché è stato proprio recentis-
simamente ripubblicato
(Mondadori, «Classici Ura-
nia» n. 156. I brani citati so-
no alle pp. 24. 29. 71).
C’è una cosa che colpisce
immediatamente, e stupi-
sce. nelle descrizioni sopra
riportate: le dimensioni di
Vulcano 3, il computer, che
è tanto grande da occupare
La Computer Fiction
di Gian Filippo Pizzo
uno spazio di chilometri cubi
sotto la città di Ginevra. É
vero che il gigantismo è una
delle caratteristiche di certa
Science fiction (l’astronave
più grande, il viaggio più lon-
tano. l'arma più terribile, l'a-
lieno più mostruoso etc.),
ma è anche vero che la S^ha
più volte esplorato anche il
tema opposto, quello della
miniaturizzazione. Come mai
gli scrittori non abbiano im-
maginato i progressi in tal
senso proprio nel campo in
cui sembrava più probabile,
quello dell'elettronica, é un
mistero. Probabilmente l'im-
maginario collettivo — e a
maggior ragione quello degli
scrittori — è stato più colpito
dall'aspetto degli elaboratori
elettronici (avete presente le
foto di Mark 1 o di ENIAC
che ancora si vedono su libri
e riviste, quelle macchine
enormi in stanzoni enormi,
con i tecnici in camice bian-
co?) che non dalle loro fun-
zionalità.
In ogni caso, quello citato
è solo uno di innumerevoli
esempi tra i quali vorremmo
ancora ricordare il computer
del racconto Sam Hall di
Poul Anderson, sepolto sot-
to le Montagne Rocciose; il
Colossus di D.F. Jones
(Mondadori), il cui nome,
che dà il titolo al romanzo, è
già indicativo; l'EPICAC XIV
dei romanzo Distruggete le
macchine di Kurt Vonnegut
jr (Nord), prima opera in cui
si affronta il tema della ditta-
tura dei computer; il Mike
(proprio cosìi) de La luna è
una severa maestra di Ro-
bert Heinlein (Mondadori); il
Multivac (il nome è ovvia-
mente ricavato dal reale
UNIVAC) di alcuni racconti di
Asimov.
É anche vero che l'argo-
mento computer viene pre-
sto abbandonato dalla Sf per
essere sostituito con quello
dei robot, molto più ricco di
implicazioni sociali e di spe-
culazioni filosofiche, e perciò
di possibilità narrative. Non
c'è quindi da stupirsi se un
saggio critico dedicato alla
«immaginazione ciberneti-
ca» {Il romanzo del futuro:
computer e robot nella
narrativa di fantascienza di
Patricia S. Warrick, Dedalo
1984) accomuni i due temi
senza distinguerli, facendo
rientrare nella materia anche
gli androidi e cyborg. E non
c'è da meravigliarsi se lo
stesso Isaac Asimov, nel riu-
nire in un grande volume
omnibus tutta la sua produ-
zione dedicata alla robotica,
il cui cardine è costituito dal-
la celebre antologia lo, ro-
bot (Bompiani) cui sono stati
aggiunti i racconti sparsi (il
libro ottenuto è Tutti i miei
robot. Mondadori), abbia in-
titolato la sezione più pro-
priamente computeristica
«robot immobili»!
In realtà, anche dal punto
di vista strettamente narrati-
vo, computer e robot hanno
valenze ben diverse. Ma tra-
lasciamo quelli che sono, co-
me minimo, aspetti partico-
lari: se la cosa interesserà i
lettori, a robot, androidi, cy-
borg, cervelli scorporati, si-
mulacri. automi eccetera po-
tremmo dedicare altri arti-
coli.
Quello che adesso ci inte-
ressa è vedere come la Sf
abbia immaginato gli sviluppi
della computeristica. Banche
dati, personal computer, di-
schi ottici, informatica distri-
buita. intelligenza artificiale,
insomma tutti i temi dibattuti
e presenti nella nostra vita
nell'ultimo decennio, sono
stati solo sfiorati dalla fanta-
scienza. che nei computer
ha visto solo possibili regola-
tori, 0 addirittura dittatori,
della nostra vita (a questo
gruppo appartengono i ro-
manzi sopra citati, più molti
altri. Purtroppo lo spazio non
ci consente di fare molti
esempi). Non si è pensato,
ad esempio, che fossero più
convenienti tante banche da-
ti specializzate e si è ipotiz-
zato in un enorme elaborato-
re onnisciente.
Si è visto in altre tecniche
la possibilità di archiviazione
dei dati, cosi persino un
autore smaliziato come Asi-
mov, in un romanzo di po-
chissimi anni fa, immagina in
un remoto futuro biblioteche
costituite da microfilm (non,
sia chiaro, microfilm di libri
preesistenti, che sarebbe lo-
gico, ma documenti prodotti,
direttamente su questo sup-
porto).
Si sono paventate terribili
guerre future, anche contro
alieni, gestite completamen-
te da computer bellici. Si è
fatta confusione tra mezzi di
comunicazione ed informati-
ca (ad esempio nel celebre
1984 di Orwell e nei suoi
epigoni, che prevedono il
controllo dei cittadini per
mezzo della televisione) im-
maginando un qualcosa che
non ha niente a che vedere
con la telematica. Si è pen-
sato. anche in esempi molto
recenti, che la scheda perfo-
rata fosse ancora l'unico
mezzo possibile di comuni-
cazione con il «mostro».
Per contro, su certe cose
la Sf sembra davvero aver
anticipato il futuro. Ad esem-
pio. anche se è ancora trop-
po presto per dirlo, nel cam-
po degli automi, con le case
e persino con le città auto-
matiche che sembrano dav-
vero l'evoluzione dei super
elettrodomestici computeriz-
zati che esistono oggi. Op-
pure prevedendo l'uso co-
stante e continuo della cal-
colatrice tascabile, come fa
Asimov (sempre lui!) nel suo
racconto Nove volte sette.
in cui addirittura la matemati-
ca come scienza viene di-
menticata. 0 ancora l'uso
corretto delle reti che fa
John Brunner nel suo Codi-
ce 4GH (Nord).
È un po' poco, forse, an-
che se bisogna considerare
che il valore della Sf non sta
nelle ipotesi di partenza ma
nelle conclusioni ricavate, e
che la sua validità didattica
non viene intaccata da estra-
polazioni errate. È un po’ po-
co soprattutto perché nella
fantascienza manca proprio
lui. l'uomo dell'anno 1985: il
personal computer. mc
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
177
llByWoiia I
di Francesco varia'
Sono stato qualche giorno fa
a vedere La Voce della Luna,
l’ultimo film di Federico
Fellini Ho avuto due
immagini dentro di me per
lutto il film. Mi sembrava di
vedere che c'era un vecchio
che parlava, un vecchio
saggio che ha capilo tutto
del mondo perchè ne ha già
fatto esperienza di persona e
che qoesfo vecchio era
inascoltato e denso dai
giovani pieni del desiderio di
vivere. La seconda
immagine era ancora piu
netta: un pazzo urlava verità
certe e nessuno gli dava
ascolto, proprio perche era
pazzo. La Voce della Luna è
un film su questo: sui vecchi
e sui pazzi. Qualche sera
dopo ero a Milano, a cena da
Ettore Sottsass. Ettore, che
è un famoso architetto, sta
disegnando le architetture
simulate di un prossimo
progetto interattivo di
Simulmondo. Lui ha settanta
anni, ma la simulazione
gl'interessa come
cinquant'anni fa
gl'interessava l'elettricità e la
meccanica. Forse solo un
pochino meno per una
questione di età Posso però
assicurarvi che non è un
vecchio e che sta creando
pazienti e stupende palafitte
interattive abitabili
Federico Felhni ed Ettore
Sottsass. Due geni visivi,
due persone che hanno
cambiato la visuale dell'Italia
e del mondo in questo
secolo. Uno è invecchiato e
l'altro no. Perché?
Siamo negli ultimi dieci anni
del millennio e. anche se
non lo vogliamo, sta per
essere combattuta un'altra
delle terribili battaglie del
pianeta: nasce una nuova
cultura, figlia aggressiva dei
media visivi più recenti, cioè
il cinema e la TV, e queste
vecchie culture lo sentono
Fellini e Sottsass, ognuno a
suo modo, reagiscono,
sentono in maniera animale
che qualcosa di grosso sta
per accadere. In questo
scenario volano dischi ottici
CD ROM e CD-I. E hanno già
dentro le prime strategie
Difficile che dopo il mondo
possa essere mai piu quello
di prima.
Rainbow Islands
Taito/Andrew Braybrook Sleve
Tumer
Ocean ICBì
Amiga/C64/Aiari ST/Amstrad/
Spectrum IScreen dalla vers
Amiga!
Leader
In principio era Bubble
Bobble. un felice giochino
della sezione della Taito che
SI occupa deile idee originali
e di quel grosso mercato de-
gli arcade <e delle conversio-
ni Nintendo e console) desti-
nato ai piu piccoli. Dentro
Bubble Bobble era rinchiuso
Index:
Due Avvenimenti spietati: uno dei best coin op conver-
sions all lime. Rainbow Islands, e la seconda puntata
della Cmemaware in campo sportivo, TV Sporte Basket-
ball; ritorna la rubrica Revival con Ports of Cali di tre
anni fa, infine un ampio numero di Panorama dedicato
all'Amiga, i'Atari ST, il Commodore 64 e l'IBM PC e il
minispeciale Archimedes.
Si annunciano grossi movimenti e iniziative sui campionati
del mondo di Italia '90: la Leader mi ha comunicato due
ore fa con un fax che Franco Baresi ha Armato un accordo
per dare il suo nome e la sua immagine alla versione
mondiale di Kick Off: Franco Baresi Kick Off World Cup
che uscirà m apnie dalla Reflex. E la prima volta che una
sponsorizzazione di questa risonanza avviene nel mercato
italiano. Mi sembra un segno positivo.
178
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
PLftYWORLD
un mondo in salita, ignaro
della forza di gravità, un si-
mulmondo divertente e gra-
zioso, pieno di asperità inte-
rattive e di avversari dal fiero
cipiglio simulato, un mondo
che SI scopriva a poco a po-
co, passando dal livello zero
al livello 100, gonfiando e
lanciando bolle e utilizzando-
le come aerostati silenziosi.
Dal videogame veniva fuori
un quadretto non aggressi-
vo, pieno di simpatici perso-
naggi e si svelava pian piano
un mondo che avrei abitato
volentieri in un sogno.
Rainbow Islands, che é il
seguito ideale di Bubble
Bobble, non ha poi in realtà
nulla in comune con l'altro
videogame, se non il concet-
to del mondo in salita da
svelare in cento screen, E
stavolta non si gonfiano bol-
le/palloncini, ma si emettono
arcobaleni/ascensori che
consentono fantastiche e
fast risalite anche se non si
può più, e ne ho un po'
nostalgia, lasciarsi trasporta-
re in volo lungo tutto lo
schermo.
E davvero da raccontare
non c'è altro: semplicissimo
e nato per i'interattivita si
dispiega tutto il resto del gio-
co: con due regole: fare ar-
cobaleni per risalire lungo lo
screen, evitare incontri sgra-
devoli con I nemici bellissimi
e invitanti, ma altrettanto pe-
ricolosi e infidi-
Se volete posso ancora
dirvi deH'enorme quantità di
avversari e amici, disegnati
tutti con una mano felicissi-
ma e resi simpatici a prima
vista, oppure posso parlan/i
dei coni gelato, dei dolci, dei
canditi, delle torte interattive
e tutti gli altri trucchi digitali
che rendono questo game
stupendo e gioioso per le
mani che guidano il joystick
e per gli occhi che seguono
le evoluzioni del personaggio
che ci rappresenta sullo
screen. Oppure posso anco-
ra raccontare del cofano dì
doni che si apre al raggiungi-
mento di una delle decine di
terrazze con vista sul simul-
mondo interattivo, e, perché
no, narrarvi dell'incontro con
il ragno e gli altri «mostri» di
fine settore, che prendono in
giro I serissimi e orrendi gio-
chi dotati di terribili mostri
tentacolari e spaventosi, che
magari si disfano sanguinan-
do sostanze verdi e fortuna-
tamente inodori. Qui il «mo-
stro» è una creatura dolcissi-
ma, un pet che mi piacereb-
be tenere sul comodino o
vezzeggiare sulle ginocchia.
Altro, ma tutto questo e
già moltissimo, vi giuro che
non c'é il Rainbow Islands.
Se non le combinazioni
imprevedibili e continue di
tutto quello che vi ho raccon-
tato, se non la possibilità di
emettere arcobaleni interatti-
vi a due e a tre e cosi disse-
stare il povero «mostro» che
ne ha un po’ paura Poi mi
piacciono da morire i coni
gelato, le torte e t canditi e
mi riempiono di nostalgia si-
mulata perché mi viene m
mente lo screen della cucina
di Henry's House, pieno, vir-
tualmente pienissimo di zuc-
cherose gioie interattive.
Comprate Rainbow Islands e
giocateci con i vostri bam-
bini,
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
179
PLAYWORLD
TV Sports Basketball
Larry Gardner e Orìemaware
Cfnemaware (USA)
Amiga
Leader
Questo TV Sports Basket-
ball é il software numero
dieci della premiatissima dit-
ta americana. Praticamente
ogni loro titolo è finito nella
sezione Avvenimento, dove
sono ospitate solo cose su-
per, Questo poi, come del
resto il bellissimo TV Sports
Football che ha solo il guaio
di essere la simulazione di
uno sport poco praticato e
poco conosciuto in quanto a
regole del gioco qui tra noi
Italici, é particolarmente inte-
ressante perché non ha il
problema tecnico del super-
loading che ho dovuto un
mucchio di volte con dispia-
cere segnalare quando parla-
vo degli interattivi Dnema-
ware.
Adesso tutto è pronto, il
mio 2000 con 3 Mb ram è
scaldato a dovere, il drive
esterno è scollegato come
suggerito dal foglietto d’i-
struzioni annesso e connes-
so, perciò non mi resta che
inserire il primo dei due di-
schetti nell'apposito dfO e
dare inizio alle danze simula-
te. Prossima fermala il cam-
pionato NBA (CWBA).
Il Ioatìing è serralo e lun-
ghetto, ma tutto in una volta.
Poi c'è il requester che an-
nuncia la necessità d'inserire
il disk 2 in dfO. Anzi lui dice il
ree) 2 che sarebbe la bobina
e che ci sta benissimo quan-
do SI tratta di un film interat-
tivo, ma qui non vedo che
c'entri. Quisqulie. Immetto
diligentemente la bobina due
nel dove dfO e ne ottengo
dopo pochi secondi un ter-
zetto di opzioni su sfondo
arancio che ricordano anzi
replicano a parte il pallone da
basket contro quello da foot-
ball. il menu di TV Sports
Football. Scelgo Exibition e
sto a vedere. Mi chiede se
gioco da solo o in due (TV
S.B permette di giocare uno
contro il computer, due con-
tro il computer, uno contro
uno umani, e per fino d’inse-
rire un adattatore joystick
nella porta parallela e infilare
altn due |oy per giocare due
contro due umani..,) e gli ri-
spondo che sono solo ai suo
cospetto. Lui apprende e mi
chiede di scegliere tra le
ventotto squadre disponibili
la mia e l'avversaria. Eseguo
diligentemente e mi appro-
prio dei Boston che schiero
contro i Los Angeles. Tutto è
pronto dopo che ho provve-
duto a schierare la formazio-
ne nella schermata che orga-
nizza questa sezione e qui
ho potuto scegliere tra i do-
dici omini disponibili fino a
sistemare gti starting live,
cioè i cinque da mettere in
campo all’inizio della partita.
E credevo che fosse finita
qui. Le cose, però, stavano
in maniera diversa. Dovevo
ancora beccarmi la più tre-
menda sigla di presentazio-
ne che mi sia capitato di
vedere in tempi recenti, ani-
mata in maniera splendor e
condita con una parte audio
di quelle che si conficcano
nella zucca e difficilmente
tendono ad andarsene di là.
Poco dopo sarei ancora staio
sorpreso dal presentatore
con microfono che racconta
le faccende più interessanti
che servono a presentare la
partila e nel frattempo sul
suo monitor vanno in onda
altri programmi in bassa fre-
quenza. Shockante come il
salto d'inizio, combattuto
con giocatori grandi come
palazzi e nonostante questo
assolutamente definiti, co-
me del resto tutta la parte
estetica di questo superlati-
vo software. Dopo un brevis-
simo Ioading sono nello
screen del campo. Il campo
è spezzato in tre parti: due
zone d'attacco e un centro
campo/corridoio in cui non
abbiamo il controllo dei e
giocatori, ma che serve a
leggere le statistiche della
partita in corso, il tempo di
gioco, gli uomini in campo, il
punteggio, etc. etc Gli uomi-
ni in campo sono piuttosto
grandi e benissimo disegnati
e su quelli della nostra squa-
dra compare perfino il nume-
ro sulla schiena. La palla è
un pochino squadrata e for-
se leggermente troppo gran-
de, ma fa il suo lavoro a
dovere e rimbalza molto be-
ne tra il palmo della mano
simulata e il terreno. Il tabel-
lone e li canestro sono effi-
caci e visualizzati frontal-
mente e anche i bordi del
campo e la gente assiepata
sono resi con ampio sfoggio
di qualità estetica. Tutti gli
elementi visivi sono qui as-
solutamente al massimo del-
le potenzialità 1990 del mez-
zo Amiga Poi c'è la parte
audio che è curata allo spasi-
mo: tutti I suoni del palazzo
dello sport sono stati cam-
pionati e filtrati adeguatissi-
mamenie anche se la simu-
lazione è talmente simulata
che mt tocca rassegnarmi a
sopportare perfino il terribile
scricchiolio delle Nike e delle
Reebook sul parquet verni-
ciato. I suoni migliori mt
sembrano quelli della palla
che urta l’anello e quelli della
palla nella retina.
Adesso sono in campo e
ho scelto di giocare da solo
contro il computer in una
partita esibizione. Salto a
due che mi riesce male, per
cui perdo il controllo della
palla che passa all’avversa-
MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990
PLAYWORLD
qui sono celesti...) attaccano
piuttosto veloci. Tento in
qualche modo di contrastarli
e mi rendo velocemente
conto che la cosa non è faci-
lissima: i miei player non ri-
sultanto più di tanto sotto il
joystick e a volte si ha un po'
la sensazione di non controP
larli alla perfezione, come se
I servomeccanismi che la Ci-
nemaware ha implementato
(nei servomeccanismi non
c'è in sé nulla di male e
possono essere utilmente
inseriti nel software come in
Fast Trax dove la macchinina
aveva una certa inerzia utile
a diminuire i tempi di ripresa
delia vettura, o come in Kick
Off dove il portiere rinvia co-
munque, anche se voi ve ne
state fermi a guardare...) fos-
sero un po' troppi e un po'
troppo invadenti. Intanto
continuo a giocare e conti-
nuo ad avere la sensazione
di non essere troppo interat-
tivo. Intanto il mio punteggio
peggiora e i Boston, che ho
l’onore di rappresentare sul
video, non accennano a mi-
gliorare la loro performance
anche a causa dei problemi
di interattività cui accenna-
vo: non é che non si giochi,
più che altro a volte pare che
il computer faccia un po'
troppo quello che vuole, ec-
ceda nei famosi servomec-
canismi.
Così utilizzo l'opzione per
tornare allo screen delle so-
stituzioni. Do un’occhiata al-
le condizioni degli uomini e
faccio qualche cambio. In-
tanto verifico il funzionamen-
to delle altre opzioni di gio-
co; role playing (gioco solo
in un ruolo e tutti gli alto
miei giocatori sono gestiti
dal programma), un compu-
ter assisted (sto a guardare
ed è la macchina che ese-
gue I passaggi e gioca al mio
posto e io faccio il coach da
fuori), fatigue (gioco come
interattore di tutta la squa-
dra, in tutti i ruoli). E in cam-
po, a parte quelle riserve sul-
la simulabilità che ho espres-
so spero con chiarezza, mi
godo l'incredibile quantità di
animazioni di gioco disponi-
bili; gli uomini schiacciano in
cinque o sei modi diversi,
stoppano ad una e a due
mani, compiono o subiscono
un mucchio di falli, tirano da
due e da tre c si esercitano
nei liberi uno più uno o due
più uno. Con una varietà di
possibilità ed un senso per-
fetto delia simulazione tecni-
ca (non da joystick, ma stra-
tegica) e un rispetto assoluto
delle regole del basket ame-
ricano.
Intanto la mia partita è fini-
ta male: nel terzo quarto ho
beccato una marea di tiri da
tre e perdo miseramente
nell'ultimo e decisivo quarto
con un distacco abissale di
trentacinque punti. Setter
luck next time
Qualche mese fa vi avevo
parlato del nuovo game di
Dan Gorlin per la Broderbund
(Gorlin per chi se ne fosse
dimenticato è l’autore di uno
dei videogame home più
venduti, cioè Choplifter.,.)
Typhoon Thompson che allo-
ra era in circolazione soltanto
per l’Atari ST. Adesso
Thompson è uscito anche
per l'Amiga ed è praticamen-
te identico al precedente: si
tratta sempre di circolare sul-
l’acqua del mare con una
specie di canotto (ricorda an-
che un po’ Toobin' che inve-
ce era la storia di un omino in
salvagente che discendeva
un fiume di montagna e an-
che Park Patrol del 1 984 del-
l'ActivIsion, vicenda di una
ranger o di una ranger che
difendeva il parco e il fiume
dagli inquinatori...) ed è asso-
lutamente ben fatto e diver-
tente anche se non mi sem-
bra più del tutto il tempo per
game di questo tipo.
Visto che stiamo parlando
di versioni successive a quel-
la iniziale, vorrei anche comu-
nicarvi che è appena uscito
Overlander dell’Elite, già
uscito un anno e mezzo fa
per il C64 e gli altri otto bit.
Overlander, che beneficia an-
che di uno screen di apertura
calcolato in ham ray tracing.
è un clonettino del game del-
l’Atari Road Blaster, cioè una
furiosa corsa con sparatoria
su un nastro d’asfalto, in cui
obiettivo e ragione dell’esi-
stenza simulata è vivere o
morire. Disegnato bene e ab-
bastanza divertente e funzio-
nale. Peccato che la Ferrari
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
181
PLAYWORLD
Vista da dietro sia visualizzata
male.
Dalla Krvsalys. ditta ingle-
se non troppo conosciuta,
esce questo game ufficiale
del Manchester United, una
delle più celebri squadre del
football inglese, entrata dagli
anni Settanta in un tunnel
ventennale dal quale non
sembra capace di uscire.
Questo software è un misto
di strategia, managing e arca-
de che colpisce sufficiente-
mente I tre bersagli. É possi-
bile, come al solito, settare i
parametri dei propri player e
modificare la propria forma-
zione in un clima da calcio-
mercato reso iconicamente e
abbastanza interessante Ma
qui, a differenza di quanto
capita di solito e a guanto di
recente è capitato in Soccer
Manager Plus versione italia-
Oi/eflBniJei
182
MCmicrocomputer n 95 - aprile 1990
PLAYWORLD
penda soprattutto nella parte
estetica e nell'atmosfera, av-
ventura interattiva tratta da
una delle bellissime storie
dell'orrore di Lovecraft. Am-
bientata nella Londra fumi e
nebbie degli anni Venti, rac-
conta la storia di un/una inte-
rattore/trice che cerca di non
na dalla Refelx. la parte mi-
gliore è proprio la parte di
gioco joystick. I giocatori so-
no grandi e abbastanza disin-
volti e interattivi. Il campo è
ben visualizzato e realistico e
anche le porte e gli altri ele-
menti scenografici sono ben
definiti. Se volete un buon
calcio non visto dall'alto (in
questo secondo caso è inuti-
le dirvi che non c'è nulla in
giro di paragonabile a Kick
Off ..) VI consiglio assoluta-
mente questo Manchester
United. A proposito di mana-
ging game, ecco giungere
l'unico spazio sportivo (tra gli
sport più noti) lasciato libero
da Simulmondo: World
Championship Boxing Mana-
ger della inglese Goliath. Re-
censito con entusiasmo dalla
stampa specializzata inglese,
nella versione Amiga permet-
te di affrontare e risolvere
molte delle fasi dell’attività di
un manager di pugili: dalla
composizione della palestra
e dalla scelta degli atleti che
la compongono, fino al-
l'auspicato incontro con vitto-
ria annessa nella finale mon-
diale Il tutto sviluppato piut-
tosto bene anche se non ec-
cessivamente riuscito esteti-
camente.
Simulazioni di processi nel-
la stona del software ne ri-
cordo solo un altro, uscito nel
1 984 dalla tmagic per il C64 e
l'Apple 2. Adesso esce que-
sto Courtroom (Camera di
consiglio) che prevede le va-
rie fasi di un processo all’a-
mericana stile Perry Mason.
Entra la corte, s'introducono i
fatti, vengono escussi i testi-
moni, sono interrogati dalla
difesa e dall'accusa, emergo-
no le prove, la corte si ritira e
infine emette la sentenza. Un
giorno in simulpretura. Può
essere un’esperienza interat-
tiva interessante.
Esce la versione Amiga arv
che di un game della Ubisoft
Puffy's Saga, già uscito da
circa un anno per l'Atan ST.
Decriverlo è abbastanza
semplice: si tratta di un labi-
rinto tipo Gauntlet, nel quale
circolano uno o due palline
con fiocchetto o senza (fem-
mina 0 maschio). Nel labirin-
to non VI rimane che districar-
vi tra le varie stanze e i vari
livelli. Come in Gauntlet e in
altri duecento dedali analo-
ghi. Possiamo farne a meno.
Il Mah Jong, o meglio le
tavolette di legno con il quale
esso SI gioca, ha già la sua
stupenda versione software
grazie a Brodie Lockhard e al
suo pluripremiato e converti-
to Shangay. Stavolta esce
questo Two of a Kind, versio-
ne home di uno dei tanti
arcade game giapponesi che
usano proprio le tessere del
Mah Jong. Si tratta, come in
Shangay. ma seguendo un
metodo differente, di annul-
lare volta per volta le coppie
uguali (Two of a Kmd appun-
to...) di tavolette, fino a quan-
do non ne rimangono più.
Dad’Electronic Arts esce
questo The Hound of Sha-
dow della inglese Eldritch ga-
mes, che é una bellissima
avventura bianco e nero, stu-
perdersi e di tenere il più
possibile la linea giusta nel
labirinto che è l'esistenza si-
mulata stessa. Anche perché
qui non si può tornare indie-
tro. ma solo andare avanti
oppure a destra o a sinistra.
Dopo una corsa in taxi e una
seduta spiritica dall'esito
sconvolgente, torniamo a ca-
sa dove altre terribili ombre
c'attendono dietro ogni ango-
lo. Forse un po' troppo anti-
quata nell'interfaccia (solo te-
sto), fantastica nell'ambien-
tazione e nella ripetizione in-
terattiva dei mondi di Love-
craft. Bellissimo il sistema di
creazione del nostro perso-
naggio.
Il successo di Tetris in tut-
to il mondo è assolutamente
straordinario. Convertito in
MCmicrocomputer n 95 - aprile 1990
Aquanaul
tutti gli Standard possibili
(compreso il piccolo portatile
Nintendo Game Boy) il soft-
ware sovietico ha trovato una
infinita pletora di imitatori,
pedissequa e non. Tra questi
vorrei citare il prossimo ad
uscire Klax (tra gli imitatori
originali. .) e Colons (anche
questo tra i sufficientemente
originali). Poi sono uscite ver-
sioni con scenari erotici che
SI rivelano a schema finito,
versioni con prospettiva tre D
come l'interessante Block
Out, versioni a due giocatori
come questo Tetns 1990 di
CUI vedete qualche immagi-
ne, e versioni con le tesseri-
ne a forma di costruzione
Lego. L’unico a cui Tetris non
è mai piaciuto rimango pro-
babilmente IO. E chi é solo ha
sempre torto.
Dalla neonata casa france-
se Incal arriva questo Fred.
curato videogame a scrolling
orizzontale della serie «Le
donne, i cavalier, le armi e gli
amori io canto». Protagonista
una specie di Robm Hood
impegnatissimo a districarsi
il più possibile tra un bel
mucchietto di cattivom di va-
na gema, una fauna di cui fa
parte anche un tremento cor-
vaccio nero, cagionatore di
nequizie e morte per fine
energia. Mobile, tridimensio-
nale, per appassionati.
In Germania stanno facen-
do le cose abbastanza sul
seno, specialmente nel grup-
po di etichette che fa capo
alla Rainbow Arts. Il gruppo
comprende anche la Chip
(Mistery of thè Mummy,
Jean of Are...) e la Reline.
Proprio di quest'ultima, fino-
ra nota soprattutto per una
serie di strippoker, é questo
Dyter 07, videogame del qua-
le é protagonista un elicotte-
ro che fi alza da un mezzo
che dovrebbe essere una
portaerei. Tutta la scena è
disegnata molto bene e in
modo assolutamente tridi-
mensionale. L'elicottero si
muove con fluidità e svolazza
allegramente sparacchiando
quantità industriali di corpi
esplosivi. Molte missioni e
interesse decentemente te-
nuto desto.
Lo stesso team che rea-
lizzò Krystal, stavolta si ci-
menta in questo Aquanaut,
sistemato in tre dischi che
sarà duro esplorare tutti. Il
plot è abbastanza inedito:
tutto comincia, e probabil-
mente continua anche se
confesso di non essere anda-
to troppo in là per ragioni di
monotonia dei primi dieci mi-
nuti d'interazione, con una
repentina immersione subac-
quea del nostro protagonista
pinnuto e ben armato. Nuo-
tando SI scorgono un bel
mucchio di squali e molte
rocce subacquee. Il proble-
ma è sottrarsi all'infilzamento
da parte dei tremendi pesce-
spada. lo dopo una trentina di
spadate gliel'ho data su. Se
qualcuno ha continuato è
pregato di farmi sapere che
cosa c'è, se c'è. di nuovo e di
meglio più avanti Dalla Fis-
sionchip inglese.
La Gremlin, dopo un discu-
tibilissimo Footballer of thè
Vear 2, ha pubblicato per
Amiga, C64 e Atari ST, que-
sto riuscito Supercars. proba-
bilmente destinato e anche
con mento, ad affermarsi nel-
le chart europee. Ispirato ai
game tipo Super Sprint che
propongono corse automobi-
listiche con viste dall'alto, rie-
sce dove le conversioni uffi-
ciali avevano fallite imple-
mentare un facile e fisiologi-
co controllo del mezzo dal
joystick. Qui si corre, si acce-
lera e si frena senza nessun
problema e le automobili so-
no le repliche interattive di
alcune delle più interessanti
auto sportive del momento.
Ottimo.
La Palace continua a pub-
blicare due o tre game all'an-
no, ma quasi sempre ben
curati e attrezzati sufficiente-
mente per esser ricordati per
un certo periodo. É probabil-
mente questo il caso di Dra-
gon's Breath (qualcosa tipo II
soffio del drago...), un soft-
ware come ce ne sono molti
alto, storia di draghi e di spa-
de sguainate, però qui il tema
obsoleto viene rivitalizzato da
numerose invenzioni esteti-
che e contemporaneamente
interattive, per esempio la
bellissima mappa tridimen-
sionale, che accostano que-
sto software a classici come
War in thè Middle Earth e
184
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
PLAYWORLD
Microprose (1987) e non pos-
so fare altro, al momento,
che passarvi in visione i due
schermi che l'Electronic Arts
mi ha inviato. Altri più accura-
ti giudizi nei prossimi numeri.
Perfinire, un’altra versione
un po' in ritardo, l'attesa ver-
sione Ega PC IBM di Power-
drome, simulatore vettoriale
tre D di un movimentato
mezzo di locomozione del fu-
turo. La versione Amiga/ST
era molto buona anche se
spesso c'era qualche proble-
mino di onzzontamento du-
rante la guida. Interessanti,
anche in questo software
PC, le tante possibilità di op-
tioning e di settaggio di una
mareggiata di parametri, tra
CUI il gioco in due giocatori
senza datalink.
Il mese prossimo ancora
game nipponici dagli amici
MSXiani.
persino, in un clima un po’
diverso, a Defender of thè
Crown. Di Simon Hunter.
In questo periodo le soft-
ware house tirano fuori da
segreti cassetti coin op con-
version che nessuno ha mai
sentito nominare. E si tratta
in particolare di P47 Thunder-
bolt convertito dalla Firebird
e di Scramble Spirits (que-
st’ultimo lievemente più noto
del primo.. .} in versione
Grand Slam. Soggetto, in en-
trambi I casi, gli aerei da
guerra. Solo che per P47 la
guerra é la seconda cui abbia-
mo felicemente dato vita in
questo secolo e viene gestita
in scrolling orizzontale, men-
tre nel caso di Scramble Spi-
rits (che incidentalmente as-
somiglia molto alla serie della
Taito Flying Shark, 1942,
1943...) la guerra è la prima e
lo scrolling è quello verticale.
Direi che sono tutt’e due can-
ni e ben realizzati.
Dalla Rainbow Arts sta per
uscire anche questo Turri-
can, strumento di morte inte-
rattiva molto ben realizzato,
che assomiglia un po' al bel-
lissimo Thexder nippo/amen-
cano pubblicato un paio di
anni addietro dalla Sierra.
Una grossa bestia digitale,
cannoneggia a tutto spiano
avversari non troppo resi-
stenti, mentre lo scenario hi
Aitacit Sub (Amiga)
tech è quello di una civiltà
claustrofobica che non sem-
bra essere intenzionata a la-
sciare troppo spazio alla natu-
ra. Per il popolo, cospicuo,
dei supersmanettons.
Dopo essere stato per
molti mesi in testa a tutte le
classifiche di vendita ameri-
cane dei software per PC
IBM, esce anche per Amiga
questo famoso submarine si-
mulation dell'Electronic Arts
noto come 688 Attack Sub,
lo non ho mai simulato la
versione IBM e non ho anco-
ra ricevuto la versione Ami-
ga: so che lo standard sub-
marittimo era a tutt’oggi il
famoso Silent Service della
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
185
PLAYWORLD
Parts ofCalim?
Ralf Dieler Klein. Marlin Ulrich,
J D Sachs Aegis lUSAI
Amiga
Uscito poco più di due an-
ni fa, questo simulatore di
trading marittimo colpi la
fantasia e l'immaginazione
degli userà sedici bit, sopra-
tutto per la fantastica grafica
di J.D. Sachs che è sempre
stato, fin dai tempi del suo
straordinario Saucer Attack
per il C64, uno degli artisti
più bravi espressi dall'am-
biente Commodore. Infatti,
in seguito, fu tra i primi a
disegnare con l'Amiga e fu
inserito nel team della Di-
sney incaricato di realizzare
una versione home di Roger
Rabbit Ma, a parte la grande
estetica, questo Ports of Cali
aveva una lunga sene di altri
menti. Il più grosso dei quali,
by me, era senz’altro quello
di riassumere, con un'inte-
rattivita fisiologica e naturale
e con altrettanta accuratez-
za. l'atmosfera e le fasi della
camera di un armatore mo-
derno.
Fondata la compagnia, è
stabilito il porto di casa tra i
tanti disponibili (neppure uno
Italiano...), il giovane armato-
re interattivo comincia a co-
mandare le operazioni dalla
sua poltrona sul molo. Primo
passo, indispensabile, l’ac-
quisto di una sene di navi. Il
budget iniziale deve essere
gestito con oculatezza e non
dev'essere inutilmente di-
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
PLAYWORLD
cmiminBi
MT I2TH
IB9B
» CIIIffmKCD
liSn
usoisCE^B
sperso. Si può scegliere tra
navi r^uove e usate, a basso
costo o superexpensive.
L'importante è creare una
flotta equilibrata e non spen-
dere subito tutti i dollari della
nostra dotazione, lo sono an-
dato a ripescare gli screen
che realizzai all'epoca della
prima recensione, e se ne
deduce la mia non eccessiva
sapienza lattica; avevo subi-
to speso tutti I soldi e dovet-
ti arrendermi al fallimento
quasi subito, a causa di un
incedente nell'uscita dal
porto.
L'ideale sarebbe affrontare
Dopo parecchi mesi di si-
lenzio che avevano addirittu-
ra fatto temere per la soprav-
vivenza stessa delI'Archime-
des. la macchina RISC del-
l'Acorn ha battuto un colpo
hardware introducendo la
nuova configurazione econo-
mica A3000 e una serie di
colpetti software (un paio ab-
bastanza buoni) di CUI vorrei
darvi qualche info. La mag-
gior parte del merito di que-
con calma le varie manovre
strategiche (acquisto e vendi-
ta navi, acquisizione com-
messe di trasporto, manu-
tenzione ordinaria e straordi-
naria dei natanti,..) e con an-
cora più calma le fasi arcade
(uscita dal porto, etc). Cosi
sarà possibile evitare bruschi
tracolli economici con conse-
guenti bankrupts. Ports of
Cali simula con vivacità e ac-
curatezza le sensazioni del-
l'attività di trasporto sul ma-
re. Bella e attiva, solo un po'
pericolosa e ricca d'imprevi-
sti, la vita dell'armatore.
ste info va all'incredibile en-
tusiasmo di Maurizio Ferari
che mi ha portato tutti gli
originali e che ha addirittura
smontato le sue rom per
montarle sul mio vecchio
A310. Lo ringrazio anche da
parte vostra. Devo subito di-
re che quasi tutti i titoli di cui
sto per parlarvi non rendono
assolutamente giustizia alla
velocità e alla potenza, di cui
tutti parlano, del processore
dell'Archimedes. É questo di-
pende dal fatto che pochissi-
Arcsde Soccsri E-Type
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
187
me software house e tutte
assolutamente sconosciute
(a parte la Superior di Zarch e
Conqueror di cui vi parlai a
suo tempo...) si stanno occu-
pando seriamente dell'Archi.
La situazione potrebbe cam-
biare presto, io però non ne
sarei troppo certo.
La prima cosa è questo
Holed Out della Fourth Di-
mension, scritto da un tale
Gordon Key nel 1989. Come
voi stessi potrete con facilità
arguire è un simulatore di golf
che non può essere minima-
mente paragonato agli stan-
dard di mercato come Leader
Board o Championship Golf.
E il brutto è che questo soft-
ware difetta proprio in quelle
carattehstiche che dovrebbe-
ro particolarmente rifulgere
suN'Archi: velocità, fluidità,
azione. Meglio stendere un
pietoso velo.
Le cose vanno un po' me-
glio con questo Arcade Soc-
cer sempre della Fourth Di-
mension che a quanto pare è
una software house specializ-
in\e«Sictoi
zata (si fa per dire) suH'Archi-
medes. Questo calcio non é
malaccio anche se è la copia
esatta, un po' più Iantina e
peggio animata, di Micropro-
se Soccer che già non è un
capolavoro- Temo che sia me-
glio non paragonarla a Kick
Off onde evitarle spiacevoli
rossori di vergogna simulata.
La mia paura è che sia questo
game che il precedente siano
stati programmati sul BBC e
poi convertiti brutalmente
sull'Archie senza passare dal
suo miracoloso RISC.
Niente male, invece, que-
sto E-Type, che allude alla
famosa Jaguar di Diabotik qui
in inedita versione scoperta e
in una missione tipo Out Run
con tanto di biondina artificia-
le sul sedile accanto. Scrolling
e velocità sono nettamente
migliori di quelle dei due ga-
me di cui sopra e anche i
colori e la grafica mi attraggo-
no un po' di più. Ci sono
anche gag all'inglese come
quelle della bionda che emer-
ge dal sedile a causa di una
brusca collisione.
E per finire questo minispe-
ciale, il software più dignitoso
della nuova ondatuccia RISC:
il simulatore di volo vettoriale
solido Interdictor. Scommet-
to che volete sapere se si vola
sul serio o se si sta a guardare
gli scatti dello scrolling come
in qualche recente flight si-
mulator di nostra conoscen-
za. Bene la risposta è questa:
decisamente si vola e anche
ad una velocità mai vista e
conosciuta su nessun altro
simulatore simile (Falcon,
Bomber. Interceptor). Il pro-
blema è che c’è pochissima
roba sul video e così, m'infor-
ma il mio amico Mano Bru-
scella, sono bravi tutti con
RISC e senza. Se volete il mio
parere ve lo dico subito: la
mia impressione é che Inier-
dictor (opera delta sconosciu-
tissima Claires) abbia più di un
merito e che la sua velocità,
davvero impressionante cre-
detemi. sia comunque mag-
giore di quella raggiunta mai
su Amiga, ST e forse anche
PC (tranne che nelle configu-
razioni hardware superdota-
te...) a prescindere dalla fac-
cenda. peraltro giusta, della
poca roba sul video. Sono
rimasto soprattutto impres-
sionato dal passaggio sotto il
ponte, gag ormai classica dei
flight simulator. Forse non
vale da solo l'acquisto di un
Archimedes, ma certo la dice
lunga sulle potenzialità che
nessuno si sta dando pena di
sfruttare della macchina
RISC. See you next month,
interattivi miei diletti. ac
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
• siraiosferico manager siralegico
• velocissimo arcade/aclion
• lutti i tornei del grand prix
• sponsor e allenamcnli
• lutti i terreni del circuito mondiale
• 8 racchette differenti e differenti
accordature
• fino a 5 giocatori contemporaneamente
• da una a cinque stagioni nel circuito g.p.
Sei sul campo in mexzo ai big del tennis
mondiale. SIMULMONDO li ha preparato
un posto nella classifica dei top 100 e ora
tocca a le il difficile compilo di risalire fino
al numero 1.
Preparati ad un altro fantastico simulatore
che contiene tutta la len.sionc del vero tennis.
MEGAGAME 64
di Marco Pesce
Un Yìdcosìoco tutto nostro
È finitol Potrei anche
concludere cosi questo ultimo
appuntamento con
l'interminabile serie di articoli
sul Megagame 64. ma
sarebbe una mossa scorretta
nei confronti di tutti quei
lettori che vogliono il gran
finale. Scegliete voi cosa
leggere per primo; l'elenco
dei partecipanti, la cronologia,
oppure le istruzioni per l'uso?
Per il lettore che non ha mai
comprato MC in questi ultimi
due anni {abbondanti), la cosa
migliore da farsi sarebbe
quella di cominciare con una
breve introduzione.
Calcolando che tutti gli altri
comincerebbero a fischiare
consiglio ai primi di dare uno
sguardo alla parte cronologica.
Noi invece cominciamo con te
«istruzioni»
Che gioco è?
Il Megagame 64 é un videogioco che
richiede obbligatoriamente la opresen-
za» d) due giocatori umani. Ciascuno è
alla guida di un complesso di 8 pianeti.
Lo scopo é quello di annientare l'avver-
sario, conquistando I 16 pianeti del si-
stema. Non CI sono sezioni arcade,
quindi il gioco é tutto strategia.
Come si gioca?
Occorrono due loystick da inserire
nelle rispettive porte. Ciascun giocatore
controlla un cursore che può essere
posizionato liberamente nella propria
porzione di schermo. Tramite un siste-
ma di pannelli possono essere gestiti i
seguenti comandi base:
— viaggi tra i pianeti
— costruzioni sui pianeti
— guerre tra i pianeti.
Entrambi i giocatori hanno le stesse
possibilità.
Una mappa, visualizzata alla destra
dei due subschermi, ci indica la posizio-
ne. lo stato (guerra/pace/allarme a se-
conda del segnalino, rispettivamente un
asterisco, un punto, un triangolo), il pos-
sessore di ciascun pianeta. Posizionan-
do il cursore su uno dei pianteti e
premendo il tasto tire ci vengono elen-
cate una serie di caratteristiche del pia-
neta stesso;
AL: alimenti presenti sul pianeta
EN: energia
MI: minerali
AB: abitanti
AR: armi
P : potenza produttiva del pianeta
SU: superficie utilizzata
ST: superficie totale.
Se il pianeta è m stato di allarme vuol
dire che qualcosa non va nel suo ciclo
produttivo {terminata una risorsa, fine
dello spazio disponìbile, ecc).
il ciclo produttivo di un pianeta
Lo scopo fondamentale è quello di
ottimizzare la produzione di armi e...
abitanti. Questo perché per poter attac-
care un pianeta occorrono appunto que-
ste due l'hsorse», in quantità più grande
possibile. La risorsa indispensabile alla
vita dei pianeti è l'energia, grazie alla
quale vengono rifornite le industrie e
vengono effettuati i viaggi e le costruzio-
ni. Grazie all'energia vengono prodotti
minerali, che unitamente alla prima, rifor-
niranno la produzione di armi e alimenti,
questi ultimi indispensabili per la riprodu-
zione degli abitanti. Su ogni pianeta
quindi c'è una certa quantità di installazio-
ni produttive, che può essere modificata
dal giocatore. Il potere produttivo del
pianeta rappresenta la potenza che han-
no su quel particolare pianeta dette
installazioni (invariabile nel tempo)
Costruire strutture
Questa operazione si può effettuare
premendo il tasto «S». visibile sopra la
mappa vicino agli altri due tasti (viaggi e
guerre). Apparirà quindi, sulla sinistra,
ciò che potete ammirare nella foto 2 (in
alto). Accanto alle sigle (AL, EN, ecc.)
appariranno delle barre (come per la
descrizione del pianeta) che indicheran-
no la quantità di installazioni presenti sul
pianeta (nel caso di foto 2, nessuna!).
La sigla «s» sta per spazio liberato o
occupato, a seconda che l’operazione
sia una distruzione o una costruzione.
La sigla «c» indica il costo (in energia e
È disponibile, presso la redazione, il disco
con II programma presentalo m questa
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli altri programmi disponibili
sanoapag. 279.
190
MCmicrocomputer n. 95 - aprite 1990
MEGAGAME 64
minerali) della operazione, l tasti-frecce
sen/ono per variare le quantità, mentre
il tasto «R» serve per ripristinare lo
stato iniziale del pianeta (reset), ovvero
per annullare le modifiche che abbiamo
fatto (magari involontariamente) alle
strutture. Con il tasto «C» si conferma
la modifica.
Effettuare viaggi
Nel caso uno dei vostri pianeti sia
rimasto senza una particolare risorsa
(soprattutto armì/abitanti e energia) è
possibile rifornirlo tramite un altro pia-
neta, che magari ha il problema oppo-
sto, con un viaggio di materiali. Il pan-
nello è quello che si attiva con il tasto
«Vi» della sezione mappa (foto 3).
Come potete osservare dalla foto, ci
sono due tasti accanto alla scritta
"VIAGGI», che non erano presenti nel-
l'opzione "STRUTTURE» e che ci per-
mettono di passare alla gestione di due
subopzioni; «viaggi Nuovi» e «viaggi
Vecchi». Nei caso vogliamo occuparci di
un nuovo viaggio basta premere la «N»
e agire sulle quantità di materiali e stabi-
lire il pianeta sorgente e quello destina-
zione (tasti «S» e «D»), quindi confer-
mate (tasto «C»). Vengono indicati il
tempo necessario (a seconda della di-
stanza tra i due pianeti), il costo (in
energia) e lo spazio liberato sul pianeta
sorgente, quindi occupato su quello de-
stinazione. Quando si preme il tasto
«S» (o il tasto <>D») esso si illuminerà e
sulla mappa apparirà il pianeta che ab-
biamo scelto, quindi possiamo cambiar-
lo. Passando al pannello dei «viaggi
Vecchi» possiamo osservare l'elenco
dei viaggi che abbiamo avviato e il tem-
po che manca alla loro conclusione.
Dichiarazione di guerra
Nella foto 4 potete osservare i due
pannelli che riguardano le guerre «nuo-
ve» (in alto) e quelle «vecchie» (in bas-
so). Come abbiamo detto ci occorrono
sia armi che abitanti, e la «P» che
vedete nel pannello simboleggia questa
quantità (potenza). Il pianeta sorgente e
quello destinazione si selezionano con
lo stesso sistema dei viaggi; del resto si
tratta effettivamente di un viaggio, che
quindi richiederà anche una porzione di
tempo e una quantità di energia.
191
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
MEGAGAME 64
Gli sconti
Il pannello delle guerre «vecchie» vi-
sualizza la potenza del pianeta sorgente
(attaccante) e quella del destinazione
(attaccato), quindi il tempo che manca
airarrivo, ovvero all’inizio dello scontro.
Per visualizzare una particolare guerra
basta selezionare tramite mappa il pia-
neta che ci interessa (in guerra) e poi,
con le frecce spostarsi per tutto l’elen-
co delle spedizioni fatte contro tale pia-
neta. Il più forte quasi sempre vince,
ma non è detto, perché gli scontri av-
vengono con una percentuale di proba-
bilità (ad armi pari equivalente al 50%) e
potrebbe accadere l'imprevedibile.
Il tempo
Il tempo scorre secondo un particola-
re sistema di riferimento; ogni tot cicli
lo schermo visualizza una schermata
simbolica che sta a rappresentare la
fine del «giorno». Dopo qualche secon-
do il gioco ricomincia e i pianeti avranno
subito una variazione nella loro stmttu-
ra. Come vi sarete resi conto ci sono un
bel po’ di cosette da fare e quindi il
divertimento non dovrebbe mancare.
Siamo giunti alle inevitabili conclusioni.
Lo scopo dell'operazione Megagame 64
è stato raggiunto in maniera soddisfa-
cente (per non sbilanciarsi) e da parte
mia mi ritengo più che soddisfatto. Pos-
siamo quindi cominciare un nuovo me-
gagame... stavo scherzando!!! L'unico
punto negativo potrebbe essere proprio
il tempo che abbiamo impiegato a rea-
lizzarlo. ma in fondo era un esperimen-
to, quindi non lamentiamoci troppo.
Cronologia del Megagame 64
Dicembre '87 (69): comincia la «nostra avventura nel magico
mondo dei videogiochl. Vengono invitati i lettori ad inviare un’idea
per un videogame «fuori dal comune», che dovrà essere rea-
lizzato con la loro collaborazione.
Gennaro '88 (70): pausa in attesa della corrispondenza dei lettori.
febbraio '88 (71): arrivano le prime proposte ma...
Marzo '88 (72): ...è con il numero di marzo che esplode l’inven-
tiva dei letton. Personalmente scelgo il gioco di Sergio di Fusco.
Aprile '88 (73): si comincia con una impostazione generale del
ì^mlo '88 (74) : fermi tutti! Questo gioco si deve cambiare. E
infatti SI cambia; primo schema rudimentale dell’attuale Mega-
game
Giugno '88 (75): secondo sviluppo con presentazione di alcurte
screen grafiche, riguardanti il gioco.
Luglio/agotto '88 (76): per inserire un po’ di arcade in un gioco
lutto strategia viene proposta un'aggiunta; l’azione sarà realizzata
con sotlogiochi stile «RASTAN».
Settembre '88 (77): si discutono I suggerimenti di Marco Mari-
nai. un lettore che propone (tra l'altro) di imitare lo stile del
videogioco «SHAOOWFIRE».
Ottobre '88 (78): pausa.
Novembre '88 (79): si opta per un gioco con grafica ridotta
all'osso e si abbozzano i primi pannelli.
Dicembre '89 (80): nella speranza (vana) di non arrivare al
«prossimo dicembre» c'é il successivo sviluppo dei pannelli.
Gennaio '89 (81): si cambia grafica e si presenta quello che in
seguito diventerà lo stile grafico definitivo.
febbraio '89 (82): si modifica un po' il gioco e radicalmente lo
stile grafico. Si aggiunge un sottogioco tipo «SPACE HARRIER».
Marzo '89 (83): provo a lanciare una trovata che dovrebbe
rivitalizzare il colloquio con i lettori; si tratta di un collegamento
telefonico... (poco dopo disattivato).
Aprile '89 (84): la grafica viene momentaneamente ridimensio-
nata e cosi é anche per la struttura dei pannelli. Niente giochi
arcade.
Atagg/o '89 (85): primo riepilogo dello «stato dei fatti» e tentativo
di strinare i tempi. Invito ai lettori per la scrittura di una storia
fantascientifica da abbinare al videogioco.
Ghigno '89 (86): presentazione di schermi grafici per le anima-
zioni da inserire tra un pannello e un altro.
Luglio/agosto '89 (87): pausa. .
Settembre '89 (88): ... che durerà ...
Ottobre '89 (89): fino a ottobre.
Novembre '89 (90): viene presentata la struttura definitiva del
Megagame 64 e la grafica (schematizzata) dei nuovi pannelli. Alla
programmazione dovrà pensare il solo Marco Pesce.
Dicembre '89 (91): le prime routine della presentazione con
grafica praticamente definitiva.
Gennaio '90 (92): pausa.
febbraio '90 193): i pannelli con lo stile grafico del numero di
gennaio '89.
Marzo '90 (94): pausa
Aprile '90 (95): il Megagame è finito)
Chi ha partecipato
Quello che segue è un elenco (in ordine cronologico) di
tutti coloro i quali hanno in qualche modo dato un contri-
buto, sia pur minimo, alla realizzazione del Megagame 64.
Speriamo ci siano tutti;
Paolo Costabel
Fabrizio Baldini
Stefano Innocenti
Fulvio, Flavio e Stefano Chini
Gianni Zambon
Daniele Argento
Umberto Michelucci
Franco Violante
ITALIAN TEAM
Franco Orsogna
Jacopo Piazzi
Sergio di Fusco
Alberto Bianchi
Luca Persico
Vito Armenise
Alberto Barbero
Emilio Orione
Gianfranco Gramiglia
Gianni Manenti
Enrico Ferrante
Roberto Marassi
Tommaso e Luigi Bini
Michele Signorile
Marco Marinai
Matteo Bittanti
Stefano Degan
Nicola Colella
Claudio Parmigiani
Emiliano D' Onofrio
Ciro Cane'
Bruno Saetta
Conan of CCS
Giulio Cenala
Ivan Melle
THE BEST THUNDER
Giulio Cellitti
Andrea Beltrame
Massimiliano Pigozzi
Pierpaolo Bergamo.
192
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
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PD SOFTWARE
Due lìnsuaggì AWK
dì PD con sorgenti
di Massimo Gentilini (MC-Link MC0387I
Chi si interessa di informatica probabilmente saprà cosa sono i laboratori
Bell della AT&T americana e li considererà (giustamente) come uno dei
luoghi più pittoreschi ed affascinanti dell'intero universo informatico.
Da questi laboratori sono nate ed uscite alcune delle tecnologie
informatiche ed alcuni linguaggi tra i più in voga del momento.
Il linguaggio C. il C++. Unix e tantissime altre cose che sono
oramai comuni nella nostra vita informatica quotidiana sono nati qui.
parecchi anni orsono
In questi ambienti si muovono perso-
naggi bel calibro di Brian Kernighan e
Dennis Ritchie, creatori del linguaggio
C. Bjarne Stroustrup, il creatore del
C++, evoluzione «Object Oriented» del
C.
Se andiamo a vedere quando questi
autori hanno per la prima volta iniziato a
diffondere le loro teorie e le loro idee ci
accorgiamo di quale sia il gap temporale
che c‘è tra lo sviluppo originario delle
loro teorie e l'implementazione pratica a
livello dell'utente medio. La prima edi-
zione del libro «Linguaggio C» risale al
1978, mentre la diffusione del linguag-
gio a livello mondiale è nettamente più
recente. Il libro di Stroustrup «The C+ +
programming language» è del 1986, le
prime implementazioni utilizzabili per
personal computer di questo magnifico
linguaggio hanno iniziato a diffondersi lo
scorso anno.
Questo gap fortunatamente si sta ri-
ducendo sempre più, in primo luogo per
la grande circolazione di informazioni
che SI è sviluppala ultimamente, soprat-
tutto grazie al mezzo telematico, ed in
secondo luogo, ovviamente, perché il
numero di appassionati è nettamente
maggiore.
Quello di cui parleremo in questo
articolo, esaminando in sintesi le carat-
teristiche dei linguaggio e descrivendo-
ne poi due implementazioni liberamente
(in un ambito amatoriale) copiabili e
modificabili, essendo distribuite con l'al-
legato sorgente, è il linguaggio AWK.
un'altra creazione delle fertili menti dei
laboratori AT&T.
Il Linguaggio AWK
Il linguaggio AWK. sviluppato in origi-
ne da Alfred Aho, Peter Weinberger e
Brian Kernighan (da cui prende il nome
contraendo fe iniziali dei tre cognomi) è
un linguaggio dedicato alla manipolazio-
ne di testi e di liste di dati, basato sul
concetto di «Pattern Matching». cioè
della ricerca all'interno di un testo di
una stringa e alla successiva elaborazio-
ne del testo in base ai risultati di questa
ricerca.
Sviluppato per la prima volta nel 1977
nel 1985 ne è stata sviluppata una nuo-
va e più potente versione, che è quella
disponibile su alcune delle macchine o
delle implementazioni Unix più moder-
ne e da qualche tempo anche per i
piccoli computer MSDOS. Il linguaggio
è studiato appositamente per la scrittu-
ra di programmini molto corti, in genere
una riga o poco più. e si basa sul
concetto «Stringa-Azione». In genere il
programma AWK è una lista di possibili
stringhe che possono essere trovate
ne! testo processato e di azioni da com-
piere se queste stringhe sono trovate.
Per capirne di più vediamo alcuni
esempi presi dal libro «The AWK Pro-
gramming Language», scritto dai tre
autori del linguaggio e pubblicalo dalla
Addison Wesley, ISBN 0-201-07981-X,
che è in pratica il manuale di riferimento
del linguaggio. Questo libro è pratica-
mente indispensabile (come lo è «The
C Programming Language» per chi lavo-
ra in C) per chi intenda utilizzare AWK
nella vita di tutti i giorni. Senza farne
una recensione dirò che è molto ben
fatto e che spiega in maniera semplice
e lineare tutti gli aspetti del linguaggio,
anche se, come tutti i manuali di questo
tipo, non é dedicato ai principianti (ma
d'altronde anche AWK non è il genere
di linguaggio che a mio avviso dovrebbe
essere utilizzato da persone con una
cultura informatica limitata).
Per iniziare supponiamo di avere un
piccolo file di testo, chiamato 'stipendi'
composto da sole 6 righe e cosi fatto:
Alberto 40000 0
Michele 37500 0
Silvia 40000 10
Ennca 50000 20
Barbara 50000 22
Aaron 42500 18
Supponiamo che ogni riga contenga il
nome di un dipendente, il suo salario
orano ed il numero di ore lavorate.
Questo è un semplice database, molto
elementare, in cui ogni riga rappresenta
un record, ognuno dei quali contiene tre
campi.
Ora supponiamo di voler avere un
elenco di tutti quelli che hanno lavorato
per più di zero ore ed il loro stipendio.
Richiamando AWK con la seguente
sintassi avremo il risultato richiesto:
awk '$3 > 0 (print $1, $2*$3}' stipendi
In questo semplice programma si ve-
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
195
PO SOFTWARE
dono gli elementi di base che contraddi-
stinguono AWK. Per prima cosa dopo
aver chiamato AWK gli passiamo alcuni
parametri, il primo, quello racchiuso tra
le virgolette, é il programma vero e
proprio, il secondo é il nome del file da
CUI AWK deve prendere i dati per pro-
cessarli. Ovviamente non è necessario
scnvere direttamente il programma sul-
la linea di comando, questo può anche
essere scritto in un file a parte, anche
se spesso AWK viene utilizzato proprio
nella maniera poc’anzi indicata.
Il programma in sé é molto semplice,
$1, $2 e $3 indicano i tre campi di ogni
record, che AWK normalmente interpre-
ta usando come separatori gli spazi,
opzione che ovviamente può essere
cambiata. «$3 > 0» indica la condizione
a cui la ricerca deve sottostare, e cioè
che il terzo campo sia maggiore di zero,
mentre le graffe racchiudono l'azione da
fare nel caso la condizione sia verificata,
cioè scrivere il primo campo ($1), segui-
to da uno spazio e dal secondo campo
moltiplicato per il terzo ($2*$3).
L'output fornito da questo program-
ma sarà quindi il seguente:
Silvia 400000
Enrica 1000000
Barbara 1 1 00000
Aaron 765000
Questa struttura, molto semplice, è
comune a tutti i programmi AWK, dai
più semplici ai più complessi, cioè ogni
programma AWK è sempre strutturato
nella seguente maniera:
pattern (azione da con^piere)
pattern (azione da compiere)
E questa è l’unica che i programmi
AWK capiscono. AWK processa il file e
per ogni riga (ma c’è anche la possibilità
di definire dei record composti da più
righe) applica in successione la ricerca
di tutti i pattern definiti e quando ne
trova uno che rende vera la ricerca
applica l'azione corrispondente.
Oltre alle azioni da fare sulle righe
AWK mette a disposizione i due pattern
BEGIN ed END per definire operazioni
da fare prima di iniziare a processare il
testo ed una volta finito di leggere II file.
Questa metodologia di funzionamen-
to, a dispetto della sua apparente sem-
plicità, è l'applicazione pratica di un con-
cetto assolutamente reale, e cioè del
fatto che spesso il computer viene uti-
lizzato per effettuare compiti molto ripe-
titivi e che sono efficacemente rappre-
sentati da un metodo simile.
Il concetto di pattern, ed è forse
questo uno dei fattori che rendono
AWK molto più potente di quello che
potrebbe sembrare a prima vista, è deri-
vato dal «pattern matching» che trovia-
mo su Unix. Oltre a condizioni molto
semplici come quella illustrata in prece-
denza è possibile definire condizioni
molto complesse e con l’uso di Wild-
card in maniera molto completa. Ad
esempio è possibile testare un’espres-
sione per controllare se ne contiene
un’altra, se NON ne contiene un'altra,
collegando più ricerche tramite operato-
ri logici.
Normalmente l’espressione da cerca-
re va racchiusa tra due caratteri «/>>, ad
esempio per cercare tutte le righe il cui
secondo campo contenga la parola
«pippo» è sufficiente dare la condi-
zione:
$2 ~ /pippo/
il comando «—ri dice di cercare le strin-
ghe che contengono l'espressione se-
guente. mentre «! — i> dice di cercare
quelle che NON la contengono.
Nelle espressioni è possibile usare
vari «metacaratteri» o «metacomandi»
per l'operazione di ricerca. I metaco-
mandi accettati da tutte le versioni di
AWK sono gii stessi che formano le
«regolar expression» che possono es-
sere usate in Unix, e cioè i seguenti:
\ ■ $ I I ; ( ) * + ?
che devono essere utilizzati secondo le
seguenti modalità per costruire la «re-
golar expression».
— Un carattere normale (una «A» ad
esempio) fa eseguire la ricerca con suc-
cesso sui caratteri uguali, per ricercare
caratteri non esprimibili sullo schermo
(Tab, Esc e così via) sono usate le
combinazioni di escape, cioè \ qualcosa,
che sono le stesse che si usano in C.
Lo stesso procedimento viene usato
per cercare i caratteri che sarebbero
altrimenti metacomandi, ad esempio \*
ricerca l'asterisco,
— e $ effettuano la ricerca rispettiva-
mente daH’inlzio e dalla fine della
stringa.
— Il punto (.) fa eseguire la ricerca sul
singolo carattere
— Le classi di caratteri sono delimitate
dagli operatori [ e |, ad esempio (ABC]
esegue la ricerca su uno qualunque dei
soli caratteri A, B o C. Le classi possono
includere delle abbreviazioni, come ad
esempio (A-Za-z] per definire tutti i ca-
ratteri, minuscoli o maiuscoli, oppure
degli operatori di negazione, ad esem-
pio rO-9] che effettua la ricerca con
successo su ogni carattere che NON sia
un numero.
— I metacomandi *, -h e ? sono opera-
tori unari che permettono di definire la
ripetizione delle «regolar expression».
Se «r» è una «regular expression» allora
(r)* effettua la ricerca con successo se r
è trovata zero o più volte. (r)-i- ha suc-
cesso se la stringa è trovata una o più
volte e (r)? ha successo se viene trovata
la stringa nulla o la stringa cercata.
Questa descrizione apparirà certa-
mente ostica ai più, ma riassumere m
alcune righe concetti che in un manuale
sono descritti in varie pagine è certa-
mente molto difficile. Per rendere più
chiare (o oscure, dipende dai punti di
vista) le cose facciamo alcuni esempi:
■(O-Sl-i-S
Trova le stringhe composte da soli numeri
■IO-9|[0-9l(0-9)$
Trova solo le stringhe composte da tre nu-
'{A-Za-z!$nA-Za-z|(0-9l$
oppure /"[A-Z8-z]|0-9l?$/
Trovano le stringhe composte da una sola
lettera iniziale oppure da una lettera seguita
da un numero.
/‘l-t-|?((0-9|-H.l?|0-9r;[,tIO-9l-H([eEll-l-l?|0-
91-1-)?$/
Trova un numero in virgola mobile che può
anche essere con segno o con notazione
esponenziale.
AWK ovviamente, dato che è un vero
linguaggio, permette di definire delle
variabili. Queste non hanno un tipo pro-
prio dato che la conversione tra variabili
numero o stringa (le uniche due che
AWK comprende) viene fatto sul mo-
mento a seconda dell'azione che AWK
deve eseguire.
Questo è molto comodo perché ci
permette di operare con i numeri consi-
derandoli delie stringhe quando ci fa
comodo, senza dover convertire nulla
(l'operazione inversa è ovviamente più
difficile, ma AWK si comporta molto
bene, convertendo da stringhe a nume-
ro correttamente se la stringa è una
rappresentazione valida del numero in
questione). Ad esempio se «1234» è
una stringa assegnata alla variabile A
l'operazione A-i-2 ci darà il numero
1236, mentre «lenght(A)» ci restituirà
correttamente 4, la lunghezza della
stringa.
AWK permette di definire delle matri-
ci monodimensionali. Non supporta ma-
trici bidimensionali, anche se ci permet-
te di definirle. In questo caso se noi ad
esempio definiamo un array di dimen-
sione 10x10 AWK lo memorizzerà come
un array monodimensionale, ogni ele-
mento dell'array conterrà poi i dieci sot-
toelementi, divisi come campi di un
196
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
PD SOFTWARE
record, permettendoci però di usare i
due iridici per accedere alla variabile.
Infatti mentre il programma viene inter-
pretato è il linguaggio AWK che si pre-
occupa di tradurre la nostra dichiarazio-
ne «bidimensionale» (del tipo A|10.101)
in una matrice di 10 record ognuno dei
quali composto da 10 campi, converten-
do il programma per noi. Se a prima
vista questa può sembrare un'inutile
complicazione in effetti ci rende la vita
molto più semplice, dato che ogni riga
dell'array può essere, a piacere ed a
seconda delle necessità, interpretata
come un record o come composta dai
10 elementi dell'array.
Oltre alla possibilità di definire noi
delle variabili AWK ne possiede varie
implicite, per indicarci, ad esempio, a
che record siamo arrivati, il nome del
file su cui stiamo lavorando e così via.
Come abbiamo visto in precedenza i
numeri preceduti dal segno «S» indica-
no i campi del record appena letto,
mentre SO contiene tutto il record.
AWK contiene al suo interno varie
funzioni, di tipo matematico, di stringa e
di uso generico. Lo stesso programma-
tore può definire nuove funzioni che
possono essere utilizzate dal program-
ma. La definizione di funzioni ci permet-
te di colmare fa lacune del linguaggio,
aggiungendo capacità non previste in
origine.
Le istruzioni per il controllo del pro-
gramma sono molto complete, oltre ai
classici «if-then-else», «for-next», «bre-
ak» e «continue» ci sono anche i più
evoluti costrutti «while» e «do-while».
Le funzioni di Output sono abbastan-
za potenti, è disponibile una funzione
uprintf» identica a quella del C. accom-
pagnata da una funzione «gettine» che
permette di leggere da console esatta-
mente come faremmo da un file. In
generale la funzione di Input dei dati
non é molto sofisticata, dato che AWK,
come dicevo in precedenza, è un lin-
guaggio studiato espressamente per la-
vorare su file.
Ovviamente nel corso di questo bre-
ve articolo non é stato possibile dan/i
una descrizione esauriente ed esaustiva
di tutte le capacità di un programma
Che cosa sono UUCP e SubLink
Tutti coloro che leggono spesso riviste
estere o che si interessano di telematica
avranno spesso sentito parlare di UUCP e
si saranno spesso chiesti che significato
avessero gli indirizzi telematici che spesso
comparivano in van articoli e nelle pubblici-
tà. L'universo della telematica è molto va-
sto ed I sen/izi di posta elettronica offerti
all’estero sono certamente molto più evo-
luti degli equivalenti italiani. In questo riqua-
dro esamineremo che cosa sia UUCP e
come sia finalmente possibile accedere a
questa rete a basso costo anche dall'Italia.
Il Sistema Operativo Unix fornisce al suo
interno uno strumento, chiamato per l'ap-
punto UUCP, un acronimo che significa
"Unix to Unix Copy Pr^ram», che permet-
te di copiare e trasferire file tra macchine
fisicamente diverse, utilizzando le porte
seriali a cui possono anche essere collegati
dei Modem.
Ba^ndosi su questo protocollo tutte le
macchine Unix che si rispettino fwnno an-
che la possibilità di mandare posta da una
macchina ad un'altra. Supponendo che le
due macchine siano collegate direttamente
è sufficiente spedire un messaggio all'indi-
rizzo dell’altro sistema e, dato che tutte te
macchine Unix hanno un «nome proprio»
che le identifica, il messaggio arnva a desti-
nazione. Oltre a questo ogni utente (Unix è
un vero sistema multiutentel ha un nome
proprio con cui si collega, e se ad esempio
io sono l’utente «max» sulla macchina
chiamata «phillo» sarà sufficiente mandare
un messaggio desbnato all’utente «phillo!
max» e questo arriverà a destinazione.
Se la macchina a cui devo mandare il
messaggio invece non è connessa diretta-
mente sulla mia entra in funzione la rete
UUCP vera e propria. Ogni sistema può
essere connesso ad un altro sistema, ad
un livello superiore che, attraverso mecca-
nismi che sarebbe lungo esaminare, si pre-
occupa di mandare il mess^gio alla mac-
china giusta. Ad esempio il mio Indirizzo
completo è «ddswl Ideejaylgearlphillo
Irnax». Se qualcuno volesse mandarmi un
messaggio questo indirizzo contiene al suo
interno i nomi delle macchine che compon-
gono la strada per arrivare a me. Suppo-
nendo che un utente americano mi mandi
un messaggio la sua macchina lo manderà
ad un’altra che presumibilmente lo mande-
rà. attraverso vari passaggi, a «ddswl»,
che a sua volta lo Inoltrerà a «deejay», che
lo manderà a «gear». il quale a sua volta
finalmente lo manderà a me.
Il processo è analogo se io voglio manda-
re un messaggio, lo spedirò a «gear». se
questo non saprà come processarlo k)
manderà a «deejay». da cui sarà ulterior-
mente spedito a «ddswl » se neppure que-
st’ultimo saprà a chi mandarlo. Normal-
mente l'ultimo passaggio lo inoltrerà sulla
strada giusta per raggiungere la corretta
destinazione.
Oltre a questo sistema ne é stato intro-
dotto di recente un altro, chiamato «smart»
in quanto più intelligente e comodo (con il
sistema precedente, detto del «bang ad-
dress» é sufficiente sbagliare un nome per
vedersi rimandare indietro il messaggio
con l’indicazione di destinatario sconosciu-
to), in cui è sufficiente dare il nome dell’u-
tente ed un dominio di appartenenza, il
messaggio viene poi inoltrato ad una mac-
china che esamina un database di indirizzi
e SI preoccupa di inoltrarlo per la strada
giusta. In questo caso il mio indirizzo diverv
ta «max@phjllo.UUCP», che staa significare
«max, utente della macchina phillo. colle-
gata al dominio UUCP».
La rete mondiale UUCP é formata da
varie migliaia di macchine Unix e non con-
nesse in tutto il mondo, ed oltre alla sem-
plice posta elettronica prevede delle confe-
renze telematiche (simili alle aree messag-
gi di MC-Link) a cui tutti possono partecipa-
re con un meccanismo analogo a quello
della posta. Un messaggio viene immesso
in una di queste aree e viene poi letto da
tutti coloro che sono collegati. Il sistema,
per chi si diletta di telematica, è equivalen-
te a quello utilizzato dalle aree Echomail di
Fidonet. Queste aree messaggi, chiamate
«News» sono molto estese e lette ed
utilizzate anche dai più noti nomi del’infor-
matica estera, ad esempio nell’area dedica-
ta al lirìguaggio C spesso e volentieri parla-
no Kemighan e Ritchie in persona. Oltre
alle aree dedicale ai messaggi esistono
varie aree dedicate alta scrittura di sorgenti,
spesso vari megabyte settimanali di pro-
grammi nei più svariati linguaggi pronti da
compilare.
Fino a qualche tempo fa non era possibi-
le. per un hobbista italiano, collegarsi a
basso costo a questa rete mondiale; ora è
nata In Italia un'associazione, chiamata
«SubLink» che permette questo collega-
mento anche a professionisti e privati o a
ditte con un budget relativamente basso da
destinare alla telematica. SubLink si basa
su una serie di sistemi, sparsi in quasi tutta
Italia, che fungono da Backbone, cioè da
depositari della posta in attesa per i nodi,
che devono semplicemente chiamare ad
intervalli regolar per prelevarla.
L'associazione è destinata principalmen-
te a professionisti che desiderino utilizzare
la rete UUCP, ed in generale è necessario
(ma non è detto, esistono soft di emulazio-
ne per MS-DOS e per altri Personal Com-
puter) un sistema Unix funzionante per
procedere al collegamento con successo.
Il collegamento a questi nodi è quasi
sempre, a meno di accordi particolari, gra-
tuito per tutti coloro che fanno pane del-
l'assoclazione, c'è solo da pagare la telefo-
nata. La quota associativa annuale va dalle
50.000 lire del socio semplice alle 200.000
del socio sostenitore.
Se siete interessati potete telefonare alla
segreteria deH’associazione. al numero te-
lefonico 02/3494313, per avere ulteriori in-
formazioni sulle modalità di iscrizione e di
accesso.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
197
PO SOFTWARE
Free Software Foundation,
ottimi sorgenti a basso costo
Nella descrizione del GAWK ho menzio-
nato la Free Software Foundation ed il fatto
che questa associazione mette a disposi-
zione I sorgenti in C di tutti i programmi da
lei prodotti. Vediamo quindi cosa c'é dietro
questa splendida iniziativa e quali siano, in
breve, gli alto prodotti disponibili (l'elenco é
in continua evoluzione, queste sono notizie
aggiornate alla fine di gennaio).
La FSF è un'associazione senza fini di
lucro destinata ad abbattere le restrizioni
esistenti riguardanti la copia, la distribuzio-
ne. la comprensione e la modifica dei pro-
grammi per computer II sistema per fare
questo è dare, di tutti i programmi che la
FSF produce, il sorgente completo, in mo-
do da poter lavorare a piacere su di esso
Ogni prodotto della FSF è fornito tn forma
sorgente ed é accompagnato da una licen-
za d'uso molto ben fatta che permette di
utilizzare il codice nella maniera più com-
pleta. senza perù poter utilizzare a fini di
lucro il notevole lavoro che la FSF mette
dietro tutti i suoi programmi (questo è il
succo del discorso, il documento vero e
proprio è composto da varie pagine di
AWK. ho cercato quindi di darvi un’idea
del linguaggio, non escludendo che. se
SI manifesterà deH’imeresse da parte di
molti lettori, si possa tornare sull'argo-
mento
AWK è modellato, per molte cose,
sulla falsariga del C. Per poter avere
degli Output formattati è disponibile la
funzione «printfii che è esattamente
uguale a quella che ci mette a disposi-
zione il C. Molte funzioni hanno lo stes-
so significalo e le operazioni matemati-
che e logiche sono espresse nella stes-
sa maniera.
Questo rende la vita molto facile a chi
programma in C, dato che la fatica
necessaria all'apprendimento è molto
poca, trovandosi a che fare con concetti
spesso già chiari.
Veniamo ora all’esame dei due pro-
dotti, rigorosamente Public Domam (an-
che se la definizione corretta sarebbe
Freewarw, dato che i sorgenti o gli
eseguibili ottenuti non possono essere
venduti a scopo di lucro) ed accompa-
gnati dai sorgenti in C, che implementa-
no il linguaggio AWK su personal com-
puter MS-DOS (ma non solo...).
Free Software Foundation GAWK
versione 2. 10
Questo prodotto, della FSF (vi invito
ad andare a leggere il riquadro su que-
gergo legale in inglese). Lo scopo finale
della FSF è produrre GNU, un completo
sistema operativo Unix compatibife il cui
nome è un acronimo autoreferenziante che
significa >6nu‘s Not Unix» e cioè «Gnu
non à Unix». Per fare questo la FSF ha già
prodotto vari programmi (AWK é uno di
questi) che serviranno per integrare e com-
pletare Il sistema operativo. Per fare ciò la
FSF SI appoggia al lavoro volontano di vari
programmaton, oltre che su donazioni varie
in der>aro e materiale che le provengono da
tutto il mondo. A livello di curiosità le
donazioni fatte alla FSF, almeno in Ameri-
ca. possono essere detratte dalle tasse.
Oltre a questo la FSF produce vari ma-
nuali, venduti a prezzo di costo e distribui-
sce gli archivi, in forma di nastro, conte-
nenti I SUOI programmi.
La produzione completa della FSF é mol-
to vasta, menzioneremo solo alcuni dei
prodotti più eclatanti:
— Emacs, editor di testo
— Bison, un equivalente di Yacc
— Hack e Chess, due giochi
— GDB, un debugger source-levei per il C
sta organizzazione per saperne di più
sulle molteplici iniziative che essa intra-
prende) è certamente uno dei program-
mi più professionali e con il miglior
manuale che io abbia mai recensito su
queste pagine.
il programma è diviso in due file,
abbastanza voluminosi, nel primo é con-
tenuto l'eseguibile per MS-DOS (alme-
no in questa versione) ed il completo
sorgente C. come per tutti i prodotti di
questa ditta, nel secondo un completis-
simo manuale che. dopo la stampa, può
egregiamente sostituire il libro di Aho,
Kernighan e Weinberger come tutorial e
reference del linguaggio vero e proprio.
Questa é certamente una grossa como-
dità per coloro che non si trovano in
città fornite da librerie con una vasta
scelta di volumi esteri.
Il difetto di questo manuale (a parte la
dimensione) è che è fornito solo in due
formati, cioè in formato Tex ed in for-
mato DVI, ed in nessuno di questi due è
direttamente stampabile da MS-DOS
senza processarla con qualche pacchet-
to software. Purtroppo questa è una
notevole limitazione dato che nessuno
di questi strumenti è molto conosciuto
su macchine MS-DOS ed è perciò ne-
cessario trovare un amico compiacente
che disponga di un sistema Tex. Fortu-
natamente prodotti, anche PD, per trat-
tare testi Tex o stampare file in formato
— Un completo linguaggio C con estensio-
ni Obieci Oriented per avere anche il C+ -t-.
compilabile su varie macchine
— Bash. uno splendido Shell per Unix
— GhoslScript, un interprete de! linguag-
gio PostScript.
Tutti questi prodotti (e molti altri, la lista
è in continua espansione) sono distribuiti
sotto forma di sorgente e sono compilabili
quasi sempre senza troppi problemi su una
miriade di macchine Unix diverse.
Per chi fosse interessato a procurarsi
questo software (sono, nel complesso, va-
rie decine di megabyte di sorgenti) l'indinz-
zo della FSF è il seguente:
Free Software Foundatiofì loc.
675 Massachusetts Avertue
Cambridge. MA 02139. USA
Telefono: (617) 876-3296
L’indirizzo UUCP per coloro che abbiano
accesso a questo potente mezzo é «gnu
(^'prep.ai.mit edu»
Spedendo una lettera preaffrancata vi
verrà spedito a casa il loro bollettino, con
notizie e prezzi
DVl stanno iniziando ad apparire sul
mercato e saranno probabilmente og-
getto di una prossima recensione.
Il programma è molto ben fatto. La
versione recensita è la 2.10, non esclu-
do che ne siano uscite delle più recenti,
anche se il peculiare modo di distribu-
zione del programma (in origine sono
forniti solo i sorgenti, ia compilazione in
un'eseguibile per MS-DOS è stata fatta
in un secondo da un programmatore
indipendente) può rendere lenta la pro-
cedura di Upgrade delta versione per la
singola macchina.
C'è poco da dire su questo prodotto,
è veramente fatto bene, tutte le funzio-
ni del linguaggio AWK sono presenti,
oltre ad alcune estensioni molto como-
de (come ad esempio il test sulla capita-
lizzazione di una lettera).
Il sorgente del programma e uno de-
gli esempi di codice «C» più portabile e
ben fatto che mi sia mai capitato di
vedere. Evidentemente il fatto che il
prodotto in origine sia distribuito solo in
forma sorgente e destinato alla compila-
zione su vane macchine diverse ha i
suoi benefici influssi. Come esempio di
questo fatto posso menzionare che un
mio conoscente che lavora in una ditta
specializzata in CAD lo ha installato su
circa una decina di Workstation diffe-
renti (si andava da SUN a Vax e sistemi
IBM e Olivetti, passando per altre mac-
198
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
PD SOFTWARE
chine più o meno diffuse ma tutte con
Sistema Operativo Unix), con differenti
processori e diverse versioni di Unix
con modifiche veramente minime per
adattarlo alle varie piattaforme hardwa-
re, modifiche che spesso si limitavano
aH'editing del makefile. Il tutto in circa
due giorni di lavoro non troppo inten-
sivo.
Non so se di questo prodotto siano
disponibili versioni anche per macchine
non MS-DOS. dato che il sorgente è
disponibile se qualcuno ha intenzione di
effettuare un portmg su altri computer è
certamente il benvenuto.
DUFF AWK versione 2. 12
Questo prodotto, di cui sono anche in
questo caso distribuiti i sorgenti, é an-
che lui una implementazione abbastan-
za standard del linguaggio descritto nel
libro degli autori di AWK (libro che.
come nel caso del linguaggio C, è utiliz-
zato come riferimento per definire la
completezza e l'aderenza di un linguag-
gio allo standard).
Questo programma è scritto in Turbo
C e ne sono distribuiti i sorgenti com-
pleti. Rispetto al prodotto della Free
Software Foundation è nettamente più
snello, sia come dimensioni dell'esegui-
bile sia come dimensioni del codice, ma
manca di alcune estensioni introdotte
dalla FSF che sono molto comode. Inol-
tre è nettamente più tento nell'esecu-
zione del programma. Dal punto di vista
del sorgente é invece nettamente più
leggibile dell'equivalente FSF.
Il programma é dotato di una docu-
mentazione abbastanza scarna, un do-
cumento di alcune decine di Kbyte che
altro non è che un adattamento delle
pagine del manuale Unix, mentre per il
manuale completo c'è un invito a com-
perare il libro di Aho, Kernighan e
Weinberger.
La qualità più simpatica di questo
programma è la quantità di esempi che
io accompagnano. Uniti ad un batch file
che li fa partire in sequenza ed ad alcuni
file di testo da usare come dati danno
immediatamente un'idea di quella che è
la potenza del linguaggio.
Come dicevo il programma è scritto
in Turbo C. abbastanza standard e que-
sto forse ne renderà facile il portmg su
macchine dove questo ambiente di svi-
luppo è disponibile (principalmente
Atan).
Conclusioni
Nessuno di questi due prodotti emer-
ge sull’altro con netta superiorità. Se il
GNU AWK è nettamente superiore co-
me documentazione (a patto di riuscirla
a stampare) e come portabilità dei sor-
genti in ambiente Unix il DUFF AWK ha
negli esempi il suo punto di forza. Come
consiglio vi do quello di prenderli e
provarli entrambi, soprattutto per esami-
nare I numerosi esempi del DUFF AWK.
Se siete intenzionati ad effettuare un
porting di uno di questi linguaggi su altre
piattaforme vi consiglio l’AWK della FSF
se utilizzate Unix o un suo simile, men-
tre I sorgenti del DUFF AWK sono forse
più facilmente compilabili su personal
computer, in virtù delia loro leggibilità ed
indipendenza da tutte le chiamate al SO
Unix che invece esistono nell'implemen-
tazione FSF, che è nata per lavorare su
questo sistema operativo. mc
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MODEM FJSS
Oggi c’è un modem che
li permette di collegarti con le
banche dati di tutto il mondo e in più
di spedire a un numero telefonico dotato di
fax i tuoi messaggi scritti!
Un modem full Hayes AT compatibile, auto diai, auto
answer, half e full duplex. 300/12()0/240() bps in modo dati e 4800 bns
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944/A Sl.Clair Ave. West, Toronto, Canada MòC 1C8
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Media Disk AntonelH Floppy’s Market Simple Soli
12, Via Ciociaria - 00162 Roma 5, P.za del Popolo Via Cesanti 6 - 20132 Milano
Telefono 06/4240379 56029 S.Croce sull’ Arno (PI) Telefono 02/2841 141
Telefono 0571/35124
ARCHIMEDES
User Port/MIDI Expansìon Card
di Bruno Rosati
Subito dopo la presentazione dell'ASOOO, espansione di
memoria esclusa, questo mese passiamo ad inserire nel
«piccolo» Archie la prima, vera scheda di espansione interna
prodotta dall' Acorn. L'interessante User Port/MIDI Expansion
Card. Un autentico gioiellino
L'User Port/MIDI Expansion Card {no-
me di serie: AKA 121 nasce allo scopo
di espandere la possibilità del «piccolo»
A3000 verso tutto quello che è il perife-
rico mondo acorniano. Dalla compatibili-
tà con la scheda per l'I/O di tutti i vari
Archimedes System fin qui prodotti, a
quella più estrema con la User Port dei
modelli BBC e Master 128.
Alla luce di ciò mi sembra subito
evidente, il vero scopo per il quale la
User Port/MIDI è stata prodotta.
Attirare quanti più possibile utenti
BBC/Master e portarli con tutte le loro
periferiche ed i programmi dei rispettivi
sistemi (non dimentichiamoci del soft-
ware di emulazione che gira sull'Archie)
nell'iperveloce mondo deH'ASOOO. Visto
che poi l'User Port/MIDI è anche inter-
faccia digital-musicale appare ancora più
chiaro l'ulteriore tipo di «affare» che
l'Acom vuol fare insieme con la sua
utenza. Un «prendi due e paghi uno»
estremamente conveniente, conside-
rando anche le ottime caratteristiche
del blocco musicale concentrato sulla
piccola scheda. Un MIDI IN/OUT con
connessione passante (THRU) del tutto
simile alle vecchie versioni «pedule» o a
scatola esterna. Un'interfaccia da noi
presentata già nello «Spedale-Musica»
(MCmicrocomputer n. 90 - nov. '891.
Vista nel suo insieme la scheda pre-
senta un assemblaggio ben rifinito. Con
un lato dedicato alia gestione della User
Port e l'altro alla MIDI. Semplice com-
ponentistica addensata nelle misure ob-
bligate del blank panel. Aperto il compu-
User Port/MIDI Card Expansion
Produnore:
Acom Computer Limited
Fulboum Road. Cherry Hinton
Campndgo CBt 4JN
Dlstrlbutors: Delphi S.p.a.
Via della Vetraia, 11 - SS049 Viareggio liUI
L 121 000 UVA esclusa)
ter con le modalità già descritte nella
prova dell'ASOOO ed individuate le due
file di Socket da diciassette pin Luna
(presenti sulla scheda madre subito die-
tro le prese per l'Econet e il blocco della
seriale) sarà sufficiente togliere il pan-
neltino sostitutivo a quello del blank
panel, conservarne le due viti che lo
sostengono e provvedere all'installazio-
ne della scheda. Cosa questa da farsi
con estrema cura.
Una volta centrate le due file di pin
sui relativi socket basterà spingerle ne-
gli stessi facendo attenzione che tutti i
pin penetrino contemporaneamente, fi-
no all'altezza dei due terminali di colore
nero già innestati nei lunghi pin del-
l'AKA 12.
A quel punto non ci rimarrà altro da
fare che stringere di nuovo le viti del
pannellino sui fori dell'User Port e il
gioco è fatto. La scheda è parte inte-
grante del nostro A3000.
Esternamente, da sinistra verso de-
stra, avremo a disposizione il connetto-
re da venti pin con i ganci laterali della
User Port, quindi le tre femmine da 5
pin per le relative in-
terconnessioni fra il
passante, l'IN e l'OUT
della Musical Interfa-
ce Digital Instrument.
Il tutto perfettamente
intonato a quello che
è il disegno filante del-
la macchina. Un
A3000 quello in no-
stro possesso che
ora, fra i 2 Mbyte interni e la UserPort/
MIDI card diventa un «vero» Archie e
qualcosa di più. Considerando la sua
massima estensione interna appena
raggiunta (anche se mancano sia la se-
riale che il modulo Econet) e l'opportu-
nità di «appropriarsi» di ogni periferica
esterna e di assurgere, grazie alla ge-
stione via MIDI, a sistema polivalente
per Desktop MUSIC. Insomma cento-
quarantaquattromila lire spese bene.
Ma tornando «dentro» al computer,
cerchiamo ora di descrivere in breve le
caratteristiche generali di questa sche-
da. iniziando dalla sezione I/O e conclu-
dendo con un ripasso su quello che è il
concetto di MIDI in casa Acorn.
User Port
Il «lato» User Port in pratica è gestito
da otto linee per i dati e due linee di
controllo che fanno capo al 65C22, altri-
menti chiamato VIA. Ovvero il Versatile
Interface Adapter. Un chip da 16 registri
interni mappati in memoria e legalmen-
te accessibili attraverso l'uso di due
chiamate a sistema di tipo OSBYTE (le
stesse del BBC) che interagiscono attra-
verso il valore 1 50 (lettura di un byte) ed
il 151 (scrittura di un byte).
t segnali disponibili sul connettore a
venti pin (disposti su due file da dieci)
sono attivati sulle otto linee comprese
dalla PBO alla PB7 e rispettivamente
connesse sui pin pari
da 6 a 20. Le due li-
nee di controllo ai re-
gistri deirinterrupt/
handshake a loro volta
risultano attivate (CB1
e CB2) sui pin 2 e 4.
Praticamente quan-
do si vuole trasferire
dei dati usando l'hand-
shake, il segnale del
201
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
ARCHIMEDES
La scheda appena inserita nei Socket presenti sulla scheda madre dell'ASOOO.
Da notare la ROM di gestione Isulla destra) asportabile e sostituibile con
eventuali upgrade
Pannello postenore dell'A3000 Così si presenta esternamente l'AKA !2 subito
dopo il suo inserimento. L'User Port ed i tre connettori da S pin per
rmierfaccamenlo MIDI
pin CB2 assume la dimensione di un'u-
scita (vista dalla periferica come «data-
ready»} mentre il segnale del CB4 è il
«token» proveniente dalla periferica
connessa.
19 17 15 13 n 9 7 5 3 1
90 1B 16 14 12 10 6 6 i 2
2 CBI li (V 12 PB5
4 CB2 IJ Ov 14 PB4
6 PBo is Ov 16 pb;
8 PBl 17 Ov 18 PB6
10 PB2 19 Ov 20 PB7
Figura 1 - Schema relativo all’allnbuiiione dei "pir
oulpulu al connettore da 20 pin deiruser Pori
L’intero sistema lavora con specifiche
tecniche ben definite con voltaggi tipo
di 5 V e correnti da 50 mA e riporta le
sue uscite verso il connettore come
schematizzato in figura 1. Alcune note
per I programmer. L'intero sistema (in-
tendiamo sempre il blocco dell'Llser
Port) Viene gestito con una istruzione di
tipo SWI (Software Interrupt) la quale
riporta l'indirizzo assoluto della locazio-
ne assegnata all'User Port nella mappa
di memoria. L'istruzione SWI può esse-
re chiamata sia con il suo vero nome,
ovvero: l/0_Podule_Hardware che con
il relativo numero dt sistema: &40500.
L'indirizzo dell'User Port sarà rintraccia-
bile sul registro di uscita R1, mentre
tutti gli altri registri continueranno ad
essere nservati al sistema.
Fra la possibilità di usare tutte le
periferiche e soprattutto il software dei
vecchi modelli Acorn. accanto lo stupo-
re di poterlo fare dovremmo purtroppo
metterci anche qualche «spina».
In tutto questo discorso difatti, fra
encomi all'hardware e brevi note sulle
specifiche di programmazione, s'mnesta-
no ora le inevitabili eccezioni che pur non
pregiudicando la compatibilità fra l'User
Port delt'ASOOO e quella dei modelli BBC,
quantomeno complicheranno un poco la
vita deH'utilizzatore (soprattutto quella
dei programmatori’). In primis il proble-
ma della velocità del VIA e poi del sistema
di gestione dell'l/0 dei modelli BBC. C’e
da tener presente che il Versatile Interfa-
ce Adapter della nostra scheda gira a 2
mHz, ovvero il doppio dell’equivalente
BBC (con l'ovvia conseguenza che anche
il contatore interno del VIA conterà più
veloce) e che malgrado il fatto che
l'interfaccia può essere gestita con i
comandi sia del Basic che del RISC-OS, la
potenza di manipolazione che pure questi
consentono nulla può innanzi a quei
programmi che fatti per il BBC, usano
accedere a specifiche locazioni di memo-
ria dello stesso.
Ma siamo innanzi alle classiche ecce-
zioni come già detto; la regola è che
l'ASOOO, oltre a legarsi con te periferi-
che dei suoi predecessori ne sa usare
perfettamente la stragrande maggioran-
za del software. In caso contrario non
avrebbero fatto una User Port/MIDI
card.
Musical Interface Digital
Instruments
Guardando l'altro lato della scheda e
a prescindere dalle note tecniche (per le
quali, ripeto, è più semplice rileggersi le
pagine dello Spedale-Musica) c'é solo
da rinfrescare le idee su cosa possa
fare un sistema operativo come ii RISC-
OS che attraverso anche la più sempli-
ce implementazione Basic che possa
esistere, fa letteralmente esplodere il
valore di un computer come l'ABOOO.
Un sistema per DTMusic continua-
Figuia 2 ■ Rappresentatione a blocchi delta logica di (uniionamenlo delta scheda.
202
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
ARCHIMEDES
RISC-OS Programmer's
Reference Manual
di Bruno Rosati
Manuale di Riferimento del Programmatore, ovvero: dal Kernel al Filing
Systems, dal Window Manager al System Extension (Econet.
gestione delle fonti, printer driver, eco.) tutto quello che è
e può dare il RISC-OS.
Un Sistema Operativo del quale, a partire dai prossimo mese,
cercheremo di conoscere un po' più da vicino le enormi potenzialità,
in questo articolo «programmatico» intanto, cominciamo con il
conoscere la struttura dell'opera
mente migliorabile (dal punto di vista
della gestione-software) direttamente
da parte del suo utilizzatore-programma-
tore è un qualcosa di veramente note-
vole. Non tanto per il fatto che la ripro-
grammabilità sia cosa facile quanto per i
risultati che produce. Senza essere dei
super-esperti, consultando le varie User
Guide e i Reference Manual alla pro-
grammazione, si può arrivare a dei pro-
grammi di gestione personalizzata stra-
ordinariamente potenti ed efficienti. Un
Basic qualsiasi e le chiamate SWI, si
diceva grosso modo nell'articolo sulla
musica, e ciascuno di noi è in grado di
realizzare programmi di gestione perso-
nalizzata assolutamente efficaci. E se
tale potenzialità poteva anche avere i
SUOI limiti se offerta, come allora, ad
utenti professionisti, una volta legato al
concetto di «home» dell’ASOOO li supe-
ra tutti e di slancio. Proprio per il fatto di
portare la potenza del RISC nelle case
di tutti. Soprattutto di quei «musicisti
della domenica» che (dai lunedi al saba-
to) amano cimentarsi come programma-
tori dei (oro stessi sistemi. Senza pro-
blema. Guidati come saranno dalla stes-
sa User Guide dell'User Port/MIDI card.
Sulle sessanta pagine dedicate alla
presentazione del «blocco musicale»
troveranno difatti tutte le informazioni
utili, concernenti la serie delle chiamate
SWI, le loro caratteristiche e l’effetto
procurabile. Dall’uso di queste «called
to System» e le estensioni MIDI, il
nuovo MIDIRISC-OS che ci viene offer-
to è potenzialmente in grado di soddi-
sfare tutti i palati. I programmatori che
vorranno quindi cimentarsi nell’avventu-
ra della riprogrammazione del modulo
musicale, potranno tranquillamente in-
tegrare queste pagine di mini-reference
con quelle del Programmer's Reference
Manual. A proposito del quale, proprio
su questa stessa rubrica ne viene trat-
teggiata una breve recensione.
Conclusioni
Il valore bivalente e l'effettiva poten-
zialità che la scheda offre all'utente del-
l'ASOOO, vanno aldilà del prezzo imposto
all’AKA 12 che, mi sembra evidentissi-
mo, è un prezzo politico. Tra l’altro
disponendo l’User Port di una ROM di
gestione «solo alloggiata» sopra alla
barretta dei socket. tale soluzione ga-
rantisce l'acquirente sul fatto che i'A-
com SI riserva la possibilità di operare
ulteriori modifiche e miglioramenti pro-
ducendo nuove ROM da sostituire alla
vecchia versione.
Come si diceva nel «cappello» l’User
Port/MIDI Expansion Card è un autenti-
co gioiellino.
Poniamoci, in tutta franchezza, una
domanda: il Kernel, il Filing Systems, il
Window Manager ed il System Exten-
sion... cosa sono? Un insieme di cose
estremamente importanti ed utili delle
quali, saperne qualcosa, farebbe bene a
tutti; anche a chi, della programmazio-
ne, poco si interessa. Una bella rispo-
sta, non vi pare?
Fra le varie promesse da marinaio fin
qui fattevi — alcune ancora da mante-
nere. altre già esaudite — quella legata
all'argomento del RISC-OS è probabil-
mente la più importante. Sinceramente
non ho mai amato molto, usare le pagi-
ne di una rivista come se questa fosse
una sorta di sostitutivo — tra l’altro a
«dispense mensili»... — di manuali e
RISC-OS Programmer's Reference Manual
Produnore:
Acorn Computer Limited
FuiPoum Roaa, Chgrty Hinlort
Cambridge CB1 4JN
Distributore:
Delphi S.p.a.
Vie della Vetrata. 1 1
S5049 Viareggio ILUi
L. 192.000 UVA esctasal
guide di riferimento. Ma pure nella mia
ritrosìa, mi rendo perfettamente conto
che parlare del RISC-OS è indispensabi-
203
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
ARCHIMEDES
le. Soprattutto ora che l'avvento del-
l'ASOOO porterà altri utenti nel mondo
dell’ARM e che questi andranno a costi-
tuire un «tipo» archimediano estrema-
mente variegato, assai più confuso, ri-
spetto aH'identikit del vecchio user: un
programmatore/ricercatore decisamen-
te esperto, pratico ed autonomo.
E ne parleremo a prescindere dal
«mostro pauroso» della programmazio-
ne (perlomeno agli inizi). Tanta e sana
teoria per sapere subito e nel modo più
chiaro possibile cos'é 'sto RISC-OS, co-
me si struttura la nostra macchina e
come questa è controllata dal suo Siste-
ma Operativo. Per chi già storce la
bocca chiarisco subito che non sarà un
volare basso ma neanche un inutile far
lambiccare chi, di lambiccarsi, non ne
ha bisogno. Al contempo chi vorrà por-
tare il suo contributo avrà sempre a
disposizione l'Archie Mail.
Programmer's Reference Manual
Il Programmer's Reference Manuai si
presenta ai nostri occhi in una confezio-
ne composta da quattro grossi volumi
da 500 pagine ciascuno, più un manua-
le-indice di tutte le voci trattate. L'insie-
me, racchiuso in un contenitore realizza-
to nel rinnovato stile Acorn, già ad un
primo, superficiale sguardo, appare co-
me un qualcosa di veramente titanico.
Duemila pagine di RISC-OS distribuite
ed armonizzate con argomentazioni
chiare, un'infinità di esemplificazioni,
note applicative e dettagli tecnici che se
manderanno sicuramente in sollucchero
i veri programmatori, dovranno altresì
essere ben dosate per chi di RISC-OS
vivrà ed utilizzerà, sono le «diramazioni»
finali.
L'opera è praticamente strutturata e
divisa in cinque parti: Introduction, The
Kernel, Filing Systems. Window Mana-
ger e System Extension. Le stesse che
strutturalmente si ripeteranno nel no-
stro «mini-corso».
Considerando tra l'altro che ciò ci
tornerà buono anche per stendere un
primo abbozzo di quella che sarà la
scaletta di lavoro da seguire nei prossi-
mi mesi, cominciamo subito con ('effet-
tuare un breve giro di ricognizione. Tan-
to per farci un'idea di cosa ci aspetta.
Primo volume, prima parte -Introduc-
tion- e primo capitolo: An introduction
to RISC-OS
In pratica si tratta di una presentazio-
ne «tecnico/filosofica» su quello che è il
RISC-OS, come è da intendersi la strut-
tura costruita intorno al Kernel, quali
facilitazioni garantisce al programmato-
re, di come è scritto e come viene
supportato. Appresso, dopo un richiamo
al predecessore Arthur, l'ovvio riferi-
mento all'hardware dell'ARM con la
schematizzazione grafica relativa alla
struttura di una RISC-machine.
Inizia così la prima parte del PRM. E
nello stesso modo si cercherà di ripre-
sentarla al lettore nel prossimo numero.
La prima, vera argomentazione svolta
dall'opera inizia comunque con l'argo-
mento delle chiamate SWI (Software
Interrupt) delle quali ne verrà introdotto
dapprima il concetto e quindi si entrerà
nel merito. Buono e chiaro è il modo di
esporne le varie, singole valenze. Una
breve specificazione della funzione che
la chiamata è predisposta a svolgere,
qual è il contenuto dei registri al mo-
mento della chiamata e quello all'uscita
dalla chiamata. Quindi l'uso consigliato.
Dopo le SWI e continuando con io
stesso stile di trattazione seguono poi
gli argomenti legati alla generazione de-
gli errori, quello sui vettori (Hardware &
Software) gli interrupt, eventi e buffer.
In pratica una vera e propria panora-
mica sulle specificità del RISC-OS ri-
spetto al generico concetto di Sistema
Operativo.
La seconda parte del volume inizia il
discorso «centrale» inerente il Kernel,
esemplificando il Sistema dell'Output
dei Caratteri con tutti i comandi relativi,
per poi passare ai driver VDU (chiamate
comprese) e si conclude con la lunga
teoria legata alla gestione degli Sprite.
Laddove termina il primo volume con-
tinua il secondo che completa le argo-
mentazioni sempre legate al Kernel ef-
fettuando un'escursione particolareggia-
ta sull'Input dei Caratteri, la gestione
del tempo e le conversioni (con il pas-
saggio dai numeri a stringhe binarie,
decimali o esadecimali).
Quindi tutto io spazio che merita alla
Command Line Interface ed alle sue
potenzialità utilizzative. Grosso risalto è
dato ai moduli rilocabili. Cento e più
pagine dedicate all'esemplificazione del
concetto della rilocabilità ed alle modali-
tà di scrittura da seguire nella realizza-
zione dei moduli stessi.
Il Program Environment — con il qua-
le è possibile rintracciare e stabilire la
condizione sotto la quale si eseguono
programmi e/o moduli — è la sezione
che segue.
Quindi, finalmente, uno degli argo-
menti principali; la gestione della me-
moria. Dal controllo sull'allocazione del-
la stessa, la protezione, le modalità pos-
sibili per l'alterazione della mappa, la
gestione della screen memory e della
CMOS RAM (memoria di tipo non-vola-
tlle) con la lista e le specifiche delle
varie «calls» dedicate.
Il terzo volume è a sua volta occupato
dall'intera trattazione di due argomenti
«miliari»: il Filing Systems e il Window
Manager.
File Switch. FileCore, ADFS, RamFS,
NetFS, NetPrint, DeskFS e tutti i device
di sistema vengono sviscerati con
estrema chiarezza e completezza. Il lato
per così dire «moderno» della gestione
operativa del RISC-OS — ovvero il
Desktop — ci porta poi dentro i più
remoti recessi tecnici del windowing
(come si crea ad esempio una dialogue
box? Ed i menu pop-up. le icone e gli
sprite?).
Seguendo la trattazione tocca poi alle
chiamate di servizio, tanto importanti
nella programmazione dei moduli che si
vorrà far girare sotto il Window Ma-
nager.
Finalmente nel quarto volume, cosi
come nel primo veniva introdotta la
struttura centrale del RISC-OS (ovvero il
Kernel) si completa il discorso provve-
dendo ad illustrare il System Extension
Modules. Primo argomento, l'Econet:
tutto sulla ricezione e trasmissione dei
dati attraverso il network. A seguire si
parlerà del Font Manager, il modulo di
disegno, dei driver-stampanti, il Sound
System, le schede di espansione e il
grosso concetto dell'FPE. Ovvero l'e-
mulatore software del coprocessore
matematico in standard IEEE-754.
Iniziando col dire che l'Assembter é
parte integrante del BBC-Basic, si con-
cludono finalmente volume, opera e
scopo dell'intero Programmer's Refe-
rence Manual: la programazione pratica
delle macchine sotto RISC-OS. Nume-
rosissime le esemplificazioni utilizzate
assieme ai puntuali «help on iine« che
riescono a guidare il programmatore ri-
ga dopo riga.
In questo ampio arco di argomenta-
zioni, faremo una nostra prima cernita
per quello che sarà da considerarsi co-
me un giro d'orizzonte (la grossa suddi-
visione fra tutto ciò che è Kernel e
guelfo che rappresenta il System Exten-
sion Modules) poi proveremo ad entrare
nel merito della questione.
Al prossimo mese.
204
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
Addì
spiegate
...con Autodesk
^^utodesl
Animator - il progfam-
mo interattivo di desktop
video per 1 creativi del
Personal. Animator, il
nuovo prodotto della
Autodesk, è un software
dalle carotterìstiche
uniche, in grado di dar
vita a aratiche a colori,
testi e fotogrofie tra-
stormondoTe in onima-
ziani al computer di oKa
quolità, il tutto sul vostro
personal.
Progetti un tempo confi-
noti nel mondo della
fantasticheria possono
finalmente diventore
realtà. Potete creare
presentazioni e dimo-
strozioni commercroli,
Uno produzione
professionale
materiali didattici,
simulazioni di tipo
meccanico o scientifico e
prcrduzioni video perso-
conto dell'impatto sul
pubblico che un tale
strumento è in grado di
produrre.
E' sufficiente un solo
schermo
Autodesk Animotor
è in grado di infegrore
gli strumenti più polenti
dell'animazione al
oltro oggetto compieta-
mente differente. Il
controllo di lemporizzo-
zione, velocità del movi-
mento e prospettiva
permette di ottenere
effetti porticolarmente
suggestivi.
Colour cycling mette o
disposizione uno gomma
di colori personolizzobile
e permette di inftuen-
zorne lo temporizza-
zione ricco di nuonces,
Tltling aggiunge olle
computer con le funzioni
più avanzate di elabo-
razione immagini in
un'interfaccia semplice e
intuitiva. Menù o rotolo,
riquadri di dialogo,
barre indicotrici e fine-
stre scorrevoli vi permet-
tono di orientarvi nel
mondo ded'onimozione
e dell’elaborazione di
immagini.
Sfruttando i cinque tipi
di animazione offerti do
Autodesk Animotor,
potete reolizzare le
vostre idee e ottenere
effetti suggestivi ed
tecnica di animazione
quadro per quadro
applicabile a disegni a
fotografie digitalizzole.
Optical animation per-
mette di girore, awol-
^ngo una traiettoria
deh'nita da una curva
spline che evolve nel
plono tridimensionale.
Polymorphic tweening
permette di trosformare
Un prezzo
obbordobile
[Versione inglese)
Con soleL595'000
[prezzo indicativo)
potete prendere porte
>resentozioni un ulte-
professlonole
od un editore di
ientoto oU'og-
getto, con possibilità
di scorrimento multi-
direzionale del lesto e
uno DO» ai conversione,
l'intero produzione su
cassetta video. Le vostre
produzioni possono
essere coricate e visua-
lizzate do un quolunque
Personol IBM e compa-
tibili fornito di scheda
VGA.
Richiedete Desidero ricevere ulteriori informa
riguordo od Autodesk Animotor
□ Desidero essere contottoto
□ Sono rivenditore □ Sono utente
ulteriori
informazioni
□AUTODESK SOFTTRADE AG
MACINTOSH
di Raffaello De Masi
Data Taylor Trapeze^^
E Irei Con questo parliamo del terzo
spreadsheet: avrei potuto dire «Non
c'é due senza treu. ma temevo dispaven-
tare per la troppa originalità. Fatto sta che
mi sto sempre di più accorgendo che di
fogliame elettronico, come una volta
venivano chiamati, questi programmi co-
minciano ad avere ben poco. o. per
meglio dire, in questa definizione ci
stanno un tantino stretti. Colpa (è merito)
dell'evoluzione, che ci sta portando verso
una integrazione sempre più spinta e che
rende i confini tra le categorie d'uso
sempre più sfumati e sottili (è di prossi-
ma usata un programmma di grafica che
oltre a promettere mirabilia nel suo cam-
po specifico, consente di tenere un
archivio delle componenti dei disegni in
maniera simile a quella dì un database,
non solo, ma consente di fare diretta-
mente del word processing sul foglio di
disegno; come se non bastasse, ho
scoperto, udite udite, che negli USA sono
in commercio già da tempo una serie di
programmi per trasformare un Macin-
tosh in un fax). Come se non bastasse i
word processor cominciano ad acquisire
capacità autonome di calcolo e possibilità
di sorting. numerazione e riordino per lo
meno inconcepibili in pacchetti di solo un
paio d'anni or sono. Allora, che fare?
Lasciamo le definizioni tutte così come
sono e adottiamo, almeno come termine
di riconoscimento, la parte per il tutto.
Il discorso non è comunque risolvibile
in questo senso e modo; sarebbe troppo
semplicistico, oggi Excel, che accoppia a
una potenza di calcolo sensazionale buo-
ne doti di database e caratteristiche
grafiche solo qualche anno fa riservate a
pacchetti specializzati si caratterizza so-
prattutto come number cruncher; Wingz
ha il suo punto di forza nel presentalion
managing: Trapeze. che presentiamo in
questa puntata, si presenta invece come
un pacchetto con notevole senso «artisti-
co»; più che un esteta, un raffinato, un
vero e proprio «genio e sregolatezza»
(infatti con Trapeze è possibile creare con
altrettanta facilità fogli di gran pregio e
206
polpettoni spaventosamente inestricabi-
li). Per questi e altri motivi che vedremo in
seguito Trapeze piacerà senz'altro a chi
odia gli abiti troppo stretti, anzi oserei dire
le celle squadrate dei più convenzionali
spreadsheet; vediamo come.
Il package
Premettiamo che, come accade in
diversi pacchetti made in USA e succes-
sivamente commercializzati in Italia da
importatori appena appena seri, i! packa-
ge viene commercializzato in versione sia
inglese che italiana. I manuali sono circa
l'uno il doppio dell'altro, come peso ma
niente paura; la versione italiana più
leggera, lo è solo perché è scritta con
caratteri diversi (Palatino, 9 punti) da
quelli della versione originale (Times 12
pt.).
Il package è costituito da due dischetti,
da un manuale principale e da una sene di
aggiunte. I dischetti, ambedue da 800k
contengono il programma principale (con
la caratteristica e originale icona a forma
di lavagnetta) di 450k circa (il programma
gira con un 512k che abbia le ROM di
almeno 128k) il file di help in linea e un
mare magnum di esempi, strutturato e
organizzato in forme e secondo argo-
menti diversi.
Osta Taylor Trapeaa™
di Andrew Wulf, Robert Murph, e Ken Clark
1986-88 Access Technologies
Versione Z.O
Access Technologies, Ine.
Data Taylor, Ine.
P.O. Box 11530
Fonh Worrh, TX 76109
U.S.A.
Distributore:
C.so Italia. 149 - 34170 Gorizia
L 650.000 + IVA
Per la verità il look del package non
rende giustizia alla qualità del prodotto;
sebbene l'abito non faccia il monaco ci
sembra che un allestimento meno mode-
sto giocherebbe senz'altro a favore della
presentazione del prodotto. Il pacchetto
da noi provato, con software in lingua
inglese, non era protetto in alcun modo
lasciando all'onestà delf'utilizzatore la fa-
coltà di preparare solo copie di backup.
Resta comunque la ristrettezza della
documentazione cartacea, specie oggi
che la concorrenza (leggi, in particolare,
Wingz) annega l'utente in una serie di
fascicoli, brochure, sottomano, ecc. Un
poco più di cura non avrebbe fatto male a
un pacchetto dalle prestazioni così origi-
nali e, per certi versi, inconsuete.
Le basi di Trapeze
Trapeze è il primo foglio elettronico
che si libera della tradizionale gnglia
presente in altri pacchetti di tal fatta È
sempre possibile lavorare su righe e
colonne, ma non si è più legati alla
impostazione di base del foglio; si po-
trebbe dire, parafrasando il concetto di
spreadsheet, che invece di uno, con
Trapeze si maneggiano diversi fogli di
appunti su un unico foglio, collegando
opportunamente i vari pezzi tra di loro.
L'elemento base di un documento
Trapeze è il blocco; per blocco si intende
un insieme di informazioni omogenee,
raggruppate in maniera che ne risulti
immediatamente chiaro e comprensibile
il significato-
Trapeze, come Wingz, ha una partico-
larità; quella di disporre di grafica integra-
ta direttamente nel foglio di lavoro princi-
pale. Inoltre è possibile, in maniera del
lutto indipendente dalla grigliatura, impo-
stare blocchi di testo e, cosa del tutto
originale, importare disegni dall'esterno
(ciò consente di superare le limitazioni
imposte da strumenti di grafica integrati
nel foglio stesso). La possibilità di impor-
tazione non si limita solo a queste picco-
lezze : il top viene raggiunto nei blocchi di
MCmicrocomputer n. 95 - apnie 1990
MACINTOSH
database, dove é possibile recuperare
dati da archivi prodotti da altri programmi,
utilizzando gli stessi per lavorarci attra-
verso il foglio di calcolo. In altri termini,
come dicevamo nella premessa, Trapeze
é il tipico esemplare di pacchetto di
nuova generazione, che, accanto al vero
e proprio trattamento dei dati dal punto di
vista numerico, esegue analisi d'archivio
e presentazione grafica.
Fin dal lancio. Trapeze mostra la sua
originalità; il foglio di lavoro si presenta
del tutto pulito e bianco, senza alcuna
iicellatura». esistono solo il menu a barra
principale e quattro piccole icone in alto a
sinistra; esiste poi. a destra di queste la
classica finestra rettangolare di editing
della celta corrente.
La caratteristica fondamentale su cui si
basa la filosofia e la tecnica operativa di
Trapeze sono i blocchi; in altri termini i
valori che si inseriscono nel foglio vanno
organizzati in gruppi logici anche prima
del toro uso e della loro definizione: è
questo il motivo per cui la fase prelimina-
re di organizzazione dei dati è in Trapeze
molto più critica che in altri fogli elettro-
La struttura a blocchi di Trapeze richie-
de che i dati vengano organizzati in
«gruppi logici». Ogni gruppo conterrà dati
logicamente correiabili: concettualmen-
te è come mettere in ordine un cassetto
separando i coltelli dai cucchiai e dalle
forchette; il cassetto è il foglio, le posate
sono separate in contenitori diversi, i
blocchi, appunto.
I blocchi possono avere una forma
qualsiasi e possono avere un numero
qualsiasi di celle (compatibilmente, ov-
viamente. con la memoria disponibile). In
questo caso, in fase di pianificazione,
almeno finché non si è acquisita una
certa pratica, è opportuno mantenersi
larghi con le dimensioni; sotto questo
punto di vista apportare modifiche al
foglio è molto più difficile che in altri casi;
inoltre, meglio saranno costruiti, organiz-
zati e disposti i blocchi, più chiaro sarà il
esultato finale.
La prima operazione di definizione di
un blocco (già fin d'ora si evidenzia la
difformità da altri programmi del genere),
é quella di definirne fin dall'inizio il forma-
to, I separatori (se si tratta di numeri),
l'allineamento, e infine t bordi, dopo di
che si passa alla definizione dei parametri
del foglio (si noti che fin da adesso si può
stabilire di quante pagine è costituito il
foglio di lavoro, le dimensioni standard
delle celle e le dimensioni della griglia).
Precisato il layout del foglio (numero
delle pagine, dimensioni delle celle e
della griglia, intestazioni, piè di pagina,
fogli pagina, celle trasparenti, ecc.) è
opportuno dare una occhiata più da vicino
agli strumenti di lavoro, raccolti nella
finestra in alto a destra; si tratta di quattro
comandi principali, strutturati in menu
discendenti.
Il primo menu è quello già noto negli
altri fogli esaminati in precedenza; c'è il
tasto di conferma e cancellazione del
contenuto della cella a cui si aggiunge un
terzo, che permette di far sparire dallo
schermo la finestra con le icone degli
strumenti.
Il secondo menu contiene tutti gli
strumenti necessari per la creazione, la
modifica e lo spostamento dei blocchi
all'intemo del foglio di lavoro. Si tratta in
tutto di 7 elementi, di cui il primo è il ben
noto cursore corrispondente al posiziona-
mento dei mouse.
Il terzo menu è direttamente collegato
alla creazione delle formule; il quarto
consente attraverso gli strumenti di cui
dispone di stabilire quale attributo del
blocco viene definito dal contenuto del
riquadro di introduzione dei dati. Dopo la
creazione di un nuovo foglio di lavoro,
questo menu è disabilitato poiché, ovvia-
mente. non ci sono blocchi su cui lavo-
rare.
Vedremo mano a mano le funzioni di
questi menu quando ce ne sarà necessi-
tà. A questo punto è necessario, però,
definire le procedure di creazione e impo-
stazione del foglio di lavoro. Come prima
azione é necessario, sul foglio bianco.
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
207
MACINTOSH
n nuovo do-
cumenjo, s> non le
capacità di definire
Oloceni trasparenti,
utili per creare el-
letli di presentano-
ne interessanti
^ t formali di lettura e
scrittura, interessante
la possibilità di impor-
tare direttamente for-
mali PiCT.
creare i blocchi che saranno chiamati ad
eseguire le operazioni. Per creare i bloc-
chi occorre definire, in altri termini, le
aree su cui lavorare: ciò avviene sceglien-
do, sotto il secondo menu strumenti, il
quadratino. Trascinando questo sullo
schermo si avrà la definizione dell’area di
inserimento (le aree, ovviamente posso-
no essere più di una), ma sarà possibile
solo in queste inserire dati, quindi la
struttura a cellette di Wingz ed Excel non
ha qui alcun significato che, proprio per
questo, non è presente.
Il blocco, una volta definito, è del tutto
elastico, esso può essere spostato e
ampliato, evitando ovviamente di sovrap-
porre blocchi tra loro. Le tecniche di
selezione e modifica, in questo caso,
sono del tutto simili a quelle viste nella
maggior parte dei pacchetti presenti sul
mercato: manina, freccia e selezione
multipla sono solo alcuni dei tool a
disposizione e rispettano le specifiche,
tanto per intenderci, del Finderodi Draw.
Solitamente ogni blocco di Trapeze
viene identificato da un nome. Il nome
servirà per fare riferimento ai dati conte-
nuti nel blocco durante l'impostazione
delle formule. L'assegnazione del nome
avviene scegliendo, dall'ultimo menu a
destra, l'icona della busta (non a caso la
similitudine con l'indirizzo), cliccando il
blocco che si vuole definire e assegnan-
do un nome alla finestra che successiva-
mente SI aprirà (si noti che nella stessa
finestra l'icona presente determina an-
che il tipo di dati introdotti; numerici,
alfanumerici, grafici, di database e cosi
via).
L'assegnazione dei nomi soggiace alle
comuni regole di assegnazione viste nei
programmi similari: deve cominciare con
un carattere alfanumerico e praticamen-
te tutti I simboli sono accettabili.
Il passo successivo, nella gestione dei
blocchi, è la creazione delle formule.
Anche in questo caso si tratta di tecniche
ormai standardizzate. Trapeze, anche se
non ha la potenzialità di calcolo numerico
di Excel (che in questa ottica è un vero
campione) possiede una serie di utility
uniche, tra cui la più interessante è quella
deH'autodimensionamento. Le funzioni a
disposizione dell'operatore non sono co-
me in Excel disposte in ordine sparso, ma
raggruppate, come Wingz, in categorie:
tra le tante, notiamo quelle di definizione
di blocchi e celle, quelle di conversione,
l’ampia disponibilità di calcolo matriciale,
la funzione di gestione dei blocchi, le
funzioni trascendentali, alcune delle qua-
li, anche per la peculiarità del programma,
non hanno equivalenti in altri pacchetti.
Ma passiamo alle caratteristiche speci-
fiche del foglio di base; la sua ampiezza
massima, misurata in pagine, é di 40x40,
in tutto 32767 blocchi. Tenendo conto
che Trapeze può maneggiare fino a 32
fogli di lavoro contemporaneamente, ab-
biamo a disposizione fino a un massimo
di più di un triiiardo di celle aperte
contemporaneamente. In ogni cella è
possibile introdurre dati diversi, come
numerici, di orano, alfanumerici, relazio-
nali. ottenuti da calcolo su dati già intro-
dotti e, infine, grafici. In tale zona di lavoro
è possibile introdurre figure in formato
PICT, scegliendo il comando «Importa...)*
0 incollando direttamente il risultato degli
appunti. A ogni blocco è possibile asso-
ciare commenti, fino a un massimo di
256 caratteri. Sempre a proposito di
importare dati, Trapeze legge fogli di
lavoro prodotti da altn spreadsheet e
salvati in formato WKS. Esso stesso
esporta in tale formato, o anche m
formato testo (ad esempio, la formatta-
zione in tale formato è leggibile in toto da
programmi del tipo Filemaker) Ancora,
cosa non sempre facile da provare in altri
programmi, e qui del tutto originale, è
possibile sistemare «snapshot”, veri e
propri punti fissi nello sviluppo del pro-
gramma, che poi potranno essere utiliz-
zati come riferimenti e punti di ritorno nel
caso che lo sviluppo successivo sia non
desiderabile. Manca, purtroppo la possi-
bilità di un «Print Previewii. sostituito, in
maniera solo approssimativa da un «En-
large-Reduce» di un altrettanta efficacia.
Formule e funzioni
Le formule sono il sistema con cui
Trapeze calcola i valori all'interno di un
blocco, esegue analisi SUI dati più o meno
208
MCmicrocomputer n. 95 - apnie 1990
MACINTOSH
I--IM511H| \i
1 «irfimiit.
.SNiiiv tifttn
1 1 1 oÒ'mi I
Isi i
CHD Q53
1 Eì
complesse e cfea grafici. Anche in que-
sto caso Trapeze dimostra la sua originali-
tà. andando oltre le comuni tecniche
operative degli spreadsheet: una delle
novità più interessanti è la possibilità di
utilizzare e definire costanti numeriche;
alcune di esse sono già predefinite, ma
niente impedisce di crearsene delle pro-
prie; le costanti predefinite sono tutte
precedute dal simbolo # (un esempio
potrebbe essere |#pigreco))epossono far
riferimento a valori assoluti, funzioni o
altre costanti già definite. Un'altra opzio-
ne del tutto utile è quella di definire
caselle fittizie in modo da generare fun-
zioni che si riferiscono a tali caselle senza
che per questo si generi errore.
Una costante può essere direzionale:
dietro questo nome oscuro si nasconde
un gruppo di funzioni di tipo statistico,
che servono a indicare in quale direzione
devono essere presi in considerazione i
dati aH'interno di un blocco. Un esempio
della raffinatezza dell'uso delle costanti è
quella della generazione di valori di -i-IN-
FINITO e -INFINITO, o di valori del tipo
«non calcolabile».
Per quanto attiene agli operatori tutti i
più comuni sono direttamente a disposi-
zione, direttamente dal menu «Compo-
ni». ad essi sono poi annessi alcuni più
particolari, come quelli di trasposizione
(consentono ad esempio di trasformare
valori es[»sti in forma di colonna in
notazione in riga), quelli di generazione di
progressioni, o quelli che consentono di
usare indici all'Interno di un blocco, o
ancora quelli che consentono di estrarre
da un blocco intero il valore che si trova
aH’interno di una determinata cella.
La gestione delle funzioni è del tutto
analoga a quella già vista altrove (parente-
si, priorità degli operatori, funzioni primiti-
ve e uso degli indici di individuazione
delle celle è più o meno quanto già visto
in altri programmi). Per quanto attiene
Alcune delle possibili-
li dt formattazione e
di definizione di celle,
blocchi e opzioni: tra
l'altro la passibilità di
insenre password.
alla iterazione, croce e delizia di tutti gli
spreadsheet, sono previsti i soliti riferi-
menti circolari (con generazione di bloc-
chi intermedi), l'iterazione automatica
con le funzioni Delta e Conta, la liberazio-
ne automatica dall’iterazione quando si
verifica un errore durante il ricalcolo,
l'iterazione manuale, l'uso di caratteri
speciali nella costruzione e nel ricalcolo
dei blocchi intermedi e finali.
Database, grafici e macro
La particolare struttura del programma
consente II maneggio di database e di
grafica commerciale molto più semplice;
far riferimento a un blocco é semplice
come cliccarlo: se si desidera generare
un database o un grafico dal contenuto di
un blocco basta scegliere la relativa Icona
dal menu degli strumeti; il resto è del
tutto automatico e intuitivo.
Il gran vantaggio della grafica è che
questa, come in Wingz, può essere del
tutto integrata nel foglio; oltre alle ge-
stione del colore e dei più o meno soliti
formati, la grafica costruita può essere
resa «trasparente», vale a dire che. alla
(ine, SI potranno realizzare, specie in
fase di presentazioni, effetti grafici e
visuali di grande potenza ed efficienza,
li manuale, chissà perché, comunque
non dedica motto spazio e importanza a
queste due caratteristiche che. per la
verità, almeno la prima, non hanno mai
avuto una grande fortuna. La resa co-
munque è discreta e. anche se non
raggiunge il livello di Wingz, davvero
maestro in questo, permette di avere,
come dicevamo, output gradevoli e di
sufficiente pregio.
E arriviamo al vero tallone d'Achille
del pacchetto, che altrimenti sarebbe
dei tutto paragonabile e potrebbe com-
battere ad armi pari con i suoi due
blasonati concorrenti. Trapeze manca
della possibilità di costruire macro. sia
come macrofunzioni che come macro-
comandi. È una limitazione pesante,
che tarpa le ali a un programma per
certi versi davvero originale e entusia-
smante. Cosa dire? Speriamo che nella
prossima release la lacuna sia colmata;
sarebbe come, fatta la pentola, creare
un degno coperchio.
Conclusioni
La triade degli spreadsheet che de-
tengono la gran parte del mercato si
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MACINTOSH
conclude cosi; avremo ancora modo di
parlare di fogli elettronici, ma lo stato
dell'arte di questa potrei chiamarla «di-
sciplina» possiede in questi tre esem-
plari i suoi campioni. Trapeze. sotto
questo punto di vista si può considera-
re, a buon ragione, l'artista, contro il
manager rappresentato da Wingz e lo
scienziato configurato da Excel.
Il suo approccio inconsueto al proble-
ma, con tipologie di gestione del foglio
a dir poco diverse dalla solita tecnica
delle parole incrociate, non ha consenti-
to una diffusione pari a quella dei con-
correnti, cosa dovuta probabilmente an-
che al fatto che non esiste la possibilità
di generare macro; questa grossa limi-
tazione, solo difficilmente superabile, in
un mondo in cui anche il più scalcinato
123 prima release disponeva di macroi-
struzioni, non impedisce di usare in
maniera raffinata un tool che dispone
comunque di capacità di calcolo e tecni-
che di presentazioni del tutto superiori
alla media.
La sua arma principale, lo ripetiamo
ancora, è l'estrema libertà di gestione
del foglio; dò consente la possibilità di
costruire documenti di eccellente quali-
tà con una facilità non sempre parago-
nabile a quella di Wingz ed Excel.
A risentirci!
AKuni fogli, ncavav dagli esempi proposti nel pacchetto: si noti la gran vanelà di kirmati e la possibilità di creare presenlaiioni di notevole impatto, grazie alla
grafica pienamente integrata
210
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MACINTOSH
Mac Cnineh
Mac Crunch
Avevamo detto che era finita con gli spread-
sheet, almeno per ora. e non è vero! Ecco, a
completare la panoramica, un bel pacchetto
della Paladin Software, che nella release 1,0
comparve sul mercato addirittura nel 1985; la
versione 2,0 dell'BS ha visto la luce in maniera
piuttosto travagliata, anche per una serie di
difficolta che hanno coinvolto la casa costrut-
trice che. rara avis nel mondo delle software
house, non risiede in California ma in un gelido
Nord Dakota,
Mac Crunch è il vero number cruncher,
con un foglio massimo di 9999 * 256 casel-
le rispetta nella maniera più tradizionale l’im-
postazione dei classici fogli elettronici tipo
Jazz e Multiplan; la cosa più simpatica nel
pacchetto, che per molti versi è una via di
mezzo tra Multiplan ed Excel, è la disponibi-
lità dei comandi più utilizzati sotto forma di
di Briena MacDonald & Jeffray Lilla
Veraione 2.0
Paladin Sohwara Ine.
SoftOaaign Ine.
CastWava Ava.. 338 Half Moon Bay
NO. USA
icona presente sull'intestazione del foglio:
questo porta, specie con una trackball sensi-
bile come quella del nuovo portatile, a una
rapidità manuale eccezionale nella redazione
e nell’organizzazione del foglio stesso.
L’impostazione tradizionale del foglio è un
poco la palla al piede del pacchetto, che per
il resto non ha niente da invidiare ai concor-
renti: le tecniche di digitazione, impostazio-
ne delle formule, realizzazione dei grafici,
scelta dei layout di base sono quelle già
viste in Excel, arricchite da alcuni tool origi-
nali, come la gomma che cancella m un
tocco tutte le celle su cui corre, la possibilità
di formattazione separata delle celle per
quanto attiene a font, formato, visualizzazio-
ne. allineamento, ecc.
Il programma dispone di un help in linea
davvero efficiente e rapido, anche se rton
sempre esauriente: dispone ancora di pas-
sword e della possibilità di disporre di menu
personalizzati; anche questo, come Trapeze,
non può costruire macro, e anche in questo
denota la non modernità di concezione.
Si tratta, comunque, di un pacchetto di
buona efficienza che, anche grazie ad un
prezzo molto modesto, può rappresentare
una valida alternativa per chi (probabilmente
si tratta di una maggioranza) non riesce o
non vuole addentrarsi nelle nebbie speciali-
stiche delle testure più avanzate di mostri
come Excel e Wingz. D’altro canto chi ha
mai dimostrato che correre con una Ferrari a
280 all’ora è preferibile che guidare una Tipo
a 130 (tanto più di questo non si può an-
dare)?
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
21
AMIGA
DcLuxe Vìdeo III
di Bruno Rosati
Annunciato sul finire dell'anno
ed atteso come nessun altro
software dai patiti della
videografica, il DVideo III arriva
finalmente a noi come l'ideale
compendio delle
caratteristiche di Amiga.
Il sogno videografico
deH'amighevole
professionista
DVideo Story
La storia del DVideo nasce con Amiga
nei lontano 1985. Una sconosciuta soft-
ware-house chiamata Granite Bay Soft-
ware, l’occhio lungo della tentacolare
Electronic Arts e piomba sul mercato il
primo DTV per Amiga.
Per quei tempi l'avvenimento è qual-
cosa di veramente notevole; la possibili-
tà di titolare, animare e genlockare tutto
in una volta dentro lo stesso package e,
mouse alla mano, per mezzo di un’inter-
faccia grafica tanto potente quando di-
sarmante per facilità e rapidità di esecu-
zione.
Il Blitter del nostro — checché ne
dicano gli invidiosi... — faceva (e fa!)
impazzire di gelosia. A quell’epoca poi il
Mac era ancora in Black-&-White e il
mondo compatibile (per forza di cose
considerato il vero «professional») stava
ancora fermo allo Storyboard. E fu pro-
prio con tale prodotto che si provò a
misurare il DVideo. Ma non c’era partita
e il risultato fu scontato: per fare un
raffronto serio bisognava aspettare una
versione maggiorata del package della
IBM. Il DVideo, malgrado le limitazioni
che pure imponeva al suo utilizzatore,
era cent'anni avanti!
Ma c’era un però...
Amighevolmente difatti e in tempi
rapidissimi, prendemmo il vizio del colo-
re — tanto colore! — di nuove tecniche
di animazione — ANIM docet — e so-
prattutto di modalità di lavoro ancora più
elastiche.
L’Electronic Arts commissionò al «pa-
pà» dei programma, il prode Mike Po-
sehn. un upgrade del DVideo che intro-
ducesse gli indispensabili Overscan ed
Interlace; contemporaneamente la dira-
mazione europea della EA avrebbe final-
mente immesso sul mercato (a versio-
ne PAL dei prodotto. Era il 1988. Big-
Blue, fra annunci di nuovi computer e
schede grafiche evolute, tirava fuori lo
Storyboard II. MAC cominciava a colo-
rarsi ed Amiga vedeva nascere package
sempre più evoluti. Dal Photon Paint al
Celi Animator, lo Zoetrope, Director, il
Page Flipper Plus e via discorrendo.
Il primo DTV per Amiga retrocedeva
improvvisamente ultimo e quello che
una volta era un vanto diventava un
lìmite. Il Fremer, «chicca» gratuita per
un’animazione flipperata di bordo, veni-
va unanimemente considerato un «ca-
nestro», i subdoli guru meditation non
più sopportabili; come inaccettabile era
la limitazione del numero dei colori e il
traballante «Move To...».
L’ultima botta arrivava col Movie Set-
ter che pur senza l’ANlM permetteva
stupende animazioni a tutto colore. Ep-
pure... qualche testardo come il sotto-
scritto, trovava ancora ospitale quel pro-
grammone di una volta. Ci lavorava con
buoni risultati, dandoci giù ancora di
Frame e laddove sbucavano i limiti del
prodotto, rimediando con qualche colpo
di genio (a tal punto da trasformare il
DVideo in un'ottima palestra per stimo-
lare i «muscoli videografici»). Simile at-
teggiamento non era conservatorismo
informatico, ma la conseguenza pratica
di un dato di fatto: se il TV'Text e
TV*Show, come ancora di più il Pro-
Video, erano e sono ottimi prodotti per
titolare e presentare, e se il Movie
Setter e gli altri risultano degli eccellenti
212
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
animatori, nessuno di questi package è
abilitato a svolgere entrambe le cose:
animare e presentare.
Con l'ideale del DTVideo ancora di là
da venire, videograficamente il sogno
era lo stesso per tutti: la possibilità di
scegliere il modo grafico e il numero dei
colori, HAM compreso, nei quali lavora-
re. Libertà assoluta nel poter miscelare
effetti 3D e non. le migliori simulazioni
degli effetti tipo OVE o apparecchiature
Dubner in genere. L'opportunità più
ghiotta del poter utilizzare al meglio la
tecnica ANIM con la fotogrammazione
dei movimenti e l'insuperabile chance
della registrazione «frame by frame»
per arrivare a produrre cartoni animati di
eccellente qualità. Ebbene, una volta
tanto, la realtà ha superato sogni ed
aspettative.
Il DeLuxe Video III, nato sulla scia dei
nuovi «re» del Paint e continuando sag-
giamente a basarsi sulla giusta filosofia
del vecchio «pri^rammone» di una vol-
ta, arriva a noi capace di fare tutto
quello che avevamo sognato e qualcosa
di più...
La confezione
Aprendo il cartone postale arrivato
fresco fresco dall'Inghilterra, la verità su
cosa sia il nuovo DV-lli è già stampiglia-
ta sul contenitore rigido della EA.
La maschera di «Re Tuth» con due
monitor al posto degli occhi e la scritta
Deluxe Video III che si mostrano alla
vista, li per II, si lasciano confondere
con il cartone del DPaint III. Lo stile è
identico. Voluto. La caratteristica princi-
pale del OVideo IN, difatti è quella di
essere trasformato nel compagno idea-
le del «Paint dei Paint». Facendo co-
munque finta di non sapere cosa ci
aspetta, giriamo la scatola e sul recto
del contenitore ecco apparire il più det-
tagliato dei depliant pubblicitari.
The Next Generation in Desktop Vi-
deo. dice la locandina posta al centro,
mentre fra immagini estremamente elo-
quenti. ci viene fatto l'elenco delle fea-
ture più eclatanti del programma.
Fra l'introduzione dell’Overscan modi-
ficabile, i nuovi effetti di transizione
approntati, il controllo dei tempi fino a
1/60 di secondo, la possibilità di trasfor-
mare in ANIM file interi script d'anima-
zione. quella di far scrollare gli sfondi, di
settare il modo di lavoro fra normal e
expert (I), un programma per slide-
show istantanei e il video-sheet ancora
migliorato... l'occhio si compiace di leg-
gere la completa gestione degli ANIM e
ANIMbrush producibili col DPaint IN e,
soprattutto, della possibilità di lavorare
m tutti i modi grafici di Amiga e con tutti
OsLuxe Vidoo III
Produttore:
Electronic Arts
1820 Gateway Or.
San Meteo. CA 94404
Prezzo: S 150
I colori del mondo. Non solo, DVideo NI
è in grado, disponendo di un ANIM-
brush già definito, di attribuirgli, mouse
alla mano, un suo path di movimenti.
L'ultima virtù citata è quella della gran-
de possibilità del genlockare in simbiosi
con il SuperGen della Digital Creations
— il non plus ultra di simile apparecchia-
ture — con il quale DV-III è in grado di
dialogare al massimo delle possibilità.
Citando infine la piena compatibilità
con l'ARexx, ci viene confermato che il
DVideo IH è ora abilitato al controllo di
ogni device connesso al computer (ta-
stiere-MIDI, videoregistratori a passo
singolo, etc.) attraverso chiamate a si-
stema ben più precise che in passato.
Quello che sognavamo; la perfetta
sincronizzazione dei moduli periferici
con gii script prodotti — è finalmente
possibile.
Letto tutto ciò non ci rimane che
aprire la scatola, dalla quale, appena
sollevato il coperchio, sbucano fuori un
grosso manuale spiralato, un depliant e
la card per la registrazione dell'utente
per i futuri upgrade. Incastrati nel conte-
nitore a vaschetta, ecco quattro dischi a
corredo del nuovo sistema. Il DVideo. il
DVMaker e due DVExamples.
Manuale alla mano troviamo scritto
che il DVideo IN é da intendersi come
213
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
un set di programmi. Un sistema com-
pleto composto dal Maker, l’effettivo
animatore nel quale lavoreremo per
settate tempi ed effetti dei nostri
script, il Mover, potente utility per otti-
mizzare il trasferimento di video-file da
un disco all'altro, il Player, un modulo
che si occupa della esecuzione degli
script fuori dal Maker e \' InstantSIide-
Show. con il quale, a prescindere dagli
altri moduli, è possibile eseguire in se-
quenza la presentazione delle nostre
immagini. Nella pratica, comunque, il
«vero» DVideo III, sarà indubbiamente
il Maker Con tutte le sue innovazioni
rispetto al passato e l'ancora accresciu-
ta qualità e quantità degli effect di cui
dispone.
OK. Sapendo più o meno tutti quali
erano i pregi e quali i difetti del vecchio
DVideo, carichiamo il «111» dal DVMaker
disk e proviamo il rendez-vouz.
DVMaker:
VideoScript & SceneScript
Appena entrati nell’ambiente del Ma-
ker ci ritroveremo nella familiare pagina
di lavoro del VideoScript; il primo livello
di una struttura gerarchica rimasta inva-
riata. A parte qualche ritocco estetico, a
prima vista tutto sembra uguale al vec-
chio sheet di lavoro che conosciamo.
Le zona delle tracce sulla sinistra,
quella degli script, di colore più scuro,
sulla destra e in alto, sotto la barra dei
menu, quella per il controllo dei tempi e
la selezione delle tracce.
Di nuovo — almeno all'apparenza —
c'è la sola traccia View che sale per
default insieme alla classica video-track.
Garantendovi che già nel VideoScript
c’è un grosso segno del nuovo DV-III,
v’invito a dare il double-click sulla trac-
cia View. Quello che appare al centro
dello schermo è il View requester, il
primo requisito con il quale il program-
ma si propone all’utenza professionale
Il size modificabile della pagina video,
con (e senza) l’Overscan e il riposiziona-
mento della stessa — vedi centratura
— attraverso lo spostamento in OffSet
lungo gli assi X e Y.
Con rOverscan modificabile, il DV-III
tra l’altro, risolve anche il problema della
bordatura che, a secondo del monitor o
del TV-color usati, potrebbe capitarci di
dover risolvere. La risoluzione standard
offerta dalla Electronic Arts nel DPatnt è
di 352x290. Ovvero «numeri» appena
sufficienti. Considerando che qualche
scena potrà anche’essere genlockata e
che un leggero shiftamento nella codifi-
ca del segnale in schermo, come pure
una taratura un pochino più compressa
(parlo di un TV-color) possono compli-
carci la vita... DV-III ci permette di ac-
crescere il valore dlel’Óverscan esten-
dendo le grandezze delle picture oltre i
valori tradizionali. Se verifichiamo che
ad esempio un 370x310 — sto dando i
numeri a caso... — è per noi ottimale,
nulla CI vieta di lavorare le nostre imma-
gini paginandole nel DPaint con tali mi-
sure. Direttamente e senza alcun pro-
blema, ricentrando il tutto attraverso i
valori di OffSett e dell'OverScan del
View requester. nel quale infine sarà
possibile attivare 0 meno anche la fun-
zione InterLace. Tra l’altro i nuovi valori
imposti sia airOffSet che all’OverScan
possono essere settati definitivamente
nel Tool Types dei DVMaker (attivabile
tramite l'Info nell’ambiente del Work-
Bench) e quindi caricabili al momento
della Startup-sequence.
Nel VideoScript le tracce disponibili
sono la classica Background, Control,
Device. Tune, View ed ovviamente la
Video. Particolare interesse rivestono la
Control (in grado di permetterci, fra ef-
fetti tipo GoTo, Joystick. Waiting,
KeyTo. etc., il massimo controllo sull'e-
secuzione del video e/o la scena attual-
mente in Play) e la Device, con la quale,
come già accennato, si abilita il DV-III a
comunicare con periferiche esterne
quali genlock e VCR con tanto di mes-
saggi video.
Come nelle vecchie versioni del DVi-
deo, l’immediato livello dopo il Vi-
deoScript è quello SceneScript. Un dop-
pio click sul box della scena, o selezio-
nandone l'apertura per mezzo dell'op-
zione Open dell’Edit menu, ed entriamo
nel cuore del sistema,
La pagina di lavoro nella quale ci
ritroviamo è assolutamente uguale a
quella precedente, ma rispetto a come
eravamo abituati a gestire in passato il
lavoro dentro le scene, molte cose sono
214
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
view Wherei presen-
te sul requester tJi lig.
4. si entre nella pagina
di Preview In questa
sarà ora possibile posi-
zionare immagini e/o
obiect di ogni dimen-
sione e nsoluzione. Da
tramile il tasto nhn é
possibile allargare il
ra pagina video che
OVMaker é m grado di
1024x1024 pixel. SÙ-
perBiiMap ed efiew
Scroti e volontà '
Figura 6 PlayANIM
L 'ennesima, grossa in-
novazione del DVideo
III La gestione com-
pietà dei file ANIM e
ANIMbnjsh
cambiate. A partire dagli effetti, per
numero e qualità, e per l’introduzione di
nuove feature che confermano l’ulterio-
re tendenza del prodotto verso l’uso
professionale di Amiga.
Una volta tirata giù una traccia del-
ì'AddAreae posizionatala, ecco aprirsi il
request Choose a Track. Fra le molte
VOCI nuove che é possibile leggere, se-
lezioniamo la più immediata: Picture.
A parte il nuovo tipo di pannello per il
caricamento delie immagini (come per
le brush, ANIM e ANIMbrush che siano)
e le informazioni che i relativi requester
ora garantiscono, la prima, grossa sco-
perta è quella che facciamo al momento
della selezione dell’effetto Position. Il
più importante, cosi come informa il
manuale, fra quelli disponibili per il cari-
camento delle immagini. In pratica si
tratta del vecchio Appear (unito nell’ef-
fetto del Ltoad e del Fetch per quanto
riguarda gli oggetti) arricchito di una
potenzialià notevolissima. Appena clic-
katoci sopra difatti, ecco apparire un
grosso pannello. Il What & Where. In
esso è possibile riscontrare tutte le in-
formazioni relative alla grandezza in pi-
xel del foglio di lavoro sul quale viene
posizionata ia picture. Con What si spe-
cifica quale parte della figura dovrà es-
sere mostrata e con Where dove dovrà
essere posizionala. Infine ia possibilità
di centrare automaticamente con un
click sulle preselezioni presenti. Ma c’è
di più: molto di più. La filosofia «profes-
sionaleii del DV-III è riscontrabile nei
due gadget presenti sull’ultima linea del
pannello: il Preview What ed il Preview
Where. Clickandoci sopra entreremo
nella nuova dimensione di come è pos-
sibile fare videografica. Il click sul Pre-
view What ci porterà difatti nella pagina
video di esecuzione dove, mouse alla
mano, potremo stabilire manualmente
quale parte della figura andrà mostrata;
con il Preview Where invece, sempre di
mouse, potremo posizionare l’immagi-
ne (o la porzione di essa selezionata nel
What) in modo che s’incastri perfetta-
mente nella perimetrazione dello scher-
mo a disposizione. Grande importanza
in questa operazione la riveste il tasto
«h» come l’analoga funzione assegnata-
gli dal DPaint per la riduzione degli
oggetti, ne! DVideo permette il rimpic-
oolimento dello schermo visibile pagi-
nandoìo dentro quello massimo di
1024x1024 che il «111» ci permette di
utilizzare.
In pratica, una immagine da noi dise-
gnata (qualsiasi sia la sua risoluzione)
potrà essere inserita nella pagina dello
schermo e spostata di coordinate fino a
rintracciarne la giusta posizione rispetto
all’uscita su video.
Aldilà del posizionamento iniziale del
Preferences e la centratura relativa con
la quale si è eventualmente lavorato in
DPaint, nel DVideo III, l'antica frustazio-
ne del dover disegnare preoccupandosi
di lavorare su immagini perfettamente
centrale, non ha più ragione di essere.
Sempre in tema di centrature e riposi-
zionamenti poi, un'altra, stupenda novi-
tà. Si tratta della funzione di Atrach To...
con la quale, le tracce degli oggetti e
delle picture possono essere riposiziona-
te automaticamente sullo schermo spo-
standone solamente una; ovvero quella
principale alla quale sono attaccate. In
pratica spostando un solo oggetto, o
meglio ancora la picture principale, le
posizioni relative agli altri oggetti presen-
ti nello script si adegueranno automati-
camente a quella appena modificata,
rimanendo perfettamente centrate ri-
spetto alla figura che è stata riposiziona-
ta e alla quale, pehappunto, sono colle-
gati per mezzo di una linea di Attach To.
La funzione, estremamente elastica,
consente l’utilizzo di più tracce-guida,
permettendoci nello script di far seguire
lo spostamento di una picture o di un
brush principale solo agli oggetti che
dovranno seguirla.
Come è ben visibile osservando la
figura 3. a livello di SceneScript sono
disponibili undici tracce. La maggior par-
te di queste Background. Sound,
Textline, Brush e Picture — sono essen-
zialmente le stesse (magari con caratte-
ristiche migliorate... vero?) che fino ad
oggi si è usato nelle vecchie release del
prodotto. Altre, come la Control e la
Device, sono state appena descritte per
quanto riguarda la funzione che svolgo-
no sullo sheet del VideoScript.
Con l’ANIM e l’ANIMbrush a meritarsi
un capitoletto tutto loro, quelle su cui
MCmìcrocomputer n. 95 - aprile 1990
215
AMIGA
Figura 7 - MoveAafft-
Path reouesrer La
poasibililà i3i poter
condo le nostre ne-
cessità, il percorso
che deve compiere un
determinalo ob/ecf
lancara meglio con gli
ANIMbrushI è un'altra
conferma dell'estrema
raffinaiezia raggiunta
dal DVideo III
vorrei brevemente attirare l'attenzione
sono la BackDrop e la Box. La prima
track è una gentilissima feature che il
DV-lll ci permette di utilizzare fra il
passaggio da una pletore e l'altra e come
zona di effetto a prescindere dai vari
wipe a nostra disposizione.
Per quanto riguarda la Box-track, si
tratta di un generatore di brush interno al
sistema. In pratica, box rettangolari che
possono essere selezionati della gran-
dezza e il colore che noi vogliamo (con
tanto di perimetrazione ed ombreggiatu-
ra) che tornano utili, senza crearli in
DPaint ed importarli quali brush, al mo-
mento di contornare del testo per me-
glio evidenziarlo.
ANIM & ANIMbrush
Se il discorso relativo agli ANiM e
ANIMbrush non può certo essere liqui-
dato come semplice caratteristica inno-
vativa del DVideo HI — tant'è che ci
stiamo organizzando per rendervi una
specie di «corso all’ANIMazione» — ci-
tando la nuova funzionalità offerta da
«IH», fra vali effetti attraverso i quali le
due nuove «tracce» vengono controllate
dal Maker, spicca la completa gestione
del PfayANIM requester. Il Box di dialo-
go relativo è unico per entrambi i tipi di
ANIM compressi. A secondo del tipo di
traccia per cui è stato selezionato il
requester presenterà delle opzioni «om-
bra» non disponibili. Per quanto riguarda
la manovrabilità dell'ANIM. il DVideo III
consente l'opzione Cycle con la quale si
obbligherà la pagina flipperata a girare
indefinitamente dal primo all'ultimo foto-
gramma; la Continuous con la quale si
può dilatare la durata dell'animazione e il
Repeai che setta un numero di ripetizio-
ni le quali sono connesse con il Loop
Prame il quale setta il numero del frame
da ripetere. Il Time Interval infine con-
sente di settare il tempo che intercorre
fra un fotogramma e l'altro.
La gestione dell'ANlMbrush a sua vol-
ta è resa elastica al pari delle qualità del
brush paginato.
Sarà difatti possibile utilizzare opzioni
quali il Forward, con il quale l'animazione
verrà eseguita dal primo all'ultimo dei
fotogrammi programmati; >1 Ping Pong
che «loop-a» dal primo all'ultimo frame e
da questo al primo e poi ì vari passaggi
singoli: ovvero la visualizzazione di ogni
singolo fotogramma nel momento preci-
so in cui questo ci serve (Last. Next,
Previous e Frame con il quale L'ANIM-
brush salta al numero del frame specifi-
cato nel requester).
La funzione dell’opzione Continuous.
come della Repetitions e Time Interval
hanno al stessa valenza di quelle del-
l'ANIM. Start Frame e End Frame infine,
sedano il frame di partenza e di arrivo
dell'animazione del brush.
Sempre legato allo sfruttamento delle
potenzialità «compresse», il DV-ill ci
rende l'importantissimo effetto MakeA-
NIM con il quale è possibile creare, da
uno script del DV-lll particolarmente
complesso, la «framerizzazione» equiva-
lente e compressa che, una volta salva-
ta, verrà ricaricata come vero e proprio
ANIM. Per la compattazione del file in
ANIM, appena selezionato l'effetto Ma-
keANIM, salirà in screen un apposito
requester che ci chiederà il nome e la
lunghezza massima in Kbyte da asse-
gnare al nuovo ANIM-file.
Effect & Power
Ed ora una rapida carrellata sulle altre
grosse novità legate agli effetti (nuovi e/
0 rinnovati) presenti nell'ambiente dello
SceneScript. Per quanto riguarda quelli
più appariscenti, avendo appena detto
che il DVideo III riesce a lavorare con
pagine da 1024x1024, ovvero il Super-
BitMaps. abbiamo in pratica già sottinte-
so la presenza dell'effetto Scroll.
Con tempi da noi selezionabili in jiffie
(ovvero frazioni di secondo) e col movi-
mento settabile m numero di pixel, l'ef-
fetto Scroll ci consente di visualizzare
scene più complesse ed estese di quelle
usualmente lavorate nei precedenti ani-
matori. Immaginate di dover rappresen-
tare un aereo che sorvola una catena
montuosa; basterà simulare il movimen-
to di un'elica e far effettuare uno scrol-
ling in verticale (oppure in diagonale) del
paesaggio sottostante, per avere illusio-
ne del movimento. Una freccia acumina-
tissima nell'arco dell'amighevoie vi-
deografico. Fra le altre «frecce» a dispo-
sizione é il caso di porre un pochino più
di attenzione su alcuni effetti particolar-
mente innovativi. Uno su tutti, il Move-
Path, L'evoluzione di un semplice effet-
to Move arricchito dalla possibilità di
scegliere non solo i due punti «formato»
ma tutti gli intermedi che si vuole, poten-
do quindi generare movimenti straordi-
nariamente elastici e senza restrizioni.
L'apposito requester che si apre in scre-
en ci permetterà di scegliere fra un path
automatizzato (ovvero scrivendo diretta-
mente le coordinate) oppure il più flessi-
bile apporto del mouse attraverso la
selezione delle opzioni di Trace e/o Edit.
Sempre restando in tema di movimenti,
anche il «rudimentale» MoveTo delle
vecchie versioni ha subito la sua evolu-
zione nel DV-lll. Disponendo ora dello
stesso requester del «What & Where»
dell'effetto Position, risulta decisamente
più potente che in passato.
Musicalmente pure sono evidenti i
miglioramenti introdotti nel DV-lll. Con
un Play effect estremamente completo
che rende la possibilità di settare le
Frequenze; la Position ed il Volume
dell'opzione Stereo. Ottimi infine i due
effetti aggiuntivi dello Slide (in/Out) che
portano in screen ogni tipo di immagine-
sfondo in luogo di un effetto Wipe da
utilizzarsi più convenientemente solo
per aprire e chiudere una scena. Il totale
degli effetti disponibili in DV-lll è di 42!
DV-lll: cratterìstiche generali
Ricordate la terribile modalità del Save
che le vecchie versioni del DVideo segui-
vano? Tutte le piclure e gli object im-
messi nel nostro videoscript, malgrado
che fossero ovviamente già Inserite nei
loro rispettivi «cassetti», venivano risal-
vate insieme agli effetti e i tempi che.
216
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
lavorando nel videosheet, imponevano
alla presentazione nel Video sul quale
stavamo lavorando. Il modo più veloce e
rischioso di riempire i dischi e di compli-
care la vita all'utente.
Il OV-III cancella questa «mattata»
provvedendo ora a salvare solo il video-
file (ovvero i tempi e gli effetti da noi
settati nel videosheet) lasciando picture
ed object nei loro rispettivi cassetti.
L'effetto positivo più immediato é che
ora possiamo scrivere videoscript lunghi
intere ore, carichi di oggetti e figure con
pochi Kbyte di script-guida. Secondo poi,
pur lasciandoli sullo stesso disco, sarà
possibile riutilizzare object e picture, per
altre forme di presentazione e risalvarne
il nuovo scritto.
Ovviamente potremo settate t tagli dei
nostri script a secondo della grandezza
che ci necessita. Il DVideo III ci consente
la possibilità di mutare il Memory Buffer
attraverso il requester che si apre in
video appena selezionato l'opzione Me-
moiy/Buffer Sizes... dal menu Options.
Nel relaivo box di dialogo potremo accre-
ditare più byte al Video, la Scena ed il
Part Pool. Nello stesso box, tra l'altro,
sarà possibile leggere il quantitativo di
byte utilizzato al momento.
Un'altra cosa decisamente azzeccata
dal «prode» Posehn è quella dell'Introdu-
zione di due diversi livelli di lavoro. In
questa rapida corsa fra le track e gli
effect del DV-III, siamo passati sopra a
tutte le opzioni disponibili senza fare
alcuna distinzione al riguardo della loro
potenza e l'eventuale tasso di comples-
sità ali'utilizzo.
In realtà molte track e moltissimi ef-
fect risulteranno assai più complicati
rispetto al nostro semplice «bià-blà».
Anche per non far affogare il novizio,
risparmiandogli memoria e garantendo la
massima funzionalità possibile del pro-
dotto, il DV-lll è stato concepito in modo
che possa essere guidato nel modo più
semplice possibile. A secondo di quanto
è stato selezionato nell'Option menu —
Expert on/off — il programma difatti
regolerà automaticamente la disponibili-
tà di tracce ed effetti di ogni «choose»
requester. Limitando il numero degli
effetti (Expert-OFF) a quelli più immediati
e semplici da usare oppure estendendosi
alla totalità con l’Expert-ON.
L'ennesima raffinatezza dell'ambiente
operativo del DV-lll, viene a manifestarsi
anche nell'efficientissimo TimeWindow,
un orologio «da mouse» che sì apre ogni
qualvolta si tocca o si seleziona un
effetto, in questo orologio sono riportati
I tempi parziali relativi al punto di start e
di end di un determinato effetto, più i
tempi totali in relazione all'intera scena
tn allestimento.
Figura 8 - Control Pa-
nel. Un ultenore colla-
ge-grafico per concen-
trare più informazioni
possibili nei riguerdi
delle lealure del DM-
deo III. Il buffer per il
quantitativo di byte da
assegnare allo scnpt-
file, I cinque pulì-
down-menu disponibili
e il nuovo Control Pa-
nel con la funzione as-
segnala ai simboli-
L'ennesimo cambiamento/migliora-
mento è quello imposto con l'introduzio-
ne del Control Panel in luogo del vecchio
telecomando deH'ambiente Player.
Quando ora si darà il comando di Play-
Scene. entrala in esecuzione la scena
animata, questa sarà completamente
gestibile sia con il mouse che attraverso
le key equivalenti assegnate alla tastiera.
Altra dote positivissima del DV-lll è
quella legata al modo «intelligente» con
il quale gestisce picture e brush. Pur non
avendogli fatto trovare l'insieme dei «da-
ti-grafici» in una zona di Ram-disk, DV-tlI,
man mano che li caricherà da disco,
prowederà a sistemare questi in una
zona bufferizzata della memoria disponi-
bile in modo che. una volta eseguita
l'animazione, un secondo play dato alla
stessa avverrà in modo ottimizzato. Non
ci sarà più. cioè, il caricamento da disco,
ma richiamando le immagini direttamen-
te dalla parte di memoria dove li ha
allocati, DV-lll garantirà la massima flui-
dità possibile ed il rispetto dei tempi di
esecuzione.
Conclusioni
Quando recensendo altri amighevoli
applicativi, arrivavamo alle conclusioni,
sembrava un nostro malvezzo, quello di
tirare le somme concludendo con una
sorta di ritornello:... il programma é
buono e sufficientemente pofenfe, ma
da (e per) Amiga si può avere di più.
Quasi si credesse (osi volesse far crede-
re...) che le potenzialità del nostro fosse-
ro infinite. In molti, soprattutto quelli che
non hanno avuto la «sensibilità» di arri-
vare a possedere un Amiga, ciò poteva
esser scambiato per l'insopportabile fa-
natismo di un illuso. A distanza di tempo,
forse troppo, quel cliché ormai trito e
ritrito viene finalmente spazzato via dalle
certezze che il DVideo ci procura all'uso.
Sembra difatti che nulla o quasi ci sia
impedito di fare. E il limite a cui si
comincia a tendere è sempre più quello
delle nostre capacità. Bello sarà quel
giorno in cui, magari innanzi ad un DVi-
deo-IV, dovremo farci un esame di co-
scienza, il sottoscritto recensendo e voi
applicando, sulle nostre magie videogra-
fiche. Il non poterci più nascondere die-
tro i limiti dell'applicativo.
Con DV-lll insomma, se non siamo al
top poco ci manca e il fatto che ora
raggiunga la massima integrazione col
DPaint, credo che sia la cosa più rimar-
chevole. la virtù delle virtù. Ho visto
gente veramente in gamba darci sotto
di Easyl e ANIMare dentro al DPaint
stupendi cartoon disneyiani. Costui
aspettava solo il miglior ambiente possi-
bile dove poterli eseguire. Meraviglioso
è poi pensare alle capacita, sempre
ANIManti, del poter costruire sublimi
prospettive tridimensionali (vedi Vi-
deoScape & Co.) e poterle integrare,
magari genlockando pure, con titoli ed
altre grafiche ad effetto. Oppure vi-
deoregistrando a passo singolo in un
sogno senza fine. Come senza fine è
questo articolo che. fatta la recensione
al DV-II! e detto che centocinquanta
dollari non sono niente (al cambio po-
tranno essere poco più di duecentomila
lire!) apre idealmente la serie di «studi»
che faremo sull'ANlMazione e su tutto
quello che. a partire dal nuovo software
— thank you. Electronic Arts! — e
l’hardware periferico disponibile (non
solo sul mercato, ma anche alle nostre
tasche...) ci introduce al nuovo, affasci-
nante modo di fare e soprattutto inten-
dere la videografica su Amiga.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
217
AMIGA
coordinamento di Andrea de Prisco
Amiga PD, frenetica passion*.*
di Enrico M Ferrari
IMC-Link:MC0012)
Un mese, è bastato un solo
mese di pausa perché si
accumulasse una grossa mole
di nuovi programmi PD o di
revisioni di precedenti
versioni.
Con un facile paragone si
potrebbe dire che la
primavera oltre a stimolare la
natura giova alla fantasia dei
programmatori, in realtà sono
sempre di più le persone che
creano programmi per inserirli
nel circuito PD o Shareware,
quasi sempre solo per il gusto
di vedere il proprio
programma commentato ed
usato dal maggior numero di
utenti possibile. Cassa di
risonanza per le discussioni
sono le conferenze
elettroniche (quali ad esempio
la conferenza Amiga su MC-
Link) dove è estremamente
rapido lo scambio di idee tra il
programmatore e
l'utilizzatore. Da notare come
sia sempre più grande il
numero di programmi italiani
che vengono inseriti nel
circuito Shareware e PD.
segno di un evidente salto di
qualità. Cercheremo, per
quanto possibile, di rivelare
sempre gli autori italiani di
questo genere di programmi
Aggiornamenti
Come più volte ribadito i programmi
PO subiscono contir>ui miglioramenti da
parte deH'autore, ecco una breve carrel-
lata sugli aggiornamenti più importanti
del software già trattato precedente-
mente.
Il programma di telecomunicazioni
ACCESS! ha finalmente il protocollo bi-
nario zmodem grazie ad una patch che
modifica l'originale programma di Keith
Young; viene sacrificata l'opzione di let-
tura di file ASCII, ma il guadagno è
evidente.
Il compressore/archiviatore PKAZIP
viene ora distribuito con tutte le funzioni
attivate, al contrario della prima versio-
ne che aveva solo la funzione di decom-
pressione funzionante.
Un altro compressore, LHARC, è
adesso molto più veloce e completo.
Alcuni programmi di visualizzazione e
conversione di immagini «.GIF» prece-
dentemente visti sono stati migliorati e
c'è da segnalare la comparsa di un
nuovo programma, VIRTGIF. che oltre a
visualizzare immagini «.GIF» ne permet-
te il salvataggo in formato «IFFn
Gestione file
Presentiamo di seguito una sene di
programmi che facilitano enormente il
lavoro di gestione file evitandoci di ricor-
rere sempre ai tedioso CU. Alcuni di
questi programmi, come vedremo, so-
no dei completissimi pacchetti dt ge-
stione delle unità a disco.
S/D
Una volta lanciato. SID si presenta
con due finestre indipendenti nelle quali
visualizzeremo i file e le directory, men-
tre alla base delle finestre compare una
incredibile raffica di gadget dai quali
possiamo selezionare un'infinità di op-
zioni. La prima fila di gadget é occupata
dall'elenco dei volumi montati, sui quali
si può clickare per far apparire la lista
del contenuto nella relativa finestra, a
questo punto possiamo visualizzare i
file evidenziandone solo le loro dimen-
218
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
AMIGA
siom 0 I commenti, possiamo copiare
da un volume all'altro file e directory,
eseguire direttamente programmi o vi-
sualizzare sia file ASCII che immagini
IFF,
Oltre a poter eseguire tutte le opera-
zioni di manipolazione file normalmente
fatte da CLI possiamo editare i file
ASCII, ascoltare digitalizzazioni, selezio-
nare file in base ai wildcard e gestire
completamente gli archivi; é infatti pos-
sibile decomprimere un archivio creato
con ARC 0 listarne il contenuto, oppure
usare un altro tipo di archivio,
La vera forza di SID è la sua intera
configurabilità da parte dell'utente.
Creando un file ASCII, che SID cariche-
rà dalla directory S una volta lanciato, è
infatti possibile dire al programma quale
editor usare per il gadget EDIT, oppure
quale tipo di calcolatrice far apparire fc'è
anche questa!}, quale archivio usare nel
caso di file compressi o quali program-
mi debbano essere usati per visualizza-
re immagini IFF o per sentire le digitaliz-
zazioni: è poi possibile configurare tutta
una sene di flag usati dal programma
quali ad esempio se si vuole lanciare il
programma con uno schermo interlac-
ciato o no. la comparsa e il tipo di
requester utilizzati, i tipi di device adot-
tati e mille altre opzioni.
SID è in grado di riconoscere una
gran quantità di file di diverso tipo infor-
mandone l'utertte attraverso un apposi-
to gadget, ad esempio «capisce» se il
file in oggetto è un programma AMIGA-
Basic, oppure uno spreasheet di Maxi-
plan 0 un file del SuperBase, può legge-
re direttamente i file del WordPerfect e
può anche riconoscere i file oggetto dei
compilatori Manx e Lattice.
Sebbene proprio nella relativa laborio-
sità della configurazione molti utenti ab-
biano ravvisato un difetto del program-
ma. non c'è dubbio che SID è l'unico
programma di questo tipo che si adatta
realmente alle necessità deH'utilizza-
tore.
Incluso nel pacchetto viene presenta-
ta una utile immagine IFF di SID con i
principali gadget spiegati, una sorta di
quadro grafico di istruzioni.
AUM
Questo programma pur presentando-
si graficamente come il precedente è
ispirato ad un uso più ampio della sola
gestione file. AUful è un completo DOS
manager, interamente programmabile
ed usabile via mouse; in realtà si tratta
di una vera e propria shell nella quale
tutto il potere passa attraverso il mouse
anziché il solito CLI.
AUM permette di usare i gadget con
operatori booleanì, possiede alcune
routine interne per la h-visualizzazione
rapida di file e directory ed è possibile
definire dei timer e degli allarmi oltre a
gestire completamente i tasti funzione.
Anche AUM ha bisogno di un file di
configurazione editabile per funzionare,
vengono forniti a titolo di esempio un
paio di fife già pronti da essere usati.
Sotto le usuali finestre di display file e
directory si trova una serie di gadget dei
quali alcuni multifunzionali, tutti definibi-
li attraverso il file di configurazione, da
notare a parte i gadget con gli operatori
booleanì per una scelta «logica» delle
operazioni.
Molto utile un gadget «history» che
permette di scorrere attraverso una lista
di tutti i comandi eseguiti fino a quel
momento.
La complessità del programma si ri-
flette nella laboriosa costruzione del file
di configurazione, che sicuramente sco-
raggia l'utente alle prime armi con que-
sto tipo di programmi. Il fatto che AUM
sia destinato ad un uso prettamente
professionale si riscontra anche dalla
possibilità di comunicare con altri pro-
cessi in corso, nel pacchetto è infatti
fornito il programma «send» che per-
mette dì scambiare dati con altri proces-
si che possano ricevere i suoi messag-
gi. In conclusione si tratta di un pro-
gramma per chi non si accontenta di un
semplice file manager.
219
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
Atree
Come onestamente ammette lo stes-
so autore il programma imita le note
utility Xtree e PC Toois che girano in
ambiente MS-DOS. Lo spirito di Atree é
quello di rappresentare graficamente,
nel modo più completo possibile, le
strutture delle directory o parte di esse-
re visualizzando il loro contenuto e per-
mettendo di muoversi all'interno del-
l'albero (da cui il nome del programma)
velocemente, effettuando nel contem-
po operazioni di copia, trasferimento,
visualizzazione e quant'altro si possa
fare con i file.
Atree è costruito come una matrice di
un foglio elettronico e può supportare
un «albero» con la profondità massima
di 65536 directory e subdirectory que-
sto nel caso si voglia solo visualizzare
l'albero, per le operazioni sui file la
massima profondità è di 512 directory,
abbastanza per il più ramificato hard
disk.
Atree si lancia solo da CLI con una
sintassi del tipo «run atree dhO. ram:».
in questo esempio il programma carica
direttamente in memoria l’intero albero
del disco ngido ed è pronto per caricare
quello della ram disk.
A questo punto possiamo cominciare
ad esplorare l'albero con il mouse o
con i tasti cursore, nella finestra grande
sulla sinistra vediamo la struttura delle
directory, nella finestra di destra abbia-
mo i file relativi alla directory in esame;
i «figli» di una stessa directory vengo-
no visualizzati nella stessa colonna
mentre alla loro sinistra sono presenti i
relativi «genitori», gli uni e gli altri sono
legati da linee che ne indicano le pa-
rentele.
Sotto le finestre una utilissima doppia
striscia ci informa sulle dimensioni delia
directory intera e dei file singolo esami-
nato, vengono anche visualizzati i bit di
protezione settati e la data di creazione
del file 0 della directory. Si può porre un
marcatore in qualsiasi punto dell'albero
in modo da ritrovare rapidamente la
posizione man mano che ci si muove al
suo interno.
A questo punto possiamo eseguire le
operazioni di manipolazione direttamen-
te sull'intero albero o da parte di esso,
con la funzione «prune» ad esempio
possiamo cancellare tutta una serie di
directory successive, questo grafica-
mente viene rappresentato come il «ta-
glio» di un ramo dell'albero.
Possiamo anche cercare con le wild-
card un file od una directory e scoprire
in quale ramo sia. contemporaneamen-
te c'é sempre la possibilità di operare
sui singoli file copiandoli, rinominandoli.
muovendoli o visualizzandoli anche nel
caso SI tratti di file grafici. Il programma
è estremamente semplice e il suo uso
visivo molto istintivo e comodo da usa-
re la versione attuale viene fornita con
alcune funzioni non attive, nel caso gra-
diste il programma basterà un contribu-
to di 25$ per permettervi di avere il
programma interamente funzionante e i
suoi successivi aggiornamenti.
M-2 Diruti!
Questo programma, scritto in Modu-
la-2 da cui appunto il nome, una volta
lanciato ha una struttura simile a quelle
precedenti, con una finestra display an-
ziché due e una serie di gadget selezio-
nabili sulla destra con le varie operazioni
possibili.
Da notare la title bar che fornisce in
una riga le informazioni sull'ora, la me-
moria chip e fast disponibile e il numero
dei file e delle directory visualizzate.
Dovendo operare con una sola finestra
display esistono alcuni gadget di «sor-
gente» e «destinazione» nei quali speci-
ficare di volta in volta l'unità da e verso
la quale effettuare gli spostamenti dei
file.
La serie di gadget è ben curata e
comprende anche numerose facilitazio-
ni per l'uso di programmi archiviatori, da
segnalare sono alcuni gadget relativi
alle operazioni su di un intero disco,
come «DSKCOPY» che esegue una co-
pia, verificata e non, di un disco e
«DSK-WIPE» che azzera in un attimo il
contenuto di un disco semplicemente
riscrivendo il blocco di root.
Il programma è di facile uso. peccato
solo che la presenza di un'unica finestra
non consenta un facile controllo del
disco sorgente e del disco copia.
MRBackup
MRBackup è un programma di bac-
kup per hard disk: adotta dei criteri di
compressione e sicurezza attualmente
tra i migliori nei programmi PD di tale
genere.
Il programma é interamente pilotato
dal mouse e come interfaccia di rispo-
sta verso l'utente adotta anche la sinte-
si vocale, soluzione simpatica quanto
sconvolgente se non siete abituati a
sentire i vostri programmi parlare.
Lo schermo principale è occupato da
tutta una serie di gadget definibili, attra-
verso i quali comunicheremo al pro-
gramma le nostre preferenze riguardo il
backup o il restore da dischetto. È pos-
sibile ad esempio specificare il backup a
partire da una certa data, in questo
modo, possiamo eseguire il backup co-
siddetto «incrementale» cioè la copia
dei file più «nuovi» rispetto ad un dato
giorno; oltre a questo criterio è possibi-
le anche chiedere il backup dei soli file
che non presentino il bit «A» settato
indice appunto di una loro lettura effet-
tuata a scopo di archivio.
Molto curata è la sezione dei filtri di
compressione: un primo filtro viene
specificato attraverso un (ile ASCII e si
riferisce al tipo di file che non dovrà
essere compresso in fase di backup si è
infatti riscontrato come gli archivi di tipo
ZOO. ARC 0 LHARC ad esempio se
compressi nuovamente aumentano di
dimensione anziché ridursi. Il filtro di
compressione è settato per escludere
dalla compressione in fase di backup
alcuni tipi di file compressi e può essere
facilmente modificato con un editor.
Analogamente al filtro di compressio-
ne è presente un filtro di esclusione che
permette di omettere dal backup i file
220
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
specificati, sono validi anche qui i meta-
caratteri.
La compressione utilizzata è quella
“Lempel-Ziv», usata su Unix e che con-
sente una riduzione «ai volo» che varia
dal 35% al 65% ed è selezionabile in un
raggio che va dai 12 ai 16 bit; maggiore
sarà il livello dei bit maggiore la com-
pressione. ma in questo caso aumente-
rà considerevolmente il tempo impiega-
to e la memoria usata.
Nell'unico menu a discesa é presente
una voce «Utilities» che apre un altro
schermo attraverso il quale si possono
effettuare normali operazioni di file ma-
nager. quali la solita copia, rinomina,
cancella, ecc.
L'unica pecca del programma risiede
nella sua lentezza, la copia di un hard
disk può con questo programma durare
tranquillamente un’ora, attualmente pe-
rò sulla piazza dello Shareware questo
sembra uno dei prodotti migliori.
Finalino
Concludiamo come sempre la nostra
rassegna presentando una serie di pro-
grammi meno impegnativi, ma non per
questo meno utili.
Snap
Vi è mai capitato di avere qualche
scritta sullo schermo e di dire «acciden-
ti questo è proprio quello che vorrei
scrivere, peccato non la possa prende-
re!». oppure di dover tenere accanto al
computer carta e penna per segnare
magari i risultati di un comando CLI?
Ebbene oltre a voi è capitato anche a
qualcun altro, visto che ha scritto que-
sto programma. Snap è il programma
perfetto per gli scrittori pigri; usando il
mouse e un tasto «qualificatore» potete
evidenziare in qualsiasi finestra un ret-
tangolo con il testo che vi serve, poi
potete spostarvi su un'altra finestra atti-
va e con un colpo copiare quello che
avete evidenziato precedentemente. Un
esempio banale può essere quello di
prelevare una porzione di testo da una
finestra e ricopiarla dentro un editor
evitandovi la ribattitura.
Ma c'è di più. è possibile anche salva-
re in grafica, Snap vi chiederà su quale
file farlo e con il solito sistema deiì'evi-
denziamento potete copiarvi parti di
schermo e averle subito pronte da usa-
re come file IFF. Il programma permette
una completa ridefinizione dei parametri
interni per un completo adattamento
all'utente.
Today
Il programma consente di sapere, in
base al clock del sistema, gli avveni-
menti importanti del giorno nei secoli
scorsi e i compleanni importanti. Today
si avvale di un database ASCII {e quindi
aggiornabile) e di un programmino che
leggendo la data daH'orologio del siste-
ma estrae dql database i dati importanti
del giorno. Per esempio nel giorno di
scrittura di questo articolo è nato Cyra-
no de Bergerac e Valentina Tereshkova
dei quali viene fornito anche l'anno di
nascita, mentre nello stesso giorno del
1836 ci fu la caduta di Alamo. Può
essere utile per creare messaggi intro-
duttivi nei BBS o per curiosità perso-
nale.
The Log
Il programma crea ed aggiorna un file
con le indicazioni di data e ora del boot
del sistema, ciò può essere molto utile
quando ad esempio si lascia il computer
in luogo incustodito e si vuol sapere
quando è stato usato, oppure nel caso
che vengano cancellati i dati si può
risalire al momento del fattaccio. Log
provvede anche ad informan/i quando è
stata l'ultima volta che è stato effettua-
to il backup dell'hard disk.
Programmi di Totocalcio
Potevano mancare nel panorama dei
programmi italiani? Ecco pronti alcuni
programmi che vi permetteranno di ef-
fettuare pronostici e condizionare sche-
dine con il solo scopo di vincere soldi,
per comprare un nuovo computer che vi
permetta di usare programmi Totocalcio
sempre più potenti, invischiandovi in
una spirale senza fine.
Nel pacchetto di Pier Paolo Tornassi
chiamato TOTOPACK.LZH sono presen-
ti tre programmi: TotoSwap (elaborato
da F. Marras) consente di ridurre i siste-
mi e va lanciato da True Basic, sono
presenti alcuni file accessori che devo-
no rimanere nella stessa directory del
programma. Totocalc permette invece
di effettuare uno sviluppo di sistema
utilizzando delle personali statistiche
dell'autore Tornassi, é curioso notare
che fra i dati chiesti vi sono le pagelle
dei giocatori delle due squadre. Totose-
guo effettua un controllo sui cosiddetti
pronostici «a striscia» aiutando molto il
giocatore a verificare eventuali vincite.
Conclusioni
Oramai una gran parte del software
Amiga proviene dal Public Domain e
dalle librerie Shareware, questo fatto
dovrebbe dar da pensare sia ai pirati di
software (non c'è ragione di piratare
programmi disponibili a tuttil) sia alle
case produttrici, le cui politiche di profit-
to creano dei prodotti spesso troppo
amplificati dalla pubblicità rispetto al lo-
ro reale valore; per non parlare delle
assurde protezioni sempre più cervello-
tiche per difendere i prodotti commer-
ciali.
Il software Shareware rende inutile
ogni spesa volta a proteggere un pro-
gramma e a conti fatti può spesso rive-
larsi più vantaggioso per un programma-
tore che se il suo prodotto fosse passa-
to attraverso l'azienda mediatrice.
Nato quasi per gioco contestualmen-
te ai primi BBS amatoriali, questa forma
di software si sta rivelando decisiva per
il successo di una macchina, il tutto
grazie al paradossale motto «copiate
questo programma, per favore».
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
221
AMIGA
coordinamento di Andrea de Prisco
ADPnetwork:
Net-Handler & Net-Server
di M.L. Ciuchini e A. Soatoni
quarta puntata
Reduci dalla Amiga DevCon (Develo-
per's Conference) di Parigi, dove la no-
stra rete ha ottenuto un buon successo
(come riferito nel numero scorso di
MC), eccoci di nuovo al nostro appunta-
mento con TFNet. «Cos'é TFNet?». di-
rete voi. Avete ragione: cerchiamo allo-
ra una volta per tutte di chiarire il pro-
blema di nomi e competenze. Il proget-
to di rete locale che stiamo sviluppando
(ideato da AdP (tiè, ndadp). e presenta-
to alla DevCon con il nome provvisorio
di «TokenFree Network» ovvero TFNet)
é costituito da due progetti indipendenti
e cooperanti: ADPnetwork e il software
di interfaccia con l'AmigaDOS. Il primo,
sviluppato da AdP (vedi MC 88, 89 e 90)
permette il funzionamento di applicazio-
ni distribuite: più programmi in esecu-
zione su_ macchine diverse collegate in
rete ADPnetwork possono scambiare
messaggi, cooperare. Tra non molto sa-
rà anche possibile, in maniera traspa-
rente, comunicare con hosl ARexx re-
moti ma. ripetiamo, le comunicazioni
inter-node sono messe a disposizione
già dall’attuale software di rete. Il se-
condo. realizzato da Marco Ciuchini e
Andrea Suatoni. è un'interfaccia Amiga-
DOS adattabile a qualunque protocollo
di rete, purché dotato di software di
basso livello (ad esempio Ethernet o...
ADPnetwork).
Chiarito il mistero (se a questo punto
vi chiedete il perché dell'intestazione di
questa rubrica... beh, non conoscete
AdP!), torniamo a parlare di Net-Handler
e Net-Server illustrando, come promes-
so la volta scorsa, i problemi connessi
aU'inierazione con il Workbench.
TFNet, Workbench e Simulazione
Qualche puntata fa, parlando della
sintassi dei path di rete riconosciuta dal
Net-Handler, avevamo notato che tutto
andava come se il device «NET:« fosse
un vero e proprio disco con le stazioni e
i volumi remoti come subdirectory. In-
fatti un tipico comando CLI sulla rete
appare come
1> List NET:Socrate/RamDisk/Env
dove «Socrate» é il nome identificatore
della stazione remota, «RamDisk» é il
nome di un volume appartenente a tale
stazione e «Env» é una vera subdirecto-
ry di RamOisk:. Scoperta l'analogia, si é
pensato di realizzarla completamente,
scrivendo un software in grado di simu-
lare un finto volume (chiamato «TFNe-
t:») e i primi due livelli di subdirectory, il
primo relativo alle stazioni remote e il
secondo ai volumi remoti (anche se
quest'ultimo, come vedremo, è simula-
to solo in parte). Dal terzo livello in poi.
si é nuovamente agganciati ad un vero
albero di directory: quello del volume
sulla stazione remota che si è seleziona-
to tramite la scelta dei primi due livelli.
La differenza tra riconoscere semplice-
mente una certa sintassi che suggeri-
sce la struttura ad albero di directory ed
invece simulare l'esistenza di queste
directory è sostanzialmente dovuta al-
l'esistenza dei lock. Avremo modo di
tornare in seguito su questo aspetto
fondamentale. Per ora. come esempio,
immaginate che, arrivati alla root direc-
tory del vostro hard disk, scoprirete
Albero del le directorL
5 >mu I at o
Figure 1 - Slrunura dell'albero delle directory si
222
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
BIBUOGRAF1A
Commodore-Amigsine., TheAmigaDOS
Marnai
Bantam Books
ISBN 0-553-34294-0
CBM Ine., Amiga ROM Kernel Referenee
Manual-Exec
Aodison-WesleyPublishing Company
ISBN0-20Ì-I1099-7
CBM Ine., Amiga ROM Kernel Referenee
Manual - 1/brsrìes and Devices
Addisort-Wesley Publishing Company
ISBNO-20U11078^
invece che esiste una directory genitri-
ce nella quale potete salire, per poi
scendere in un'altra directory che corri-
sponde alla root del ram disk di qualche
stazione remota (fig. 1). Se avete imma-
ginato tutto questo, avete in mente
TFNet. L’idea di TFNet è infatti di consi-
derare la rete come un'estensione della
naturale struttura ad albero dei device
orientati ai trattamento dei file (che sot-
to AmigaDOS si identificano con i volu-
mi) che vengono unificati dalla comune
iiparentela» con la directory genitrice
Simulata (la directory rappresenta la sta-
zione. nell’esempio precedente «Socra-
teu). A loro volta le directory associate
alle varie stazioni sono tutte «figlie»
della root directory. NET: (o TFNet;).
Come vedete quindi, dal punto di vista
concettuale, nulla distingue TFNet: da
un vero volume dove però i primi due
livelli di directory non risiedono su una
particolare stazione, ma sono distribuiti
(in pratica ne esiste una copia identica
su ogni stazione).
Tuttavia non dovete pensare che la
scelta di realizzare questa complessa
simulazione sia stata dettata solo da
criteri di analogia: pagata con la maggio-
re difficoltà realizzativa, si ottiene in
questo modo una integrazione estrema-
mente semplice della rete tra gli oggetti
riconosciuti dall'AmigaDOS e dal Work-
Bench, oltre al vantaggio di utilizzare
completamente gli standard dell'Inter-
faccia utente di Amiga. Per fare un
esempio concreto, diciamo che senza il
software di emulazione non sarebbe
stato possibile assegnare simboli logici
(con il comando Assign) o definire per-
corsi di ricerca dei comandi (con Path)
sulla rete, cosa che invece attualmente
è pienamente supportata da TFNet e
che anzi costituisce uno degli aspetti
qualificanti de) software di interfaccia
tra la rete e l’AmigaDOS. Inoltre il fatto
di vedere tutti i volumi di tutte le stazio-
ni remote come subdirectory di un uni-
co genitore (TFNet:) consente un'ecce-
zionale potenza e semplicità nella ricer-
ca di file e directory. Ancora un esem-
pio: il programma di ricerca file SF
presentato da Andrea Suatoni su MCmi-
crocomputer può effettuare, senza alcu-
na modifica al programma, ricerche su
tutti i volumi in rete oppure solo au
alcune stazioni, facendo uso delle sole
wildeard AmigaDOS (o ARP).
Senza avere la pretesa di entrare nei
particolari, forniamo qualche dettaglio in
più su questo software di simulazione.
Il primo passo è quello di farsi ricono-
scere come volume daH'AmigaDOS.
Per questo il Net-Flandler aggancia
un'apposita entry (fig. 2) alla lista dei
device AmigaDOS nel modo che abbia-
mo spiegato sui precedenti numeri di
MC. Fatto questo. l'AmigaDOS ha un
nuovo volume. La relazione tra il device
NET: e il volume TFNet: è simile (ma
non identica) a quella tra DHO: e Hard-
Disk; (sempre che abbiate un Hard Disk
e che il volume ad esso associato si
chiami cosi), Ma torniamo al Work-
Bench: vi siete accorti che le icone dei
dischi che appaiono su di esso corri-
spondono proprio ai volumi montati? Ed
infatti appena il WorkBench si accorge
del nuovo volume TFNet: cerca di effet-
tuare un lock sulla sua root directory. E
qui nasce il problema: non esiste una
root di TFNet: semplicemente perché il
NET: non é un vero device file-oriented.
Il più breve path corrispondente ad un
oggetto realmente esistente, sebbene
su una stazione remota, è «TFNet:
<NomeStazione> / <NomeVolume>».
La soluzione è appunto la simulazione:
il Net-Handler restituisce lock validi an-
che per la parte di albero non realmente
esistente, in realtà esso restituisce pun-
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
223
AMIGA
latori a strutture di tipo NetLock (fig. 3).
Queste strutture hanno in testa il
comune FileLock e inoltre portano nel
campo nLType l'informazione relativa al
tipo di lock (N1_REAL o NI_SIM). In
questo modo il Net-Handler è in grado
in seguito di distinguere tra i lock simu-
lati. il trattamento dei quali è affidato
appunto al software di simulazione, e
quelli veri che devono essere inviati
sulla rete. Capito il meccanismo, si trat-
ta solo di implementare la simulazione
di tutte le possibili richieste che posso-
no riguardare le «finte» directory (Exa-
mine, ExamineNext. DupLock. ecc.). A
questo punto però il WorkBench non è
ancora in grado di riconoscere le nostre
directory simulate. Il WorkBench. si sa,
mostra solo le directory che hanno as-
sociato il corrispondente file «.info». La
soluzione naturale è quella di simulare
anche questi ultimi, marcando opportu-
namente i FileHandle. Il gioco è fatto: le
stazioni remote possono in questo mo-
do essere raggiunte a colpi di mouse.
Un'ultima curiosità: dal momento che è
necessario simulare i file «.info», tanto
vale farlo bene, dando al tutto una veste
grafica originale. Il Ktet-Handler contie-
ne. sotto forma di array di byte, una
copia di ogni tipo (graficamente distinto)
di file «.info» che deve simulare, che
viene poi opportunamente modificato
prima di passarlo al richiedente. A que-
sto proposito e anche per non perdere
l'abitudine di presentare brevi program-
mi di esempio, la figura 4 riporta il
sorgente di una piccola utility che copia
un file in un array di byte, generando il
sorgente C corrispondente. La simula-
zione dei file «.info» comporta un ulte-
riore problema; il livello di directory da
simulare in linea di principio sarebbero
due (NET: e NET: <StazioneRemota>),
dato che specificando il nome del volu-
me si è già in grado di accedere ad un
oggetto reale (la root directory di tale
volume). Tuttavia allo stesso livello di
directory dei volumi remoti devono es-
serci I corrispondenti file «.info» che
non sono reali e devono essere simula-
ti. Perciò dal punto di vista della simula-
zione il terzo livello è il più problemati-
co, essendo composto da oggetti in
parte reali e in parte simulati.
A proposito dì lock
Ci soffermiamo ancora sui lock e sulla
loro utilizzazione per fan/i osservare un
aspetto interessante dei pacchetti Ami-
gaDOS. Tra questi pacchetti, quelli che
hanno tra gli argomenti (i Racket
->dp_Arg<1,2 7» un puntatore ad
una stringa rappresentante un path e/o
nome (ovvero qualcosa come «Diri/
Dir2» 0 «Dir1/Dir2/File»|, hanno sempre
almeno un altro argomento che punta
ad un lock (sì vedano ad esempio le
ACTION-FINDINPUT o ACTIOhLFIN-
DOUTPUT della scorsa puntata). A cosa
serve questo lock e che relazione ha
con il path? Sotto l'AmigaDOS i path
possono essere relativi o assoluti. Spie-
ghiamo cosa questo voglia dire con un
esempio: supponiamo di avere la direc-
tory contenente le font di sistema nel
Ram Disk e di volersi posizionare su di
essa. Se siamo già in RAM' possiamo
eseguire il comando:
1> cd RAM:Fonts/Topaz
oppure indifferentemente
1> cd Fonts/Topaz
entrando nella directory Topaz in Fonts.
in due modi apparentemente simili, ma
in realtà diversi. Nel primo caso è stato
specificato un path completo, mentre
nel secondo il path è relativo alla direc-
tory corrente, in termini di pacchetti
AmigaDOS questo corrisponde ad ave-
re impostato 0 meno l'argomento del
pacchetto corrispondente al lock, in mo-
do tale che se il puntatore al lock è
nullo, il path specificato è assoluto (cioè
completo), altrimenti è relativo ovvero si
applica a partire dalla directory corri-
spondente al lock stesso. La possibilità
di gestire path relativi permette, oltre
alla possibilità di introdurre il concetto di
directory corrente, la facile implementa-
zione dei path di ricerca dei comandi e
SÉilfii,
224
MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990
AMIGA
dei device logici. In particolare questi
ultimi corrispondono semplicemente
dei lock 31 quali riferire i path.
Questa breve discussione su lock,
path retativi e device logici (oltre ad
avervi certamente confuso... e non per
colpa vostra!), dovrebbe farvi compren-
dere meglio la necessità del software dì
simulazione di TFNet di cui abbiamo
parlato nella prima parte. Infatti coman-
di come CD. Path e Assign falliscono se
non riescono ad eseguire i lock su ogni
singolo elemento dei path che viene
loro fornito. Senza la simulazione, quin-
di. il comando:
1> Assign Fonts: NET:Socraie/HardDisk/
Fonts
non avrebbe funzionato a causa dell'ine-
sistenza delle directory NET: e NET;So-
crate e cosi pure gli altri due comandi.
Data l'evidente utilità delle possibilità
offerte da essi (quante volte il 500 della
redazione è andato a leggersi i comandi
daH'Hard Disk del 2000 grazie al »Path
NET:A2000/C Add»...), questo è già suf-
ficiente a motivare (se ce ne fosse
bisogno) il lavoro fatto.
La condMsione delle risorse
Se avete seguito il discorso fino a qui.
vuole dire che vi abbiamo convinto del-
l'originalità e della validità delle idee che
sono alia base di TFNet. Potremmo
quindi concludere qui con reciproca
soddisfazione, ma vi avremmo imbro-
gliato! Se fra voi. come è probabile, c'è
qualcuno che ha familiarità con le reti, si
starà infatti chiedendo come fa il soft-
ware che stiamo descrivendo a permet-
tere la condivisione delle risorse (e non
solo dei file...), che è uno degli scopi
principati delle reti locali. Che cosa si
intende con condivisione delle risorse?
Semplicemente dare la possibilità ad
ogni macchina in rete di utilizzare le
risorse delle altre, dove per nsorse in-
tendiamo risorse hardware connesse ad
una particolare stazione (stampanti,
plotter. digitalizzatori, genlock. strumen-
ti musicali, ma anche, ad esempio, tem-
po di CPU). Spesso, sotto AmigaDOS.
questo significa avere accesso ai device
(PRT:, PAR;, SER:).
TFNet consente in modo naturale la
condivisione dei device orientati al trat-
tamento dei file, quindi, dal punto di
vista dell'hardware. hard disk, ram disk,
dischetti da 3.5". ma non permette di
accedere a risorse diverse. Questo vuol
dire che, apparentemente, con TFNet
non è possibile utilizzare, ad esempio,
una stampante remota. Stupiti? Prima
lyi
hI I
I ' I
I p I
iJLl
Senza coda di accesso
Queue
Manager
Con coda di accesso
Figura 5 - Schema rielle nchiesie d’ accesso a
device in asserna e presema di code.
di decidere che vi abbiamo fatto perde-
re tempo e strappare dalla collezione di
MC le inutili pagine di questa rubrica,
lasciateci II tempo di spiegare. Le cor>-
seguenze della scelta dell'architettura di
TFNet ci erano chiare fin daH'intzio ed in
effetti non riteniamo una limitazione il
fatto di non poter accedere direttamen-
te ai device dalla rete. Anzi, in realtà ci
sembrerebbe sbagliato il contrario: di
fatto, con la nostra rete. Amiga si tra-
sforma da sistema multitasking mo-
noutente a sistema multiutente. L’Ami-
gaDOS gestisce i device in una maniera
già discutibile in un sistema monouten-
te, figuriamoci in rete. Ad esempio non
si capisce perché la stampa in un siste-
ma multitasking debba essere sincrona
ovvero debba bloccare l'utente che la
effettua, impedendo contemporanea-
mente l'accesso ad altri. In rete questo
problema diventerebbe ancora più evi-
dente, data la maggiore probabilità di
accessi contemporanei alla periferica.
Quello che manca al software di siste-
ma dì Amiga è la gestione delle code di
accesso ai device (fig. 5). Con le code si
otterrebbe un accesso più «democrati-
co» e con tempi ottimizzali. Questo
discorso non si applica solo alla stam-
pante, ma ad esempio anche al device
SER; o SPEAK:, Tuttavia niente impedi-
sce di scrivere un software di utilità e
fare quello che il sistema da solo non
fa: il nostro progetto prevede la scrittu-
ra di un gestore di code (Oueue Mana-
ger) intelligente, cioè in grado di effet-
tuare SUI file operazioni diverse, a se-
conda dell'estensione del file stesso,
prima di inviarlo alla stampa. Questo
significa un file «.tex» o «.ps» potrebbe
essere «stampato» direttamente: sa-
rebbe cura del software di gestione
riconoscerlo e applicargli l'opportuno
trattamento, prima di inviarlo alla stam-
pante. Questo progetto é in una fase
abbastanza preliminare, tuttavia la sua
presenza nel futuro di TFNet é certa.
Inutile dire che la nostra prima preoccu-
pazione è fare in modo che le varie
code vengano viste dalla rete.
Alla prossima
Come avete visto, in realtà fare inte-
ragire una rete e il WorkBench non è
stato poi cosi difficile. Una volta deciso
come configurarsi (in questo caso come
volume), le cose sono andate avanti in
modo abbastanza naturale. Merito in
questo caso, è giusto sottolinearlo, del
software di sistema, AmigaDOS e
WorkBench, che definiscono per l'inte-
razione reciproca e con i device delle
interfacce standard che è possibile si-
mulare senza crearsi e creare problemi
insormontabili. Tuttavia in realtà la scel-
ta di vedere la rete come un volume
(eventualmente enorme) non comporta
solo vantaggi, ma anche qualche proble-
ma. Tra questi però, come abbiamo
visto, non va inserita l'impossibilità di
accedere direttamente ai device remoti,
l'accesso ai quali deve essere in qual-
che modo regolamentato. A questo, ci
auguriamo, penserà il nostro Queue
Manager In realtà i veri problemi del-
l'architettura che abbiamo scelto si evi-
denziano in caso di fallimenti sulla rete
(ad esempio crash di stazioni remote).
Anche di questo parleremo nelle prossi-
me puntate, in cui ci dedicheremo ad
illustrare un'altra interessante caratteri-
stica della nostra rete: l'autoconfigura-
zione. TFNet infatti non ha bisogno pra-
ticamente di nessun intervento da parte
dell'utente per configurarsi e riconosce-
re le altre stazioni remote ed i loro
volumi. Come fa? Non anticipiamo trop-
po i tempi. Ne riparleremo...
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
225
AMIGA
coordinamento di Andrea de Prisco
Programmare in C su Amiga (si)
di Dario de Judicibus
Contirìuiamo lo sviluppo
del nostro scheletro
aggiungendo la possibilità
di definire il terzo livello
della struttura a menu,
cioè le sottovoci, e la
gestione dei comandi di
selezione rapida. Alcuni
nuovi automatismi
completeranno il quadro
delle modifiche. Inizieremo
inoltre, nella scheda
tecnica, la presentazione in
dettaglio dei comandi
dell'AmigaDOS 1.3
Nella scorsa puntata abbiamo com-
pletato lo scheletro dì un programma
che mostra come associare ad una fine-
stra una struttura a menu, strutturando
il codice in modo da rendere estrema-
mente semplice effettuare eventuali
modifiche, garantendo tra l'altro un'alta
leggibilità dello stesso. Abbiamo anche
visto inoltre come gestire i messaggi
che Intuition ci spedisce a fronte delle
operazioni che l'utente effettua via me-
nu, anche qui garantendoci un elevato
grado di leggibilità integrata dalla garan-
zia di una gestione completa ed
esauriente di tutta la coda messaggi,
anche in caso di selezioni multiple.
Naturalmente, essendo il programma
uno scheletro, esso non contiene ancora
tutte le possibili variazioni ed opzioni che
un programmatore esperto può utilizzare
in questo genere di programmi. Alcune
di queste, come le selezioni mutualmen-
te esclusive, i sottomenu, i comandi.
non sono stati ancora affrontati. Il codice
contiene in effetti già alcuni parametri
nelle funzioni o nei campi che, in qualche
modo, preparano la strada all'introduzio-
ne di tali elementi, ma, come vedremo
fra poco, al momento di aggiungere la
gestione di queste ulteriori opzioni, ho
deciso di modificare ulteriormente le
caratteristiche di alcune funzioni. D'altro
canto questo scheletro è stato preparato
appositamente per questa rubrica, e
quindi si evolve dinamicamente con lo
svilupparsi della stessa. Neppure io so
quale mostro diventerà alla fine, ritengo
tuttavia che sia il modo migliore per
imparare ad usare i servizi offerti da
Intuition. Alla base resta sempre il princi-
pio dei piccoli passi, che permette ad
ogni stadio dello sviluppo di avere a
disposizione un programma perfetta-
mente eseguibile, sebbene solo una
parte delle funzioni desiderate sia stata
implementata.
Per motivi di spazio, come avevo già
accennato nella scorsa puntata, non è
più possibile riportare l'intero codice
dello scheletro, per cui procederemo
per delta. Sarebbe quindi opportuno leg-
gere questo articolo avendo l'accortezza
di tenere a portata di mano fa 20® punta-
ta di questa rubrica. Per chi non l'aves-
se. consiglio caldamente di procurarse-
la, dato che faremo spesso riferimento
ad essa. In ogni caso vedrò di caricare
a! più presto il codice presentato qui su
MC-Link. come SKELETON.LZH.
skUmk
Il primo cambiamento che ho effet-
tuato nel codice consiste nello scorpo-
ramento degli #include in un file a parte,
da compilare tramite l'opzione -ph del
compilatore. Vediamo di cosa si tratta e
quali vantaggi comporta. Ricordo che
Note
1 . II programma di utilità LMKé stato ampiamente descritto nelle puntate che vanno dalla
14* alla 16‘ inclusa. Fate riferimento ad esse per la terminologia utilizzate In questo
articolo.
2 . È Interessante notare come, comunque, lo scheletro che stiamo implementando,
potrebbe essere adattato facilmente nel momento in cui una nuova versione di Intuition
supportasse un ulteriore livello nei menu. Questo purché i nuovi elementi (sotto-sottovoci)
si basino anch’essi sulla struttura Menultem. Questo é uno dei vantaggi di una
programmazione altamente strutturata a scatole nere.
226
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
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•• m. dt ircluslpnr de prccpilpr» per gencrure U UMU SKL.SYH
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• include -e«c/lypes.h-
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SY9PTS • -oh -sski.sy*
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• include -graphics/gfsMCros.h-
•include 'strlng.b'
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‘iipclude -pr.U/.„c,h-
S(HAKE)i S(MNE>.o
s<Lim) FooH s($rmuP)>S(iuHE).o ro S(iuw) iie stiios) s(uopis)
•include "prntu/graphìcs.h”
S(HA«).o: S(N>HE>.c skl.iyi
sac) sacDPTs) stwHo.c
Figura 2 - sklhdr.c
f pre-caapt 1 ed tpble
/.
^sacMtSWPTS) sklhdr.c
■* 1 file di inclusiene snnu stnti scorpersd e pretgepllitl per creare *•
•• creare una tabella di tieball. 11 tutto serva a rendere più veloci
■* la successive coipilaiienl.
OIUHE • ski debug
LCODPIS ■ -KskI.sya -d3 -oS(OIUNE ) .0
LiaOPTS • ADOSYN VERUSE
•• Tipi
$(DIUNE): S(OWie).o
S{LIH() FROH S(STARTUP)<t(ONAHC).p TO t(OHANE) IIB l(tUS) S<LKB0PIS)
typedef struct IDesc
S(l)MME).a: S(KAHE).c ski.sya
S(LC) saCDOPTS) S<HANE).c
Ì.f'"
quanto segue si riferisce sempre al
compilatore da me usato, e precisa-
mente il Lattice C 5.XX. Nel caso usiate
un altro compilatore sarebbe opportuno
verificare sui manuali allegati se sono
disponibili le stesse funzionalità e come
si attivano.
Quando si sviluppa un programma, è
abbastanza comune che si effettuino
molte complicazioni nel giro di poche
A
Figum 1
Figura 3 ►
Pnmo blocco
di definimoni
/’
•• Protuttpi delle funjioni interne al prugranM
veld SetuplleelisK ITEH •. ITEH •. ini, USKOBT. ITXT *. IDESC •. ITEH •• );
•deMne OJ.SPEC GlNME2Elia2EUlSNADT_lteFRESHIN0CAIIEREFIIESH|AcmATC
ore, specialmente in fase di resr. quan-
do cioè si ritenga di aver completato il
codice ad un certo livello e si desideri
provare l'eseguibile per eliminare even-
tuali errori. È quindi opportuno adottare
delle tecniche che riducano il tempo di
compilazione ed ottimizzino le operazio-
ni da effettuare per generare il modulo
eseguibile. Una di queste già la cono-
sciamo, ed è l'utilizzo del programma di
utilità LMK. Un'altra consiste nella pre-
compilazione dei file di inclusione, e
nella generazione della relativa tabella
dei simboli Isymbol lablel.
In figura 1 è riportato il file utilizzato
per generare il programma relativo allo
scheletro: ski.lmk. Esso è formalo da
due bersagli: il primo serve a generare il
programma SkeLOOS. il secondo gene-
ra, se richiesto, un modulo che può
successivamente essere utilizzato con
Codeprobe, l'analizzatore di codice in
esecuzione Isource debuggerl della Lat-
tice Ine. Dato che non abbiamo ancora
affrontato l'utilizzo di un analizzatore co-
me il CPR, cosa che prenderebbe da
sola svariate puntate dì una rubrica co-
me questa, per ora ignorate te istruzioni
relative alla seconda parte di ski.lmk
Ho pensato di riportarle comunque per
coloro che già sanno lavorare con un
source debugger.
Concentriamoci sulle ultime due istru-
zioni relative al bersaglio principale [pri-
mary targetj (vedi nota 1).
Innanzi tutto abbiamo un solo discen-
dente, e ciò sklhdr.c. Questo file, il cui
contenuto è riportato in figura 2. contie-
ne tutte le istruzioni di inclusione che
servono per la compilazione del nostro
MCmicrocomputer rt. 95 - aprile 1990
AMIGA
Frgura 4 - SstupItemListl)
programma. Dato che in genere queste
istruzioni vengono modificate più rara-
mente de! resto del codice del program-
ma, e che comunque si possono sem-
pre includere file in eccesso senza che
questo abbia un qualche effetto sulle
dimensioni del modulo finale, poiché tali
file Icompiler headerì contengono sola-
mente definizioni di strutture, macro e
costanti, nel caso avessimo qualche
dubbio sul fatto se un certo file di
include serva o meno, potremmo co-
munque aggiungerlo alla lista senza pro-
blemi. In effetti l'unico svantaggio sa-
rebbe proprio nel tempo di compilazio-
ne ma, come vedremo ora, questa tec-
nica ha proprio lo scopo di ridurre tale
tempo. Essa infatti consiste nel pre-
compilare il file che contiene la sequen-
za di #include in modo da produrre una
tabella dei simboli da utilizzare successi-
vamente quando si compila il program-
ma vero e proprio. L'opzione per pre-
compilare gli header é appunto -ph.
mentre -oskl.sym serve a salvare la
tabella risultante come skl.sym. Questo
è appunto l’ascendente relativo a que-
sto blocco di istruzioni in ski.lmk.
Una volta che la tabella è stata gene-
rata, essa va referenziata nell'istruzione
di compilazione del programma princi-
pale, utilizzando l'opzione •Mskl.sym.
Tale passo ne risulta velocizzato dalle
tre alle dieci volte, a seconda del nume-
ro di file di inclusione utilizzati dal pro-
gramma. Òvviamente una volta genera-
ta la tabella dei simboli, non è più
necessario ricompilare sklhdr.c ogni
qual volta si modifica il codice del pro-
gramma, a meno che non sorga la ne-
cessità di aggiungere un nuovo header.
Ma di questo se ne occupa LMK ovvia-
mente. Tutto quello che voi dovete fare
è scrivere
Imk -f ski.lmk
ed il resto è automatico.
L'opzione -0 serve ad attivare Totti-
mizzatore globale del Lattice C. ma di
questo parleremo in un altro momento.
A questo punto il programma esegui-
bile viene generato dal passo di legame
(linkage editionj. come al solito.
Il programma scheletro
E veniamo ora al programma principa-
le. Analizzeremo pezzo per pezzo i cam-
biamenti effettuati riportando solo quel-
le strutture o funzioni che sono state
aggiunte o modificate.
Vediamo innanzi tutto la parte relativa
ai tipi, alle costanti, alle strutture ed alle
■ <(Ucariagi i CH£CKIT) ? CHECMIDTK : 0)|
> 2’COHMIDTH;
iS nist[l].width ■ ItMwldth • WOELTl;
variabili globali. Come si può vedere in
figura 3. a parte lo scorporamento dei
file di inclusione, di cui abbiamo già
parlato in precedenza, é stato aggiunto
un nuovo tipo relativo ad una struttura
formata da un puntatore ad una stringa
di caratteri e ad un singolo carattere
definito come UBYTE: IDESC. Usere-
mo questo tipo nella definizione delle
voci e delle sottovoci, più avanti. Oltre a
questo nuovo tipo, è stato modificato
solo il prototipo della SetupItemListO.
essendo questa la funzione più impatta-
ta dai cambiamenti. Infine abbiamo ag-
giunto il valore NOCAREREFRESH ai
segnalatori IDCMP. dato che, anche se
abbiamo specificato m precedenza
SMART_REFRESH. ci sono dei casi in
cui Intuition manda comunque un mes-
saggio per il restauro della finestra. Per
il momento questo non sarebbe comun-
que potuto avvenire, dato che la fine-
stra in questione non ha un gadget per
il ridimensionamento, ma male non fa di
certo...
Le modifiche maggiori riguardano tut-
tavia la parte relativa alla definizione
della struttura dei menu. Dato che la
maggior parte di tali modifiche è dovuta
alla differente struttura della funzione
SetupItemListO, analizziamo prima
quest’ultima.
226
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
STRUnURE DI OEMNI2IOHE PER I
■defiM UDEIEA 4
SetupItemListO
Innanzi tutto {vedi figura 4) la lista dei
parametri è cambiata. Poiché adesso
questa funzione può essere utilizzata
per definire sia una lista di voci, che una
lista di sottovoci, è stato aggiunto come
primo parametro il puntatore alla voce a
cui la lista appartiene, se di sottovoci si
tratta. Ovviamente, se stiamo definen-
do una lista di voci, tale parametro è
nullo. Abbiamo inoltre eliminato il para-
metro relativo alla larghezza della lista,
dato che questa verrà ora calcolata
automaticamente dalla stessa funzione,
rendendo ancora più facile modificare il
codice, lasciando allo stesso program-
ma il compito di preoccuparsi dei detta-
gli. Comodo, no? Se poi volete comun-
que cambiare tale valore, nulla vi impe-
disce dì farlo prima di chiamare la Set-
MenuStripO. Il puntatore itemname
non punta più ad un vettore di stringhe,
ma ad uno di descrinori dell'elemento,
cioè ad un vettore di tipo IDESC. L’ulti-
mo parametro è ora il puntatore ad un
vettore di liste di voci, piuttosto che ad
una singola lista. Vedremo perché.
Veniamo al codice. Due variabili locali
sono definite all'Inizio. Una servirà a
mantenere il valore massimo calcolato
per la larghezza di ogni elemento (ftem-
Sorrovoci
itìeniificaiivi
e slnitture baso.
Figura 7 ►
SoUoi/oa.
carallerislichB
'deMne SUB1_14F <[TEHTEXTI ITEHENRBLEOIHIDIBOXI CKECKITIHERUIOfiGLE)
•Jefitie SUB1.23F (tlEHIEXT] lUKEMBLEaiHlGHBOX)
lOESC sull>.(i:4[SII8I_14K] •
IDEU subi,ti2}{SUBIJ3N] ■
tòrse ‘•lublT>au[NENU NUH] -
(
subt.uml, subi.naaZ, MUEL
width). la seconda è una variabile logica
inizializzata falsa. Il suo scopo è quello
di mantenere memoria dell'eventuale
utilizzo di un comando scorciatoia, in
modo da poter successivamente ag-
giungere alla larghezza della lista lo spa-
zio sufficiente alla coppia di caratteri
«Amiga» «carattere» che Intuition met-
te in fondo al titolo della voce quando
tale comando sia previsto.
La prima modifica nel ciclo principa-
le consiste nel vedere se il primo pa-
rametro passato alla funzione sia nullo
0 meno. In quest'ultimo caso vuol dire
che stiamo definendo una lista di sot-
tovoci e quindi bisogna spostare a de-
stra la lista lasciando solo una piccola
sovrapposizione con la lista madre
(WDELTA) e spostare un po' più in alto
il lato supenore della lista, proporzional-
mente alla posizione della voce genitri-
ce. Ovviamente tutto ciò non è obbliga-
torio, questione di gusti cioè. A me
piace cosi, quindi...
Nello scheletro presentato nella 20*
puntata, il testo relativo al singolo ele-
mento (voce 0 sottovoce) era contenuto
in hemname[i] Ora quest'ultimo è di-
MCmicrocomputer n, 95 • aprile 1990
AMIGA
st[HtKU_llKI1 ■ (iriH ‘)111cct>nBBl>er(XrMC«r:
lUN UN • (ileoi(nDI), HUF_CLUR):
e*list[NUuIlOO] n NUIL) tì«iel1l():
U[HENU 286] • (ITEH MA'^icAMMberE&reaeaor;
Ì1EN 2HN ‘ tUssMETEH), HCHF CLCAR);
BaHst|HEHV_2Q0] — NULI) CiotelllOi
SI[NCHU 380] ■ (ITEH •)A1)ocRBaBabBrUreaBaor;
TtEHJHN ' Sl2B«f(ITEN), NINF CLCAR):
bb 1UL|HEHU 380] — NULL) ClosaAllOT
Ut[KENU_180H[TEN_110] • (irEH‘)NULL;
inIKEkU 180Ì|1TEH 126] • (ITEH 'ÌNUU; /'
1st[KEHu'iaoj[lTEN'l3e] ■ (EEEH ■ÌnULLi /'
1tt[nEI(U_l80Ì[ITEN_lA01 • (ITEH ■)AI1ocReacabBr(8i
SU8I 14N > ■13eaf(lTEN), MENE CLIAR);
^ubl1lsC|HEHu'l8e][nEN 1A8] •• NULL) C1osaAll()i
ltt[NEHU.lB0)ltIEN_159Ì ■ (ITEH *)NULLl /'
ltt[HENU 280][nEN_210] > (ITEH MNULL; /'
ilit[NENU~2e0][lIEH 228] • (ITEH *)HULL: /'
ll>ttHCNu'208][ITEK'23B] • (ITEN ‘)A1l0cRBatBber((i
subì 23N ■ LliaaKirCH), NENF (LEAR);
iUbilistlNENV 260] [ITEN 238] " WIIL) CIbibAIU):
itB>t{KEMI 100] ■ (mr MAIIocRcBBaberUrBaBMry
ÌTEN INN • SKCoFdTXF), NEKF CLEAR);
:iteBtB<t[HEHU_ieO] •> KULL) Clo»A11();
itBit[HENU 200] = (im ■)Altui:RcaBabBr(trBaBaory
ilEN 2NN • ilLBoIOm), NEHF CLEAR):
'iteBtBit[MEMI 280] •• UILL) ClgseAIU);
<teit[HENU_300Ì ■ (tTXT -)A1 )ocRBBBabBr<Sreaeaery
ITE» 3HN ■ suaoF(ITZT), HEHF CLEAR);
:itCBLs>t;HEUU.300] •• NULL) ClotsAlK);
iitezltHENU lOOHITEII 110] • (IIXT MHULL: /
ill6Xt[HrNU_lOO]niEK_120] - (ITÌIT MNULL; /
iltBX[]KENU 108 HITEH_no] ■ (ITAT MNULLi /
iitBitlHENU.ieOHITEH 140] ■ (ITH *)Al 1ocRBaeabBr(S
SUBÌ 14N • iljBofdTJCT), HEKFJIEAR):
($ubitBAt[HENU 180][irEH 140] » NULL) CloseAIK);
iit6At[HENU_10oJ[nEN_15ej • (IT«T •)IWLli /
iilB>t[HEKU 2B0HIUH210] - (IIKT ■)IKIIL; /
ilteitENENU 2flO][lIEH 228) ■ (It)CT •)W1L; /
>ltBAl{HENU_200][nEN 238] • (ITn •)A11oi:ReBBabBr(l
SUBI_23N • sUeBf(ITltT), NENF CLEAR);
(subltB<t[HEHU_20e][ITCM 230] » NULL) ElaseADO;
'• BuildUBnuc Costi
Oefiniaao 1 obbó PER ORINI
!tupHBru(ABEno1Ist[NENU_l08],HUlL /* nBSSimo •/ ,
HENU irX.UBBllst[NEKU 108]);
!tupHBBu(RBBnu1ist[NENU_2eO],Baeflutlst[HENU 108],
KEHU_2n:,ltBBmt[NENU 200]);
!tupKBmi(lBBilu11st[HENU 300] ,ta«nu1ist (NENUJBO] ,
HEHU_ 3 rx.ltea]Tst[HENU 300]);
DaflnlaBo Ir veci PER SECONDE (AttuicienB
itupIteBLi«C<HULL,nea)ist(l(ENU 100], ITEH li
lteate>t[HENU 100], UeRiaarÌNENU_100] ,si
itupIt«aLlsC(NULÌ,1tBBlisttNENU 200], ITEH 2l
UBat«t[HENU_200], IteanaarÌNENU 200], si
itupItBBList(NULL,itBaltsC[HENU 308], ITEH 3i
ltaat«lt[NENU 308], nBanaarlNCNU 308],»
I PER TER2E (atl
stlHENU,L80])i
stlNCHU,208]);
: airordi
.lst(mea11st[HENU 108] (ITEH_!48], subii Ut )NENU IBOJllTEH 140],
I4H.SU31 14F,sabltr<t(KENU 100])IIEH_UO] ,
>Br(NENu'ieO][ITCH 140], NULL):
.Ut(Sttea1isl[HEHÙjOO][ITEH 230|,sublHst[NENU 280] [ITEN_230] ,
:3N,SUSI 23E, sublte>t[NENU 2Ó8]1IIEH 238] .
iBeIHENU‘200][irEH_230],NULr):
SavrFlags • »->IDCNPFIag
HodiryIOCHP(>,$avBFIagsl
ventato il puntatore ad un descrittore.
Questi contiene ancora il titolo della
voce 0 sottovoce nel sottocampo txt,
ma in più c'è il campo cmd che. se non
nullo, definisce il carattere alfanumerico
da utilizzare in combinazione con il tasto
Amiga per selezionare la voce da tastie-
ra. Se tale comando è stato definito
allora è necessario aggiungere COMM
SEQ ai segnalatori associati alla '
se SI vuole che la combinazione «Ami
ga« ('Carattere" compaia accanto al tito-
lo della voce. Se non lo si fa, tuttavia, il
comando viene attivato lo stesso, ma
Intuition non mostra esplicitamente il
comando accanto al testo dell'ele-
mento.
Un altro parametro che è differente
nel caso si stia definendo una lista od
una sottolista, é l'ultimo. Esso è il pun-
tatore ad un vettore di sottomenu, nel
caso si stia definendo una lista di voci.
Questo in quanto non esiste un livello
successivo alle sottovoci (vedi nota 2).
Per evitare di scrivere un'altra funzione
(diciamo SetupSubitemListO). invece
di definire una lista di sottovoci solo per
quelle voci che l'hanno, ho deciso di
definire un vettore di puntatori alle liste
di sottovoci associate a tutte le voci di
un certo menu. Se una voce non ha
sottovoci (aie puntatore sarà nullo, ov-
viamente, ma questo apparente spreco
di pochi byte è controbilanciato da una
maggiore flessibilità del codice qualora
si intenda modificare la struttura gerar-
chica dei menu.
La larghezza della lista non è più
definita a priori ora. ma viene calcolata
utilizzando la funzione di Intuition Intuì-
TextLengthO. con opportuni fattori di
incremento che tengono conto delie
caratteristiche dell’elemento (comandi e
marcatori). Questo ha il vantaggio di
tenere automaticamente conto di un
eventuale font caricato ed utilizzato per
voci e sottovoci. Alia fine del ciclo, ce
n'è un altro che assegna ad ogni voce la
larghezza massima trova un più piccolo
incremento di sicurezza. Anche qui.
questione di gusti. Da notare che, in
230
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990
AMIGA
caso di comandi scorciatoia, non viene
aggiunta alla larghezza una quantità
uguale alla costante predefinita COMM-
WIDTH. ma a due volte tale valore.
Questo in quanto, a mio avviso, tale
valore non è sufficiente, almeno dalle
prove da me effettuate.
Da notare che non sono stati utilizzati
ancora due campi: quello relativo alle
selezioni mutualmente esclusive, e
quello relativo al testo alternativo. Le
vedremo in una versione successiva
dello scheletro.
Le definizioni dei menu
Ora che abbiamo visto la nuova Setu-
pltemListO. andiamo a dare un'occhia-
ta al blocco che definisce la struttura
dei menu, come promesso.
Innanzi tutto dobbiamo definire la
nuova costante WDELTA. Quindi, per
dimostrare le nuove possibilità offerte
dalla funzione che definisce le voci e le
sottovoci, aggiungiamo alla struttura a
menu presentala nella scorsa puntata,
due sottomenu: il primo associato alla
quarta voce del primo menu, il secondo
associato alla terza voce del secondo
menu. Il terzo menu rimane senza sot-
tovoci. Dobbiamo aggiungere allora due
liste di identificativi, una per sottomenu,
con le relative costanti che specificano
il numero di sottovoci per sottomenu,
analogamente a quanto già fatto per i
menu (figura 5).
Per rendere più flessibile il codice,
soprattutto in relazione aH'eventuaie ag-
giunta di un ulteriore sottomenu a quelli
già definiti, definiamo una lista di punta-
tori per ogni menu, un puntatore per
ogni voce. Essi puntano ad una lista di
sottovoci, e definiscono quindi il sotto-
menu associato ad ogni voce. Ovvia-
mente, se la voce non ha sottomenu, il
puntatore è nullo. Analogamente defi-
niamo una lista di puntatori ai vettori
che descrivono il sottomenu per quello
che nguarda il testo dell'elemento ed
un eventuale comando di selezione rapi-
da ad esso associato. Creiamo quindi
due sovrastrutture ITEM *<subilist(] e
ITEM osubitextU relative all'intera
struttura a menu. Questo ci permetterà
di indirizzare direttamente la lista dì sot-
tovoci utilizzando l'identificativo di me-
nu più quello di voce e slegandoci così
dal nome della singola lista di puntatori.
Tre cambiamenti sono stati effettuati
nella parte che descrive le caratteristi-
che ed i testi relativi alle voci (figura 6):
1. sono state eliminate le costanti che
definivano la larghezza di ogni menu,
dato che ora essa è calcolata automati-
camente:
2. è stato aggiunto MENUTOGGLE
11.2 & 1.3] alle caratteristiche del terzo
menu, in modo che se l'utente selezio-
na un attributo già selezionato, esso
venga deseleztonato;
3. la lista di testi è stata riconvertita in
una lista di descrittori, in modo da poter
gestire anche i comandi di selezione
rapida.
Analogamente, un blocco di istruzioni
simile è stato aggiunto per i due sottome-
nu che stiamo definendo ora (figura 7).
A questo puntoli gioco è fatto, almeno
per quanto riguarda la descrizione dei vari
elementi che compongono la struttura a
menu associata alla finestra da aprire
sullo schermo del WorkBench. Ovvia-
mente ora dovremo fare delle modifiche
anche alla procedura di inizializzazioneed
a quella che crea la struttura completa.
Anche qui. tuttavia, basterà solo duplica-
re un paio di istruzioni già esistenti e
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
231
AMIGA
modificade un pochino. Man mano che
andremo avanti, sarà sempre più facile
aggiungere o modificare elementi nei
menu, dato che il grosso del lavoro è già
stato fatto, e che la maggior parte delle
operazioni sono state automatizzate.
Da notare ancora una cosa, relativa-
mente al blocco di definizioni fin qui
analizzato. Mentre nella scorsa puntata
abbiamo definito i vettori di stringa nel
modo seguente:
UBYTE •ite»_titx[] =
{
}i
adesso abbiamo preferito usare per i
descrittori il seguente formato:
IDESC •itein_titx[ITEH_xHH] =
{
};
UDBUFFERS
Famto: UOBUFFEIIS
Siatasit: AMBUFFEfiS ‘UiaTt'/A, HimEBO/k*
Scopo: AggFuogc 'coche buffen"
Aggiunge un certo miaero di aree di aeaorie elio liste dei
settori irtilitzeti per eccelierere le operazioni di 1/0
relative ed una certe uniti (ceche). Ogni area prende circa
Se ti usa i1 "file systen" standard, aggiungere più di IO aree
non porti alcun vantaggio in termini di velocità. Se sì usi i)
Eteapio; ACDBUFFEAS dii: 2S
Aggiunge IS aree al settore relativo a DFl:
La scheda tecnica
Con questa puntala, a grande nchiesta, incomincero a parlare
dei comandi deH'Am/gaOOS 1.3, riporiando una descrizione di tutti
quei comandi che sono stati in qualche modo modificati rispetto la
versione precedente. Owiamenie saranno necessarie alcune pun-
tate per nportare la lista completa Per non fare favoritismi andrò m
ordine strettamente alfabetico...
232
MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990
AMIGA
Da un punto di vista pratico, i due
formati sono equivalenti, almeno nel
nostro caso, li secondo presenta tutta-
via un vantaggio. Supponiamo che la
nostra lista sia formata da sei elementi,
e che noi, per errore, definiamo sette
stringhe, cioè una di più. Nel primo caso
il compilatore accetta tale definizione,
col risultato di sprecare un certo nume-
ro di byte, nel secondo caso ci dà una
segnalazione di errore. Se il numero di
stringhe è invece inferiore, la compila-
zione va a buon fine in entrambi i casi,
almeno con il Lattice C. lo personal-
mente avrei preferito essere avvertito in
quest'ultimo caso, a condizione di aver
usato 11 secondo formato, di ricevere
cioè un vjamng. in modo da evitare di
dover eseguire il programma per accor-
germi di aver dimenticato un elemento.
Per la terza volta... questione di gusti.
Sta di fatto che personalmente trovo il
secondo formato più chiaro, avendo do-
vuto comunque definire le costanti
ITEM_xNM per altri motivi.
StanAm
Questa, come certamente ricordere-
te, è la procedura di inizializzazione, cioè
quella routine che apre le librerie e la
finestra, ed alloca tutte le strutture che
CI servono utilizzando il potente servizio
di Intuition AllocRememberO
Due cambiamenti sono stati effettuati
in questa procedura (vedi figura 8).
Il primo è relativo alle istruzioni che
allocano memoria per le voci e relative
strutture: in pratica si sono sostituiti gli
identificativi di menu ad i numeri che si
erano esplicitamente codificati nella ver-
sione precedente dello scheletro.
Il secondo consiste nell'aggiunta del-
le strutture che. analogamente a quanto
già fatto con le voci, allocano memoria
per le sottovoci e strutture relative. Da
notare come, a tali linee di codice, sono
state aggiunte una sene di assegnazioni
a NULL di quei puntatori che corrispon-
dono a VOCI che non hanno alcun sotto-
menu associalo. In effetti questo non
era strettamente necessario. Ha co-
munque due vantaggi. Innanzitutto ci
pone al riparo da errori o comportamen-
ti anomali del compilatore, che. anche
se dovrebbe sempre inizializzare a zero
tutte le variabili interne, potrebbe non
farlo 0 perché chi l'ha scritto non si è
attenuto ad una delle principali racco-
mandazioni AUSI. 0 per un semplice
baco net codice. Mettersi al riparo non
costa nulla. Il secondo vantaggio consi-
ste nel preparare uno schema che per-
mette di dare una maggiore leggibilità al
codice evidenziando esplicitamente
quali VOCI hanno un sottomenu associa-
to e quali no, e di preparare cosi, di
fatto, la strada all'aggiunta di nuovi sot-
tomenu.
Anche in questo caso, molte delle
istruzioni utilizzate nel nostro program-
ma, se non addirittura to stile stesso di
programmazione, ha come scopo princi-
pale, non tanto quello di ottimizzare le
operazioni o la logica interna del pro-
gramma stesso, quanto quella di per-
mettere al programmatore di rimettere
le mani sul programma senza doversi
preoccupare di controllare ogni volta la
consistenza del codice, per ogni minimo
cambiamento. Ad esempio, se dovete
definire una lista di. diciamo, otto menu,
con sette voci in media per menu, ed
una cinquantina di sottovoci sparse qua
e là in varie sottoliste, il concentrare le
operazioni relative alla struttura nel suo
complesso in pochi blocchi ben definiti
diciamo, uno per l’allocazione di memo-
ria, uno per l'inizializzazlone. uno per la
deallocazione — e l'ordinare ogni singo-
lo blocco seguendo un qualche criterio
di ordinamento, permette di identificare
immediatamente eventuali discrepanze
e disallineamenti nella definizione della
struttura stessa. Eviteremo cosi, ad
esempio, di definire due volte la stessa
voce, o di duplicare un attributo in due
menu differenti, od ancora di «dimenti-
carci» di definire un elemento. D’altra
parte, se avessimo scritto un codice più
criptico, non avremmo poi salvato molti
byte, ma avremmo sicuramente perso
in chiarezza ed avremmo aumentato le
possibilità di errore in fase di edizione
del codice stesso. Tanto per fare un
esempio, lo scheletro qui presentato,
generato tramite LMK con le definizioni
in figura 1 (bersaglio principale), viene
ad essere grande alla fine solo 9408
byte, a fronte di un sorgente di ben
30432 byte.
BuildMenusO
Un'altra procedura coinvolta nei cam-
biamenti dovuti all’introduztone dei sot-
tomenu è la BuildMenusO (figura 9).
Anche qui i cambiamenti sono di due
tipi.
Il primo riguarda un più coerente uti-
lizzo degli identificativi di menu e di
voce eliminando definitivamente l’uso
di valori espliciti per tali campi. Ecco
allora che, ad esempio, MEfMU_100 va
a sostituire il valore 0 nella prima istru-
zione della procedura.
Il secondo è dovuto alla differente
sintassi della funzione SetupitemLìstO
da una parte, ed, ovviamente, ail’ag-
giunta delle chiamate per la definizione
dei due nuovi sottomenu, dall'altra. Da
notare l’utilizzo costante e continuo del-
le costanti che rappresentano gli identi-
ficativi dei menu, delle voci e delle
sottovoci. Tale utilizzo è tanto più van-
taggioso quanto più si usano identificati-
vi parlanti, come ad esempio:
«define HEHU_EDIT 2
«define MENU PRm 3
«define EDIT_C0PY l
«define EOITCUT 2
«define E0IT_PASTE 3
H^MenuPickO
Per finire, vediamo come è cambiata
la routine di gestione degli eventi. An-
che in questo caso abbiamo due modifi-
che, una sempre relativa all’aggiunta dei
sottomenu, come si può vedere in figu-
ra 10, l'altra dovuta all’introduzione di
tre macro per la visualizzazione a termi-
nale degli elementi selezionati. Tali ma-
cro permettono di modificare facilmen-
te il formato di stampa senza dover
mettere mano alle decine di linee di
codice presenti nel blocco per la gestio-
ne dei codici. In futuro esse potrebbero
essere utilizzate anche per chiamare
una serie di procedure interne in grado
di gestire in modo più complesso le
informazioni passate da Intuition.
Anche in questa procedura abbiamo
introdotto l'uso degli identificativi al po-
sto degli indici espliciti.
Conclusione
Ed anche per questa volta è tutto.
Nella prossima puntata vedremo quei
campi della struttura Menultem che
ancora non abbiamo approfondito. Ve-
dremo inoltre come lo scheletro fin qui
proposto non impedisce affatto la ge-
stione di strutture a menu più compies-
se. con elementi grafici o stili originali e
non ortodossi. Nel frattempo, provate a
scrivere qualche programma vostro ba-
sato sullo scheletro che fin qui abbiamo
impostato, od a riconvertire qualche vo-
stro vecchio programma. In quest'ulti-
mo caso potrebbe essere interessante
comparare i due programmi per vedere
se c’è stato un aumento in byte del
modulo eseguibile, e se si, se questo
incremento è rapportabile ai benefici
derivanti della maggiore flessibilità e
leggibilità della versione basato sullo
scheletro.
Che dite, ne abbiamo fatta di strada
da quando usci la prima puntata di
questa rubrica, nel lontano maggio del
1988, no?
MCmicrocomputer n 95 - aprile 1990
233
ATARI ST
coordinamento di Andrea de Prisco
Arabesque
Grafica in dual-mode
di Vincenzo Folcarelli
L'evoluzione delI'ST come
macchina per l'ediloha
personale, ha stimolato molti
produttori di software a
sviluppare pacchetti grafici da
integrare con i vari Calamus,
PageStream, ecc... Un'esigenza,
in qualunque caso sentita sla dai
produttori che dai distributori, era
quella di inquadrare i propri
programmi grafici tra quelli di
elevata qualità sia nelle funzioni
di input che in quelle di output. I
vertici della categoria in oggetto
sono I vari Free Hand, Adobe
lllustrator. Corel Draw, ecc...
Il grande mento dei programmi
precedenti é stato quello di
scavalcare il dualismo Vettoriale-
Raster che ha da sempre
contraddistinto la grafica su PC.
Con le nuove tecniche di
descrizione della pagina a video o
su carta é possibile ottenere
nsultati eccellenti sia in fase di
input, grazie ad una maggiore
flessibilità degli strumenti di
disegno Icurve di Bezier,
Spline...), sia in fase dì output,
potendo ottenere eccellenti
risultati con la stampa ad alta
definizione.
Arabesque a dire il vero cerca di
aggirare il dualismo precedente.
Infatti hnuncia all'integrazione
completa, optando per una
doppia modalità grafica con una
pagina gestita con strumenti
tradizionalmente di painting ed
una gestita con strumenti
tradizionalmente di drafting.
Qualcuno potrebbe rimanere
insoddisfatto di questa
apparentemente semplicistica
soluzione, ma... vedremo più
avanti le sorprese nel cilindro!
Confezione
Arabesque si presenta con una confe-
zione di buon livello qualitativo: raccogli-
tore ad anelli con copertina rigida, porta-
dischetto in plastica legato agli anelli e
cofanetto rigido per contenere il tutto.
Nonostante la confezione riporti intesta-
zioni e presentazioni in tedesco il pro-
gramma ed il relativo manuale sono
stati completamente tradotti in italiano.
L'operazione è stata eseguita dalla Eu-
rosoft che oltretuito è distributrice uffi-
ciale per l'Italia.
La prima pagina del manuale é la
scheda di registrazione del prodotto.
Nella pagina successiva vengono indica-
te le normative che regolano l'uso che
si può fare del programma in termini di
copie. É ammesso fare un massimo di
due copie (per uso personale) ed aven-
do ogni copia del programma un codice
di identificazione l'Eurosoft è in grado di
agire per vie legali nel caso in cui trovi
Kin giro» copie illegali.
Dal punto di vista tipografico le pagi-
ne risultano ordinate e ben leggibili an-
che se i caratteri sono troppo piccoli,
non ci sono errori di ortografia o man-
canza di corrispondenza tra le figure ed
il testo. Il manuale è stato elaborato con
Signum ed Arabesque stesso e stampa-
to con la SLM 804.
Interfaccia grafica
La prima caratteristica che deve aver
un buon programma grafico è un'effi-
ciente ed intuitiva interfaccia grafica,
In quest'ottica Arabesque sfugge alla
tradizionale impostazione GEM. Ai soliti
Pulì Down menu è stata preferita una
Icon-Table trasportabile ovunque all'In-
terno della pagina grafica. Questa tecni-
Distrìbutore:
Eurosofi, Via del Romito t Dr
50734 Firenze. Tel. 055-436455.
ca ha l'indubbio vantaggio di rendere
più intuitivo ed immediato il riconosci-
mento delle funzioni base (inoltre non
rende necessario fare uso di traduzioni
nelle vane lingue) ma richiede un mim-
mo di praticità per l'uso che deve esse-
re fatto dei tasti del mouse.
Ogni funzione ha il suo sottomenu
richiamabile ciickando con il tasto de-
stro sull'icona corrispondente. General-
mente il sottomenu permette di sedare
i vari parametri delle funzioni. Con il
tasto sinistro del mouse le funzioni so-
no attivate.
Esiste anche una modalità Key-Based
che permette l'attivazione di tutte le
funzioni tramite la sola tastiera. Questa
modalità è da preferirsi quando si è
acquisita una certa praticità d'uso.
La pagina grafica è incorniciata in una
finestra con a disposizione le frecce di
scrolling ma non è trasportabile o ndi-
mensionabile.
Le funzioni grafiche Raster
Gii strumenti a disposizione sono i
tradizionali rettangoli, linee, matite per i
tratti liberi, gomme per cancellare, pen-
nelli e brush con pattern editabile. cer-
chi ed archi di cinconferenza. ellissi ed
archi di ellisse, curve a tre punti di
controllo (sono piuttosto flessibili ma
non permettono il controllo che al con-
trario permettono le curve di Bezier con
controllo a quattro punti), triangoli, qua-
drilateri, poligoni a 2 e 3 dimensioni ed
ovviamente testi.
La funzione per l'inserimento del te-
sto ha tra i suoi parametri il controllo dei
font (Signum e GDOS compatibili), degli
attributi (Bold. Chiaro, Corsivo, Sottoli-
neato ed Outline), della foimattazione
(Centro, Sinistra. Destra), del verso di
rotazione e dell'interlinea.
Per poter gestire i font Signum, in-
sieme ad Arabesque viene fornito il
programma Fontmake. La funzione
principale di questo programma è quel-
la di trasformare un font Signum in
font GDOS in maniera tale da garantire
un'alta risoluzione al momento della
stampa.
234
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990
ATARI ST
Nella gestione di più font si possono
avere problemi soprattutto se si ha a
disposizione un solo mega, Non è infatti
infrequente la comparsa di un alert con
il seguente messaggio «Questa funzio-
ne diminuisce l'attuale pagina del SGR.
Eseguire lo stesso?».
Tra le funzioni raster più tradizionali
c'è la classica lente di ingrandimento. In
Arabesque la funzione si attiva clickan-
do con il tasto sinistro sull'icona «micro-
scopio». con il tasto destro si seleziona
il grado di «magniftng» Tra le peculiari-
tà di questa funzione c'è, oltre alla velo-
cità, un'ottima scelta del rapporto tra
vista d'insieme e dettaglio.
/ parametri delle funzioni Raster
I parametn delle funzioni sono, come
già detto, richiamabili attraverso l'uso
del tasto destro del mouse, ovvero pre-
mendo, dopo aver selezionato la funzio-
ne, il tasto Help.
I parametri piu frequenti da aggiorna-
re sono quelli comuni a tutte le funzioni
di disegno, spessore e terminazione
delle linee, stile del tratteggio, ecc.
I più interessanti sono quelli relativi
alle funzioni di riempimento e di mani-
polazione dei blocchi.
Nel riempimento si scoprono nuove
funzionalità non presenti nei tradizionali
painting. il riempimento per espansio-
ne. Questa tecnica permette il riempi-
mento di una figura chiusa con un pat-
tern che si deforma riempendo tutto lo
spazio a disposizione. Utilizzando la
stessa tecnica ma utilizzando come mo-
tivo di riempimento un pattern della
palette si ottiene l'effetto di sfumatura
dei grigi.
Un parametro che inizialmente può
dare qualche problema di impostazione
è quello relativo al formato della pagina.
In teoria Arabesque permette di lavora-
re su una pagina virtuale di 9984»9999
punti; in realtà sullo SMI 24 non abbiamo
che 640»400 punti. Diventa essenziale
quindi poter settate correttamente la
pagina video, non solo per avere una
visione globale del disegno, ma soprat-
tutto per garantire una stampa corretta
del disegno. Clickando con il tasto de-
stro del mouse sull'icona «pagina» sì
possono settate tutti i possibili parame-
tri a video.
Funzioni speciali di blocco
Dopo aver selezionato un blocco con
l'icona «macchina fotografica» ed aver
clickato sull'icona «fotocopiatrice» (che
introduce il sistema nella modalità di
inserimento), se si preme il tasto Help
SI ottiene una nuova Icon-Table ricca di
24 effetti speciali applicabili al blocco
selezionato.
Sono presenti funzioni di espansione,
compressione, rotazione, inversione,
ombreggiatura ed altro ancora.
Sembrerà banale affermarlo ma una
delle caratteristiche più avanzate di Ara-
besque è certamente la gestione di tali
effetti. La velocità di processamento è
elevata, i risultati non sono macroscopi-
camente granulosi (soprattutto nelle
funzioni di deformazione prospettica) in-
dice di una tecnica raffinata.
Tra le funzioni di blocco c’è anche la
possibilità di caricare e salvare blocchi.
I formati di registrazione
Arabesque, nelle sue due modalità,
ha un discreto numero di formati di
registrazione/caricamento selezionabili,
Il Dialog Box si presenta diviso in due
parti, la prima indica i formati di lettura,
la seconda quelli di scrittura.
Tra quelli di scrittura troviamo: Arabe-
sque (standard per le applicazioni speci-
fiche di Arabesque), Image (standard
GEM), Stad (formato piuttosto diffuso
nelle applicazioni grafiche tedesche uti-
lizzato per la prima volta nel programma
omonimo), IFF (noto soprattutto come
standard utilizzato nella grafica di Ami-
ga, può risultare molto utile nelle appli-
cazioni di DTP).
A proposito dello standard IFF. è be-
ne precisare che essendo Arabesque
un programma esclusivamente mono-
cromatico, non è possibile importare
immagini a colori (a meno di una prece-
dente conversione).
In lettura troviamo evidentemente gli
stessi formati di scrittura.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
235
ATARI ST
Le funzioni grafiche vettoriali
Nel Sistema Grafico Vettoriale, le in-
foimazion grafiche rìon sorro memoriz-
zate come mappa di pixel ma come
rappresentazioni matematiche astratte.
Ad esempio m un sistema grafico Ra-
ster. un cerchio è memorizzato, insieme
a tutto od che appartiene alla pagina
grafica, come un insieme di pixel di un
dato colore; in un sistema grafico vetto-
riale un cerchio è memorizzato secondo
le sue istanze matematiche: coordinate
(relative ad una origine virtuale) del cen-
tro e lunghezza del raggio.
Evidentemente, mentre nel sistema
Raster il tracciamento (a video) del dise-
gno avviene scandendo semplicemente
la memoria video, nei sistema grafico
vettoriale deve essere presente un pro-
cesso di elaborazione che a partire dalle
informazioni matematiche lo trasformi
in informazioni grafiche e viceversa.
Questo è uno dei motivi per cui tipica-
mente un programma di draftmg (tipica-
mente vettoriale) risulta più lento, an-
che se più flessibile, di un programma
di painting.
Un nuovo concetto grafico che com-
pare nel sistema vettoriale è quello di
Oggetto. Questo è definito attraverso
una 0 più primitive (funzioni) grafiche,
nferite allo stesso ente ideale, aventi la
proprietà che ogni attributo o trasforma-
zione dell'oggetlo si riflette in una tra-
sformazione delle primitive stesse e vi-
ceversa.
Grazie a questa proprietà è possibile
limitare gli effetti di una trasformazione
non ad un blocco (come avviene in un
sistema raster) ma ad un singolo og-
getto-
Venendo più specificatamente alla
descrizione delle funzioni grafiche di-
sponibili, troviamo oltre alle consuete
linee, circonferenze, poligonali, ecc... un
cospicuo numero di (unzioni di manipo-
lazione.
La più interessante (ma fino ad un
certo punto) è senza dubbio quella di
poter tracciare, ad esempio, un tratto a
«mano libera» e poi controllarlo e modi-
ficarlo. non solo attraverso i suoi estre-
mi. ma anche attraverso un «particola-
re» numero di punti intermedi,
Le virgolette servono a giustificare la
sorpresa che ho provato nell’mterpreta-
re (spero correttamente) il numero e la
disposizione di tali punti intermedi.
Nel caso si tratti di linee, poligoni o in
generale tratti di spezzate. i punti di
controllo vengono, giustamente, posti ai
vertici; nel caso in cui si open «a mano
libera» i punti di controllo vengono posti
ad intervalli di tempo regolari (funzione
quindi della velocità con cui é stato
traslato il mouse!) lungo il tratto dise-
gnato.
Il numero di punti di controllo m que-
sto caso è limitato a 512. Purtroppo il
vero limite è l'utilità di questa soluzione
Personalmente )‘avrei considerata più
valida se i punti fossero stati posti lungo
il tratto, in funzione di una certa appros-
simazione polinomiale (tipo Spline).
Comunque ad esclusione di ciò le
funzioni grafiche di Arabesque sono
molto semplici da usare ed interpretare.
Come per il sistema Raster, anche
per il sistema vettoriale esistono funzio-
ni di rotazione, scalatura, divaricazione,
ecc... ma come già accennato, queste
funzioni non si riferiscono ad un blocco
quanto ad un oggetto.
Esistono alcune funzioni studiate
esclusivamente per snellire la realizza-
zione di un disegno complesso. Una di
queste è ad esempio la funzione di
«contornamento» ovvero tracciare a vi-
deo soltanto I contorni degli oggetti
(figure), senza preoccuparsi delle varie
sovrapposizioni, in modo tale da avere
una maggiore velocità di refreshing do-
236
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
ATARI ST
po aver eseguito delle modifiche. Nel
passaggio dal sistema grafico Raster a
quello vettoriale compaiono, come c'era
da aspettarsi, alcune nuove funzioni ed
altre assumono significati diversi.
Ad esempio l'icona «Information»,
simpaticamente simboleggiata da un
pallottoliere, indica il numero di vertici e
spigoli che compongono l'oggetto (que-
sta funzione non avrebbe senso nel
sistema raster). L'icona «microscopio»
nel sistema vettoriale ha un significato
completamente diverso: essa permette
di lavorare su un particolare del dise-
gno. facendo si che tale dettaglio occu-
pi l'intera finestra grafica, non visualiz-
zandone I singoli pixel.
La gestione dei testi e della pagina
grafica ricalca il discorso fatto a proposi-
to del sistema Raster. C'è da aggiunge-
re che i testi nel sistema vettoriale
possono sempre essere rielaborati a
differenza che nel sistema Raster.
Stampa e registrazione
L'unico formato vettoriale disponibile,
oltre a quello proprio (.AOB) è quello
standard GEM. Nelle note, il manuale
mette in guardia nel trasferimento di
disegni, nei quali si è fatto uso di alcune
particolarità di Arabesque. Se si utilizza
il formato GEM c'é il nschio di perdita di
informazioni. Personalmente ho speri-
mentato il trasferimento di un diagram-
ma di flusso, disegnato con Arabesque,
su Calamus: i poligoni sono stati tran-
quillamente recepiti, i testi no! Eviden-
temente I font non erano compatibili. La
stampa nel sistema vettoriale fa com-
pleto uso della massima definizione
possibile dal dispositivo di output.
Nelle stampanti ad aghi, per ridurre
l’effetto dell'interlinea, il programma di
stampa fa passare ben quattro volte
sulla stessa riga la testina di stampa. In
questa maniera la stampa è più unifor-
me ma si perde completamente l'effet-
to sfumatura Evidentemente questi
problemi valgono per le stampanti ad
impatto, assolutamente ineccepibile la
stampa laser.
Come ben noto per sfruttare al mas-
simo le capacità di una qualunque stam-
pante è opportuno avere driver ad hoc.
a pagina 138 del manuale viene spiega-
to come realizzare un driver utilizzando
un semplice text editor.
Il segreto del Dual Mode
Finora Arabesque è sembrato una
semplice fusione di due (in complesso
ottimi) programmi di disegno, uno di
tipo painting, l'altro di tipo drafting; do-
ve è la nota speciale?
Semplicemente nel poter fondere
nella stessa pagina grafica un disegno
Raster con uno vettoriale!
A partire da uno dei due ambienti è
possibile trasformare un disegno vetto-
riale in una mappa di bit e trasformare
un blocco Raster in un oggetto vettoria-
le (non scomponibile però nelle sue
parti).
Questa tecnica è molto utile nel set-
tore del DTP dove non è possibile fare
uso di una sola fonte grafica (vettoriale,
per diagrammi grafici, schemi, o Raster,
per immagini digitalizzate) grazie a que-
sta tecnica é possibile fondere i vari
formati di input.
Conclusioni
Forse la peculiarità maggiore di Ara-
besque non è, come si potrebbe imma-
ginare, la possibilità di produrre disegni
ibridi, quanto la semplicità con cui si
utilizzano gli strumenti tradizionali, l'irv
tuitività dell'interfaccia grafica, le possi-
bilità di scambiare file in vari formati, la
qualità dei driver di stampa.
Non siamo di fronte ad Adobe lllustra-
tor ma siamo ormai lontani miglia da
GEM Paint e GEM Draw.
MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990
237
ST MailBox
3 cura di Vincemo Folcarelh
Prendendo spunto dalle lettere che seguono (in particolar modo da quella del
signor Maurizio Caputo) e da un articolo del quotidiano di informazione
economica. Sole 24 Ore. dal titolo «Più dei 386. meno dei 286». ho
intenzione di spendere due parole sulla situazione del parco macchine ST
L'articolo citato precedentemente parla in generale dei costruttori e delle
macchine, classe PC. vendute in Europa. Ad un certo punto deH'articolo si
parla in generale dei costruttori e delle macchine, basate sulla famiglia
MC680XO. affermando «...Su un totale di 1.010.500 unità consegnate. Alari
le quindi il solo ST. ndrì detiene il 40,6%. seguita da Commodore 32.1%
(Amiga, ndr) e da Apple col 22,2% (l'intera linea Macintosh, ndr)».
Cosa vuol dire?
Niente che possa irritare chicchessia.
È la prova palpabile ed oggettiva (le stime vengono giudicale affidabilissime)
che i possessori di ST possono contare, in Europa, sul più grande parco
macchine (non MS-DOS compatibili) installato. Ciò garantisce per il presente
e sicuramente per il prossimo futuro un notevole impegno da parte dei
produttori, almeno europei, di hardware e software nel commercializzare
applicazioni ed accessori per la linea ST.
Il nostro impegno come utenti e quindi possessori di un investimento da far
fruttare, sarà quello di stimolare il più possibile la distribuzione di prodotti
originali, non ricorrendo ad una spregiudicata pirateria
Alogena DTP
Gent.mo amico.
SI parla molto spesso delle notevoli pos-
sibilità del sistema DTP Atan nel campo
delTeditona personale; ho pensato che
ti sarebbe parso interessante vedere
una applicazione da parte di un utente
con un po' di conoscenza dei program-
mi e della macchina.
Allo scopo ti invio la rivista «Alogena»
che viene distnbuita in provincia di Pe-
saro e SI occupa di fatti e problemi locali
e di interesse generale con particolare
attenzione all'attività delle associazioni
di volontariato.
Questo numero della rivista é stato
interamente realizzato con Atan Mega4
+ floppy disk. Slm804 e i programmi
Calamus. Page Stream, e Ultrascript.
Una parte dei testi è stata preparata
su Amiga (sempre con Page Stream) e
poi trasferita con il DOS2DOS all'Atan.
Aldilà degli errori ortografici e di alli-
neamento dovuti alta (retta e al poco
tempo (libero) impiegato per rimpagina-
zione penso che il risultato sia apprezza-
bile!
Ti ho anche annotalo a matita i pro-
grammi e le modalità con cui sono state
realizzate le varie pagine.
Ti faccio i miei complimenti per la
profondità dei tuoi interventi nella rubri-
ca Atan che meriterebbe sicuramente
un maggior numero di pagine (speriamo
che il simpatico Marinacci mi sentali e
ti porgo i miei più cordiali saluti.
Periini Settimio - Montecchio (PSI
A parte le solite frasi di routine, un
sincero complimento per gli ottimi risul-
tati raggiunti da lei e dal suo probabile
staff.
La rivista é non solo apprezzabilmen-
te ben strutturata, ma fa soprattutto
uso di un'utilissima integrazione tra più
macchine e programmi.
La ringrazio per i complimenti alla mia
rubrica e spero che altri lettori dimostri-
no come ha fatto lei le potenzialità
applicative del sistema Atari ST DTP.
Stampa Estera & ST
Da circa un anno sono abbonato ad
MCmicrocomputer. perché la trovo di
buon livello, completa, ed anche perché
dedica un po' di spazio alla linea Atari ST.
In verità, da qualche numero a questa
parte, sembra che l'attenzione verso
l'ST vada scemando in maniera preoccu-
pante, lo spazio della posta manca dal
numero di luglio/agosto, alcuni argomen-
ti (come la gestione degli interrupt da
GFA Basici sono rimasti in sospeso, la
rubrìca software è misteriosamente
scomparsa, la rubrica hardware, tanto
auspicata, non ha mai visto la luce, il
numero generale delle pagine della rubri-
ca é ridotto a3o4. Tutto questo mentre
il tanto vituperato (non dai suoi posses-
sori) ST è stalo eletto computer del-
l'anno per il 1989. dopo aver vinto tale
titolo nel 1986... mah!!
Di riviste dedicate non se ne parla
neanche a pagarle a peso d'oro, di libri
tecnici invece... pure!
Alcuni mesi fa sono riuscito a reperire
una rivista inglese «ST Format», con
disco, ad un prezzo inferiore alle riviste o
rivistine dedicate, tanto per non fare
nomi, ad Amiga. Il dischetto non corrfe-
neva programmi piratati, ma programmi
PD, demo e pre-release di giochi originali
come Zack McKracken, Bloodwych ed
altro ancora: poi dopo un paio di nume-
ri... puff sparital
Ora. le sarei profondamente grato se
pubblicasse nella rubrica ST (qualora
Questa non sparisca altrettanto misterio-
samente) una breve lista delle principali
riviste internazionali in inglese o france-
se, dedicate alI'ST, con le relative ditte
importatrici. Fidando nella sua attenzio-
ne ed in una sua risposta le porgo i
migliori saluti
Maurizio Caputo ■ Trapani
Nonostante il carattere preoccupato ed
al tempo stesso un po' indispettito le
assicuro che leggere la sua lettera mi ha
fatto comunque piacere. Il motivo é
presto detto. A parte alcuni disguidi
tecnici (sarebbe meglio dire postali) che
mi hanno impedito di ricevere posta e
software dei lettori nei modi e tempi più
opportuni, tutte le sue osservazioni mi
hanno dato una grande conferma: ciò
che ho sempre sostenuto per garantire
una più rapida crescita della popolazione
degli ataristi trova pieno riscontro nelle
sue idee.
Che una pedina fondamentale per lo
sviluppo del software intorno ad una
macchina sia la presenza di testi specia-
lizzati e riviste dedicate è quanto mai
238
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
ATARI ST
chiaro (almeno dovrebbe esserlo); certo
poco chiaro risulta il fatto che una grossa
libreria milanese, in possesso di molti
titoli a riguardo delI'ST, si sia compieta-
mente disinteressata (insieme alla stes-
sa Atari Italia) di inviarmi qualche titolo
da recensire!!
Quest’esempio va probabilmente in-
quadrato nella più generale politica di
distribuzione e pubblicizzazione dei pro-
dotti Atari: da quando collaboro con MC
l'unico prodotto inviatomi dalla Atan Ita-
lia per essere recensito é stato STOS
The Game Creator. Venendo ora alle mie
manchevolezze, vorrei farle ossen/are
che la rubrica hardware per ST non ha
preso il via, non per disinteresse della
redazione quanto, per la mancanza di
progetti inviatici. È vero, molti come lei
vorrebbero trovare «il pranzo pronto»
ma mi spiace dirlo, ognuno deve fare la
sua parte... e allora spremetevi le menin-
gi per sviluppare qualche simpatico pro-
getto hardware.
Per quel che riguarda la reperibilità
delle riviste intemazionali è purtroppo un
problema geografico: a Roma ci sono
edicole più fomite di Trapani, a Milano
più fornite di Roma.
Quanto alla preparazione di nviste con
disco, credo che sia necessario avere un
numero di lettori piuttosto elevato per
ammortizzare le spese. É chiaro quindi
che in Italia, dove l'ST non ha avuto la
stessa fortuna che ha avuto nel resto
d'Europa sia un discorso piuttosto diffi-
cile.
Per concludere spero di essere riusci-
to a convincerla che, almeno da parte
mia. ci sarà sempre tutto l’impegno
possibile nei seguire le sorti dei nostro
computer. Per ora sento di dover fare un
pubblico ringraziamento alla Eurosoft di
Firenze che soprattutto negli ultimi tem-
pi mi ha permesso di provare molte
primizie del mondo Atari. Un secondo
ringraziamento, che spero suoni, al tem-
po stesso, da incitamento verso un mag-
gior impegno nella produzione di lavori
da inviare in redazione, va ai lettori
ataristi di MC.
Hardcopy compresso
Egregio Signor Folcarelll.
possiedo un ST 1040 e scrivo program-
mi utilizzando il Basic GFA versione
3.03.
Mi piacerebbe utilizzare al meglio que-
sto computer, ma non desco a trovare
putìblicazioni che trattino argomenti rela-
tivi al VOI del GEM. all'AES. ecc.
Quel poco che sono riuscito a sapere
lo debbo alla sua rubrica per la quale, mi
consenta, le faccio i miei complimenti.
Ritengo che farebbe cosa gradita a me
ed a molti altri se pubblicasse nella sua
rubrica una lista di titoli di libri e di riviste
da cui poter attingere informazioni com-
plete.
Non ho problemi con la lingua inglese:
purtroppo non conosco il tedesco.
Passo ora ad un problema particolare:
il mio ST é collegato ad una stampante
NEC Pinwriter CP6. Quando tento di
utilizzare il comando Hardcopy ottengo
una stampa fortemenfe compressa in
senso verticale e quindi incomprensibile.
Esiste un rimedioi‘
La ringrazio e le porgo i miei migliori
saluti.
Claudio Pienni - Roma
Uno degli obiettivi che mi ero prefissato
al momento delfinizio della collaborazio-
ne con MC, era quello di mettere a
disposizione degli utenti programmatori
tutte quelle informazioni, routine, ecc.
che avrebbero garantito un’ideale com-
pensazione alla mancanza cronica di ma-
nualistica in lingua italiana.
Per una serie di più o meno fortuite
coincidenze (tra le quali includo l’interes-
se dei lettori spinto maggiormente verso
la recensione dei prodotti di mercato e lo
scarso interesse di dìstributoh nazionali
per la traduzione dei testi inglesi e tede-
schi), non sono riuscito a raggiungere
l’obiettivo che mi ero prefissato.
È senza dubbio mia sicura intenzione
non mollare!
Per questo ho già preso i primi contatti
con un libraio milanese già in grado di
distribuire alcuni dei principali testi che
hanno fatto la fortuna delI’ST in Germa-
nia. Inghilterra e Francia.
Per quel che riguarda il suo particolare
problema mi pronuncio col beneficio del
dubbio.
Se per Hardcopy intende far uso della
routine interna del TOS, è bene che
tenga presente che il driver previsto é
quello della stampante Epson FX. Poiché
la stampa é del tipo raster la maggiore
definizione delia NEC P6 comprime no-
tevolemente l’immagine. La cosa miglio-
re é in qualsiasi caso far uso del pro-
gramma OUTPUT. PRG contenuto in tut-
ti i programmi «full GEM» come Easy
Draw. In tal caso è possibile selezionare
il giusto driver e quindi avere una stampa
corretta.
Emulatori e monitor
Un dischetto «MS-DOS» inserito in un
Atan ST viene letto dal «TOS» però poi
non viene più letto da un sistema «MS-
DOS». perché^
Il monitor B/N SM 124/5 Atari può
essere utilizzato per un PC IBM compati-
bile a mezzo di un cavo opportunamente
costruito?
Che differenza c'è fra un TV monitor
RGB e un monitor TTL? Con il primo è
possibile ottenere una risoluzione supe-
riore alla CGA utilizzando una scheda
(EGA, VGA)?
Perché un computer con ottimo rap-
porto qualità/prezzo come TAcom Archi-
medes non ha praticamente distribuzio-
ne visto che alla Ricordi di Verona non
sapevano neanche che esistesse e a
quella di Padova mi hanno presentato la
macchina incapaci di fare una benché
minima dimostrazione? Forse che alTOIi-
vetri (proprietaria delTAcorn) hanno
paura di far concorrenza a se stessi?
Ho l'impressione che lo spazio che la
vostra e altre riviste dedicano a questa
macchina non sia giustificato dalla diffu-
sione e dalle richieste dei lettori ma che
sia dettato da molivi opportunistici che
cozzano contro gli interessi degli utenti
finali
Vi nngrazio per l'attenzione e mi con-
gratulo con la redazione per la rivista che
a mio modesto parere si colloca ai vertici
del settore.
Nicola Facciali - Cerea (VR)
il problema della lettura sotto MS-DOS
di dischetti in formato TOS è da imputa-
re al boot-sector. Con la versione 1 .4 del
TOS questo problema dovrebbe essere
scomparso.
Il monitor SM124/5 è un monitor con
ingressi digitali, ciò vuol dire che il pen-
nello elettronico, che disegna l’immagi-
ne sul fondo de! tubo catodico, può
essere controllato nel suo sincronismo
ma non può essere «modulala» la sua
intensità lurhinosa. Ciò significa che è
possibile soltanto accendere o spegnere
un pixel ma non produrre pixel con
luminosità diversa da altri.
In generale un monitor RGB é dotato di
controlli sul Red, sul Green e sul Blue,
inoltre se questo è digitale (come nei
monitor EGA) ha una limitata possibilità di
visualizzazione (come palette) colori (nel-
le schede/monitor EGA non é possibile
scegliere tra più di 64 colori): se il monitor
é analogico é possibile visualizzare un
numero potenzialmente infinito di colori
(in realtà il numero e limitato dalle caratte-
ristiche della scheda grafica).
Spero di essere stato chiaro!
Prendo spunto da questa lettera per
parlare di un’utile scoperta fatta casuaP
mente dal sottoscritto
Come ben noto sin dai primi emulato-
ri MS-DOS (vedi PC speed) la memoria
disponibile non era come tutti presup-
ponevano 640 KByte (utilizzando alme-
no un 1040 ST), ma 704 KByte.
La spiegazione di ciò non va ricercata
in chissà quali malfamati bug, ma nel-
l’intelligente utilizzazione degli indirizzi
compresi tra AOOOO e AFFFF. Questi
sono risen/ati per le schede grafiche
superion alla CGA/MOA. Negli emulatori
disponibili sotto ST, queste sono per
ora le uniche risoluzioni disponibili, é
quindi scontato l’utilizzo di quei supple-
mentari 64K come memoria generai
purpose.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
239
APPUNTI DI INFORMATICA
coordinamento di Andrea de Prisco
Array Processor
parte seconda
di Giuseppe Cardinale accolli
Nel precedente articolo sugli
Array Processor, abbiamo
introdotto i concetti
fondamentali che
caratterizzano i sistemi
multiprocessore detti Array
Processor. In questa categoria
vengono raccolti sistemi con
struttura spesso assai
differente tra loro, sia dal
punto di vista topologico che
dal punto di vista del
meccanismo di
funzionamento. Tuttavia il
fatto che tutti i Processor
Element (PEI di un Array
Processor, eseguano la
stessa operazione negli stessi
istanti di tempo, è una
caratteristica determinante
per la loro classificazione in
un'unica categoria. Questo
tipo digestione delle fasi di
calcolo, si riflette
naturalmente sulla
programmazione di tali
sistemi
La programmazione
Allo stato delle attuali conoscenze, il
programmatore deve esplicitamente ge-
stire tutte le trasmissioni di dati fra i PE
deH'Array. prevedere modi di sincroniz-
zazione ed eventuali stati fittizi per tutti i
PE non coinvolti nel passo dell'algorit-
mo. Appare poi naturale, che ogni strut-
tura restituisca prestazioni migliori di
altre per quegli algoritmi per cui è stata
esplicitamente progettala: un Array Pro-
cessor i cui elementi siano collegati ad
albero binario avrà delle prestazioni «ot-
time» per gli algoritmi di tipo «divide et
impera», dove 1'algontmo prevede ope-
razioni ricorsive su sottoinsiemi binari
dell'insieme di ingresso; una struttura a
reticolo sarà invece molto più indicata
per algoritmi dove il calcolo di una varia-
bile dipende per esempio dalle m varia-
bili adiacenti nell'insieme, come avviene
per esempio negli algoritmi di Image
Processing. A meno che il sistema sia
esclusivamente dedicato ad una specifi-
ca funzione e perciò il suo programma
sia fissato in fase di progetto, anzi in tal
caso l'algoritmo determina le scelte pro-
gettuali, il programmatore di un Array
Processor ha il compito di dover imple-
mentare un algoritmo efficiente per la
struttura che eseguirà il programma.
Come abbiamo già avuto modo di os-
servare. l'attenzione maggiore deve es-
sere posta nella minimizzazione delle
comunicazioni interPE, ciò si ottiene
progettando accuratamente l'allocazio-
ne iniziale dei dati le eventuali condivi-
sioni di questi e le inevitabili dipendenze
fra di essi. L'altro punto su cui focalizza-
re l'attenzione è quello della successio-
ne temporale dell'esecuzione delle varie
istruzioni, spesso infatti un'operazione
complessa é spezzata in semplici opera-
zioni eseguite in tempi diversi su PE
diversi: un'errata sincronizzazione di tali
operazioni può portare a risultati errati
oltreché ad inefficienze; tra l'altro tali
situazioni sono assai difficili da scoprire
in fase di debugging. È ovvio infine che
tali architetture SIMD «Single Instruc-
tion Multiple Data», offrono le loro mi-
gliori performance negli algoritmi m cui
SI debbano fare multiple operazioni su
un insieme omogeneo di dati.
Moltiplicazioni di matrici
Vediamo quindi un esempio per chia-
rire I concetti che abbiamo espresso;
consideriamo il problema della moltipli-
cazione di matrici bidimensionali. Le
matrici non sono altro che tabelle ordi-
nate e possono essere memorizzate in
un vettore bidimensionale. Ogni ele-
mento sarà perciò individuato da un
indice di riga ed uno di colonna. Chia-
miamo le due matrici A e B. vogliamo
calcolare la matrice C=A*B. Il prodotto
tra matnci viene eseguito come si dice
«righe per colonne», vale a dire che si
moltiplica ciascuna riga della matrice a
sinistra per ciascuna colonna della ma-
trice a destra. Le matrice A perciò dovrà
avere numero di colonne pan ai numero
di righe della matrice B. Le dimensioni
delle matrici dovranno essere perciò
A{mxn> B(nxp), la matrice prodotto C
avrà dimensione C(mXp), Nel nostro
esempio considereremo, per semplici-
tà, matrici «quadrate» cioè con numero
di righe uguale al numero di colonne, la
matrice C avrà perciò lo stesso numero
di righe e di colonne delle matrici ope-
rando A e B. In figura 1 potete trovare
esplicitati I sedici termini della matrice
C(4x41=A(4x4)»B(4x4). Dal punto di
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
;=1 to n do
(moìtipl icazione s
End j
Es^moia A
ì vattoriala e accumulo)
APPUNTI DI INFORMATICA
vista operativo, dobbiamo soltanto ese-
guire 64 moltiplicazioni e 16 somme.
Vediamo perciò come è organizzato l’al-
goritmo seriale e valutiamone la com-
plessità che ci servirà come paragone
per lo speed-up dell'algoritmo parallelo.
Una codifica ad alto livello di un fram-
mento di programma per la moltiplica-
zione di matrici nxn (gli elementi delle
matncì sono individuati dalla rispettiva
minuscola con doppio indice, riga, co-
lonna) può essere rappresentata come
nell'esempio A.
Questo algoritmo ha una complessità
che può essere semplicemente valutata
considerando che la moltiplicazione e
accumulo é interna ai 3 cicli: è perciò
eseguita volte, la complessità asinto-
tica sarà perciò O(n^).
Ora vogliamo eseguire la stessa ope-
razione su un Array Processor di n PE.
Come abbiamo detto le performance
dell'algoritmo dipendono «pesantemen-
te» dalla maniera in cui gli elementi
delle matrici sono allocati in memoria.
Scegliamo di organizzare i dati come
mostrato in figura 2; nella memoria di
ciascun PE. sono memorizzate le stes-
se colonne delle tre matrici. Quest'allo-
cazione permette un accesso parallelo
alle righe delie matrici. Otteniamo di
conseguertza l'algoritmo parallelo come
è pubblicato nell'esempio 6.
I due costrutti Par do corrispondono
alle operazioni parallele indicate dal cor-
po del costrutto stesso; in questo caso
indicano che le n istruzioni di inizializza-
zione e di moltiplicazione sono eseguite
contemporaneamente sugli n PE e de-
vono essere considerate una singola
operazione dal punto di vista funzionate.
Bisogna considerare che invece la mol-
tiplicazione vettoriale implica anche che
la UC prelevi a,, dalla memoria del PE, e
io trasmetta a tutti i PE dell'Array Pro-
cessor, in tal modo ognuno degli n PE.
può eseguire contemporaneamente una
moltiplicazione scalare sull'elemento b,k
della matrice 8. In totale verranno per-
ciò eseguite n‘n moltiplicazioni vettoria-
li con una complessità asintotica pan a
O(n^). In figura 3 trovate lo scheduling
completo di tale algoritmo, le operazioni
su ciascuna riga sono eseguite contem-
poraneamente e prendono il tempo di
una sola operazione, tempo di trasmis-
sione 3 parte. Lo speed-up di quest'al-
goritmo è pan a
tm = tempo di moltiplicazione
tt = tempo di trasmissione
che risulta uguale a n se tt è trascurabi-
le rispetto a tm. Dall'algoritmo proposto
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
si può evincere anche quale è la struttu-
ra ottimale per rispettare tale vincolo e
ottenere perciò la massima performan-
ce. L’Array Processor di figura 4 con-
sente con una sola istruzione della UC
di trasmettere a,, a tutti i PE contempo-
raneamente e quindi minimizza tt. La
struttura a reticolo di figura 5 in cui ogni
PE è connesso soltanto ai suoi 4 adia-
centi. è invece meno efficiente poiché il
tt varia con la posizione nel reticolo del
PE da cui il dato è trasmesso e in ogni
caso sono necessarie non meno di
(n— 1) trasmissioni e al più (2*n— 2) tra-
smissioni per ciascuna moltiplicazione.
Da questa considerazione appare evi-
APPUNTI DI INFORMATICA
dente che il progetto di un algoritmo è
strettamente legato airArray Processor
da utilizzare e il programmatore deve
cercare di volta in volta l'algoritmo che
meglio si adatta ai proprio sistema. Tut-
tavia é sempre possibile adottando un
sistema a topologia riconfigurabile, nel
quale la rete interPE possa connettere i
PE secondo le proprie necessità, scaval-
care il problema della ricerca dell'algorit-
mo, «riadattando» il sistema secondo le
proprie esigenze. Addirittura si può pen-
sare di adottare strutture sufficiente-
mente grandi in modo che in essa pos-
sano essere contenute strutture di ordi-
ne inferiore: per esempio in un reticolo
di 3x3 PE, in figura 6, è contenuto un
albero binano di 3 livelli composto di 7
PE. con questo approccio però si «spre-
cano» alcuni PE e l'efficienza, la percen-
tuale di utilizzo di ciascun PE durante
l'esecuzione dell'algoritmo, è in genera-
le bassa. Tuttavia, anche si iniziano ad
intravedere nuovi approcci, questo è
stato il metodo di progetto più diffuso
fino ad oggi per la realizzazione di siste-
mi multiprocessori StMD commerciali.
L'allocazione dei dati
I lettori più esperti di programmazio-
ne sicuramente riconosceranno l'impor-
tanza che riveste, in fase di progetto di
un programma, la scelta delia struttura
con CUI allocare i dati significativi del-
l'algoritmo. Molto spesso da una strut-
tura di dati adatta al problema dipende
l'efficienza del programma stesso; non
a caso quindi lo studio delle strutture di
dati costituisce uno dei pilastri dell'infor-
matica. Nell'ambito del paralisi proces-
sing la strategia di allocazione dei dati si
rivela di importanza fondamentale ai fini
deH'efficienza e della correttezza del
programma. Una errata allocazione può
infatti causare errori non previsti, per
esempio un certo PEi richiede in un
passo del programma un dato indispen-
sabile per produrre un certo risultato,
ma tale dato non è disponibile perché il
PE 2 che lo deve fornire ha bisogno del
risultato del PEi. Si cade perciò in una
situazione detta di blocco critico. In ge-
nerale tale situazione porta alla paralisi
del sistema 0 parte di esso, perché PEi
e PEj «SI aspettano» a vicenda, tutta-
via, nel caso degli Array Processor, in
cui tutti I PE sono sincroni fra loro, il
blocco critico non comporta uno stallo,
ma soltanto un risultato errato. Inoltre il
debugging di un programma che origina
tali errori può essere molto complesso
in quanto l'indeterminatezza della situa-
zione fa si che il risultato della computa-
zione possa variare di volta in volta.
Ulteriore complicazione deriva dal fatto
che l'algoritmo, su cui é stato costruito
il programma, può essere corretto se
non esplicita l'allocazione dei dati stes-
si. Non esiste fino ad oggi una metodo-
4 - Array Pro-
cessor che permette
le comurtica-fione di a,
della struttura
logia per valutare la correttezza dei pro-
grammi paralleli. Vediamo ora un esem-
pio di un programma che esegue la
moltiplicazione di due matrici A e B,
introdotta nel paragrafo precedente, ve-
rificando come una diversa allocazione
dei dati permette, di ottenere prestazio-
ni migliori su una struttura che con
Bibliografìa
Hwang K , Bnggs F Computer Architec-
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Facollà di Ingegneria Università uLa Sa-
pienza» Roma, marzo 1989
242
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
APPUNTI DI INFORMATICA
Figura 6 - Una slrullu-
ra ad albero binano é
contenuta in un retico-
lo Vengono però spre-
cate risorse e l'elh-
l’allocazione di dati disposta in prece-
denza, figura 2. aveva una scarsa effi-
cienza.
Wavefront array
Disponiamo un reticolo di nxn PE dove
n è la dimensione delle matrici quadrate
A e B, poniamo n=4 ottenendo l’Array
Processor in figura 7. In ogni passo del
programma, ciascun PE riceve a,, e b„
dai PE a sinistra e sopra. Il calcolo
procede quindi da sinistra a destra e
dall'alto in basso. I PE sul bordo sinistro
e su quello più in alto deH'Array vengo-
no interessati dall'input esterno. I risul-
tati, le componenti della matrice C, so-
no contenuti in ciascun PE in modo che
il PE,| fornisca C,,. L’Array si comporta
come una pipeline bidimensionale, co-
me SI vede dalla figura considerando
l’ordine di arnvo degli operandi e tenen-
do conto che ogni PE esegue una molti-
plicazione ed accumulo solo quando
son presenti a,, e b,|, altrimenti conserva
l’operando. Ad ogni passo del program-
ma ogni PE trasmette al PE adiacente in
basso il b,| ricevuto dal PE in alto nel
passo precedente e al PE a destra l'o-
perando ricevuto da sinistra. I risultati
perciò sono disponibili secondo il fronte
d’onda tratteggiato in figura, da questo
tipo di scheduling proviene il nome Wa-
vefront Array cioè Array a fronte d'onda.
Le prestazioni di questo algoritmo si
ricavano con la seguente considerazio-
ne: dopo aver immesso l'ultima serie di
dati sui PE di input (vale a dire l'ultima
colonna di A e l'ultima riga di B), PEn
fornisce Cn- Nel successivo passo
PEi 2, PE21, PE22 forniscono C12, C2i e
C22 rispettivamente, nel secondo su
PE|3, PE31, PEas. PEm. PE33 sono dispo-
nibili i corrispondenti risultati e nel terzo
passo si potranno prelevare Ci«, C41,
C24. C«. C34, Co, C44 dai PE omologhi.
In totale quindi otterremo la matrice C
dopo 4+3 passi, con uno speed-up di:
speed-up 4x4 = — — - =
7 (ti+tmi
In generale avremo:
■ ln+n-Ìl”+ml "
^ tm
(2n-l) (tl+tm)
se tt è piccolo rispetto a tm e n » 1
allora lo speed-up è pari a n^/2.
Confrontato alio speed-up del primo
esempio relativo ad un Array ad n pro-
cessori. si è ottenuto un incremento di
un fattore n al prezzo però di dover
disporre di PE. I lettori che hanno
seguito I precedenti articoli, ricorderan-
no che la struttura pipeline è caratteriz-
zata da un tempo di latenza che risulta
ininfluente nel computo totale dello
speed-up se una volta instaurata la pipe-
line, veniva immesso un numero di dati
molto superiore al numero di stadi della
pipeline stessa. Nel caso del Wavefront
Array si può fare la stessa considerazio-
ne. perciò il tempo di latenza pari a
(n— 1)*(tm+tt) può essere trascurato se
sfruttiamo l'Array proprio come una pi-
peline immettendo di seguito le righe e
le colonne di m matrici Bi...Bm e Ai...
Afn di cui vogliamo le matrici prodotto
Ci...Cm. In tal caso avremo un solo
tempo di latenza e la performance com-
plessiva sarà m*n+n— 1 passi e lo spe-
ed-up risulterà:
(n(m-H)-l) (tm+tt)
pari a n^ se tt <K tm e m é grande
rispetto a 1.
Conclusione
L'esempio della moltiplicazione di
matrici ha messo in luce le diverse
maniere in cui può essere implementa-
to uno stesso problema. Abbiamo verifi-
cato l'intuitiva relazione che lega la dimi-
nuzione del tempo di calcolo con
l'aumento delle risorse a disposizione.
Tuttavia ci siamo resi conto dell'impor-
tanza di una corretta allocazione dei dati
rispetto alla struttura hardware. Si fa
presente che le metodologie di pro-
grammazione degli Array Processor e
delle macchine parallele in genere sono
oggi insufficienti a garantire uno svilup-
po del software diretto e pianificato. Il
programmatore si deve occuiare di ge-
stire funi i processi e le loro interazioni
a basso livello; tale compito si rivela di
difficoltà crescente con la complessità
dell’algoritmo. Di conseguenza i proble-
mi che meglio sono stati risolti, sono
quelli che comportano un «grande» nu-
mero di semplici operazioni ripetitive.
Questa è la ragione dello sviluppo delle
macchine di tipo SIMD. anche di dimen-
sioni elevate. Tuttavia man mano che
vengono prodotte nuove conoscenze
ed esperienze, si preferiscono architet-
ture più potenti e flessibili come quelle
che illustreremo nei prossimi appunta-
menti.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
243
Proseguendo il discorso sulla
realizzazione di programmi di
utilità vediamo questo mese
un semplice ma potente
strumento in grado di estrarre
tutte le stringhe interamente
ASCII da un file qualsiasi.
L'argomento ci porterà anche
a discutere di alcune
importanti modalità di
interpretazione della linea di
comando
c
di Corrado Giustozzi
FindText
Quante volte avete avuto la necessità
(o solo la curiosità) di estrarre da un
programma eseguibile tutti i messaggi
di testo? E quante volte vi siete irritati
per la mancanza di un tool apposito per
svolgere questo compito in modo sem-
plice e magari batch? A me entrambe le
cose sono capitate abbastanza spesso
e cosi un bel giorno, stanco di dover
ricorrere a debugger o programmi di
dump esadecimale per leggere le strin-
ghe ASCII nascoste nei programmi, mi
sono scritto un agile ma potente pro-
grammino in grado di fare questa cosa
esattamente come la volevo.
Tale programmino, che ho chiamato
con evidente sforzo immaginativo find-
text, si è con l'uso dimostrato partico-
larmente utile ed efficace; cosi, pen-
sando che esso potesse risultare utile
anche a qualcun altro, ho voluto rila-
sciarlo al Pubblico Dominio e lo ho
inserito, in forma eseguibile corredata
da brevi note d’uso, su MC-Link affin-
ché avesse libera circolazione. Debbo
dire che in circa un anno di permanenza
sul sistema e senza alcuna «pubblicità»
esso ha collezionato un interessante
numero di download, segno che molti
altri utenti lo hanno gradito ed apprezza-
to. Questo piccolo successo mi ha cosi
spinto a riprendere in mano quel pro-
gramma per discuterne assieme a voi in
questa sede. Mi sembra infatti che.
prescindendo anche dalla sua utilità in-
trinseca, sia interessante parlarne per-
ché mi consente di spiegarvi come si
possa implementare anche sotto MS-
DOS la tecnica di interpretazione delia
linea di comando che si usa comu-
nemente sotto Unix. In effetti il buon
findtext compila senza alcuna modifica
anche sotto Unix e dunque è un buon
esempio di come si possono (e dovreb-
bero...) scrivere programmi portabili,
adatti a più di una piattaforma senza
necessità di modifica alcuna.
Il problema della lifìea
di comando
Già vi ho parlato, in passato, dei pro-
blemi connessi all’emulazione sotto
MS-DOS del peculiare comportamento
dello Unix relativamente alla generazio-
ne ed interpretazione delta riga di co-
mando. Siccome però si tratta di un
argomento tutt'altro che secondario nel-
l'economia di una sena programmazio-
ne volta alla massima portabilità, ed
essendo comunque trascorsi un buon
numero di mesi da quella specifica pun-
tata dedicata all'argomento, credo sia
buona cosa rinfrescarci la memoria e
riassumere la questione da capo.
Dunque. La fondamentale differenza
fra Unix e MS-DOS per quanto riguarda
il passaggio di argomenti ad un pro-
gramma tramite la linea di comando
consiste nella cosiddetta «espansione»
degli argomenti stessi, che sotto Unix é
automatica e sotto DOS no. Di cosa si
tratta? Molto semplice. Credo che tutti
quanti abbiate presente l’uso dei carat-
teri speciali «?» e «*». i cosiddetti wild-
card. nei nomi dì file. Essi permettono
di esprimere in forma sintetica il nome
di uno 0 più file aventi alcuni caratteri in
comune. In particolare il punto interro-
gativo rappresenta un carattere generi-
co mentre l’asterisco rappresenta un’in-
tera sottostringa (anche nulla) di caratte-
ri; cosi ad esempio impartendo ai DOS
il comando dir a*.c gli chiediamo di
mostrarci tutti quei file che cominciano
con la lettera «À» ed hanno estensione
«.C». Fin qui nulla di nuovo, credo
Bene, con la locuzione «espansione dei
wildcard» si indica appunto la genera-
zione dei filename espliciti a partire dal-
ie indicazioni contenenti i caratteri wild-
card. Il meccanismo dei wildcard del
DOS è analogo nella sostanza a quello
presente sotto Unix; quest’ultimo peral-
tro è assai più potente in quanto non s<
limita all’uso dei due soli caratteri «?» e
«*» ma sfrutta la sintassi ben più gene-
rale delle cosiddette «regalar expres-
Sion», tuttavia ciò, se volete, è un
aspetto relativamente marginale. La dif-
ferenza realmente importante, general-
mente non nota a tutti coloro che non
conoscono Unix, è che i wildcard sotto
Unix vengono gestiti direttamente dal
sistema operativo (o meglio dalla sheM)
in modo completamente automatico e
soprattutto trasparente ai programmi
applicativi.
244
MCmicrocomputer n. 96 - aprile 1990
Sotto Unix, lo ricordo, i programmi
applicativi non girano «a diretto contat-
to» del sistema operativo come avviene
invece nel DOS; essi invece interagi-
scono solo con la cosiddetta Shell (in
realtà esistono vari tipi di Shell, ma per
quanto riguarda il nostro discorso ciò
non ha importanza) la quale a sua volta
interagisce con lo Unix vero e proprio.
La Shell dunque svolge una vera e pro-
pria funzione di schermo/cuscinetto fra
il programma ed il kernel (nucleo) del
sistema operativo, cosi da isolare il pro-
gramma dalla gestione di tutte quelle
problematiche troppo «a basso livello»
che ne aumenterebbero la complessità
e soprattutto ne limiterebbero la funzio-
nalità e la portabilità.
Uno dei principali compiti che la Shell
risparmia ai programmi applicativi svol-
gendolo al SUO interno è appunto quello
della cosiddetta «wildcard expansìon» o
espansione dei caratteri jolly.
Cosa significa?
Significa semplicemente che è la
Shell ad interpretare la riga di comando
scritta dall'utente prima di passarla al
programma che la dovrò usare. Se tale
riga comprende caratteri wildcard è
dunque la shell che provvede ad inter-
pretarli ed a generare la lista completa
dei file che eventua/menre soddisfano i
wildcard: questa lista estesa diventa poi
la nuova riga di comando che viene
passata al programma. Questo dunque
non vede mai i wildcard. i quali vengono
intercettati e filtrati appunto dalla shell.
Il programma riceve una lista di argo-
menti ben formata e priva di ambiguità,
e addirittura non sa (e non può sapere
nemmeno volendolo) se essa è stata
generata dalla shell ovvero se i nomi dei
file che vi compaiono sono stati scritti
per esteso daH'utente in persona. Chia-
ramente questo automatismo va a tutto
vantaggio della semplicità di program-
mazione ed inoltre impone una utile
standardizzazione delle funzionalità.
Espansione automatica
dei wildcard
Al contrario sotto MS-DOS il pro-
grammatore non ha alcun aiuto da parte
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
del sistema e deve fare tutto da sé,
inventando ogni volta la ruota per conto
proprio. Nel caso particolare dei wild-
card il programma riceve pan pan la riga
di comando così com'é stata scritta
dall'utente e deve provvedere per conto
suo a riconoscere ed interpretare cor-
rettamente I caratteri jolly che eventual-
mente VI compaiono. E questo lavoro,
come ben sa chiunque abbia program-
mato un mimmo seriamente sotto DOS,
è quanto mai noioso e ricco di traboc-
chetti. Occorre infatti appoggiarsi alle
macchinose chiamate del DOS «find
first» e «find next>i e compiere notevoli
acrobazie preliminari nel parsing dei no-
mi nel caso siano specificati pathname
parziali e cose del genere. Insomma, un
lavoraccio: tant'è che sono jjochi i pro-
grammi non commerciali che sfruttano
a fondo i wildcard (e fino a pochi anni
fa, diciamo fino al DOS 2 che era ancora
più rozzo, erano pochi anche i program-
mi commerciali che lo facevano,..).
In ogni caso, anche neH'eventualità
che il produttore del compilatore forni-
sca un'interfaccia «pulita» alle citate
chiamate del DOS (è il caso ad esempio
sia del Turbo C che delTMSC). la logica
e la struttura del programma risultano
cosi fortemente influenzate dalla parti-
colare gestione «non trasparente» dei
wildcard da rendere il programma stes-
so assai poco generale e dunque difficil-
mente portabile. In particolare risulta
del tutto impensabile un port «indolore»
di un siffatto programma sotto Unix
dove, come abbiamo visto, tutti questi
problemi non esistono affatto.
Cosa fare dunque se ci si pone nel-
l'encomiabile ottica di voler scrivere
programmi intrmsecamente portabili fra
DOS e Unix? Fortunatamente la soluzio-
ne esiste ed è anche abbastanza ele-
gante nonché facile da applicare Pur-
troppo però non è ben nota, forse per
una carenza a livello della sua documen-
tazione e spiegazione. È infatti proprio
per parlarvene e chiarirla che ho imba-
stito questa puntata specifica. La solu-
zione la offre mamma Microsoft agli
utenti del suo compilatore MSC che.
come ho già più volte avuto modo di
notare, è attualmente il più attento alle
istanze di compatibilità fra il mondo
DOS e quello Unix. Per colmare appun-
to il grave divario fra la gestione dei
wildcard nei due ambienti la Microsoft
ha preparato un particolare modulo og-
getto. distribuito col proprio compilatore
sin dalla versione 3 e denominato (nelle
versioni più recenti) setargv.obj, il qua-
le va linkato al proprio programma as-
sieme agli altri moduli di cui è formato.
Cosa fa setargv? Esso si aggiunge alle
routine di start-up del programma, quel-
le per intenderci che trasformano la
linea di comando letta dal DOS neli'ar-
ray argv[] che viene passato al main(),
ed aggiunge loro una fase di pre-elabo-
razione che prepara una riga di coman-
do con i wildcard automaticamente
espansi. In altre parole esso replica e
emula la funzionalità di espansione
automatica che sotto Unix viene fornita
dalla Shell, ma naturalmente lo fa se-
condo le particolari convenzioni DOS. Il
risultato netto é che il programma uten-
te può ora essere scritto come lo sareb-
be sotto Unix, ossia con la consapevo-
lezza di ricevere sulla linea di comando
una lista di filename non ambigui e
senza il problema di doversi espandere
a mano i wildcard. Il costo è detl'opera-
zione è minimo (circa 1K in più nel
programma eseguibile) ed i vantaggi
sono ovviamente innumerevoli: mag-
gior semplicità di scrittura del program-
ma, maggiore standardizzazione netl'or-
ganizzazione del codice, massima porta-
bilità del sorgente fra DOS e Unix.
In pratica io faccio uso di setargv m
ogni programma che deve elaborare in
qualche maniera uno o più file, anche
quando esso è specifico per DOS e so
che non andrà mai compilato sotto
Unix. Perché? Per due motivi. Innanzi-
tutto perché in ogni caso mi piace scri-
vere programmi che, all'occorrenza,
possano essere portati sotto Unix senza
sforzo. In secondo luogo per poter man-
tenere una certa uniformità nel mio stile
di programmazione. Mi spiego meglio:
personalmente trovo molto congeniale
l'interfaccia utente basata sulla linea di
comando, tipica appunto di Unix, e dun-
que tutti (o quasi) i programmi che
scrivo sono «command line oriented» in
modo consistente; preferisco allora
mantenere immutato il mio stile di pro-
grammazione anche sotto DOS e fare
ricorso a setargv quando vi sia la ne-
cessità di espandere i wildcard.
È chiaro comunque che tale routine
non è la panacea per tutti i problemi di
wildcard: ad esempio il ricorso a se-
targv non serve a niente se il program-
ma deve generare la lista di file succes-
sivamente al suo lancio. Il caso tipico è
quello di un programma interattivo che
a un certo punto chiede all’utente di
specificare un filename nel quale sono
ammessi i wildcard. In tale situazione
occorre necessariamente fare uso delle
funzioni apposite offerte dal compilato-
re 0 chiamare i citati sen/izi del DOS
perché setargv. lo ricordo, funziona so-
lo per wildcard specificati sulla linea di
comando. Se però il programma è
«command Ime oriented» l'uso di se-
targv risulta a mio avviso sempre consi-
gliabile.
Findtext: l'uso
E dopo questa lunga ma necessaria
introduzione passo finalmente a descri-
vere brevemente il programma prima di
esaminarne il listato.
La funzione che esso svolge é. come
sappiamo, quella di estrarre le sotto-
stringhe interamente di testo da uno o
più file di qualsiasi tipo. La sua interfac-
cia è completamente orientata alla linea
di comando e l'esecuzione avviene in
modo batch, ossia senza interazione
con l'utente. In questo modo l'uscita
può tranquillamente essere rediretta in
un file, su una stampante o in una
pipeline per successive elaborazioni.
Cos'è una sottostnnga di testo per
findtext? É un insieme consecutivo di
caratteri ASCII «stampabili» di lunghez-
za maggiore ad un limite predetermina-
to. Questo limite può essere specificato
a piacere dall'utente e può essere diffe-
rente da file a file; per defauit, in man-
canza di indicazione esplicita, esso as-
sume il valore di cinque caratteri. Il
concetto di «carattere stampabile» è
variegato ma non ambiguo. Con questo
termine si indicano tutti i caratten del
set locale che non sono caratteri di
controllo e sono rappresentabili su una
tipica unità di stampa. Nel caso del set
ASCII i caratteri stampabili sono quelli
che vanno da 32 a 126, escludendo i
caratteri estesi (quelli da 128 a 255) che
non hanno una rappresentazione stan-
dardizzata.
La sintassi del lancio è molto sempli-
ce: sulla linea di comando è possibile
specificare uno o più filename (completi
opzionalmente di pathname e compren-
denti anche caratteri wildcard) e/o uno o
più parametri che stabiliscono la lun-
ghezza minima che una stringa stampa-
bile deve avere per essere identificata
dal programma. Questi ultimi, per esse-
re distinguibili dai nomi di file, debbono
essere preceduti dal segno meno «— »
(convenzione Unix) o da una barra «/»
(convenzione DOS). Ciascun limite Indi-
cato rimane in effetto per tutti i file
successivi fino a che non venga esplici-
tamente indicato un limite differente.
L'uscita del programma é costituita
da tante righe di testo ognuna delle
quali rappresenta una intera stringa re-
246
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
penta. All'inizio di ciascun file viene
stampala, per riferimento, una riga sup-
plementare contenente il nome del file
stesso e l'indicazione del limite di ricer-
ca ad esso applicato.
Analisi del listato
Il listato di findtext. come si vede, é
molto semplice: poco più di un centi-
naio di linee in tutto. I punti chiave da
notare sono sostanzialmente tre: la
struttura ncommand line» con relativa
modalità di processo della linea di co-
mando. l'uso dello standard output per
poter redirigere dovunque si voglia l'u-
scita. l'uso della funzione standard di
libreria ìsprintf) per poter discriminare
in modo portabile i caratteri «stampabi-
li» da quelli «non stampabili».
A grandi linee il funzionamento è il
seguente: per ciascun elemento pre-
sente sulla linea di comando il program-
ma controlla se si tratta di un parametro
0 di un filename: nel pnmo caso si
limita ad impostare il nuovo limite infe-
riore di ricerca in base al valore del
parametro, nel secondo invece provve-
de ad elaborare il file indicato. La ricerca
delle sottostringhe fa uso di un buffer
interno dimensionato a 2K: in esso si
raccolgono tutti i caratteri stampabili
consecutivi incontrati, dopodiché esso
viene stampato se la lunghezza della
stringa cosi costruita risulta maggiore
del limite attualmente in vigore.
Ciò premesso vediamo dunque il li-
stato in dettaglio. Nelle prime righe,
assieme agli #inciude più convenzionali,
troviamo alcune linee condizionate dal-
l'identificatore MSDOS (linee 10-15):
come sappiamo esso viene automatica-
mente definito dal compilatore MSC
mentre risulta non definito durante la
compilazione sotto Unix, cosi da per-
metterci una facile compilazione condi-
zionale di quelle parti del programma
dipendenti strettamente dall'ambiente
operativo. Nel caso particolare se siamo
sotto DOS includiamo lo header non
standard stdiib.h e definiamo la stringa
di modo per l'apertura del file come
"rb>i (binary read), mentre sotto Unix
non includiamo nulla di speciale ed
apriamo il file con la semplice modalità
read. Notiamo ancora, poco dopo, la
dichiarazione globale e statica (per ri-
sparmiare spazio nello stack) deH'array
txt di char, che è il buffer di cui parlavo
poco fa.
Entrati nel maini) ci preoccupiamo
per prima cosa (linee 45-50) di controlla-
re che sia presente almeno un argo-
mento sulla linea di comando; in caso
contrario, come vuole la buona educa-
zione, il programma presenta un mini-
mo di aiuto sintattico ed esce in modo
pulito. Altrimenti procediamo ad elabo-
rare gli elementi presenti sulla riga di
comando grazie al while di linea 54 che
li scandisce uno alla volta. Il test di riga
58 si accerta se l'elemento in esame è
un nome di file o un parametro; da
notare il duplice controllo che consente
all'utente di specificare I parametri sia
secondo la convenzione Unix che quella
DOS. Se in effetti si trattava di un
parametro esso viene elaborato di con-
seguenza (linee 59-67): il suo valore
numerico viene letto mediante la funzio-
ne standard atoÌ() (linea 59) e. se risulta
entro limili accettabili, diventa il nuovo
valore minimo di ricerca: dopodiché la
continue di riga 66 salta alla fine del
while per passare all'elaborazione del-
l'elemento successivo. Sottolineo que-
sto esempio tipico di uso della conti-
nue: avrei pure potuto condizionare tut-
to il restante codice fino alla fine del
while mediante un else associato alf'if
di riga 58 ma la leggibilità sarebbe stata
nettamente peggiore trattandosi di mol-
te linee di programma; la continue in-
vece risulta semanticamente più chiara
ed inoltre consente di risparmiare un
livello di indentazione.
Siamo dunque giunti a riga 71 dove
inizia l'elaborazione vera e propria di un
file. Il relativo nome viene estratto dalla
linea di comando e viene passato alla
fopenO che tenta di aprirlo. Se l'apertu-
ra non riesce (probabilmente segno che
il file indicato non esiste) il programma
emette un messaggio diagnostico e
passa oltre grazie ad un'altra continue.
Altrimenti viene stampata la riga iniziale
col nome del file (linea 78) e si entra nel
loop while di linea 81 che costituisce il
cuore del programma. In esso il file
viene letto un carattere alla volta ed i
singoli caratteri vengono testati per de-
terminare se siano stampabili oppure
no. Come accennavo prima questo test
(linea 82) viene affidato per motivi di
portabilità alla funzione di libreria isprin-
t(). in caso affermativo i caratteri vengo-
no accumulati nel buffer txt (linea 83)
controllando che non vi sia overflow
(linea 84); nel caso il buffer risulti pieno
esso viene stampato e svuotato (linee
85-86) e la ricerca prosegue con una
nuova stringa. Nel caso invece il carat-
tere appena letto non sia stampabile
dobbiamo esaminare il buffer per vede-
re se in esso sia contenuta una stringa
lunga almeno quanto il limite attuale
(linea 92): in caso affermativo essa vie-
ne stampata (linee 92-93) e poi comun-
que il buffer viene svuotato (linea 94)
per prepararlo ad accogliere la prossima
stringa.
Giunti a fine file ed usciti dallo while
non ci resta che chiudere il file (linea 98)
e proseguire con quello successivo se
esiste. Ricordo che è sempre buona
norma controllare l'esito di ogni funzio-
ne di libreria, e la fcloseO non fa ovvia-
mente eccezione: le righe 99 e 100 si
occupano dunque di stampare un mes-
saggio di avvertimento nel caso di erro-
re durante la chiusura del file passando
poi comunque al prossimo ciclo del loop
principale. La contìnue di riga 100 è in
effetti ridondante ma costituisce un
buon esempio di programmazione di-
fensiva. serve a proteggere dai bug
che tenderebbero a verificarsi quando in
futuro qualcuno dovesse aggiungere co-
dice fra la riga 101 e la riga 103, ossia
dopo la, dose e prima della fine del
while. È chiaro a tutti il concetto?
Ultima istruzione, di prammatica, la
exitO di figa 105 che serve a ntornare
un valore «pulito» al sistema operativo:
in questo caso lo zero che, per conven-
zione, significa che l'elaborazione è ter-
minata regolarmente.
Conclusione
Ancora una volta abbiamo visto come
con pochissime righe di C ben organiz-
zate SI possa facilmente implementare
un programma «serio». Questo find-
text svolge un compito in definitiva non
banale ed è costituito da appena un
centinaio di linee di codice. Il mento
naturalmente è anche di setargv che ci
dà una mano nel parsing della linea di
comando, aiutandoci a scrivere sotto
DOS programmi aventi la filosofia e la
struttura di quelli che si scrivono sotto
Unix. A proposito, compilando findtext
non dimenticatevi di linkare anche il
modulo setargv. obj altrimenti la wild-
card expansioni non funzionerà affatto!
Bene, anche per questo mese debbo
salutarvi in fretta per via dello spazio
tiranno. Ricordo solo che. come al soli-
to, di findtext potete trovare su MC-link
il sorgente completo. In questo caso il
file SI chiama fìndtext.zip e contiene
anche un eseguibile già compilato per
MS-DOS nonché il breve testo di docu-
mentazione che accompagnava la ver-
sione originaria del programma a suo
tempo rilasciata al Pubblico Dominio.
Appuntamento dunque fra trenta
giorni.
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
247
TURBO PASCAL
di Sergio Palmi
«Start-up» dì un programma
residente
Ricapitoliamo. A gennaio
abbiamo introdotto
l'argomento aprogrammi
residenti» vedendo
velocemente come questi
debbano e possano essere
attivati mediante un interrupt.
ma anche come ciò vada
effettuato con grande
attenzione, al fine di evitare
comportamenti erratici del
nostro povero PC. Abbiamo
visto anche un esempio di
programma residente in grado
di... inchiodare la macchina. A
febbraio siamo scesi nelle
pieghe più nascoste del DOS.
onde scovare quei suoi flag
interni e quei suoi
meccanismi di cui bisogna
tenere conto per scrivere
programmi più affidabili. Il
mese scorso, infine, abbiamo
visto come procedere per
evitare eventuali problemi con
il BIOS, ma anche come usare
il BIOS per attivare routine
residenti, ovvero, nel nostro
caso, per pervenire
all'attivazione della procedura
EseguiTSR. Ora vedremo
cosa succede quando il TSR
assume il controllo delle
operazioni. Ricordo a tutti che
la unii TSR completa é già a
disposizione nel file
TSRTP100.ZIP su MC-Link
Quando un normale programma Tur-
bo Pascal parte, prima del codice che
noi abbiamo scritto viene eseguito un
codice di c(Start-up». che provvede ad
impostare lo stack e lo heap, a settare
adeguatamente alcune variabili, a reindi-
rizzare alcuni interrupt. Un lavoro neces-
sario a far sì che poi il nostro program-
ma si comporti secondo le aspettative.
La procedura EseguiTSR (figura 1)
svolge la stessa funzione per un pro-
gramma residente; come prima cosa,
ad esempio, gli riassegna il suo stack,
ovvero i valori che i registri SS e SP
avevano quando il programma era stato
installato (e che la procedura Installa
aveva ottenuto dalle funzioni predefinite
SSeg e SPti). facendo ricorso a quella
procedura NuavoStack che avevamo vi-
sto a febbraio.
Sfato del vìdeo
Dopo di ciò. si passa a controllare che il
video sia in modo testo con 25 righe e 80
colonne, l’unica situazione in cui la unit
TSR accetta di operare (la gestione di
situazioni diverse richiederebbe opera-
zioni più complesse, che menterebbero
— e magari in un prossimo futuro merite-
ranno — una trattazione a parte).
La procedura GetInfoVideo (figura 21 si
incarica di individuare il tipo di video
installato. Per far ciò prova per prima cosa
se si tratta di un VGA, chiamando la
funzione lAhdeN'INT lOh. Questa ritorna
varie informazioni se eseguita su una
macchina con VGA, ma soprattutto, in
questo caso, ritorna il valore lAh nel
registro AL per confermare di aver potuto
operare: se non troviamo questo valore.
248
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
TURBO PASCAL
vuol dire che non c'è VGA. Assumiamo
quindi che sia presente una scheda EGA.
e proviamo con la sottofunzione 1 0h delta
funzione 12h dello stesso INI lOh: que-
sta ci riporta in BL dei valori da 0 a 3 per
indicare se sulla scheda EGA sono instal-
lati 64K. 128K, 192Ko256Kdi memoria;
se però ritroviamo in BL lo stesso valore
che VI avevamo messo (lOh), allora vuol
dire che non c'è neppure una EGA. A
questo punto possiamo andare a leggere
la word del BIOS che contiene l'indicazio-
ne della porta di I/O attraverso la quale si
accede al Crt Controller, se é 3B4h vuol
dire che siamo in presenza di una scheda
monocromatica (quella che consente so-
lo il modo testo a 80 colonne), se invece è
3D4h vuol dire che sulla macchina è
montata una CGA.
A questo punto possiamo determinare
il modo del video: se non è «testo
25x80» (ricordo che i modi 2. 3 e 7 del
BIOS comspondono alle costanti BW80,
COBO e Mono della unit Crt] usciamo
subito; EseguiTSR prenderà atto della
situazione e restituirà senza indugi il
controllo al programma interrotto. Altri-
menti proseguiamo per controllare se,
nonostante il BIOS ci abbia riferito che ci
sono solo 25 colonne di testo, non ce ne
siano in realtà di più grazie alla versatilità
delle schede EGA e VGA.
Se tutto conferma che siamo nel mo-
do desiderato, si chiama la procedura
GetStatoVideo (figura 2) perché provve-
da a salvare nell'array Buffi/ideo (defini-
to nella interface come array di 2000
word) quanto appare sullo schermo e
nelle variabili Riga e Colonna la posizio-
ne del cursore. Nel caso sia installata
una scheda CGA, si provvede a «spe-
gnere» il video prima di leggerne il
contenuto e poi a «riaccenderlo», onde
evitare un fastidioso sfarfallio.
La variabile BuffVideo è dichiarata
nella interface allo scopo di metterla a
disposizione di programmi che usino la
unit. ad esempio per salvare su disco
l'apparenza dei video.
La procedura SefSfatol//deo (sempre
in figura 2) opera «al contrario»: riporta
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
249
TURBO PASCAL
sul video quanto salvato nell'array e
nmetle al suo posto il cursore, in modo
da far si che. al termine della esecuzio-
ne del programma residente, questo
lasci le cose come le aveva trovate.
In verità le routine della figura 2 po-
trebbero essere un po' più ricche; po-
trebbero ad esempio conservare e poi
nspristinare anche la forma del cursore.
Non ho voluto tuttavia appesantire la
trattazione (già non breve...) anche con t
molti dettagli che sarebbero stati neces-
sari per una più completa analisi dei
possibili stati del video (ad esempio:
che succede se il programma interrotto
stava scrivendo su una pagina video
diversa dalla zero?). Fare questo, infatti,
avrebbe comportato lo sviluppo di un
tema nel tema, e quindi ho preferito
rimandare ad un eventuale futuro argo-
menti che meriterebbero un autonomo
approfondimento. Quello che si può fa-
re è comunque fornire un esempio di
lettura e scrittura delle righe di scansio-
ne del cursore, in quanto sono solo
poche righe di codice (figura 3). Quanto
al resto, potreste scegliere di controlla-
re in CetInfoVideo quale é la pagina
video attiva (chiamando ITNT lOh con
$0F in AH; il risultato sarà m BH) e
inibire l'attivazione del TSR se questa
non è la pagina zero.
Figura 3 - Un breve programrna che illustra come
nga di scansione dal cursore, e«>e la sua forma f
SetRigheScansione il cursore scompare
Control-C, Control-Break,
Errori critici
Se un programma normale non può
permettersi di subire passivamente bru-
sche interruzioni della sua attività, le
cose si fanno anche più delicate nel
caso di un TSR. Un programma normale
può non riuscire a chiudere ordinata-
mente i suoi file, un TSR aggiunge a
danni di questo genere anche un ben
probabile inchiodamento della mac-
china.
Per la unìt TSR ho scelto la soluzione
più semplice e. credo, anche la più
comoda per chi programmi in Turbo
Pascal: con le procedure predefinite
CetIntVec e SetIntVec si salvano gli
indirizzi delle routine associate agli inter-
rupt IBh (CtrI-Break). 23h (CtrI-C) e 24h
e impostare la poma e l'ultima
' I valori S20 e 0 alla procedura
(gestione errori critici) in apposite varia-
bili, e si associano agli stessi interrupt
altre routine (figura 4). NuovoIntlB e
Nuovolnt23 non fanno altro che asse-
gnare il valore TRUE alle variabili
ClrlBreak e CfrfC; Nuovolnl24 assegna
invece alla vanabile ErroreCntico il codi-
ce descrittivo dell'errore (contenuto nel
byte «basso» del registro DI) aumenta-
to di 1 50, in modo da renderlo uguale al
codice che verrebbe ritornato da un
qualsiasi programma Turbo Pascal, e
pone uno zero in AL. Quest'ultima ope-
razione ha lo stesso effetto che avrebbe
la scelta della opzione «Ignora» qualora
riNT 24h non fosse intercettato e il
DOS proponesse il messaggio «Annul-
la, Riprova, Ignora?».
Qui è però necessario aprire una pa-
rentesi. Quel messaggio presenta alcu-
ne varianti a partire dal DOS 3.3, che a
volte propone anche una opzione «Tra-
lascia»: questa è analoga a «Ignora»,
con una differenza: mentre con questa
si cerca di far credere al DOS che non si
è verificato alcune errore. «Tralascia» fa
si che la funzione DOS incappata nel
problema ritorni con un codice d'errore.
Era comunque possibile già dal DOS 3.1
scegliere «Tralascia» in una routine as-
sociata airiNT 24h (mettendo un 3 in
AL), e. soprattutto, a partire dal DOS
3.1 viene esercitato un controllo sulla
scelta: i bit 3, 4 e 5 di AH vengono
azzerati se non sono ammissibili, rispet-
tivamente, le scelte «Tralascia». «Ripro-
va» e «Ignora» (non è pensabile, ad
esempio, che possa essere ignorala la
segnalazione di «drive non pronto» se si
sta tentando un accesso al disco); se la
scelta effettuata dall'utente non é ac-
cettata dal DOS, «Tralascia» viene con-
vertita automaticamente in «Abbando-
na» e le altre due in «Tralascia». Iviolto
ragionevole. Soprattutto ciò consente di
scegliere comunque «Ignora» in quan-
to. nel caso ciò non risultasse possibile,
ci penserebbe il DOS a tradurre in «Tra-
lascia». Il problema sta solo nel fatto
che le precedenti versioni del DOS non
sono altrettanto sagge: accettano
«Ignora» anche quando non sarebbe
250
MCmicrocomputern. 95 • aprile 1990
TURBO PASCAL
possibile, e soprattutto non dispongono
della opzione «Tralascia». Ne segue ad
esempio, come vedremo in un prossi-
mo appuntamento, che il tentativo di
scnvere su una stampante spenta pro-
voca una lunga misteriosa attesa e poi
la generazione del codice d'errore «dri-
ve non pronto»!
Meglio che niente. Meglio, in partico-
lare. di incontrollate interruzioni dei no-
stri programmi residenti.
A differenza di CtrlBreak e di CtriC,
dichiarate nella interface, la variabile Er-
roreCritico viene dichiarata nella imple-
mentation: è cioè invisibile al program-
ma che usi la unit. Sappiamo infatti che
gli errori critici si verificano in occasione
di errori di I/O, e che possono essere
intercettati, in un normale programma
Turbo Pascal, disattivando la direttiva $1
e interrogando la funzione lOResult. La
unit TSR propone una funzione Erro-
mio (figura 5) da usare al posto di
lOResult. In essa viene per prima cosa
registrato nella variabile ElO il valore
ritornato proprio da lOResult. ma poi si
controlla subito se per caso la routine
associala all'INT 24h non abbia avvalo-
rato la variabile ErroreCritico', in caso
affermativo, si assegna il valore di que-
sta a ElO (e si riazzera ErroreCritico).
Poiché la funzione ritorna il valore di
ElO così determinato, se ne ottiene un
comportamento del tutto analogo a
quello della normale funzione lOResult.
che può quindi essere sostituita, in un
programma residente, da ErrorelO. Ne
vedremo esempi quando esamineremo
il programma TSRDEMO, al termine
della illustrazione della nostra unit.
Informazione estesa sugli errori
La gestione degli errori nel DOS l.x
era piuttosto primitiva: se una funzione
DOS falliva, veniva semplicemente ri-
portato un -1 (OFFh) nel registro AL. Il
DOS 2.0 ha introdotto una diversa stra-
tegia; la situazione d'errore viene se-
gnalata setlando il flag di carry, mentre
in AX viene posto un codice d'errore.
Con il DOS 3.0 si è fatto un ulteriore
passo in avanti, soprattutto per la ne-
cessità di fornire al programma suffi-
cienti informazioni nel caso di problemi
connessi con le nuove possibilità del
sistema operativo, quali il supporto del-
le reti locali, compresa la possibilità di
condividere risorse o di bloccarne l'ac-
cesso ad altri utenti. Si dispone infatti di
una funzione 59h che, se chiamata do-
po il verificarsi di un errore, ritorna in AX
un codice d'errore «esteso» (che può
cioè assumere valori superiori a 12h,
che costituiva il massimo nelle versioni
2.X del DOS), in BH un codice relativo
alla «classe» dell'errore (ad esempio:
05h per un problema hardware. 07h per
un errore software del programma in
esecuzione), in BL un suggerimento sul-
la migliore prosecuzione (ad esempio:
03h per «richiedi all'utente di immettere
una informazione corretta, come la let-
tera del drive o il nome del file», 05h
per «esci immediatamente dal program-
ma»). in CH il luogo in cui l'errore si è
verificato (ad esempio; 03h per «rete»,
05h per «memoria»).
Oltre ai tre registri AX. BX e CX, la
funzione 59h altera anche i registri DX,
SI. DI, DS ed ES; ecco perché la proce-
dura CetInfoEstesaErrori li salva tutti
nella struttura IrtfoEstesaErron. passata-
le da EseguiTSR come parametro varia-
bile. in modo da evitare che il program-
ma residente, se attivato prima che il
programma interrotto abbia fatto uso di
quelle informazioni, le alteri. Non è chia-
ro perché nel sorgente di SNAP.ASM (il
programma con cui la MSDOS Encydo-
pedia «documenta» i programmi TSR) a
quei registri vengano aggiunte tre word
nulle, cosi come ben poco viene detto
della funzione 5Dh, da usare per ripristi-
nare l'informazione estesa degli errori.
In figura 6 si sono comunque seguite
fedelmente le indicazioni della Encyclo-
pedia.
PSP e DTA
Abbiamo già avuto occasione di di-
scutere del Program Segment Prefix e
della Disk Transfer Area, ma lo spazio
non ci è più sufficiente per illustrare i
«trucchi» necessari per agire su queste
strutture in un programma residente.
Vi do quindi appuntamento al mese
prossimo. Parleremo non solo degli ulti-
mi aspetti della procedura EseguiTSR,
ma termineremo anche l'illustrazione
della unit, vedendo in dettaglio la proce-
dura Installa e l'uso che questa fa del-
l'INT 2Fh.
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
251
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TURBO PROLOG
di Raffaello De Masi
Le
Per un linguaggio cosi
particolare e finalizzato come
il Prolog, l'uso delle
periferiche e delle tecniche di
I/O é tanto importante che. a
buon motivo, é possibile dire
che una corretta
manipolazione delle
periferiche e dei file risolve
più del 50% delle difficoltà
nella redazione di un
programma.
Ciò detto, continuiamo il
nostro discorso sulle tecniche
di I/O dando un'occhiata ai file
ad accesso casuale, l'altra
grande famiglia dei file su
disco. Ma prima di arrivare a
ciò occorre ricordare un
piccolo particolare, di grande
utilità, che mi é sfuggito la
volta scorsa
operazioni di
terza parte
Alcuni predicati speciali, specifici
di Turbo Prolog
Esistono alcuni predicati, particolari di
questo linguaggio, che non hanno corri-
spettivo in altri idiomi, e che risultano
particolarmente utili in certe occasioni
particolari: uno di essi è |file_str).
Questo predicato permette di leggere
una stringa di caratteri da un file DOS e
di conservarlo in una variabile di stringa
all'uopo dichiarata, senza dichiarare il
file e assegnare ad esso il nome simbo-
lico. Si tratta di un operatore certo non
molto efficiente e che non conviene
usare in maniera generalizzata, ma può
essere utile, ad esempio, se si desidera
eseguire un controllo su un file o cerca-
re una particolare stringa smarrita negli
oscuri meandri dei file. Il predicato, in
maniera piuttosto bovina, continuerà a
leggere caratteri uno alla volta dal file
esaminato fino a che si verifica almeno
una deile seguenti condizioni: l'incontro
di un marker [End*Of_File! (rappresen-
tato generalmente da un simbolo [Ctrt-
Z|) oppure la lettura e l'immagazzina-
mento nella variabile di 64 Kb di infor-
mazioni. Ripetiamo che non è necessa-
rio, in ogni caso, aprire il file o definirlo
come controparte delle operazioni di I/O
per poter eseguire questa operazione.
L'affine, tanto per usare un termine
legale, di lfile_str] è il predicato Icon-
suitl: più raffinatamente del preceden-
te. esso esige che almeno il nome DOS
del file sia definito, anche se non è
necessario utilizzare un nome di file
simbolico. Come |fiie_str] non richiede
apertura o riassegnamento dell'indirizzo
di lettura. Al contrario del predicato pre-
cedente. i dati letti con (consulti non
vengono immagazzinati nella stringa ma
direttamente immessi nella base di dati
aperta dal programma. Generalmente,
[consulti viene utilizzato per leggere dati
in una base salvata col predicato Isavel.
L'operazione tipica é rappresentata dalla
creazione della base di dati in editor, il
salvataggio di questa in un file, e la
consultazione dello stesso file da parte
di un programma che usa i dati conser-
vati nel file stesso.
Una notevole facilitazione di questo
I/O
predicato rispetto a quelli standard di
lettura è rappresentato dal fatto che
esso legge anche archivi costruiti con
word processor (invece che con l'editor
proprio di Turbo Prolog). Non conviene
però abusare più di tanto di questa
tecnica, visto che un qualsiasi errore o
disfunzione di lettura determina un erro-
re di lettura e questa non va più avanti
(a meno di complesse procedure di
maneggio di errore; ma in questo caso
il vantaggio dell'uso del predicato è me-
no vanificato dall'adozione di tecniche di
programmazione aggiuntive non certo
semplici).
File ad accesso casuale
Tutti i predicati finora definiti servono
per leggere, scrivere o comunque ma-
neggiare informazioni ordinate nei file
sequenzialmente (vale a dire come una
lunga stringa di dati, come ie chiama
Corrado, degli ASCII chilometrici). An-
che se questi dati includono dei ritorni
di riga o dei cambi-pagina, che li fanno
somigliare a collezioni di informazioni
diverse di registrazioni o informazioni,
dai punto di vista di Prolog non c'è
niente di diverso da una lunghissima
stringa dì caratteri alfanumerici. È il pro-
gramma (e non il file) che provvede a
leggere virgole, TAB, CR, LF o altri
separatori per trasformare questa lun-
ghissima stringa m una sene di informa-
zioni maneggiabili dalla base di dati.
Potrebbe però darsi il caso che si
debbano individuare dati in maniera mira-
ta. vale a dire leggere record nel file senza
per questo scorrerlo tutto, né caricarlo
interamente nel sistema. Prolog fornisce
una tecnica di accesso casuale ai file
contenenti record o informazioni, attra-
verso una oculata combinazione dei pre-
dicati [openmodifyl e [fileposj.
Il primo predicato, lopenmodify] ci è
già noto; il suo uso primario nella mani-
polazione dei file random è legato alla
tecnica di scansione dei record presenti
nel file, alla localizzazione e lettura del-
l'informazione desiderata, alla scrittura
eventuale di nuovi dati sul disco, cosa
che [openmodifyl riesce ad eseguire nel
migliore dei modi.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
253
TURBO PROLOG
Il predicato Ifilepos] tiene traccia di
dove il puntatore è posizionato nei file.
Sia per operazioni di lettura che di scrit-
tura. permettendo tra l'altro di cambiare
questa locazione; esso maneggia tre
argomenti:
• il nome di file simbolico maneggiato
• un intero che rappresenta la posizio-
ne del file
• un secondo intero, con valore limita-
to a 0, 1 0 2, che definisce il punto dal
quale la posizione del file va misurata.
Tutti I file di programma conservano
le informazioni sotto forma di byte. Un
byte è, come noto, equivalente a una
singola lettera o numero. Il valore relati-
vo alla posizione nel secondo argomen-
to indica di quanti byte è sfalsata la
lettura (byte definiti secondo la tabella
successiva), secondo quanto definito
da! terzo argomento. Vale a dire che da
questo punto in poi il sistema prowede-
fà a leggere o scrivere i dati. Da una
attenta analisi delle funzioni di modo,
definite nella tabella a) si vedrà che
nella maggior parte dei casi si utilizzerà
il modo 1. poche volte il modo 2 e
probabilmente mai (non si capisce poi
bene a che cosa possa servire) il valore
3.
E facciamo un esempio: immaginia-
mo di avere un file di dati random, con
ogni record rappresentato da un blocco
di 200 byte. Potrebbe essere, per ipote-
si, una raccolta di titoli di libri o dischi.
Trattandosi di un file random, ogni re-
cord ha una lunghezza fissa (anche se
non è pieno); in questo modo ogni
record è direttamente locabile e prevedi-
bile nella sua posizione fisica. Il primo
byte è alla posizione 0, il secondo è alla
posizione 200, il terzo alla 400 e cosi via.
L'algoritmo di sviluppo di un piccolo
programma in Turbo Prolog per la lettu-
ra (e l'eventuale aggiornamento) del file
è esposto in figura. Esso è rappresenta-
to da una serie di passaggi piuttosto
intuitivi, che si traducono effettivamen-
te in altrettante righe di programma.
Tradotto in programma, la sequenza
diviene quella della figura b; ovviamen-
te è possibile rendere più elastico il
tutto cambiando il valore fisso di 128
con una variabile cui assegnare, in in-
put, la lunghezza del file: una volta
eseguite le operazioni di ricerca del re-
cord è sempre possibile, con la grande
elasticità fornita dai predicati specifici di
manipolazione delle stringhe, estrarre
porzioni del record da modificare, ese-
guire eventuali modifiche e riconservare
il tutto senza eccessive difficoltà.
Usando il predicato (filepos), può es-
sere interessante o utile sapere dove
fisicamente finisce il file, in modo da
non tentare di leggere oltre: a tale com-
pito assolve il predicato |eof|, l'end of
file ben noto anche in altri linguaggi,
che abbinato al nome simbolico del file
destinato all'esame da valore (true) o
[false] se il (filepos) é posizionato o
meno alla fine del file.
Comandi finalizzati al DOS
Oltre ai comandi finora descritti, spe-
cifici dell'ambiente Prolog, Turbo Prolog
possiede, per il particolare ambiente per
cui è sviluppato, una serie di statement,
di predicati che consentono di accedere
direttamente ai più utili e comuni co-
mandi del sistema operativo MS-DOS,
direttamente daH'interno del linguaggio.
In quest’ultimo scorcio di articolo vedre-
mo come, attraverso Prolog, è possibile
accedere direttamente a comandi DOS.
in particolare per quanto attiene alla
manipolazione dei file.
Alcune applicazioni particolarmente
complesse (come ad esempio un word
processor, o anche un più semplice
programma che utilizza basi di dati parti-
colarmente estese) richiedono talvolta
la creazione di file temporanei che sa-
ranno poi cancellati alla fine dell'uso
dell'applicazione, senza che per questo
l'utilizzatore sia chiamato ad eseguire
operazioni di pulizia sulla memoria di
massa. In altri termini la creazione e la
successiva cancellazione di questi archi-
vi temporanei deve essere del tutto
trasparente per l’utilizzatore. La cosa
può essere direttamente gestita dal pro-
gramma-applicazione attraverso il predi-
cato [delelefile].
Si tratta di un comando che è la copia
carbone del comando DOS «ERASE» o
«DEL»: esso manipola, come unico ar-
gomento, un nome DOS. fisicamente
presente sul disco, e non un nome
simbolico: il suo effetto, come prevedi-
bile, è quello dì cancellare il file nomina-
to dalla memoria di massa corrente.
Altro predicato direttamente mutuato
dai sistema operativo è [dir], che mostra
la directory attiva della corrente memo-
ria di massa. Esso funziona egualmente
al suo omonimo (DIR] di DOS. e per-
mette di visualizzare i file presenti che
Figura a - Algoritmo d'usa del predicata llilepos) neU'aggiamamBnlo di un fu
254
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990
TURBO PROLOG
L 'allonimo
di figura A
iradoiio in
openmocJlfy(flle-dlJavoro, ‘DISCHn,
wrlteCQoale record desitìetl modificare ?’),
r©adlnt(Numero_del_record).
tilepos{flle_dljavofo. 128*<num©fo_del_f©cord - »,0,
readevice(flle_dl_lavoro).
reQdln<Nome_deLdlsco).
wrlte(Nome_d©l_dlsco).
possono essere selezionati per il suc-
cessivo caricamento. Esso maneggia
tre argomenti: il «pattinarne», delta di-
rectory nella quale è custodito il file su
cui si desidera lavorare, una stringa di
individuazione del tipo di file, che indivi-
dua l'eventuale suffisso determinante la
«qualità» dei file da ricercare, e la varia-
bile in cui il nome del file sarà custodito.
L'uso più comune di questo predicato
è quello di leggere la lista dei file Prolog
creati dall'applicazione corrente, per una
eventuale scelta del soggetto da aprire.
Un esempio d'uso piuttosto corrente
è;
dirr'C:\","*.pro".Nome_deLfile).
che legge la lista dei file di tipo «.prò»
(quelli creati col Prolog sulla directory
corrente del disco rigido).
Degno compagno di [dir] è l'altro pre-
dicato orientato al DOS. (disk), che mo-
stra la corrente directory e consente il
cambio della stessa e dei drive cor-
rente.
Se si usa un disco, con una variabile
come suo argomento, il corrente drive e
la pathname utilizzata sarà quella ietta
dal comando: un uso più sofisticato del
comando può essere quello di abbinare
i dati ricavati da [dir] con quelli ottenuti
dal pathname per poterli utilizzare in
una ricerca e modifica di archivi efficien-
te. Ma si tratta di un uso già più specia-
lizzato dei comandi, che va tagliato ef-
fettivamente per le esigenze del pro-
gramma che si sta scrivendo, e non può
essere perciò generalizzato.
E per concludere, parleremo del pre-
dicato [renamefile]: dall'uso piuttosto
intuitivo, consente di cambiare il nome
a un file DOS; esso maneggia due
argomenti e il suo uso é del tutto simile
al (renarne) del DOS; il primo argomen-
to è i! nome di un file esistente, deputa-
to alla rinominazione, il secondo è il
nuovo nome che sostituirà il primo;
anche in questo caso l'uso di un corret-
to e valido pathname permette di salire
e scendere nelle directory a piacimento.
Anche stavolta abbiamo finito l'artico-
lo esaurendo l'argomento relativo alTI/0
su file; la prossima volta ci interessere-
mo ancora di I/O. ma per ciò che riguar-
da lo schermo e le finestre su di esso
visualizzate; a risentirci.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
255
MSX
di Maurizio Mauri
Il PSG e la musica
seconda parte
Nel numero scorso é stata esaminata l'interessante possibilità
di poter suonare della musica anche fuori dell'ambiente Basic:
é sufficiente introdurre gli opportuni dati, nel buffer musicale,
modificare qualche variabile di sistema e la musica parte.
Un'altra cosa di rilievo è che la musica viene suonata durante
le interruzioni lasciando cosi libero il nostro programma
di svolgere altri compiti
Purtroppo a siamo scontrati subito con
qualche limitazione: pur con la possibilità
di scegliere il buffer musicale al di fuori di
quello di default (lungo 128 byte), resta
sempre la limitazione sulla sua lunghezza
che può essere al massimo di 256 byte
per ogni voce.
Di questo ce ne eravamo accorti esa-
minando QUETAB, all'Indirizzo 0F959H.
che per puntare un dato contenuto nel
buffer musicale ha a disposizione soltan-
to un byte. Purtroppo questa è una
limitazione che non può essere superata,
anche se neH’MSX. di solito, può essere
cambiato tutto. Può essere variato anche
l'indirizzo di QUETAB, che è contenuto in
OUEUES (airindirizzoOF3F3H), ma non si
capisce il senso di questo «permissivi-
smoti quando poi le limitazioni restano.
Infatti chi fa sì che questa limitazione
persista è la routine esaminata nello
scorso numero, posta all'Indirizzo 1 1 D8H
e richiamata dalla routine di interrupt per
la lettura di un byte contenuto nel buffer
musicale. Questa routine controlla si il
contenutodiQUEUES, perla localizzazio-
ne di QUETAB, ma prende in considera-
zione poi soltanto un buffer delia lunghez-
za massima di 256 byte. Inoltre, a diffe-
renza con quanto accade normalmente
con le altre routine, non viene richiamato
nessun hook prima di procedere alla
lettura del byte nel buffer.
Di conseguenza svanisce in fumo la
speranza, una volta avviata la musica, di
non intervenire più nella gestione dei dati
musicali, come invece è consentito in
altri computer
L'unica possibilità che rimane, per
questo scopo, èquella di riscrivere intera-
mente la routine di interrupt dedicata alla
musica, modificando quelle parti che
producono questa limitazione. Ma prima
di arrivare a questo punto è forse più
semplice scrivere una routine che vada a
depositare i dati nel buffer allorché si crea
spazio, man mano che i dati vengono
utilizzati; una routine da far eseguire,
possibilmente, anch’essa durante le in-
terruzioni, sganciando così il programma
principale da tale incombenza di solito
tutt'altro che trascurabile.
Prima di ciò approfondiamo però (a
conoscenza delle routine del BIOS che si
occupano della musica-
le routine del BIOS
Oltre alle già citate routine che si
occupano della lettura e della scrittura del
PSG, vi sono nel BIOS anche alcune
routine che possono risultare utili allor-
ché si vuole fare della musica. In primo
luogo all'Indirizzo OOF6H troviamo LFTQ
che riporta lo spazio rimasto disponibile
all'Interno del buffer musicale. In ingres-
so l'accumulatore deve contenere la
voce su cui si vogliono avere informazioni
(A=0. B=1. C=2). Lo spazio rimasto,
determinato dalla differenza fra il conte-
nuto dei primi due byte di QUETAB (get e
put position), è riportato sia nella coppia
di registri HL sia nell'accumulatore. Ven-
gono modificati anche i registri B e C.
L'utilità di questa routine è evidente:
prima di poter scrivere qualcosa nel
buffer musicale bisogna sempre verifica-
re che ci sia spazio libero. E poiché il
suono più elementare occupa fino a 7
byte, di solito é necessario verificare
appunto che almeno questo sia lo spazio
disponibile nel buffer. Non a caso nel
Basic, aH’indirizzo 07521 H, si trova la
routine di figura 1 che riporta, oltre allo
spazio disponibile nel buffer (sia net
registri A che in HL), il carry settato se vi
sono meno di 8 byte liberi (7 per la musica
più 1 per contrassegnare la fine dei dati).
Si faccia attenzione che, quando viene
chiamata LFTQ e anche più in generale
quando si leggono i puntatori al buffer, le
interruzioni debbono essere disattivate
perché altrimenti si rischia di leggere
valori non corretti.
Un'altra routine la troviamo all'indirizzo
00F9H (PUTQ), che si occupa di porre nel
buffer un dato valore. In ingresso l'accu-
mulatore deve contenere il numero della
voce, nella stessa maniera richiesta da
LFTQ; inoltre il registro E deve contenere
il dato da scrivere nel buffer. La prima
cosa che fa questa routine è quella di
controllare lo spazio libero nel buffer e se
lo trova pieno ritorna con il flag 2 settato.
Altrimenti il dato viene scritto nel buffer e
I puntatori al buffer vengono modificati.
In uscita nsultano modificati anche i
registri dello Z80 AF, BC e HL.
Il fatto che. dopo il controllo dello
spazio libero nel buffer, la routine ritorni,
nel caso che il buffer sia pieno, segnalan-
do la circostanza, é già una cosa impor-
tante. Ci si poteva aspettare che rimanes-
se in attesa per non so quanti cicli di
interrupt. Però spesso questo semplice
controllo non è sufficiente perché non
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MSX
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
257
MSX
basta che ci sia spazio per un solo byte se
poi altri dati, relativi alla stessa nota,
debbono rimanere in attesa e una nota
non può essere completata. In questi
casi può risultare utile la routine esamina-
ta in precedenza.
La comodità nell'usare questa routine
è che siamo cosi liberati dalla manipola-
zione dei puntatori che, anche se in
questo caso non danno troppe difficoltà
(proprio per la limitazione di indirizzare al
massimo 256 byte), in generale risultano
abbastanza scomodi.
Una terza routine del BIOS è GETVC2,
all'Indirizzo 0153H. che riporta l'indirizzo
di uno qualsiasi dei byte contenuti in uno
dei tre buffer VCBA, VCBB o VC8C. In
ingresso VOICEN (0FB38H) contiene la
voce attualmente attiva e il registro L
deve contenere l'offset dall'inizio del
buffer. Cosi se si vuole, ad esempio,
sapere a quale ottava appartiene la nota
che SI sta suonando nel canale attual-
mente attivo basta porre in L il valore 1 6,
perché tale posizione occupa il byte che
contiene l'ottava aH'interno di VCBA. In
uscita l'indinzzo è riportato tramite l'mdi-
nzzo HL. Viene modificato anche il regi-
stro AF.
Di un'altra routine del BIOS, di
GETVCP all'indirizzo 01 50H. abbiamo già
parlato nello scorso numero; aggiungia-
mo ora che questa routine non fa altro
che scrivere il valore 2 nel registro L e
richiamare la precedente routine
GETVC2 (senza però modificare il conte-
nuto di VOICEN).
Manca dalla lista una routine che legga
un byte dal buffer musicale, cioè la
funzione inversa di PUTQ. Per fortuna
una routine del genere non serve, in
quanto non ci dovremo mai preoccupare
di leggere un dato dal buffer, visto che di
tale compito se ne occupa la routine di
interrupt.
Vediamo ora come può essere fatta
una routine, da eseguire durante le inter-
ruzioni, che provveda a tenere sempre ii
buffer musicale pieno. La routine è ripor-
tata in figura 2.
La routine viene eseguita solo ogni 5
interruzioni poiché la durata della nota più
cortaéappuntoquesta (0-1 secondi) Per
CUI se il buffer é stato riempito, é impossi-
bile che nella successiva interruzione si
sia creato spazio.
Attraverso poi una chiamata inter-slot
alia routine PUTQ si tenta di scrivere
successivamente tanti byte nel buffer
fino al suo riempimento. Appena si rag-
giunge il riempimento del buffer (flag
Z=1) si passa alla successiva voce.
Non si fa uso della routine LFTQ per
controllare quanti byte rimangono liberi
nel buffer poiché non ha nessuna impor-
tanza che una nota completa venga
scritta nel buffer, in quanto, c'é tutto il
tempo di completarla prima che venga
presa in considerazione dalla routine di
interrupt.
Dicevamo che questa routine dovrà
essere eseguita durante le interruzioni.
Per far sì che questo avvenga, il sistema
operativo ci mette a disposizione un
hook (H.KEYI aH'indirizzo 0FD9AH) che
viene richiamato all'inizio della routine di
interrupt, subito dopo che essa ha salva-
to I registri; é sufficiente modificare i 5
byte a disposizione, inserendovi le istru-
zioni per una chiamata alla routine che
deve essere eseguita. Questa chiamata,
in generale, dovrà essere inter-slot poi-
ché durante una interruzione verrà atti-
vata la pagina 0 della main ROM; quindi
sarebbe un errore effettuare la chiamata
con una normale istruzione CALL se la
nostra routine si trovasse proprio in
pagina 0 della RAM. Questa operazione
viene fatta dall'ultima routine di figura 2.
chiamata INITMUS. la quale dovrà esse-
re richiamala subito dopo aver inizializza-
to gli opportuni puntatori che sono de-
scritti nel listato.
Di solito i 5 byte dell'hook contengono
dei semplici 0C9H (istruzione RET dello
Z80). Se cosi non fosse (perché vi è
un'altra routine che deve essere esegui-
ta durante le interruzioni), la semplice
sostituzione dei nostri codici di salto
impedirebbe all'altra routine di essere
eseguita. Per evitare questo si può ricor-
rere allo stratagemma di lasciare, alla
fine della nostra routine (al posto dell'i-
struzione RET). 5 byte disponibili, dove
poter salvare il precedente contenuto
dell'hook. Cosi, appena la nostra routine
ha terminato il suo compito, invece di
ritornare alla routine chiamante, effettua
una chiamata alla successiva routine che
deve essere eseguita.
Codifica delle note
A questo punto, per poter fare della
musica, mancano solo i valori numerici
da inserire nel buffer. La cosa più imme-
diata è mettersi con lo spartito davanti e
poi con carta e penna ricavare per ogni
nota la durata, la frequenza, il volume e
l'eventuale frequenza di modulazione.
Ma non è certo questo un procedimento
agevole e veloce se non nei casi più
semplici.
Per trovare un metodo migliore pos-
siamo andare a dare uno sguardo al
Basic e osservare in quale modo l'istru-
zione PLAY effettua la codifica delle
note. Intanto è bene premettere che,
come la maggior parte delle istruzioni
Basic, anche PLAY può essere eseguita
in Assembler, come in un qualsiasi altro
linguaggio compilato, anche al di fuori
dell'ambiente Basic. Per questo basta
simulare il modo di fare del Basic quan-
do viene eseguita una istruzione il regi-
stro HL, che assume la funzione di fexf
pointer, deve puntare il primo carattere
successivo al nome dell'istruzione. Tutti
i dati che seguono debbono essere codi-
ficati con gli opportuni token del Basic.
Nel nostro caso particolare, fortunata-
mente. l'unica cosa che segue l’istruzio-
ne PLAY è una stringa, oppure più strirv
ghe separate da una virgola; e tutto ciò
non ha bisogno di «tokenizzazionen. Si
faccia attenzione che (a stringa può con-
tenere soltanto delle costanti e non si
può far riferimento a variabili che posso-
no essere definite soltanto net Basic.
Cosi, se SI tentasse di eseguire al di fuori
258
MCinicrocomputern. 95 - aprile 1990
MSX
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
259
deH’ambiente Baste un'istruzione del
tipo;
PLAY 'XAS,-
SI produrrebbe una condizione di errore
con risultati imprevedibili
Nell'esempio di figura 3 viene suonata
una celebre musica con un programma
in Assembler che viene lanciato in am-
biente MSX-DOS- La prima cosa che
viene fatta è il trasferimento sia del
programma che della stringa in pagina 2
della RAM Questa operazione è obbliga-
toria solo per quanto riguarda la stringa
poiché il Basic non fa delle ricerche di
dati al di fuori della memoria attiva in
quel momento. Il programma potrebbe
rimanere anche in pagina 0, però in
questo caso si renderebbe più complica-
ta la chiamala mter-slot (tramite la routi-
ne del BIOS CAL8AS) all’istruzione del
Basic.
Questo modo di procedere (quello di
eseguire l'istruzione PMYcome nel Ba-
sic} ha indubbiamente i suoi vantaggi.
Anzitutto la semplicità, in quanto la strin-
ga musicale é praticamente la stessa
che SI utilizza in un programma Basic,
con il quale possono essere fatte le
opportune prove e aggiustamenti. In
secondo luogo la compattezza del codi-
ce. in quanto spesso con un solo simbo-
lo possono essere rappresentate infor-
mazioni che codificate possono produrre
anche 7 byte
Per contro vi e anche un grosso svan-
taggio. Se proviamo infatti ad eseguire il
programma notiamo che prima della
comparsa del prompi del DOS passa un
certo tempo tutl'altro che breve Dopo
di che. mentre stanno suonando le ulti-
me note, possiamo anche tornare ad
eseguire qualche altro comando. Questo
difetto però é dovuto al modo di operare
dell'istruzione PLAY, in quanto, nel mo-
mento in CUI SI verifica il riempimento
del buffer musicale, il Basic rimane in
attesa che si crei dello spazio libero nel
buffer, aspettando cioè che la routine di
interrupt utilizzi i codici già creati nel
buffer musicale.
Ovviamente questo modo di procede-
re è intollerabile lo immaginate un gioco
che. a scadenze piuttosto brevi, si fermi
in attesa che la musica venga codificata’
Per sopperire a questo inconveniente
possiamo sempre inviare all’istruzione
PLAY una nota per volta soltanto quando
siamo sicuri che possa essere processa-
ta rapidamente, e cioè dopo aver verifi-
cato che nel buffer musicale rimangono
disponibili almeno 7 byte, con una routi
ne analoga a quella di figura 2
Però l'ideale sarebbe poter disporre
immediatamente dei codici numerici da
inviare ai PSG senza passare attraverso
l'istruzione PLAY, in maniera tale che
260
una volta avviata la musica questa conti-
nui senza ulterion interventi e controlli.
Questa traduzione di riote m codici
musicali è in generale piuttosto lunga e
laboriosa, ma nei casi che comunemen-
te capitano richiede soitanto un po' di
pazienza. Infatti, una volta definiti, all'ini-
zio della stringa, i dati relativi al volume
0 , eventualmente, quelli relativi alla mo-
dulazione in ampiezza, di solito è suffi-
ciente ricavare i valori della frequenza di
ciascuna nota e della sua durata
Questa operazione è facilitata dalla
tabella di figura 4, dove sono riportate,
per ciascuna delle note musicali, i valori
relativi alla frequenza e al valore da
scrivere nei registri del PSG per le ottave
di piu comune uso (dalla terza alla sesta).
Se poi SI dovesse aver bisogno di dati
relativi ad altre ottave, basta ricordare
che le frequenze di una ottava si posso-
no ottenere molto semplicemente rad-
doppiando quelle dell'ottava inferiore.
Ovviamente i valori da msenre nei regi-
stri debbono essere dimezzati.
Per quanto riguarda la durata, espres-
sa come numero di interruzioni, può
essere ricavata molto semplicemente
dalla Formula
12 000
Durata =
tempo per lunghezza
valida ovviamente solo nel caso di fre-
quenza di interruzioni di 50 Hz. E questo
vuol dire che. con il tempo di default di
■120. una nota di lunghezza unitaria ne-
cessita di 100 interruzioni (2 secondi).
Nel caso che la frequenza degli interrupt
sia dt 60 Hz. perché è stato messo a zero
il bit 1 del VDP 9, la costante 12.000
deve essere cambiata in proporzione
(10.000)
La durata non viene, in ogni caso, mai
presa minore di 5
Tutte queste operazioni potrebbero
però essere lasciate direttamente al
computer
L'idea sarebbe quella di fare un «com-
pilatore» musicale, cioè un programma
che analizza le note, cosi come si pre-
sentano in una stringa dell’istruzione
PLAY, e che poi produce i codici che
possono essere salvati in un file ed
inserin nel programma Assembler che li
deve utilizzare
A dire la verità pensavo di poter fare
questo programma «agganciandomi» al-
le routine della ROM del Basic per il
comando PLAY La mia speranza era di
trovare «qualche punto debole», cioè
qualche indirizzo che potesse essere
modificato per far salvare i codici prodot-
ti dalla routine in una zona più comoda,
in modo che potessero essere salvati
facilmente in un file Dopo qualche ora di
lavoro, purtroppo, sono arrivato alla con-
clusione che non c'era niente di modifi-
cabile, poiché le routine interessate fan-
no sempre riferimenti assoluti ad altre
routine all'interno della ROM e in nessu-
na parte vi è una chiamata ad un provvi-
denziale hook
Nonostante questo insuccesso ho
raggiunto la convinzione che un pro-
gramma del genere è più semplice di
quanto si possa immaginare soprattutto
se SI prende spunto da quello che fa il
Basic.
In primo luogo é necessario non consi-
derare per mente tutta la prima parte
della routine PLAY, che si occupa princi-
palmente di ricerca di variabili, dell'anali-
si di stringhe e valutazioni delle espres-
sioni. e concentrare la nostra attenzione
su quelle routine che si occupano della
traduzione e dell'esecuzione di ogni sin-
golo comando Per comodità si riporta-
no, nella tabella di figura 5, gli indirizzi di
tutte le principali routine interessate
In figura 6 si riporta, poi. il disassem-
blato completo di una di queste routine,
quella che si occupa della codifica delle
note, la quale non solo è la piu complica-
ta e significativa, ma contiene anche una
parte comune ad altre routine
Dati gli ampi commenti presenti in
questo listato non mi sembra il caso di
spiegarlo in maniera troppo approfon-
dita.
Aggiungo soltanto che per ricavare il
valore da scrivere nei registri del PSG
che determinano la frequenza della nota
(Ione divider) si fa ricorso alla tabella
all'indirizzo 0756EH, dove sono riportati
questi valori per le note della prima
ottava, I corrispondenti valori per le altre
ottave SI ottengono dividendo per 2
quelli deH'ottava precedente e cioè shif-
tando a destra di un bit questo valore. Da
mettere in evidenza, all'indirizzo
07687H, la cura che viene posta nell'ar-
rotondare il risultato di questa divisione
all'intero supenore se la parte frazionaria
del risultato non è inferiore a 0,5 (cosa
Fattibile con ben altra complicazione in
un linguaggio superiore).
Altra cosa da mettere in evidenza è la
necessita della tabella di corrispondenza
delle note (all'indirizzo 0755FH), a causa
soprattutto della poca «linearità» della
notazione anglosassone m cui con la
lettera «A» viene indicata la sesta nota
detrottava. In questa tabella viene asse-
gnata ad ogni nota la posizione nella
successiva tabella dei «ione divider» in
CUI deve essere tetto il valore che inte-
ressa.
E con questo abbiamo finito con la
musica nella speranza di poterci tornare
sopra allorché qualche lettore ci invierà il
programma completo mc
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
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Qi/esfo mese per i lettori di MC niente «passeggiate amighevoli»
del Mangrella ma una rilassante utility atta a cambiare lo stato del
led di accensione de! vostro Amiga e, conseguentemente, lo stato
del filtro passa basso posto dai progettisti Amiga 1500 e 2000 delle
ultime generazioni! suH'uscita audio. Ricordate? Ci siamo già
occupati del problema per gli Amiga non dotati di tale dispositivo un
bel po' di numeri fa nella rubrica HardAmiga. Il bello deirutility
presentata questo mese, è che appare all'utente come una
finestrella «volante^ che potremo facilmente posizionare su
qualsiasi schermo programma che generi suoni, per cambiare lo
stato del filtro. In un certo senso, niente di nuovo, è vero, ma come
scusa per pubblicare come al solito qualcosa di didatticamente
valido, va più che bene
Come usarlo
Il programma (che NON vi restituisce
il controllo se non usate RUN) può
partire sia da WorkBench che da GLI e
non riecessita di parametri supplemen-
tari. È sufficiente invocarlo o eseguire
un double-click sulla sua icona. Imme-
diatamente, compare una piccola fine-
stra (150x30) sullo schermo Work-
Bench, recante, oltre al titolo, tre gad-
get: quello al centro, di tipo TOGGLE, è
appunto r«interruttore>> del filtro, sul
S uperLED vi. 25
di Claudio Castellini - Genova
Alzi la mano chi, possedendo un Ami-
ga. non ha mai visto una «Guru medita-
tion». Come supponevo, nessuno ha la
mano alzata. Dunque, chi ha fatto questa
esperienza (vale a dire, tutti) avrà certa-
mente notato che, prima che compaia il
fatidico requester (meglio: alerti rosso
lampeggiante recante la scritta «Softwa-
re Faiture. Press left mouse button...», il
LED indicatore dell'alimentazione con-
trassegnato «POWER» lampeggia bre-
vemente. Si tratta di un effetto seconda-
no generato dal Sistema di Filtraggio
Errori Software altresì «Guru», non so
perché- Ma ciò che ci interessa è il fatto
che tale LED indica, oltre all’accensione o
meno del nostro Amiga, l'attivazione dì
un filtro audio che taglia le frequenze
attorno 31 7 kHz e mezzo in uscita su tutti
e quattro i canali. Questo limitatamente
ai modelli Amiga 500 e 2000. La differen-
za sta nel suono prodotto dal computer
sensibile anche al meno allenato degli
orecchi, e per sperimentarla è sufficiente
premere il tasto L durante una partita a
«Oragon's Lain>: la musicasi fa più ricca,
più fredda, e gli effetti sonori divengono
più metallici. Questo appunto perché
viene eliminato il filtro, e anche le fre-
quenze più alte sono libere di passare.
Il programma SuperLED permette,
grazie ad un gadget di tipo TOGGLE, di
alterare lo stato di tale filtro, virtualmente
aggiungendo un comando a quei pro-
grammi di manipolazione sonora che non
permettono questa manovra (ad esem-
pio. l'ottimo Sonix della Aegis). Inoltre, la
finestrella contenente il gadget può esse-
re spostata da uno schermo all'altro,
consentendo ia visione più globale possi-
bile della situazione
262
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
SOFTWARE
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
263
SOFTWARE
AMIGA
senta lo schermo in primo piano. La
catena prosegue leggendo il parametro
NextScreen di ogni schermo successi-
vo. finché non si trova il valore NULL.
che significa che quello schermo è l'ulti-
mo, ovvero quello dietro a tutti.
Dunque, dopo un breve banner inizia-
le e gli include file, ci sono le definizioni
esterne Innanzitutto il filtro, inteso co-
me puntatore ad un byte (prima che mi
dicessero che il 68000 non indirizza le
word dispari, sono diventato matto a
furia di Guru}. Seguono le definizioni dei
tre banner che appaiono nel requester,
delle sue dimensioni e di quelle della
finestra. Quindi, neH'ordine:
— il numero ULONG relativo alla fun-
zione LockIBaseO;
— la struttura IntuitionBase;
— la struttura Screen • indicante lo
schermo attuale;
— la struttura Window * relativa alla
nostra finestra.
In rapida successione, ho poi messo
le strutture statiche Gadget con le rela-
tive IntuiText. Image e Border, le Intui-
Text del requester e, finalmente, la
NewWindow necessaria all'apertura
delle finestra stessa.
Passiamo alle funzioni esterne. Basta
(800L1 è una funzione di abort su misu-
ra. mentre ApriLaFinestraO e ApnLaLi-
brenaO fanno ciò che indica il loro no-
me, La prima provvede inoltre a traccia-
re il bordo dei gadget centrale e ad
associare a SchermoAttuale l'indirizzo
della struttura Screen su cui ci si trova
(all'inizio è sempre il WB).
FlyO è la funzione che sposta la fine-
stra da uno schermo all’altro. Per farlo
esegue questi passi:
— decide il valore del prossimo scher-
mo (intuitionBase->FirstScreen o
SchermoAttuale->NextScreen) in base
propno a quest'ultimo valore; in altre
parole, controlla se siamo in fondo alla
lista 0 meno;
— controlla eventuali incompatibilità di
dimensioni tra lo schermo di partenza e
quello di destinazione. Ad esempio, se
si tenta di portare la '■ estra in posizio-
ne (500, 100) da ermo HIRES ad
uno largo 320 pixei. si uiterrà una Guru
Stesso discorso se lo schermo riceven-
te è più piccolo della finestra stessa
(evento improbabile ma possibile). In
questi casi, Fly{) corregge le coordinate
di destinazione o si rifiuta di trasferire;
— a questo punto, assegna alla vecchia
struttura NewWindow lo schermo decì-
so, chiude la Window presente e la
riapre. L'uovo di Colombo, no?
Controllai) è una funzione che ho in-
serito per scrupolo. Mi sono accorto,
dopo aver ultimato la versione 1 .2, che
in teoria é possibile chiudere uno scher-
ni. lype • CUSTOHSCKECN;
eaac OAOOETUP:
264
MCmicrocompuler n, 95 - aprile 1990
SOFTWARE
AMIGA
mo SENZA aver chiuso prima le Win-
dow associate ad esso Che succede in
quel caso? Le strutture vengono distrut-
te (ma consumano un po’ di memoria
che resta, per cosi dire, «morta») ma il
programma non ne sa nulla Si potrebbe
pensare che. restando la finestra inac-
cessibile ail'utente, non ci sia alcun pen-
colo. invece, su una macchina multita-
sking come Amiga, i pencoli si nascon-
dono dietro ogni byte Nel nostro caso,
se un evento qualsiasi cambia lo stato
del filtro, il SuperLED «in catalessi» se
ne accorge, si risveglia e cerca di cam-
biare lo stato del gadget indicatore, che
però ormai non esiste piu: bang.. . Que-
sta funzione, chiamata ogni qual volta it
filtro cambia, controlla che Scher-
moAttuale sia ancora presente nella li-
sta di schermi: se non lo é. significa
che l'utente ha inavvertitamente chiuso,
lo schermo del SuperLED. In questo
caso, anziché procedere, viene chiusa la
libreria ed il programma termina con un
flash.
Ora, benché una situazione del gene-
re non sia pericolosa grazie al suddetto
sistema di filtraggio, io consiglio, se
avete per sbaglio chiuso lo Screen dove
era presente SuperLED. di salvare tutto
e resettare non si sa mai
Segue la funzione CambiaGadgetO.
che altera lo stato del gadget indicatore
invertendo lo stato del flag SELECTED
ed effettuando il restauro (W Titalianol
Perche usare «refresh»?). previo uso di
Controllai).
E veniamo al Mam() Dopo aver aper-
to tutto e cambiato il flag
WBENCHSCREEN della NewWmdow in
CUSTOMSCREEN (se no la finestra fini-
rebbe continuamente sul WS!) mina un
ciclo senza fine for (;.) nel quale si
alternano rapidamente due controlli
uno per determinare se l'utente ha pre-
muto qualcosa, l'allro che controlla lo
stato dei fiitro.
Nel primo caso, dopo aver «fotoco-
piato» il messaggio di Intuition e rispo-
sto. si controlla quale gadget è stato
attivato' se il gadget di chiusura, il pro-
gramma termina, se il LED gadget, si
altera lo stato del filtro; se il Fiy gadget.
SI effettua il salto, se il gadget «Wow».
appare il requester Nel secondo caso.
SI provvede ad alterare il gadget in
modo automatico, Quindi, un nlardo di
5 cinquantesimi di secondo e via dac-
capo.
Una parola ancora sull'istruzione sui
test dello stato del LED. la riporto qui.
else .f ((‘FILTRO & 2) =■ = l(Gadget_LED
FIsgs & SELECTED) » 6)1
Si (ratta di confrontare il valore de! bit
del filtro con il flag di selezione del
gadget Perciò, il conironto avviene m
questi termini- ricordando che il valore
di SELECTED è 0x80, se questo shifta-
to 6 volte (ovvero diviso per 0x40) é pan
al valore del bit-filtro. bisogna alterare il
gadget, infatti ciò significa o che sono
entrambi 0x02. cioè gadget attivo e
filtro basso, o che sono entrambi nulli,
vale 8 dire gadget disattivato e filtro
alto OK? Mc
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MCmicrocomquter n. 95 - aprile 1990
265
SOFTWARE /À'
di Vincenzo Folcatelli
Questo mese presentiamo,
contemporaneamente alla prova
deH'ottimo Arabesque, un
programma di painting sviluppato
in GFA Basic. Il programma
sfrutta le potenzialità delle macro
chiamate al VOI. rese disponibili
dal Basic sfesso.
Per motivi di spazio, le procedure
sono state compaftafe e non
tutte sono direttamente leggibili
nel listato.
Il programma, pur non esente da
difetti, rientra sicuramente in quel
tipo di applicazioni che
maggiormente interessano il
soffoscnffo e, almeno spero, tutti
gli ataristi
Designer
di Massimo Merlino - Messina
Sono un anento lettore di MCmicro-
computer. sono un atarìano e posseg-
go un 1040ST sul quale lavoro molto
per lo sviluppo di nuovi programmi.
Naturalmente il linguaggio di pro-
grammazione da me preferito è II GFA
3.0.
Designer è un programma di grafica
che utilizza buona parte delle funzioni
dell’AES.
Esso ha tutte le funzioni essenziali
che un programma di disegno dovreb-
be avere.
È un programma di pubblico dominio
e spero sappiate apprezzarne ie qua-
lità.
Osservando il listato si può notare
che il programma è organizzato per
procedure e che le variabili usate sono
globali, cioè valgono per l'Intero listato.
Parlando di curiosità faccio subito
notare che il GFA dopo aver eseguito
una istruzione OBJC_DRAW{ )
non riesce più a seguire le istruzioni
MENU OFF e MENU n.x. Almeno co-
me ho interpretato questo inconvenien-
te. per risolvere il problema, nel listato
di Designer al posto di MENU OFF c’è
l'istruzione ’MENU_TNORMAL (MENU
(-1).n,m) che serve a riportare in modo
normale i menu in reverse. Per verifica-
re dò provate a sostituire tale istruzio-
ne con MENU OFF: dopo il RUN sce-
gliete una funzione che faccia uso del
comando OBJC_DRAW ( ). per
esempio ROTAZIONE, dopo di che se-
lezionate la funzione con l’istruzione
sostituita ed osservate...
L'utilizzo del programma è semplicis-
simo, dopo aver premuto un tasto qual-
siasi dopo la schermata di presentazio-
ne, compare lo schermo vuoto con i
menu dai quali si selezionano le varie
funzioni.
li tutto è molto semplice da utilizzare,
torse alcune complicazioni si hanno
nelle funzioni del Menu Option, pertan-
to ecco a seguire alcune precisazioni.
Si prega il Sig. Marco Gualdi, autore del
programma FledCode pubblicato sul
numero 88. di mettersi m contatto con la
redazione per comunicare i dati
anagralici
È di^ìonibile, presso la redazione, il disco
con il programma presentato in questa
rubnca. Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli alto programmi disponibili
sonoapag. 279.
266
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
267
— Defmouse: dopo aver scelto la for-
ma del cursore e dello sfondo, si «clic-
ki» sulla scritta «Esci»; verranno poste
alcune domande circa II punto d'azione,
cioè quel punto sul bitmap del mouse
preso come punto di riferimento per le
coordinate del mouse.
La numerazione della griglia va da 0
a 15 sia per l'altezza che per la larghez-
za, iniziando dal vertice superiore sini-
stro-
268
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
SOnWARE
ATARI
— Undo: annoila l'ultimo comando
eseguito.
— Rotazione: l'intera scala va da 0 a
270°, per variare la rotazione del testo
si «clicki» sul quadrato e lo si sposti
fino alla posizione desiderata.
Le altre procedure sono molto sem-
plici da usare; col tasto sinistro del
mouse si conferma il comando, mentre
con quello di destra si annulla. mc
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
SOFTWARE
di Valter Di Dio
il programma di questa volta,
di cui non é possibile
pubblicare il listato perché
lungo quasi 70.000 caratten. é
sostanzialmente un gioco. Ma
è un gioco piuttosto anomalo,
infatti non si gioca in due. né
contro il computer, non si usa
il joystick e nemmeno la
tastiera; per giocare si deve
anche essere abili
programmatori e. una volta
fatte le operazioni preliminari,
non resta che stare a guardare
cosa accade. Ma allora che
gioco é/ La versione
presentata dal lettore si
chiama WarBot ed é una
versione per MS-DOS di un
gioco. Robat-War, che era
uscito motti anni fa per Apple
II. La filosofia è la stessa, si
devono allestire e
programmare dei robot da
mandare poi in battaglia da
soli. Se il programma è valido.
0 almeno è migliore di quello
del nemico, si vincerà lo
scontro, altrimenti si perde e
converrà mettere mano al
programma del robot per
evitare altre brutte figure.
Nella versione per Apple i
robot erano molto meno
sofisticati degli attuali, ma si
potevano avere più robot in
campo anche di tipi differenti;
in questa versione i robot
sono solo due e questo porta
spesso a partite un po'
monotone. Interessante é
comunque la possibilità di
scambiarsi i robot che sono
dei semplici file di testo,
magari per via telematica, e
quindi di organizzare dei tornei
di WarBot un po' come
accade per Core Wars. Alzate
gli scudi, dito sul grilletto e
occhio al radar. . .
È disponibile, presso la redazione, il disco
con il programma presentalo m questa
rubnca. Le istruzioni per l’acquisto e
l’elenco degli alto programmi disponibili
sano a pag. 279.
WarBot Arena
di Andrea Nini - Modena
Istruzioni
Nell articolo di introduzione alle Core Wars
nel numero 67 dì MCmicrocomputer si é
parlalo del programma RobotWars, in cui si
devono programmare ed equipaggiare robot
e tarli combattere tra loro, questo concetto
di gioco mi ha interessato ^ ho provato a
scrivere io stesso un programma ispirato a
questa struttura di gioco; da qui è nato
WarBot Arena Anche in questo programma
lo scopo é quello di programmare e equipag-
giare due robot, chiamati WarBot, e farli
combattere in un’arena, il linguaggio utilizza-
to per questo scopo é il WBCode un lin-
guaggio assimilabile a quelli ad alto livello
infatti prende spunto dai Logo, dal Pascal e
dal Basic, e per questo si differenzia in modo
sostanziale dal Redcode, paragonabile ad un
Assembler, anche la visualizzazione dello
scontro è sostanzialmente diversa, in questo
programma st possono vedere WarBot stiliz-
zati che Si muovono su di una scacchiera al
posto delle astratte matrici di memoria di
Core Wars II programma è stato scritto e
compilato in Turbo Pascal 5.0. il listato è
stato suddiviso m due parti' nel programma
principale di nome wbarena.pas. e in una
pane caricata dal primo programma come
modulo include, di nome wbaren2.pas
Caratteristiche di WarBot Arena
Lo scontro si svolge in una griglia di 256
caselle <16 x 161 m cui all’Inizio vengono
disposti casualmente 16 ostacoli, rappresen-
tati da piramidi, le quali sono, come le pareti
deH’arens, impassabili e indistruttibili
I due WarBot vengono di-
sposti all’inizio in posizioni
casuali a più di cinque casel-
le di distanza e su righe e
colonne differenti, dato che
questa posizione di partenza
è casuale e che tutte le istru-
zioni di movimento sono da-
te in forma soggettiva, ai WarBot non è dato
rendersi conto della loro posizione all’Interno
dell'arena I WarBot vengono letti da disco,
devono essere perciò file scritti in formalo
puro ASCII con estensione ' wbc. le prime
venti righe del file verranno interpretate co-
me I codici dei componenti, uno per riga,
questi codici sono formati da tre lettere e
verrano esposti nella sezione Componenti, le
rghe seguenti verranno lette e memorizzate
come programma, tra le due sezioni non
devono essere inseriti separaraion di nessun
tipo, nelle righe non ci devono essere spazi
iniziali, non sono cioè permesse le indentatu-
re La lunghezza massima di un programma
e di 100 nghe, quelle in soprannumero non
verranno considerate facendo terminare il
programma alla centesima riga, il programma
deve essere senza numen di linea.
I numeri da uno a quattro rappresentano i
codici delle direzioni adoperate con le funzio-
ni di sensore e con WHIT. si fa notare che la
direzione uno non indica il Nord, ma la punta
del WarBot. il due la sua destra, il tre la
direzione contraria alla punta e il quattro la
sua sinistra, in modo da rimanere sempre
relative e non dare un riferimento assoluto
1
3
L’interprete WBCode esegue una istruzione
da ogni programma in ogni ciclo di gioco, il
parallelismo é simulato, in realtà si parte con
una istruzione del Whiie WarBot, una del
Black WarBot e cosi via, per cui per poter
stabilire un vincitore fra due combattenti, si
consiglia di ripetere lo scontro almeno una
seconda volta a colon invertiti, il parallelismo
rimane anche con l’utilizzo dell’istruzione PA-
HALLEL (vedi sezione Comandi), con esse
l'esecuzione del programma normale viene
alternata con quella delle istruzioni poste
dopo le Parallel I WarBot eseguono il pro-
gramma fino a quando hanno energia, se
essa SI esaurisce il WarBot si blocca, ma
rimangono attive te mine, le mine a tempo,
le caselle grease. le centrati e le unità vampi-
ro: può quindi accadere che con le centrali o
le unità vampiro il WarBot riacquisti energia e
SI rimetta in funzione, con l’istruzione suc-
cessiva all'ultima eseguita, durante l'esecu-
zione dello scontro si può controllare l'ener-
gia attraverso due barre sul fondo dello
schermo. Quando l’energia arriva a zero,
viene disattivato lo scudo corrente, e non
verrà riattivato m nessun caso Non ci sono
limiti di tempo, lo scontro può lenninare con
la distruzione di uno o di tutti e due i WarBot,
con l’esaurimento dell’energia di tutti e due.
oppure alla pressione di un tasto qualsiasi,
nel qual caso verrà rilevato se uno dei due ha
esaurito l’energia, e quindi arrivato a una
vittoria parziale Un WarBot viene distrutto
quando subisce un danno, non ha scudi attivi
e ha esaurito tutte le placche protettive.
Uso del programma interprete
Dopo la presentazione verrà chiesto il path
da seguire per cercare il White WarBot,
dopodiché verranno mostrati sullo schermo
tutti I programmi WarBot localizzati nella di-
rectory indicata e si dovrà selezionare quello
desiderato con i tasti cursore più il tasto
RETURN (premendo il tasto p si ritorna alla
richiesta della direcioryl, poi si eseguirà la
stessa operazione per il Black WarBot, é
possibile scegliere lo stesso WarBot per i
due colon. Dopo il caricamento verranno
visualizzate tre schermate per ogni parte,
queste mostreranno l’equipaggiamento, le
caratteristiche e il programma, poi verrà vi-
sualizzala l'arena e la pressione di qualsiasi
270
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
SOFTWARE
MS-DOS
tasto farà partire il combattimento. Alla fine
di ogni scontro sarà presentata una classifica
in ordine di punteggio, assegnato nella misu-
ra di 4 per vittoria per distruzione. 3 per
Vittoria per energia. 2 per il pareggio. 1 per
sconfitta per energia e 0 per sconfitta per
distruzione. Le colonne mostrano, in ordine,
nome del WarSot, punteggio, partite giocate,
vinte per distruzione, vinte per energia, pa-
reggiate, perse per energia e perse per di-
struzione; dopo la pressione del tasto SPA-
ZIO SI arriverà all'ultimo menu che offre sei
scelte selezionabili attraverso la pressione
del seguenti tasti funzione:
Fi: viene ngiocata la partita con gli stessi
WarBot.
F2: viene ngiocata la partita con gli stessi
WarBot a colon invertiti.
F3: vengono richiesti i nomi dei WarBot e
viene giocata una nuova partita.
F4: viene azzerata la classifica (un beep
indica l'awenuta cancellazione).
F5; vengono attivate/disattivate le barre del-
l'energia lun beep indica l'operazione).
F6; uscita dal programma
Procedure
FOfiWARDa
Questa istruzione fa avanzare il WB di a
caselle, il massimo di caselle percorribili in
un round é di 21 meno il peso del WB:
— nel caso m cui a sia meiggiore di questo
numero, la distanza percorsa viene ridotta al
massimo possibile e ritorna il messaggio
OVERMOVE ERROR:
— nel caso m cui il movimento porti il WB
oltre I confini dell’arena, nella casella conte-
nente un ostacolo, l'altro WB, una ragnatela,
oppure in caso di paralisi (vedi componente
Paraser) il movimento viene interrotto nell'ul-
tima casella utile e viene emesso il messag-
gio IMPMOVE ERROR.
Il costo per il movimento é di 1 punto
d'energia per c^m casella, gli errori nel movi-
mento non diminuiscono l'energia. Se il WB si
porta in una casella contenente una qualsiasi
mina ne subisce l'esplosione, se cade dentro
una casella perforata da una trivella viene
automaticamente distrutto, se arriva in una
casella che é stata resa scivolosa dal compo-
nente greaser esso scivola nella casella suc-
cessiva, a meno che non sia a ridosso di un
ostacolo come WarBot e piramidi, nel qual
caso non scivola e si ferma in quella casella
BACKWARDa
Questa istruzione e del tutto simile alla
FORWARD, l'unica differenza è che il WB
viene fatto indietreggiare invece che avanza-
re, sempre di a caselle.
RIGHTa/LEFTa
Queste istruzioni fanno ruotare il WB ri-
Si prega ilSig. Giartcarlo Del Sorda, autore del
programma SIì^ Tool-Kit pubblicalo sul n. 87.
di martersi In conlalto con la redaiione fier
comunicare i dati anagrado.
Sorgente del Warbot IHP
ctr
ctr
ctr
ctr
ctr
ctr
ctr
pia
Tight rnd{4>-l
forvard rnd<21-wght)
Fine del sorgente
spettivamente a destra e a sinistra di a angoli
retti, il massimo della rotazione è anch’essa
di 21 meno il peso del WB, nel caso di
superamento ritorna il messaggio OVER-
TURN ERROR. se la rotazione viene tentata
quando il Warbot é paralizzato, viene emesso
l'errore IMPTURN. Il costo di rotazione per
ogni 90 gradi e di 1 punto di energia.
T U R N a
Se l'istruzione TURN ha argomento positi-
vo, viene trattata come RIGHT, se è negati-
vo, viene trattata come LEFT, tutte le annota-
zioni viste per questi due comandi valgono
anche per TURN.
I F a > < = & b THEN comando
ELSE comando
Questa istruzione simula abbastanza fedel-
mente il suo equivalente Basic, vengono
valutate le espressioni a e b e. a seconda
deH'ooeratore presente al loro interno, viene
eseguita l’istruzione presente dopo II THEN o
dopo l'ELSE, quest'ultimo é facoltativo. I
simboli >, < e = sono trattati nella loro
normale accezione, ma non é possibile com-
binarli. Il simbolo identifica il diversa al
posto dell'usuale simbolo ’o’.
N.8.: Devono esserci degli spazi tra IF e a.
tra b e THEN, tra THEN e la prima istruzione.
Ira questa e ELSE, tra ELSE e la seconda
istruzione. Non garantisco che vengano cor-
rettamente interpretali IF..THEN. ELSE nidifi-
cati. se però sono indispensabili consiglio di
sostituirli con delle chiamate a subrouline.
Esempi
CQHRETTQ: if rad(1)-i-|0|(«JO then cali 3
else ]ump 2
CQRRETTO: if son{0)>2 then righi 2
ERRQRE if (0|>=3 then loop (non è per-
messo il >=)
ERRORE' if wght=10 else adivate 1 (non
compare il THEN)
DOa:b/LOOP
Queste due istmzioni servono per creare
dei cicli, la prima istruzione seguita da due
espressioni inizia un ciclo ed inizializza un
contatore al valore a. ciclo che viene ripetuto
all’istruzione LOOP fino a quando il contato-
re. incrementato di 1 ad ogni passaggio,
raggiunge il valore della seconda espressio-
ne: queste due espressioni possono manca-
re del tutto, e in questo caso il ciclo viene
eseguito infinite volte. Il segmento di istru-
zioni all'interno del ciclo viene eseguilo sem-
pre almeno una volta, anche quando a è
maggiore di b Le due espressioni devono
essere separate dai ’.'
I cicli possono essere nidificali uno nell'aF
tro, fino ad un massimo di 10. e il contatore
può essere letto da programma attraverso
l'espressione (f) dove f rappresenta il grado
di profondità, a partire da zero. Se viene
aperto un ciclo quando ci sono già altri dieci
cicli aperti ritorna DQ ERRQR
N.B.: Non c'è limite al numero di cicli
complessivi nel programma, purché non ve
ne siano mai più di dieci aperti contempora-
neamente.
Esempio
Questo programma scrive la sequenza 1 2
per dieci volte:
do 1:10
do 12
wnte { 1 >
loop
loop
G O T O a
Questa istruzione provoca un salto alla
linea di programma numero a. nel caso in cui
a è minore di 1 o maggiore della lunghezza
del programma ritorna l'errore GOTO ERROR
e non viene eseguito alcun salto
J U M P a
Con questa istruzione l'esecuzione del pro-
gramma salta, se a é positiva a linee in
avanti, se a è negativa a linee all'indietro. Se
SI ottengono destinazioni al di fuori del pro-
gramma ritorna un JUMP ERROR e non
viene eseguito alcun salto.
N.B.' Con JUMP 0 il programma ripeterà
aH'infinito questa istruzione.
Esempio
I due programmi che seguono sono uguali:
1) goto 2 1) |ump 1
2) goto 4 2) ]ump 2
3) goto 5 3) jump 2
4) goto 3 41 jump -1
5) goto 5 51 jump 0
MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990
271
SOFTWARE
MS-DOS
ACTIVATEb
Serve per adoperare il componente situato
nel settore a del WarBot, se esso non è un
componente attivabile ritorna ACTIVATE
ERROR.
I componenti attivabili sono:
LASER 1-2-3
MISSILE 1-2-3
MINA
MINA TEMPO
TRIVELLA
CHAOTIZER
SHOCKER
PARASER
MORTAH 1-2-3
GREASER
STEALTHER
WEB
I componenti non attivabili sono:
SCUDO 1-2-3
RADAR
INFRARED
SONAR
BATTERIA
CENTRALE
VAMPIRO
PLACCA
COMPUTER
L E T a = b
Questa istruzione pone nella variabile nu-
mero a il valore ritornato dall'espressione b.
se a esce dai limiti 0 e 99, viene riportata
dentro questo intervallo.
S U B R a/E N D a/C A L L b
I primi due comandi servono ad indicare
l'inizio e la fine della subrouline numero a, il
comartdo CALL serve per richiamare la su-
broutine numero b, a e b devono andare da
1 a 10, una subroutine può richiamare un'al-
tra subroutine ma non se stessa, non può
cioè essere rìcorsiva. nel caso questo avve-
nisse, ritornerebbe il messaggio CALL ER-
ROR, RETURN ERROR ritorna invece se
l'interprete incontra un END a senza aver
prima eseguito il CALL a.
N.B.: Il punto di partenza di una subroutine
viene individuato in pre-esecuzìone, non du-
rante l'esecuzione del programma. Se l'inter-
prete incontra durante il programma il coman-
do SUBR lo tratta come se fosse un WAIT e
non emette alcun messaggio d'errore.
T I M E R a
TIMER serve per cambiare il ritardo dell'e-
splosione dopo la deposizione di una mina a
tempo, di default esso è di 100 cicli, cioè la
mina a tempo esplode dopo che l'interprete
ha eseguito un centinaio di righe del pro-
gramma.
N B.. I cambiamenti hanno effetto a partire
dalla prossima mina deposta, non su quella
attuale.
WAIT
Fa passare un ciclo senza fare mente.
Può essere usata per scrivere commenti dato
che l'argomento viene ignorato dall'interprete.
272
TABELLA
CODICI COMPONENTI
0)
VUOTO
emp
l)
LASER 1
Is!
2)
LASER 2
I.n2
3)
LASER 3
ls.3
4)
MISSILE 1
msl
51
MISSILE 2
ms2
6)
MISSILE3
ms3
7)
SCUDO 1
shl
8)
SCUDO 2
«h2
9)
SaiD03
sh3
10)
RADAR
rad
U)
INFRA RED
inf
12)
SONAR
son
13)
BATTERIA
bai
14)
CENTRALE
ctr
13)
VAMPIRO
vmp
Ifi)
PLACCA
pia
17)
MINA
min
18)
MINA TEMPO
mii
19)
TR1VH.1^
tri
20)
CHAOTIZER
chi
21)
SHOCKER
shk
22)
PARASER
prs
23)
MORTAI? 1
mrl
24)
MORTAR 2
mf2
25)
MORTAI? 3
mr3
26)
GREASER
Srs
27)
STEALTHER
sii
28)
WEB
web
29)
COMPUTER
emp
PARALLEL comando
Se il programma contiene una o più istruzio-
ni PARALLEL al normale flusso delle istruzioni
verranno alternate le istruzioni che seguono
sulla linea di questo comando, le istnjzioni
eseguite m parallelo non dovranno contenere
istruzioni di salto o ciclo, che in ogni caso
verrebbero intercettate e non altererebbero
comunque il normale andamento del pro-
gramma. Il tempo per te istruzioni parallele
viene sottratto alla normale esecuzione; se
c'é solo una PARALLEL allora il flusso norma-
le del programma verrà rallentato della metà,
dato che verranno eseguite altemalivamenle
l'Istruzione corrente e l'istruzione parallela,
nel caso di due PARALLEL il flusso del
programma verrà eseguito ad un terzo della
velocità normale e cosi via In ogni program-
ma WarBot hanno effetto solo dieci PARAL-
LEL, se ce ne sono di più verranno valutate le
prime dieci, quelle con il numero di riga più
basso. Questa valutazione avviene in pre-
esecuzìone. se una PARALLEL viene incon-
trata durante l’esecuzione del programma
viene trattata come WAIT e non viene emes-
so alcun messaggio d'errore,
R A N G E a
Altera la gittata a cui deve essere lanciato
un colpo di mortaio. Per default è 10 caselle
A U T O a .. comando
La stringa posta dopo il simbolo _ viene
posta alla riga a. cancellando qualsiasi cosa a
fosse stata pnma, se a è minore di 1 o
maggiore di 100, viene riportata a questi
estremi Se l’esecuzione di AUTO porta delle
righe vuote nel programma, queste vengono
riempite con WAIT AUTO non altera i proces-
si paralleli iniziati dalla PARALLEL, e non
altera il punto iniziale delle subrouiine creato
con SUBR, dato che questi due faeton vengo-
no valutali solo in fase di pre-esecuzione.
Esempio
Pnma e dopo l'esecuzione della prima nga:
1) auto_3 forward 1 11 auto_3 fon/vard 1
2) 2) wait
3) 31 forward 1
H I T a
Con questo comando il WarBot può colpire
l'avversario con i suoi arti meccanici se que-
sto SI trova in una delle otto caselle ad esso
circostanti, il parametro a indica quanta ener-
gia deve essere utilizzata nel colpo A secon-
da di un esito casuale dipendente dalla quanti-
tà di energia, il WarBot subirà o meno un
danno.
S C A N a , b
Questo comando attiva i computer del
WarBot. il parametro a indica la direzione
verso la quale deve essere fatta l'analisi, il
parametro b indica la variabile in cui deve
essere messo il risultato i computer analizza-
no la casella adiacente il WarBot nella direzio-
ne indicata e riportano nella variabile b ciò che
SI trova sulla superficie secondo questa ta-
bella.
0 Casella Vuota
1 Buca
2 Mina
3 Mina a Tempo
4 Casella Grease
I computer riportano nella variabile b-t-1 il
contenuto della casella secondo questa ta-
bella:
0 Casella Vuota
1 White WarBot
2 Black WarBot
3 Piramide
4 Ragnatela
II costo per questa operazione è di 10 unita
di energia
Variabili pre-defìnite
Le variabili pre-definite ritornano dei valori
rappresentanti dati Sono funzioni che, al
contrario di quesie, non hanno bisogno di
argomenti
WGHT - Riporta il peso del WarBot, con
valon possibili' da 0 a 20.
ENER - Riporta il valore attuale dell'energra.
MINE - Riporta il numero delle mine attual-
mente contenute m tutti i componenti mina
del WarBot
MINT Riporta tl numero delle mine a
tempo attualmente contenute m tutti i com-
ponenti mina tempo del WarBot.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
SOFTWARE
MS-DOS
TIME - Riporla i! tempo (in cicli) che rimane
prima che esploda la mina a tempo rilasciala
dal WarSot. se è a zero non c'é alcuna mina a
tempo netl’arena
OIST - Se l’altro WarBot è nel raggio dei
sensori infrarossi (non importa in quale dire-
zione) questa variabile riporta la distanza da
esso, altrimenti ritorna zero
WHIT - Se a zero, il WarBot non è stato
colpito, se a 5 il WarBot è stato danneggiato
da una mina, se a 6 e stato colpito da un
mortaio, se a 7 è stato colpito da un attacco
HURT, mentre un numero da 1 a 4 indica la
direzione relativa da cui è provenuto un attac-
co (laser o missile).
Funzioni
Le funzioni hanno bisogno di un argomento
racchiuso tra parentesi tonde, è permessa
l’indentazione di funzioni, non ci sono limita-
zioni nei livelli (Variabili pre-definite possono
far parte dell’argomento di una funzione)
RAD(a) - Ritorna la distanza che c’è tra un
ostacolo e il WarBot nella direzione a. se
entro il raggio del radar non c’è niente allora
ritorna zero: per ostacolo si intende un War-
Bot, una piramide oppure una ragnatela.
INF(a) - Ritorna la distanza a cui si incontra
l'altro WarBot se questo è nella direzione a.
se questo non c'è entro il raggio dell'infraros-
so allora ritorna zero
ANG(a) - Se la distanza tra i due WarBot è
mfenore al raggio dell’infrarosso ritorna la
differenza tra le due coordinate dei WarBot,
trasversalmente alla direzione a; se l’altro
WarBot è fuori dalla portata oppure si trova in
una direzione diversa ntorna il valore 20. se
l’altro WarBot si trova sulla stessa riga o
colonna controllata naturalmente ritorna zero.
Esempio: se il White WarBot è nella direzione
1. possiamo avere le seguenti risultati:
— angd) ritorna la differenza tra le coordina-
te X dei WarBot se il Black WarBot si trova in
alto rispetto al White WarBot.
— ang(2) ntorna la differenza tra le coordina-
te Y dei WarBot se il Black WarBot si trova
alla destra del White WarBot.
— ang(3) ritorna la differenza tra le coordina-
te X dei WarBot se il Black WarBot si trova in
basso rispetto al White WarBot.
— ang(4l ritorna la differenza tra le coordina-
te Y dei WarBot se il Black WarBot si trova
alla sinistra del White WarBot
SON|a) - Ritorna la distanza che c’è tra una
buca o una mina e il WarBot nella direzione a.
se entro il raggio del sonar non c'è mente
allora ntorna zero.
EQU(a) - Ritorna il codice del componente
nel settore a del WarBot, se il settore è vuoto
ritorna zero; a deve essere nell’intervallo 1-
20, e viene riportato in esso se ne esce
RND|a) - Ritorna un numero casuale estrat-
to tra 1 e a. estremi compresi.
Variabili
Utilizzando l’interprete WBCode ogni War-
Bot può accedere a 100 variabili intere (da
-32768 a -h 32767), attraverso l’espressione
[a] si può leggere il contenuto di una variabi-
le, a deve contenere un valore compreso tra
0 e 99, altrimenti viene riportato in questo
intervallo; si può scrivere in una variabile
attraverso il comando let a=b. in cui a è il
numero della variabile (senza le parentesi
quadrai) e b un’espressione qualsiasi. Si può
mettere una variabile o un’espressione con
variabili come argomento di una funzione, o
come valore di un codice, e viceversa, senza
alcuna limitazione nell'uso dei tre tipi di pa-
rentesi
Componenti
LASER T-2-3: Questi componenti quando
attivati lanciano un raggio laser nella direzio-
ne in CUI è puntato il WarBot e si arrestano
contro l'altro WarBot o contro muri, piramidi.
0 ragnatele, distruggendo queste ultime;
queste armi consumano rispettivamente 10-
20-30 punti energia e causano 1-2-3 danni se
il colpo va a segno, non c’è una gittata
massima, ma maggiore è la distanza, minore
è la probabilità di colpire il bersaglio, infine
maggiore è il danno che il laser può provoca-
re. minore è la sua precisione.
MISSILE 1-2-3; Quando attivati essi ven-
gono lanciano nella direzione del WarBot e.
come I laser, colpiscono WarBot. muri, pira-
midi, e ragnatele, non costano energia ma
(Xissono essere adoperati una volta sola,
dopodiché il loro settore rimane vuoto e il
peso del WarBot diminuisce di una unità.
Causano rispettivamente 2-3-4 danni, mag-
giore è il danno che il missile può provocare,
minore è la sua precisione, ma sono sempre
meno precisi dei laser
SCUDO 1-2-3: Non c'è bisogno di attivarli,
l'interprete mette in funzione il primo che
incontra durante la scansione iniziale dei set-
tori del WarBot, questo rimane in funzione
fino a che non viene distrutto, a questo
punto se ce ne sono ancora, entreranno via
via in funzione in ordine di settore. Consuma-
no 1-2-3 punti d'energia a ciclo e proteggono
il WarBot dai colpi di qualunque arma e dalle
esplosioni delle mine; differiscono tra di loro
per la resistenza. Se in uno scontro lo scudo
attuale viene distrutto da un colpo, quel
colpo viene comunque annullato. Al termine
deH’energia, lo scudo attuale viene disinse-
RADAR: Questo componente serve per
Equipaggi&Bento Warbol TRILLEB Caratteristiche Warbot TRILLE3t
Elemento l>Radar
Elemento 2>Sonar
Elemento 3>Trivella
Elemento 4>Batteria
Elemento S>Batteria
Elemento 6>Batteria
Elemento 7>Battena
Elemento fi>Batter la
Elemento d>BeUeria
Elemento lOBallena
Elemento ll>Batteria
Elemento 12>Batteria
Elemento 13>Placca
Elemento 14>Placca
Elemento !S>Placca
Elemento i6>Placca
Elemento 17>P lacca
Elemento 18>Placca
Elemento 19>Placca
Elemento 20>Chaotizer
Peso HerBot :20
Energia TotaleilSOO
Raggio Radar ;4
Raggio Infrar. :0
Raggio Sonar :4
Huaero Hine :Q
Mine e Tempo ;0
Central i Ener . : 0
Unita' VampiroiO
Computer lO
Tipo di Scudo lAssente
Programma Warbot TRILLES (13 linee)
1 do
2 adivate 20
3 activate 3
4 if rad(l)°l then goto 10 else if son(l)>l then goto 10
5 forward 1
6 activate 3
7 ir rad(l>:l then goto 12 else if eon(l)°l then goto 12
a forvard 1
9 loop
10 right 1
12 right 1
13 goto 7
273
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
SOFTWARE
MS-DOS
localizzare ostacoli come piramidi, muri, War-
Bot e ragnatele, ogni radar dà un raggio di
quattro caselle m linea retta, non ha bisogno
di essere attivato e non consuma energia
INFRA-REO: Questo componente serve
per localizzare l'altro WarBot, anche attraver-
so piramidi o ragnatele: ogni componente
infra-red dà un raggio di quattro caselle m
linea retta con l'uso di inflal, oppure m qua-
lunque direzione con ang(a) o con dist Non
ha bisogno di essere attivato e non consuma
energia.
SONAR: Questo componente serve per
localizzare le mine oppure un buco sulla
superficie dell'arena: ogr>i sonar dà un raggio
di quattro caselle in linea retta, non ha biso-
gno di essere attivato e non consuma
energia.
BATTERIA: Per ogni batteria di cui il War-
Bot e dotato, gli vengono aggiunti 200 punti
d'energia all'inizio dello scontro, questo com-
ponente non deve essere attivato e non
viene rimosso quando si esaurisce
CENTRALE: Ogni centrale aggiunge 1
punto d'energia per ciclo, non deve essere
attivata, il processo è totalmente automatico.
VAMPIRO: Se l'altro WarBot è entro 5
caselle, per ogni unità vampiro gli viene tolto
un punto d’energia a ogni ciclo, e aggiunto al
proprio WarBot, l'unità vampiro non deve
essere attivata, il processo à totalmente
automatico
PLACCA: Quando il WarBot viene colpito
questo componente lo protegge da un dan-
no. distruggendosi e alleggerendo il WarBot
di una unità, non deve essere attivato
MINA: Per ogni componente mina il War-
Bot ha a disposizione dieci mine normali, che
provocano un danno al WarBot che entri
nella loro casella. Ogni volta che questo
componente viene attivato, una mina viene
deposta nella casella dietro il WarBot, se non
e occupata da un ostacolo o da un'altra
mina; se c’é una buca, la mina va persa.
Quando tutte le mine del WarBot vengono
hiasciaie vengono liberati i settori cornspon-
denti e diminuito il suo peso.
^uipaggiaaento Wtrbol BLQKADE
Ei esento
Eieaenlo
E1 esento
E1 esento
Elesento
Elesento
Elesento
Elesento
Elesento
Elesento
E1 esento
Elesento
Elesento
Elesento
Elesento
Elesento
Elesento
Elesento
2>Laser l
2>Infra Red
3>lnfra Red
Olnfra Red
S>Batteria
6>Batteria
7>Batteria
6>Battena
9>Radar
10>Placca
tl>Placca
13>Placca
14>Placca
lS>Placca
16>Placca
17>Placca
lS>Piacca
ia>Placca
20>Peraaer
Caratteristtche Harbot 8LOKAOE
Peso WarBot
Energia Totali
Raggio Radar
Raggio Infrar
Rusero Mine
:20
e:B00
,:12
Centrali
Unita- V
CoBputer
Prograssa Warbot BLOKADE (13 linee)
2 ir inril)>0 Ihen goto 6
3 Tight 1
4 loop
5 ir radenti then goto 12
6 rorvard 1
7 goto 1
8 actiSiate 20
9 attivate I-
10 ir inr<l)>0 then jusp -2
11 goto 2
12 Tight 1
13 goto S
N.B.: Se l'altro WarBot si trova all'ultima linea
e lo shocker lo fa saltare avanti di una riga,
viene bloccato per il resto della partita
PARASER; Questo componente funziona
come un laser 1. non provoca danno ma se
colpisce l’altro WarBot, ne paralizza i movi-
menti e le rotazioni per un certo numero di
cicli, a seconda della distanza
MORTAR 1-2-3: Questi componenti con-
sumano 10-20-30 punti d'energia quando atti-
vati e funzionano in modo simile al laser,
tranne che per essi deve essere specificata la
distanza alla quale sparare: possono pero
superare ostacoli come piramidi e ragnatela,
la gittata di default è dieci caselle, e può
essere cambiata con il comando RANCE a
Questa arma 6 meno precisa dei laser ma piu
precisa dei missili, e provoca 1-2-3 danni se
colpisce un WarBot. con precisione decre-
scente.
N.8. : Nel caso in cui colpisca una mina la fa
esplodere, sia normale e sia a tempo
GREASER: Questo componente quando
attivato consuma 10 punti d'energia e rende
la casella retrostante il WarBot scivolosa,
facendo slittare qualunque WarSot nella ca-
sella successiva a seconda della direzione
d'entrata nella casella. Non c'e limitazione al
numero di caselle grease nell'arena, queste
possono essere localizzate soltanto dal com-
ponente COMPUTER
STEALTHER: Questo componente quando
attivato consuma 10 punti d'energia e per
dieci turni c'è una probabilità che gli infrarossi
dell’altro WarBol siano accecati riportando
zero ai controlli, questa possibilità dipende dal
turno di attivazione e dalla distanza
WEB: Questo componente quando attivato
consuma 10 punii d'energia e crea alle spalle
del WarBot una zona d'energia impassabile
Questa zona viene visualizzata sullo schermo
e può essere distrutta con una qualsiasi arma
che colpendo provochi un danno (escluso il
comando HURT)
COMPUTER: Questo componente consu-
ma 10 punti d'energia ad ogni utilizzo e
permette l'analisi completa di una casella
circostante WarBot, vedi comando SCAN
MINA TEMPO: Per ogni componente mina
tempo il WarBot ha a disposizione dieci mine
a tempo, che provocano cinque danni meno la
distanza al WarBot che si trovi nel raggio
dell'esplosione. Ogni volta che questo com-
ponente viene attivato e se non c'è un'altra
mina a tempo dello stesso WarSot nell'arena,
una mina viene deposta nella casella dietro il
WarBot, se non é occupata da un ostacolo o
da un'altra mina, se c'è una buca, la mina va
persa. Quando tutte le mine tempo del War-
Bol vengono rilasciate vengono liberati i set-
ton corrispondenti La mina a tempo esplode
dopo che é scaduto il tempo contenuto nella
variabile TIME, all'Inizio uguale a 100 cicli e
alterabile con il comando TIMER a.
TRIVELLA: Questo componente quando
attivato consuma 10 punti d'energia e scava
una buca nella casella retrostante il WarBot. a
meno che questa non sia occupata da un
ostacolo, da una mina o dall'altro WarBot. Se
un WarBot nel suo movimento cade in una
buca viene automaticamente distrutto.
CHAOTIZER: Questo componente quando
anivato consuma 10 punti d'ener^ e per
dieci turni c'è una probabilità che i radar e i
sonar dell'altro WarBol siano accecati ripor-
tando zero ai controlli, questa possibilità di-
pende dal turno di attivazione e dalla disianza
SHOCKER: Questo componente quando
attivato consuma 10 punii d’energia e crea
una probabilità che l'interprete dell’altro War-
Bot salti una riga avanti o indietro, questa
possibilità dipende dalla distanza.
Espressioni
Le classiche operazioni di -f, -, e / sono
state mantenute, ma non esiste priorità e
ogni espressione viene valutata da sinistra a
destra, sono permesse le parentesi, ma per le
espressioni possono essere utilizzate solo le
tonde, poiché le quadre e le graffe hanno altri
significati
Questi che seguono sono nuovi operatori
aritmetici:
a I b ’ ritorna il valore maggiore tra a e b
a b . ritorna il valore minore tra a e b.
a # b ritorna il modulo di a e b (resto della
divisione tra a e b)
a % b : ritorna la media tra a e b
a : 0 ' valore assoluto di a
a ; 1 segno di a (1 se positivo. —1 se
negativo, 0 se zero) mC
274
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
Le pubblicazioni Technimedia
AUDIOreview
La più qualificata rivista italiana di elettroacustica ed alta fedeltà
MCmicrocomputer
La più diffusa e più autorevole rivista italiana di informatica
OROLOGIle misure del tempo
La prima rivista per tutti gli appassionati di orologi
Technimedia
Via Carlo Perrier, 9 - 00157 Roma • Te!. 06/4180300 (12 linee rie. aut.)
SOFTWARE^ ^JI^
di Tommaso Paniuso
Bìblio 128
di Ugo Boccardi
Un soprammobile molto diffuso nella
maggior parte delle case é il libro, stru-
mento indispensabile per i propri lavori
domestici, ad esempio può essere usa-
to come piano rialzato o come momen-
tanea scala oppure come peso per in-
collare superiici.
Oltre a queste funzionali attività che
prescindono dal contenuto del mano-
scritto, può capitare che i libri possano
senrire per effettuare ricerche riguardo
ad un determinato argomento (chi non
ha mai copiato una ricerca a casa alle
scuole medie?). Possono servire anche
per essere letti per apprendere infor-
mazioni, e ad aumentare il nostro gra-
do culturale.
Unico neo in tutta questa storia è
che capita di frequente di dire: «non
mi ricordo se ho questo libro» oppure
«non riesco a trovare... devo averlo
prestato a qualcuno... non mi ricordo».
Già, succede molto spesso, soprattutto
se si hanno molti «soprammobili» di
questo tipo in casa propria.
Il programma Bibiio 128 è una possi-
bile soluzione a questo problema: è un
archivio dei libri e consente di sapere a
chi è stato prestato.
Bibiio 128 è stato realizzato con il
S.O. SOGAR 128 che abilita la grafica a
colori in 80 colonne per il Commodore
128, ed è un programma valido dal
punto di vista operativo perché consen-
te ricerche efficaci. Ma procediamo
con ordine. Buona lettura.
Start
Il programma Bibiio 128 richiede, co-
me minima configurazione, un Commo-
dore 128 dotato di disk drive 1570 o
1571. È possibile anche il funzionamen-
to con un drive 1541 ma. la estrema
È disponibile, presso la redazione, il disco
con il programma presentato in questa
rubnca. Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli altn programmi disponibili
sono a pag. 279.
lentezza di questa periferica non con-
sente un utilizzo «serio» del pro-
gramma.
É previsto l'uso di stampanti esclusi-
vamente seriali di tipo Commodore ed
è richiesto l'uso dei monitor a 80 co-
lonne a colori 0 monocrome.
Il programma é stato scritto pensan-
do ad un monitor a colori, ma non
presenterà alcuna differenza (tranne
che per i colori) ai possessori di moni-
tor monocromatici.
Per caricare il programma bisogna
eseguire le seguenti operazioni;
1) spegnere il computer
2} selezionare le 80 colonne
3) accendere il computer
4) digitare: RUN''BIBLIO 128".
Se tutto è andato correttamente ap-
parirà la seguente domanda:
Monitor a colori o monocrome?
Per i possessori di monitor a colori
premere la lettera «c»; per i possessori
di monitor monocromatici premere la
lettera «m». A questo punto il pro-
gramma può essere usato.
L'interfaccia utente
L'immagine presente sul video risul-
ta anomala rispetto al modo consueto
di operare con il C-128. Infatti non vi
sono menu da selezionare con i tasti 1 .
2, o altro. E non vi appare alcuna indi-
cazione di aiuto.
Questo programma si usa esatta-
mente come un Amiga (escluso il to-
po), infatti si può vedere sulla prima
riga dello schermo (che per la cronaca
è in altissima risoluzione 640x176) alcu-
ne parole: INFO, DISK, PROCEDURE.
Il sistema per selezionare una di que-
ste scritte è usare i tasti cursore CRSR
RIGHI e CRSR LEFT (a destra e a
sinistra). All'accensione la prima scritta
risulta con un colore di sfondo diverso,
premendo uno dei tasti appena indicati,
si vedrà che la prima scritta diventa di
colore normale e un’altra cambia di co-
lore: è il nostro cursore.
Tramite questo cursore di dimensioni
maggiori, si può selezionare una scritta
che corrisponde ad una opzione (con
l'Amiga basterebbe puntare la freccetta
su una scritta). Una volta selezionata
una opzione, premendo una volta il ta-
sto RETURN 0 il tasto CRSR DOWN, si
aprirà una finestra che conterrà le sot-
tofunzioni (relative all'opzione selezio-
nata).
Queste sottofunzioni, a loro volta,
possono essere selezionate dai tasti
CRSR DOWN e CRSR UP tramile il
cursore visto in precedenza che stavol-
ta si sposterò in alto o in basso. Per
confermare la sottufunzione basta pre-
mere RETURN. Per uscire da questa
finestra basta premere un tasto qual-
siasi tra CRSR RIGHI e CRSR LEFT.
Se non dovesse risultare molto chia-
ro tutto ciò, è buona norma avere da-
vanti a sé il computer acceso con il
programma caricato ed eseguire delle
prove: è più facile a farsi che a dirsi.
Una volta acquisita confidenza con il
sistema sarà di più facile comprensione
ciò che verrà in seguito.
Le opzioni e le sottofunzioni
Abbiamo visto che Bibiio 128 ha sul-
la prima riga 3 opzioni ed ognuna acce-
de a diverse sottofunzioni, queste sono
elencate di seguito.
Info Disk Procedure
Directory Apro archivio Insenmento
Programma Chiudo archivio Ricerca
Numero Libn CREAZIONE OUTPUT
Memora Ubera
Tutte queste sottofunzioni possono
essere viste usando i tasti cursore, ma
solo alcune di esse funzionano, almeno
per il momento.
La creazione dell'archivio
Come ogni buon programma di archi-
viazione che si rispetti, bisogna creare,
se è la prima volta che si utilizza il
programma, un archivio. Il metodo è
uno tra i più «complicati» e per non
sbagliare, consiglio di leggere attenta-
mente le istruzioni:
1 - inserire un disco formattato nel
drive (attenzione non deve essere ne-
cessariamente vuoto, infatti l'archivio
convive con altri programmi eventual-
mente presenti).
2 - Selezionare la funzione creazione
276
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
SOFTWARE
C-128
da disk e attendere.
Fatto! Appena sul video (in basso a
destra) appare un libro e il cursore riap-
pare, l'operazione di creazione è stata
conclusa correttamente. In caso contra-
rio apparirà una finestra indicante il tipo
di errore.
Attenzione: in un disco può essere
presente un solo archivio libri, mentre
è possibile avere più archivi su più di-
schi.
Apertura e chiusura dell'archivio
Una volta creato l’archivio, nelle suc-
cessive volte che sì vorrà utilizzare il
programma, non sarà necessario crear-
lo di nuovo, ma basterò aprirlo.
Per aprire un archivio basta inserire
nel drive un disco contenente un archi-
vio (controllare tramite la funzione di-
rectory se è presente), e selezionare la
funzione «Apro Archivio».
A conclusione di questa operazione
(che dura qualche attimo) apparirà in
basso a destra un libro, indicante, ap-
punto, che un archivio è stato aperto.
Per chiudere un archivio selezionare
la (unzione «Chiudo Archivio» e atten-
dere qualche attimo. Al termine scom-
parirà il libro, indicante che l'archivio è
stato chiuso correttamente.
Attenzione: prima di spegnere il
computer, se ci sono state variazioni
aH'archivio, bisogna chiudere l'archivio
per aggiornare i puntatori su disco (ve-
dere in seguito per ulteriori spiega-
zioni).
Nota: la funzione creazione effettua
già l'apertura dell'archivio.
Info
Ora passiamo alla spiegazione com-
pleta di ogni singola funzione (o sotto-
funzione);
Directory:
permette dì visualizzare in una fine-
stra il contenuto di un disco, scrivendo
in alto a destra il nome del disco (per
ricordarsi il disco inseiito}.
Programma:
fornisce il nome dell'autore del pro-
gramma e il numero della versione.
Numero libri:
visualizza il numero di libri presenti
nell'archivio (funziona solo se un archi-
vio è aperto).
Memoria libera:
Visualizza la memoria libera del com-
puter.
L'opzione DISK è stata esaminata in
precedenza, ora passiamo alle procedu-
re divise in: Inserimento, Ricerca.
Output. Vediamole distintamente.
L'inserimento
La fase di inserimento é semplice:
selezionare la funzione Inserimento lu-
na volta aperto l'archivio) e apparirà un
Libro con le seguenti domande:
Titolo. Voi.. Parte, Autore, Editore. Argomen-
to. Cod., Prestato a. il
(data)
Ognuna di queste domande è segui-
ta da una zona più scura che indica il
numero di caratteri disponibili per
campo.
Per coloro che hanno un minimo di
esperienze posso riassumere così:
ogni dicitura individua un campo del
record (titolo, voi., ecc.), ogni campo è
di lunghezza fissa e tale lunghezza è
visualizzata tramite un colore diverso
dello sfondo.
Per chi non sa nulla di archivi dimen-
tichi ciò che ho detto in precedenza e.
semplicemente, risponda alle domande
poste ricordandosi che ad un certo
punto il cursore non farà digitare alcuna
lettera perché lo spazio a disposizione
è concluso. Non si possono usare i
tasti cursore CRSR LEFT e CRSR
DOWN, ma è consentito l'uso dei tasti
cursore CRSR DOWN e CRSR UP. in-
fatti si può saltare da un campo all'altro
e con semplicità correggere ciò che si
è sbagliato sul rigo precedente.
Premendo il tasto «CLR» verrà can-
cellato tutto il campo, premendo il ta-
sto «<-» verrà posto nel campo il con-
tenuto dell'inserimento precedente,
cioè, se si devono inserire 10 volumi
che hanno come autore Shakespeare,
basterà inserirlo una sola volta. Nei
successivi inserimenti basterà preme-
re, quando il cursore si trova nel cam-
po Autore, il tasto «<-» e apparirà la
parola «SHAKESPEARE».
Premendo il tasto ESC si esce senza
memorizzare l'ultimo record. Per uscire
dall'inserimento basta premere un ta-
sto diverso dallo spazio alla domanda:
«PREMERE SPAZIO», altrimenti si con-
tinuerà ad inserire un nuovo Ubro.
Ricerca
La funzione più importante di un ar-
chivio è la ricerca: vediamo come 8i-
blio 128 risolve questo problema.
Selezionando la funzione ricerca si
apre una finestra più piccola con nuove
opzioni (vedi fig. 1).
Da ciò che si può vedere nella figura
1 solo una di queste è dotata di sotto-
funzioni.
277
MCmicrocomputer n, 95 - aprite 1990
SOFTWARE
C-128
CHIAVE;
una volta selezionata questa funzione
apparirà il cursore che chiede la chiave.
Essa dovrà essere il titolo di un libro
(per intero o parziale), dopo qualche
secondo apparirà il libro che più si avvi-
cina alia CHIAVE.
Da notare che i libri vengono ordinati
secondo il titolo, per cui è possibile
una ricerca immediata (detta ricerca bi-
naria) secondo questo campo.
DELETE:
tramite la DELETE è possibile cancel-
lare il record corrente (cioè quello ap-
pena visualizzato).
MODIFICA:
possiamo correggere un record (ma-
gari per aggiungere a chi è stato pre-
stato). tramite questo comando, unico
campo che non può essere modificato
è il titolo.
RICERCA SEQ.:
un po’ più di attenzione merita que-
sta funzione perché nasconde dietro la
sua semplicità tutta la potenza di Biblio
128- Durante una ricerca binaria (vedi
in precedenza) si hanno maggiori velo-
cità. ma non una grande selettività, co-
sa possibile, invece, con la ricerca se-
quenziale. Unico punto a sfavore della
ricerca sequenziale é la lentezza: deve
infatti leggere tutti i record in sequen-
za, molto faticoso. Comunque per ov-
viare a questo inconveniente basta ve-
dere la funzione di OUTPUT (più avan-
ti). Vediamo per il momento come fun-
ziona la ricerca sequenziale- Per prima
cosa facciamo un esempio e in seguito
chiariremo meglio il tutto. Supponiamo
di voler cercare nell'archivio un libro
che ha nel titolo (in maiuscolo indiche-
rò il campo e tra virgolette il toro conte-
nuto) la parola «...cario..-»; ma che è
sicuramente di Shakespeare; però non
deve essere un'opera di «TEATRO» ov-
vero non deve avere come argomento
il teatro; il suo codice è sicuramente
compreso fra AOOlOO e A00300. In ef-
fetti potrebbero esserci diversi libri co-
me questo, ma usando la ricerca trami-
te CHIAVE non avremmo mai potuto
ricercare un simile TESTO. Infatti la
parola «cario» non indica l'inizio del ti-
tolo ma è solo una parola che compo-
ne il titolo e quindi non va bene per la
ricerca CHIAVE.
Per ricercare questo testo ci servia-
mo della funzione RICERCA SEQ; ap-
pare immediatamente un RECORD (ti-
tolo. autore, editore, ecc.) vuoto su cui
potremo scrivere qualcosa, vediamo
cosa.
Andiamo su TITOLO e scriviamo
«cario». Premendo i tasti cursore an-
diamo su AUTORE e scriviamo « =
Shakespeare» (da notare che non c'é
differenza fra maiuscole e minuscole).
Passiamo a ARGOMENTO e scriviamo
«oteatro». Per ultimo sul campo
COD: «>A00100&<A00300», Premere
ESC.
Il libro cercato verrà visualizzato dopo
qualche secondo (a seconda del nume-
ro dei libri memorizzati). Se non esiste
verrà visualizzato l’ultimo Record.
Spieghìamo cosa abbiamo fatto.
La ricerca sequenziale si basa su un
filtro (una specie di selezionatore) che
ogni campo può avere e, solo se tutti i
campi verificano le condizioni, allora la
ricerca si ferma e fa visualizzare il Re-
cord trovato.
Le condizioni che ogni campo può
avere sono:
nulla - fluttuante, cioè la parola scritta
può essere in qualunque posizione del
campo.
= - esatto, la parola scritta deve esse-
re uguale a quella contenuta nel
campo.
<>, >, < • diverso, maggiore, minore;
la parola scritta deve essere diversa,
maggiore o minore (a seconda del se-
gno) rispetto a quella contenuta nel
campo.
& - altra condizione, in un campo si
può inserire un’altra condizione assie-
me alla prima tramite questo comando.
Stampa:
se la stampante è accesa stampa il
record che è visualizzato.
Corrente:
visualizza il record attuale.
Fine;
esce dalla funzione di ricerca.
Succ.:
visualizza il record successivo a quel-
lo presente sul video.
Prec.;
visualizza il record precedente a quel-
lo presente sul video.
Primo:
visualizza il primo record.
Ultimo:
visualizza l’ultimo record.
Cont. Rie.;
Continua la ricerca sequenziale dal-
l'ultimo record trovato (è utile e ci sono
più record che hanno le stesse caratte-
ristiche ricercate).
Output
Ultima funzione é l’OUTPUT, che
permette la stampa o la visualizzazione
di un gruppo di record secondo i criteri
usati nella ricerca sequenziale.
Appena sì seleziona TOUTPUT appa-
re una finestra (simile alla ricerca) con
le seguenti opzioni:
Output File out Fine
Video Video
Stampante Stampante
Partiamo da output
Video
Apparirà la maschera della ricerca se-
quenziale e il risultato della ricerca ap-
parirà su video. Questa ricerca continua
fino alla fine del file (cioè fino all’ultimo
libro), per fermarla basta premere il ta-
sto ESC-
Stampante
Idem come il video solo che l’uscita
va su stampante.
Disco
Idem come il video solo che l’uscita
va su un file sequenziale di disco il cui
nome è stabilito dall'utente oppure dal
computer premendo RETURN alla ri-
chiesta del NOME FILE. Questo co-
mando è utile poiché durante una ricer-
ca sequenziale si può perdere molto
tempo (da 10 secondi a 8 minuti per
1500 libri) per cui si possono far scrive-
re su disco I risultati della ricerca e poi
stamparli o visualizzarli tramite l’opzio-
ne File Out.
Passiamo a File Out.
Video
Visualizza il file sequenziale da disco
ottenuto dall'output su disco.
Stampante
Stampa il file sequenziale da disco
ottenuto dall'output su disco.
Fine
Esce dall’output.
A questo punto sono complete tutte
le funzioni, buon lavoro.
Black Out
Da ciò che ho detto nella chiusura di
un archivio risulta che. se ad esempio
avviene un Black Out durante la fase di
lavoro ed avete aggiornato l'archivio,
perdete tutto il vostro lavoro. Un altro
caso è dimenticarsi nella fretta di chiu-
dere l’archivio aggiornato, e quindi di
spegnere il computer erroneamente.
Queste situazioni portano alla distru-
zione dei puntatori dell'archivio e quindi
alla perdita di tutte le informazioni.
Per aiutare costoro (a me è capitato
diverse volte), ho realizzato un pro-
gramma chiamato CREAINDICE, pre-
sente nel disco che ricrea il FILEINDI-
CE automaticamente. Purtroppo è una
procedura lunga, ma... sempre meglio
che riscrivere l’archivio.
Usare il programma CREAINDICE é
semplice: digitare RUN'’CREAINDICE".
Apparirà una domanda del tipo;
NOME DELL'ARCHIVIO?
Rispondere con; «libri» e attendere la
scritta fine. Al termine il vostro archivio
sarà perfettamente sano ed utilizzabile.
278
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
Elenco del software disponibile
su cassetta o minifloppy
Per ovviare alle difficoltà incontrate da molli lettori nella digitazione dei
listali pubblicali nelle varie rubriche di software sulla rivista,
MCmicrocomputer mette a disposizione i programmi più significativi
direttamente su supporto magnetico. Riepiloghiamo qui sotto i programmi
disponibili per le varie macchine, ricordando che i titoli non sono previsti per
computer diversi da quelli indicati. Il numero della rivista su cui viene
descritto ciascun programma è riportato nell'apposita colonna: consigliamo
gli interessati di procurarsi i relativi numeri arretrati, eventualmente
rivolgendosi al nostro Servizio Arretrali utilizzando il tagliando pubblicalo in
fondo alla rivista.
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
279
06/7858020
06/7806030
guida computer
I prezzi riportati nella Guidacomputer sono comunicati
dai distributori dei vari prodotti e si riferiscono alla
vendita di singoli pezzi all'utente finale. Sui prezzi indicati
possono esserci variazioni dipendenti dal singolo
distributore. Peracquisto OEM ecomungue vendite
multiple sono generalmente previsti sconti quantità. I
dati sono aggiornati a circa 20-30 giorni prima della data
di uscita in edicola della rivista. MCmicrocomputer non si
assume responsabilità per eventuali errori o variazioni.
Tutti I prezzi sono IVAesclusa.
ACER
SHR S.ri - Vii Fienlina irs/A. 4SJ00 fiikwns
SHH-500 +/Q0IM-M.
SHH-500 4-/002M-M.
SHR-500 +/021M-M -
SHfl-500 +/D21V-V -
SHR-910/021M-M - 8(
SHH-9KV041M-M - 8(
SHn-9iowiv-s - Bo;
Srfl-91(V()91M-M - 8(
SHfl-9i(vo9iv-s so:
SHR-915PytK1M-M f
SHfl-915P/02IV-V - B(
SHB-915P/W1M-M - f
a«-915P/D41V-V - B(
SHR-91SV/041V-M - S(
SHB 915V/041V-S - H
&IR.915V/100V-M - I
SHR-9I5V/IOOV-S - 8(
8086. 256K. PO 360K. mon l?" monocr.
8088 640K. FD 2i360K. mon ir monoci
3088 640K. FD 360K. HD 20M. mon 17* monocr
1088 840K. PO 360K. HO 20M. mon 14' col
'86 512K, FD 1 2M, HD 20M mon 14' monoo
'86 S12K. FD 1 2M. HD 40M mon 14' monoct
» 512K. FD 1.2M, HD 40M mon 14“ col
>86 S12K. FD 1 2M. HO 90M mon 14' monoo
)6 512K. FD 1 2M. HD 90M mon 14“ col
1286 640K, FD 1 2M. HD 20M mon 14“ monocr
>86 640K. FD 1 2M. HO 20M mon 14” col
1286 64«<, FD 1 2M, HO 40M mon 14“ monocr
^ 640K. FD 1 2M. HO 40M mon 14“ col
B6RAM1M. F012M.HD40Mmon 14' monoo
>86 RAM 1M. FD 1.2M. HD 40M mon 14' col
3286 RAM 1M, FD 1.2M. HD lOOM mon 14"
1 14' col
SHfl-1100SX/041V-S - 80386SX HA
SHfl-IIISWIM-M . I
SHfl-1l154J91MM-l
SHR-IIWieiM-M -
<6 RAM 2M. FD I 2M HD 40M mon 14' monoo
)6 RAM 2M. FD 1 2M HD 90M mon 14“ monoo
386 RAM 2M. FD 1.2M HO I60M mon 14*
SHR-520QW1M-M BD3B6 20MHr, RAM 2M, FD 1 2M HD 40M m
SHR‘620DA)91M-M
SHR-5200/I61M-M
SHH-6200r341M-M
SHR-1128/0P1M-M
SHR-1126/101M-M
SHR.I126/I61M-M
SHR-1125/341M M
SHR-1133/101M-M
ne SHfl-620an)4l con HO I60M
re SHH-S2«V041 con HO 340M
86 25MHr, RAM 2M. FD 1 2M HD 70M m
ne SHR-1125/071 con HD 1D0M
ne SHR-1125A)7I con HD 160M
ne SHR-1126/D71 con HO 340M
36 33MHr. RAM 2M. FD 1 2M HD lOOM mi
1.1B.000
1630000
1995.000
2.995.000
3290.000
3.690.0IX)
4 490 000
4 390.000
6.290.000
2.995.000
3.995000
3490000
4.390000
4.290000
5090000
6.090.000
5850.000
6.490000
6290.000
6.490000
6690000
7 690.000
9.290.000
8690000
9.390000
10990.000
13.590.000
11.290000
11590000
13 190.000
15290.000
13.990.000
16990.000
20900 000
I/o PoOule 207 000
Chroms 320 - Scheda oeniodi per Arctiimedes 494 000
Dhroma 335 - Schede genlock per Aichimedes 940 000
Chroma 345 - Scheda genlock per Archimedes 1 259.000
Digibiisalore WaKoiC 948 000
Colour Converter per Oigilalizzalors 562 OOO
Modem Pace Unnet V21/V23 503 000
AEG OLYMPIA
Afe Olympii fblieru SpA ■ Va Steonenson. 94 ■ 20157 MiUno
Olysiat 20D1 F - 8088-2 lOMHr. S40K FD 720K mon 14 ’ 1 590 OOO
Oiyaar 20/21 F - come moti 20/01 F con HD 20M 2.410.000
Olystar 60/41 H - 60286 12 MHz. 1M FD 1 44M HD 40M mon VGA 5210000
Dlystar 70/41 F - 60366» 16 MHz. 1M FD 1 44M KD 40M mon VGA 7010000
Olysbr 70/101H - come mod 70/41 F con HD 100M 9460000
Olystar 60/41 - 80386 20 MHz. 2M FD 1 44M HD 40M mon VGA 9860000
Olystar 60nDl - come mod 80/41 con HD lOOM 12260000
Olystar 60/141 • 80386 25 MHz. 2M FO 1 44M HD 14DM mon VGA 15.560000
Olystar 80/341 - 80386 20 MHz. 2M FO 1 44M HD 340M mon VGA 18060000
Olflwrl 20D2 • 80GB8 8MKz. 640K FD 720K display LCD 3.600000
Olypon 2(V21 - 80C8S 8MHz. 540K FO 720K HD 20M display LCD 4900000
Olyport 4ar21 • B0C286 12MHz. 1M FD 1 44M HD 20M di^lay LCD 6.900000
Olyport 40/41 - 80C266 12MHz. 640K FD 144M HO 40M display LCD 8500.000
Olyport 80141 - 60C386 16 MHz. 2M FD 1 44M HD 40M display LCD 12.650.000
ALLOY
Deia Srl. - Vale Aguggàn. 77 - 21100 «rese
R«ilevet/40. dacli-up ALLOY mletno da 40 MO per 60286. 80386 e pefsonel
Syslenv2 Model 30 1.060000
Tape SyslenV2 back-up ALLOY interno da 40 Mb per Personal SysIem/2
Model 60.60.80 1 160.000
Rsliievei/120 back-up ALLOY esterno da 120 Mb per 80286 e Personal
System/2 Model 30 4.000000
Comrollef IFTFA. del RdiiM(/l20 per XT. AT. 385 e PS/2 Model 30 350000
Adapter TA/2 adattatore del Retiever/120 per PS/2 Model 50.60.80 3SODOD
ALPHA MICRO
Alphe Uiaoifslem Itala SpA
Va Faen/ir», 17S7A - 4S0W Fornace 2aralhol IRA)
ACORN
DB.PHI SpA - Va Ma Velraa. Il - 5SB49 Vawggio (LU)
A3000 - RAM 1M FD 35" *■ Mouse
Archimedes 310 Base RAM 1M - FD 3.5" mon rrmocr ris 640ic512
Atchimedes 310 Cotour - come il 310 Base con monilor coloh
Archimedes 410/1 Base - RAM 1M - FD 3 5" mon monocr ris 12S0(976
Aichimedes 410/1 Colour • come il 410/1 Base con mon colon
Aichimedes 42IV1 Base - come II 410 Base con 2M RAM e HD 20M
Archimedes 420/1 Colour - come II 420 Base con mon colori
Archimedes 440/1 Base - come II 410 Base con 4M e HO SOM
Archimedes 440/1 Colour come il 440 Base con mon colori
R140 Workslation - RAM 4M HD SOM mon MullisytK colori
Monilor Arctiimedes MR
Monitor lasn Mullisync 7701 us
Disk drive aggiuriiivo (per 410/1)
Hard Disk 20M -f conlioller (serie 300)
PodiAe Back Piane
Elhernel ExpansHm Card
Floaling Pomi Lxpansion Card
SCSI Adpler Expwsione Caid
Inlerlaxia per drive esterno
ROM Podule
1419.000
1990 000
2.577 000
2 690 000
3.277 000
3890.000
4 477 000
5.690.000
6277 000
7990 000
667 000
1400 000
305000
1 182000
95.000
1000000
1.350.000
750.000
115.000
144 000
AMI-JUNIOR - 680CV8086/10 RAM 512K. FD 360X HO 20M mon 14“ 6.670000
AM-1000PC/20 - 60268/68000 RAM 1M. FD 1 ?M HO 20M mon 14“ B790 00Q
AM-IOOOPC/40 - 60286«8000 RAM 1M. FD 1 2M HD 40M mon 14“ 9360 000
AM-1000PC/70 - BD286/6BOOO RAM 1M. FO 12M HO TOM mon 14“ Il 160 000
AM-10Q0P(>2OaUS -80286/68000 RAM 3M.FD12MHD20M mon 14“ 12 470.000
AM-1000PC/40 PLUS - 80286«8000 RAM 3M. FD 1 2M HO 4DM mon 14' 13060000
AM-1000PC/70 H.US - 80286/68000 RAM 3M. FD I 2M HD TOM mon 14' 14.860 000
AMSTRAD
Amsliaó SpA - Vie Aguggari. 77 - 21100 Varese
PC 1512 SD MM-A • 6086/B MHZ. RAM 512K. 1 FD 360K monocr 890 000
PC 1512 DO MM-A - 8088/6 MHz. RAM 512K. 2 FD 360K monocr 1 190.000
PC 1512 SD MM-CDROM - 8086/8 MHz. RAM 512K. 1 FD 360K con drive
interno CD-ROM 5S0M monocr 1.890.000
PC 1512 SO CM-A - 8086/8 MHz. RAM 512K. 1 FO WA colore 1 190 000
PC 1512 OD CM-A - 8086/8 MHz. RAM S12K. 2 FD 360K colore 1.490 000
PC 1640 SO MD-A - 8066/8 MHz RAM 640K. I R) 360K monocr 1 290 000
PC 1640 DO MO-A - 8086/8 MHz. RAM 640K. 2 FD 360K monocr. 1.590.000
PC 1640 HO MD-A - 8066/8 MHz. FIAM 640K. 1 FD 360K + HD 30M
monocr 1.990000
PC 1640 SO MO-CmOM - 81K6/8 MHz. 1 FD 360K mooocr 2290.000
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
281
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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
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284
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MPS 1500C - Stamparne a coImi patalieia
MPS 1SSOC ■ Stampante a colori parallela seriale
MPS 1398 - Slampanle parallela seriale
MPS ^22AC - Slampanle colori
1399 - Joydick 8 miaoswitcri autolim
1398 - Joystn»
A SOO - Amiga 500. RAM 512 K
KIT A 500 - Kit Amiga 300
A 590 - Hard disk
A 501 - Espansione RAM 512 K per Amiga 500
A 520n - Modulatore TV per Amiga 500
A SCART - Cavo TV / SCART per Amiga 500
A 1010 - Floppy disk 3.5'/880K esterno per Amiga
A 2010 - FQ 3.S7880K Interno per Amiga 2000
168 - Scheda XT + A 20/20
!86 Scheda AT + A 2020
i060 + A 2092 - HD 20M PC/Affliga + contiollei
A 2090 + A 2092 - HO 20M Amiga -r coniroilei
A 2090 -f A 2094 - HO 40M Amiga + conirollei
"S8 • 2 • Espansione RAM 2M per Amiga 2000
A 2056 - 4 - Espansione RAM 4M per Amiga 2000
158 - 6 - Espansione RAM BM per Amiga 2000
160 - Modulatore Video per Amiga 2000
A 2620 - Scheda 68020 pei Amiga 2000
' 'T2D U - scheda 68020 AT&T L/HIX pei Amiga 2000
151 - Genlock pralessidnaie pei Amiga 2000
A 23)1 Genlock semiprotessionale per Amiga 2000
PC 910 - Drive pe PC KV20 III
PC lO-lll - 8088/10 MHz. RAM 640 K, 2 FD 360K. moniloi 1402
PC 10-IIIC - come PC 10-111 con monlloi a colon
«dii - sosano MHz. RAM S40 K. I FO 360 K -i- HD 20 M monitoi
1402
PC 2D-IIIC ' come PC 20-111 con monlloi a colDri
PC 30-111 - £1286 8/12MHZ. RAM 640K FD 1 44M 4 HO 30M
PC 30-IIIC - come PC 30-111 con moniloi 1084
PC 40-III - 80266 8/12MHZ. RAM 1M FD 1 2M 4 HD 40M
" ÌO/40 - 80386 8/16 MHz. RAM 25 M. I FO 1 2 M 4 1 HD 40 M
-Snida computer .
li
’S
14.800
,s
1985000
1020000
1 240000
1900.000
1250.000
3.000 000
4 450000
165.000
2.700.000
3250000
1.500000
420.000
355 000
2095.000
2410000
2990.000
3350.000
4.990000
7812000
770.000
1 235 000
280.000
365000
365.000
470.000
595 000
770.000
ie mod 84 con HD 650M
16.400.000
23.400000
27 900.000
360 000
300000
950.000
COMPUTEL
CompulBl s.d /. - Ciste! DeH’Aquile - 05020 Temi
EaglB 68/15 - 808&ri5MHz. RAM 1M. 8 Slol Cdnlroliei Fldppy
Eagle 286 Advanced - 80286 B/25MHa. OK mA (espandibile a 4M)
Eagle Portatile - 8088/10. RAM OK. 2 alloggiamenti FDD display LCD
Eagte Top - 80286 RAM 640K FO 720K 4 HD 20M adall Video LCD
Eagle 80386SX - eoseesx 16/20MHz. OK RAM (espandibile a 4M)
Eagle 60366 - 80386 (CPU 20) 2(V30MHz. OK FIAM (espandibile 16M)
Eagle 80386 - 80386 [CPU 25) 43MHz. OK RAM (espandibile IBM)
Eagle 80386 - 80386 (CPU 33) 58MH:. OK RAM (espandibile I6M)
Moniloi monocromalioo 12" OffREQ
Monlioi monocromatico 14" D/FHEQ
media risoluzione
■EGA 14"
. . . .3omabcol2"VGA
Monitor monocromatico 14" VGA
Monitor cdlDre14" VGA
Convertitore RS 232/RS 422
Convertitore Protocollo Patalielo/Seriaie
euHerdi stampa 64K
Bulfei di stampa 256K
Commutatore a 2 Vie - Parallelo (Meccanico)
Conmutalore a 4 Ve - Parallelo {Meccanico)
Commutatore incrociato - Parallelo (Meccanico)
Comraiitalore a 2 Ve - Seriale (Meccanico)
Commutatore a 3 Vie - Seriale (Meccanico)
Commutatole a 4 Vie - Seriale (Mectanico)
Commuiaioie incrociato - Seriale (Meccanico)
RS232 Mini Tester Mfl^ 25PI
RS232 Gender ChangerF/F
Centronics Gendei Changer M/M
Soppressore Disturbi ed Amplilicalore Segnale RS232
Soppiessore Disturbi ed Amplilicalore Segnale Coitnaiics
1 1DO.OOO
1 90D.(X)0
2.700000
6.000.000
2.100.000
3300000
6500 000
9 500 000
280 000
340 OCO
800.000
1 100.000
460 000
520.000
1 250.000
60 000
140 000
140 000
250.000
600000
50 000
60.000
70 000
70.000
56 000
60.000
70.000
70 000
50.000
40 000
40.000
60.000
60 000
COMPAQ
Compeg Compulei SpA - UHenolìon Suede 7 PìObd R ■ 20089 Rasino (Ul}
LTE mod I - Portatile B0CB6 9 4/MHz. RAM 640K. FD 1 44U 3.200.000
LTE mod 20 - come LTE mod 1 un HD 20M 4 30G 000
lTE/286 mod 1 - Porialile 60C268 12MHz. RAM 640K. FO 1 44M 5300.000
lTE/286 mod 20 - come LTE/286 mod 1 con HD 2DM 6100.000
LTE/266 mod 40 - come LTE/286 mod 20 con HD 40M 6990000
SLT/286 mod 20 - Portallle 60C2B6 12MHz. RAM 640K. FO 1 44M 4 HD
20M 7 300.000
SLT/286 mod 40 - come SLT/286 mod 20 con HO 40M 6400000
Portatile HI mod 20 - 80286 12MHz. RAM 640K. FD 1 2M 4 HD 20M
display al plasma 7200.000
Portable III mod 40 - come mod. 20 con HD 40M 8.600.000
Portable 386 mod 40 - B0386 20MHZ RAM 1U. FD 1 2M 4 HD 40M
display al plasma 10900.000
Portallle 380 mod 110 - come mod 40 cor HD 1I0M 13900000
Deskpro 286 mod 1 - 80286 12MHz. RAM 640K. FD 1 2M 3 600.000
DeskpiQ 286 mod 20 - come mod 1 con HD 20M 4 700 000
Deskpro 286 mod 40 - come mod 1 con HO 40U 5600.000
Deskpro 286e mod 1 - 80286 12MHz. RAM 1M, FD 1 2M 4300000
Deskpro 286emod 20-comemod 1conHD20M 5200.000
Deskpro 286emod 40-comemod lconHD40M 6000000
Deskpro 3B6s mod I - S03S6si 16MHz. RAM 1M. FD 12M 5200.000
Deskpro 386s mod 40 - come mod 1 con HD 40M 6400000
Deskpro 366s mod 84 - come mod 1 con HD 84M 7.200.000
Deskpro 3B&20 mod I - 80386 20MHz. RAM 1M. FD 1 2M 7 400.000
Deskpro 3B&20 mod 40 - come mod 1 con HO 40M 6500.000
Deskpro 386/20 mod 110 - come mod I CHI FS 110M 10500.000
Deskpro 386/25 mod 60 - 80386 25MHz. RAM 1M, FD 1 2M 4 HD 6DM 11.000.000
Deskpro 3B6i25 mod. 84 - come mod. 60 HD 84M 11 700.000
Deskprd 386/25 mod 110 - come mod 60 con HD 1IQM 12.500000
Deskpro 386/25 mod300-cometTxid60conH0 300M 16.500000
COMPUTERLINE
Compu^iine srl - Vie Ruòte 190 - OOtSS Poma
>86 12 MHz. RAM 640 display 720i400 HGC/CGA
neLAPOl.con FD144M4HD20M
LAP03 - come lAPOI. con FD 1 44M 4 HD 40M
LAP04 - come LAPOI, con FD 1 44M 4 HD 100M
— 38 4 77/10MHZ.RAM640K2F0 720K
PCL68/T - 8088 4/IOMHz, RAM 512K FD 360K
- - 36 6/12MHZ, FD 1.2M
Hard Disk 320M 16 msSCSI o E:
Hard Disk 670M 16msSCSloE:
lyDISk 5"1/4da360K
.,flDisk5"l/4oal2M
Floppy Disk 3-1/2 da 72(K
'-•ly Disk3"1/2dal.44M
imBo«V2ZV21
jm6oxV21.V22.V22bisFP
im Card V21, V22. V22tes FPC053
4 Modem su unica srXteda V21 , V22
Monflor 12" BM7502 CGA
3 450 000
4 330 000
4 550 000
4 965.000
1950000
865.000
1090 000
I 472 000
1620000
1.^000
2809000
3.424.000
6100000
600 000
1460000
1 812.000
5650000
4.900 000
6.400.000
II 600 000
230000
272.000
274.000
283.000
222000
415.000
331000
281.000
344.000
776.000
174 000
MCmicrocomputer n. 95 - aprite 1990
285
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MCmtcrocomputer n. 95 - aprile 1990
287
288
MCmicrocomputef n. 95 - aprile 1990
MCmicrocomputef n. 95 - aprile 1990
290
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
291
292
MCmìcrocomputer n. 95 - aprile 1990
■ gnida computer.
PC PLUS 38&20 DESK - RAM 2U FD 1.2M/720K+HO 40M mon monocf
PC PLUS 386/20 TOWER - come 38&20 DESK ma lowei
PC PLUS 38&2D DESK - come conllg pieceOenle con RAM 4M
PC PLUS 386/20 TOWER • come cortig ptecedenie ma lower
PC PLUS 3S6/2S DESK - RAM 4M CACHE 64K FO \ 2M/720K+HD 40M
PC PLUS 386/2S TOWER come contig precedente ma tower
PC auS 386G3 CCSK - come cortig precederle ma con CPU 386/33MH;
PC aUS 386/33 TOWER - come cortig precedente ma toner
PERSTOR INC.
DsOmaic SpA - Vip AQOtaa. 34 - 30I3T U/lano
PERTEL
Psitel Sii Va Uaiieucci. 4
Via Card -tA] card «m due 6522 VtA - 16 linee lAI parallele
Super Paraliel Pori - I/O card con 16 OUT e 16 linee INPUT TTl
Ad] Card 8 bil comp A1-D2 - NO convertei 16 canati 8 bit D-S
A/D D/A Card 8 bit 16 Ctiarnels - A/D converter 8 bil con DIA cor
Teterasler per Apple II 4/e - composilo 256 x 256 64 livelli
Gratpack 4 0 - Routines gesl TELERASTEH con Itard-copy. Utilities g
GPP4I1 General purpouse pori - Schede di IA; p^ IBM PCVXT
DigiiMlet pei IBM Scheda acguis encor^ onici
Digicon D/n per IBM e compat - 256 s 8 bri, 256 gray-level
PHILIPS
Philips SpA Pi
V Noiwibre. 3 - 30124 Milano
P312£L034
P3204.02 -
P3204^)4 -
P323M54 -
P323M74
P3345.044 •
P3345-I04
P33024)4 •
P3302-EI7
P3302.140 •
P3360-164 -
P3360-344
BM7721V •
CM9053ff -
3CM9809/Y
NMS1437 -
NMS1460
NMS1466 -
6.735.0!»
7 130000
7835.000
6.230.000
PEHS01/02 - Haid disk comroilei ARLL 8 bit per XT/AT e comp in grado di
raddoppiare eietironic la capaciti del disco
PERS04 - Hard disk 4 ttoppy disk contn^ler ARLL 16 bil AT/366 compai
laddoppia la tapacili dei dtsco lisso
450.000
750.000
200 000
428.000
428.000
1 171.000
668.000
82 000
428.000
1402000
750 000
ì RAM 512K 1 FD 3.5" 2 SLOT4motiilor
3 RAM 512K 2 FD 35" 2 SLOT4monilor
i RAM 512K 1 FD 36'4H0 20M 2 SLDT4monl1or
RAM 76BK 2 FD 3 5' 5 SLOT
RAM 768K 1 FO 35"/S.25'' 5 SLOT
RAM 768K FD 35'4H0 20M 5 SLOT
RAM 540K FD 5 25'4H0 20M 5 K.0T
RAM 640K FD 3S"4HD 45M 5 SLOT EGA
80 col 120 cps 9 aghi
80 col 10O cps 9 aghi
60 col 240 cps 9 aghi
136 col 240 cps 9 aghi
80 col 240 cps 24 aghi
136 col 240 cps 24 aghi
6 p.m 300 dpi
8088/2 4 77/IOMHz. RAM 768K FD I 44M
come P3127-004 con HD 20M
8088A12 4 77/tOMHz. RAM 768K FD 1.444HD 30M
80286 8/lOMHa, RAM 640K FD 1 44M4HD 20M
come P3204A12 con HD 45M
80266 6n2SMH2. RAM IM FO I44M4HD 4W
come P3230-054 con HO TOM
B0386SX 16 MHz. RAM 1M FO 144M4HO 45M
come P3345»44 con HD 100M
80386 16MHz. RAM 1M FD I 44M4HD 45M
come P33Q2-04 con HD TOM
come P33D2-04 con HD 140M
80386 25MHz. RAM 4M 64K CACHE FD 1 44M4HD 160M
come P3360-164 con HD 340M
MoniloT 14" FSQ - ambra
Momlpi 14" CGA/EGA
- Monilor 14" VGA
Stamparne 80 i»l 160 cps
slampanie 60 col 240 cps
slampante 136 col 240 r^s
siampanle GP 370 cps
1730 000
1780000
2.625.000
3.500000
4200 000
410.000
540000
850.000
1000000
1830000
2500 000
2800.000
3500000
4200000
4100000
4600000
5500000
6700000
7.100000
8250.000
10.850.000
17500000
19500.000
280000
880 000
tOOOOOO
600 000
1020000
1 170000
PLUS
Edìliice llaliaia SoPvaia SpA ■ Via Fieno, 8 20123 MilMi
Haidcaid 20 - Disco rigido 20M su scheda per PC«T 40ms 1 640 000
Hardcaid 40 - Disco rigido 40M su stìieda per PCOa 28ms 2040.000
Passpon 20 - Disco rigido estialbile 20M per AT 28ms 2660000
Passpod 20 - Disco rigido e«rai0lle 20M per PS/2 28ms 2.B70.000
Passport 40 - Disco rigido estraibile 40M per AT 28ms 3080000
Passpod 40 - Disco rigido estraibile 40M per PS/2 28ms 3.290.000
Impulse 60 - Disco rigido 60M per server di rele AT I2ms 2430000
Impulse 320 • Kil dischi rigidi 320M per s^i di rete AT 12ms 8.960.000
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ADS Ma Srl Va G Aimellini, 31 - 00143 Roma
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Slampante QMS ColorScnpl 100/10 RAM 4M 1Mb Rom 16.500.000
Espansione 1Mb RAM 1 690.000
Espansione 4Mb RAM 3400000
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DaSmatic SpA - Via Agoiilal 34 ■ 20127 Milano
PC Plus Sr.l - Via Boisano 31 - 20127 Milano
RVGA 1 - 640 x 460 VGA display adapter compat MDA-CGA-EGA per PC/XT/
AT/3B6 PS2-X e compalibrii 450 OX
RVGA II - eXx6X VGA display 16 bll autoswilchlng/aulodelect compjL
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Inclusi) 6500X
RENDITION I PLUS - Advanced Giaphic Contiolier 1024 x 768 64 Colon
Piocassore giaflco TEXAS 34010 1 9X.0X
RENDITION II - inlelllgem Gi^ic Conbollei 256 colon 1 5Mb RAM
1024x768 con processore gralico TEXAS 34010 (12 driver inclusi) 43X.0X
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RM computer ih Giuseppe Riao i C sa.s
Corso Ricei, IO Ione Marconi I7I00 Savona
PC RM 1X XT - 8088 RAM 512K. 1 FD 3XK 1 2X0X
PC RM 100/1 XT - 8088 RAM 5I2K. 1 FD 360K+HD 20M 1 970.DX
PC RM 2X AT - B0286 RAM 512K, 1 FO 12M+HD 20M 2 550.0X
PC RM AT TOWER come RM 2X AT-X286 3.0XOX
PC RM 386 TOWER - 80386 RAM 1M, 1 FO 1 2M+HD 40M, mon 14" DF 6.450.0X
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S604 - HD 45M pel Apple Mac Plus, Mac SE. Mac II
MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
293
294
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
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MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
297
liniero market
ATTENZIONE
Per gli annunci a carattere
commerciale ■ speculativo è
stata istituita la rubrìca
MCmicrotrade.
Non inviateli a
MCmicromarket, sarebbero
cestinati. Le istruzioni e il
modulo sono a pag. 305.
Per motivi pratici, si prega di
non lasciare comunicazioni o
chiedere informazioni
(telefoniche o scritte)
riguardanti gli annunci inviati.
298
MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990
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